19 Marzo 2019 – Martedì, II di Quaresima – (2Sam 7,4-5a.12-14a.16; Sal 88[89]; Rm 4,13.16-18.22; Mt 1,16.18-21.24a) – I Lettura: “Non è Davide che fará una casa a YHWH, è YHWH invece che fará una casa a Davide. La promessa concerne essenzialmente la permanenza della dinastia davidica sul trono d’Israele. Il chiaro scuro della profezia lascia intravedere un discendente privilegiato nel quale Dio si compiacerà. È il primo anello delle profezie sul Messia, figlio di Davide. Il libro degli Atti 2,30 applicherà il testo a Cristo” (Bibbia di Gerusa-lemme, nota). Salmo: “Davide, che ha peccato facendo il censimento del popolo, implora la misericordia del Signore: Tu hai pur giurato a Davide! […] Ma il mistero di questo salmo si estende alla passione di nostro Signore: nel Cristo la misericordia eterna è stata edificata, edificio non fatto da mani d’uomo, ma dallo Spirito Santo” (Arnobio Il Giovane). II Lettura: Nel brano della seconda lettura, viene descritta la paternità di Abra-mo, il quale in virtù della sua fede, diventa padre di molti popoli: una fede che lo fece sperare contro ogni speranza. L’intenzione di Paolo è quella di sottolineare che la fede è la sola condizione di Dio per giustificare l’uomo. In questo caso Abramo è un modello perfetto della fede. Vangelo: I testi del Vangelo, come parlano poco della Vergine Maria, altrettanto poco parlano della figura di Giuseppe. Un elemento degno di essere sottolineato sulla testimonianza di Giuseppe, è il suo atteggiamento dinanzi ad un evento quale la gravidanza di Maria, che non aveva alcuna logica umana: un evento esclusivamente soprannaturale. Giuseppe non si preoccupa di avere spiegazioni o di cercare opinioni di qua e di la, lui si pone in un atteggiamento di silenzio e ascolto nei confronti di Dio attraverso le Scritture, fiducioso di ricevere indicazioni in merito. Fu questa umile disposizione di Giuseppe che permise al Signore di fargli luce nel suo cuore.
Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore – Dal Vangelo secondo Matteo: Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore.
Riflessione: «Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore». Di San Giuseppe sappiamo ben poco, sappiamo che era un discendente di Davide, che era giusto e che di mestiere era un non meglio precisato artigiano (molto probabilmente un falegname). Di lui non sappiamo nulla di quanto disse, ma sappiamo quanto fece! Ed è questo che oggi siamo chiamati a contemplare e ad imitare: quest’uomo tanto silenzioso quanto laborioso. Possiamo ben dire che egli ha incarnato benissimo quella frase che Gesù pronuncia durante uno dei suoi insegnamenti, e che (chissa!) magari l’ha udita proprio dalle labbra del padre putativo, in quelle meravigliose ore passate insieme a lavorare e pregare: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7,21). La preghiera di san Giuseppe non è fatta con spreco di parole, pensando di convincere Dio con i propri ragionamenti, come i pagani (cfr. Mt 6,7), ma è un tutt’uno con il suo agire: obbedisce agendo, si mette a servizio di Dio agendo, dà gloria a Dio agendo: lo troviamo sempre pronto. Non aspetta l’indomani, non cerca soluzioni alternative, non chiede segni che inducano a credere. Da buon artigiano sa che per far venir fuori capolavori dalla grezza materia, serve dedizione, silenzio, perseveranza. E da buon artigiano opera nella sua vita e nella Sacra Famiglia realizzando nel quotidiano e offrendo a ciascuno di noi il capolavoro, l’unico degno di Dio! Ascolto e obbedienza, hanno fatto di san Giuseppe il modello cui ciascuno deve aspirare per divenire “giusto” agli occhi di Dio.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Il silenzio di san Giuseppe – Benedetto XVI (Angelus, 18 Dicembre 2005): L’amato Papa Giovanni Paolo II, che era molto devoto di san Giuseppe, ci ha lasciato una mirabile meditazione a lui dedicata nell’Esortazione apostolica Redemptoris Custos , “Custode del Redentore”. Tra i molti aspetti che pone in luce, un accento particolare dedica al silenzio di san Giuseppe. Il suo è un silenzio permeato di contemplazione del mistero di Dio, in atteggiamento di totale disponibilità ai voleri divini. In altre parole, il silenzio di san Giuseppe non manifesta un vuoto interiore, ma, al contrario, la pienezza di fede che egli porta nel cuore, e che guida ogni suo pensiero ed ogni sua azione. Un silenzio grazie al quale Giuseppe, all’unisono con Maria, custodisce la Parola di Dio, conosciuta attraverso le Sacre Scritture, confrontandola continuamente con gli avvenimenti della vita di Gesù; un silenzio intessuto di preghiera costante, preghiera di benedizione del Signore, di adorazione della sua santa volontà e di affidamento senza riserve alla sua provvidenza. Non si esagera se si pensa che proprio dal “padre” Giuseppe, Gesù abbia appreso – sul piano umano – quella robusta interiorità che è presupposto dell’autentica giustizia, la “giustizia superiore”, che Egli un giorno insegnerà ai suoi discepoli (cfr. Mt 5,20). Lasciamoci “contagiare” dal silenzio di san Giuseppe! Ne abbiamo tanto bisogno, in un mondo spesso troppo rumoroso, che non favorisce il raccoglimento e l’ascolto della voce di Dio… coltiviamo il raccoglimento interiore, per accogliere e custodire Gesù nella nostra vita.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Giuseppe figura degli apostoli – «In seguito, morto Erode, Giuseppe è avvertito da un angelo di riportarsi in Giudea con il bambino e sua madre. Nel far ritorno, avendo appreso che il figlio di Erode, Archelao, era re, ebbe paura di andarvi, e venne ancora avvertito da un angelo di passare in Galilea e di fissare la sua dimora in una cittadina di quella regione, Nazareth [cfr. Mt 2,22-23]. Così, egli riceve avviso di far ritorno in Giudea e, ritornato, ha paura. E, ricevuto nuovo avviso in sogno, ha l’ordine di recarsi in paese di pagani. Tuttavia, non avrebbe dovuto aver paura, dal momento che aveva ricevuto un avvertimento, oppure l’avvertimento che in seguito sarebbe stato modificato non avrebbe dovuto essere apportato da un angelo. Ma è stata osservata una ragione tipologica. Giuseppe è figura degli apostoli, ai quali è stato affidato Cristo per essere portato dovunque. Siccome Erode passava per morto, cioè il suo popolo si era perduto in occasione della Passione del Signore, essi hanno ricevuto il comando di predicare ai Giudei. Erano infatti stati inviati alle pecore perdute della casa d’Israele [cfr. Mt 15,24], ma, permanendo il dominio dell’incredulità ereditaria, essi temono e si ritirano. Avvertiti da un sogno, ovvero contemplando nei pagani il dono dello Spirito Santo [cfr. Gl 2,28-31], portano Cristo a questi ultimi, pur essendo stato inviato alla Giudea, chiamato però vita e salvezza dei pagani» (Ilario di Poitiers).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Ma non ci basti invocare: dobbiamo imitare – Paolo VI (Angelus, 19 Marzo 1970): S. Giuseppe: protezione da invocare. La missione, che egli esercitò nel Vangelo, a favore di Maria e di Gesù nel quadro storico dell’Incarnazione, una missione di protezione, di difesa, di custodia, di sostentamento, dobbiamo sperare e implorare che l’umile, grande Santo la voglia continuare a vantaggio della Chiesa, ch’è il corpo mistico di Cristo, è Cristo che vive nell’umanità e continua nella storia l’opera della redenzione. Come nel Vangelo dell’infanzia del Signore, la Chiesa ha bisogno di difesa e di essere conservata alla scuola di Nazareth, povera, laboriosa, ma viva e sempre cosciente e valida per la sua vocazione messianica. Ha bisogno di protezione per essere incolume e per operare nel mondo; e oggi ben si vede quanto grande sia questo bisogno; perciò invocheremo il patrocinio di San Giuseppe per la Chiesa tribolata, minacciata, sospettata, rifiutata. Ma non ci basti invocare: dobbiamo imitare. E che Cristo abbia voluto essere protetto da un semplice artigiano, nell’umile nido della vita familiare ci insegna che ognuno lo può Cristo così proteggere nel regno delle pareti domestiche e nel mondo del lavoro; e ci persuade che tutti lo dobbiamo, per il fatto che tutti possiamo professare, cioè difendere ed affermare il nome cristiano nella nostra casa e nell’esercizio del nostro lavoro. La missione di San Giuseppe diventa la nostra: custodire e fare crescere Cristo in noi e d’intorno a noi.
Santo del giorno: 19 Marzo – San Giuseppe, Sposo di Maria Vergine: “La venerazione di san Giuseppe compare nel IX secolo ed ha piuttosto carattere privato. Si diffonde nell’XI secolo sotto l’influsso dei crociati, che a Nazareth hanno costruito una basilica in suo onore, ma diventa comune solamente a partire dal XIV secolo. All’incremento del culto contribuiscono molto i francescani e i carmelitani. Il papa Sisto IV (1471-1484) sancisce la festa in onore di san Giuseppe e prescrive di celebrarla il giorno 19 marzo. Non sappiamo perché è stata scelta proprio questa data. Una volta, il 19 marzo era una festa in onore della dea Minerva, protettrice degli artigiani e degli artisti. Si può parlare di una strana coincidenza, ma non di un legame voluto. Gregorio XV, nel 1621, riconosce la festa del 19 marzo come di precetto. Pio IX, nel 1870, proclamò san Giuseppe patrono della Chiesa universale e Giovanni XXIII introdusse il suo nome nel Canone della Messa. San Giuseppe, l’uomo giusto, come lo chiamerà la Sacra Scrittura, è come quel servo fedele e prudente, al quale il signore affida i suoi beni. Dio ha affidato a Giuseppe «gli inizi della nostra redenzione»: Maria e Gesù. Per la sua obbedienza, disponibilità in tutto, il restare nascosto e il lavoro quotidiano, san Giuseppe diventò un modello per ciascun credente. Colui che crede deve accogliere senza paura la chiamata di Dio, deve perseguirla anche quando non capisce tutto, nell’umiltà del cuore deve leggere i segni della volontà di Dio. San Giuseppe è il patrono della Chiesa, poiché la Chiesa è chiamata a portare agli uomini la salvezza” (La Bibbia e I Padri della Chiesa).
Preghiamo: Dio onnipotente, che hai voluto affidare gli inizi della nostra redenzione alla custodia premurosa di san Giuseppe, per sua intercessione concedi alla tua Chiesa di cooperare fedelmente al compimento dell’o-pera di salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo…