marzo, meditazioni

18 Marzo 2019

18 Marzo 2019 – Lunedì, II di Quaresima – (Dn 9,4b-10; Sal 78[79]; Lc 6,36-38) – I Lettura: “Nelle parole della preghiera penitenziale di Danièle, Israele non sembra colpevole di particolari gesti di ribellione contro Dio, o di particolari peccati che possano essere enumerati; esso è colpevole di quel peccato fondamentale che fa scaturire da sé tutti gli altri peccati possibili come da una sorgente: ed è il non-Amore verso Dio, la cui manifestazione più concreta è l’indifferenza verso la sua Parola” (E. Cuffaro). Vangelo: Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”, è un modello di comportamento essenziale per essere accolti dal Padre. Il discepolo è invitato a seguire questo modello, ossia il modello di un amore senza confini e senza distinzioni. Il vero peccato dell’uomo consiste nel non voler dare al prossimo quella stessa quantità e qualità di amore con cui Dio ci ha amati.

Perdonate e sarete perdonati Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

Riflessione: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso». “Dio non fa fatica ad essere misericordioso e questo dipende proprio dalla perfezione del suo amore, dalla pienezza del suo amore. Io sono chiamato ad una configurazione con il mio Signore in modo tale che la mia vita diventi una testimonianza della misericordia di Dio nella vita dei fratelli. Forse nella nostra vita abbiamo incontrato persone che sono davvero segno della misericordia di Dio. Sono persone che difendono sempre tutti, trovano buoni tutti. Ne ho conosciute parecchie nella mia vita, e le ricordo con grande gioia. Per esempio, un mio confratello. Anche a tentarlo per fargli dire qualcosa che non fosse misericordia, non c’era niente da fare! Quando una persona si identifica con la misericordia del Signore, tutto è possibile e diventa davvero capace di comunione con gli altri. Sembra a prima vista che debba essere uno sfruttato: non accusa nessuno, non dà mai torto, si lascia prendere tutto da chiunque. Ma gli altri non sanno poi negargli nulla. E ha un tale fascino, da diventare davvero una presenza incisiva nella loro vita. La serenità interiore di queste creature è mirabile. E la fiducia nella bontà del Signore diventa qualcosa di assoluto nella loro esperienza spirituale. Anche noi siamo chiamati a identificarci con il mistero della misericordia del Signore, a viverne tutta la soavità, a diventarne nel mondo continuazione e sacramento” (Card. A. Ballestrero).

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso – CCC 2842: Questo «come» non è unico nell’insegnamento di Gesù: «Siate perfetti “come” è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48); «Siate misericordiosi “come” è misericordioso il Padre vostro» (Lc 6,36); «Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; “come” io vi ho amati, così amatevi anche voi» (Gv 13,34). È impossibile osservare il comandamento del Signore, se si tratta di imitare il modello divino dall’esterno. Si tratta invece di una partecipazione vitale, che scaturisce «dalla profondità del cuore», alla Santità, alla Misericordia, all’Amore del nostro Dio. Soltanto lo Spirito, che è la nostra Vita, può fare «nostri» i medesimi sentimenti che furono in Cristo Gesù. Allora diventa possibile l’unità del perdono, perdonarci «a vicenda “come” Dio ha perdonato» a noi «in Cristo» (Ef 4,32).

Rispondere alla sublime vocazione di essere “figli nel Figlio” – Veritatis Splendor 18: Chi vive “secondo la carne” sente la legge di Dio come un peso, anzi come una negazione o comunque una restrizione della propria libertà. Chi, invece, è animato dall’amore e “cammina secondo lo Spirito” (Gal 5,16) e desidera servire gli altri trova nella legge di Dio la via fondamentale e necessaria per praticare l’amore liberamente scelto e vissuto. Anzi, egli avverte l’urgenza interiore – una vera e propria “necessità”, e non già una costrizione – di non fermarsi alle esigenze minime della legge, ma di viverle nella loro “pienezza”. È un cammino ancora incerto e fragile fin che siamo sulla terra, ma reso possibile dalla grazia che ci dona di possedere la piena libertà dei figli di Dio (cfr. Rm 8,21) e quindi di rispondere nella vita morale alla sublime vocazione di essere “figli nel Figlio”. Questa vocazione all’amore perfetto non è riservata solo ad una cerchia di persone. L’invito “va’, vendi quello che possiedi, dàllo ai poveri” con la promessa “avrai un tesoro nel cielo” riguarda tutti, perché è una radicalizzazione del comandamento dell’amore del prossimo, come il successivo invito “vieni e seguimi” è la nuova forma concreta del comandamento dell’amore di Dio. I comandamenti e l’invito di Gesù al giovane ricco sono al servizio di un’unica e indivisibile carità, che spontaneamente tende alla perfezione, la cui misura è Dio solo: “Siate voi dunque perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48). Nel Vangelo di Luca Gesù precisa ulteriormente il senso di questa perfezione: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6,36).

Ogni buon cristiano deve essere più disposto a salvare l’affermazione del prossimo che a condannarla (S. Ignazio di Loyola) – CCC 2477: Il rispetto della reputazione delle persone rende illecito ogni atteggiamento ed ogni parola che possano causare un ingiusto danno. Si rende colpevole: di giudizio temerario colui che, anche solo tacitamente, ammette come vera, senza sufficiente fondamento, una colpa morale nel prossimo; di maldicenza colui che, senza un motivo oggettivamente valido, rivela i difetti e le mancanze altrui a persone che li ignorano; di calunnia colui che, con affermazioni contrarie alla verità, nuoce alla reputazione degli altri e dà occasione a erronei giudizi sul loro conto.

Gesù rivela il Padre misericordioso – Giovanni Paolo II (Dives in misericordia 3): Gesù, soprattutto con il suo stile di vita e con le sue azioni, ha rivelato come nel mondo in cui viviamo è presente l’amore, l’amore operante, l’amore che si rivolge all’uomo ed abbraccia tutto ciò che forma la sua umanità. Tale amore si fa particolarmente notare nel contatto con la sofferenza, l’ingiustizia, la povertà, a contatto con tutta la «condizione umana» storica, che in vari modi manifesta la limitatezza e la fragilità dell’uomo, sia fisica che morale. Appunto il modo e l’ambito in cui si manifesta l’amore viene denominato nel linguaggio biblico «misericordia». Cristo quindi rivela Dio che è Padre, che è «amore», come si esprimerà nella sua prima lettera san Giovanni (1Gv 4,8.16); rivela Dio «ricco di misericordia», come leggiamo in san Paolo (Ef 2,4). Tale verità, più che tema di un insegnamento, è una realtà a noi resa presente da Cristo. Il render presente il Padre come amore e misericordia è, nella coscienza di Cristo stesso, la fondamentale verifica della sua missione di Messia, lo confermano le parole da lui pronunciate prima nella sinagoga di Nazaret, poi dinanzi ai suoi discepoli ed agli inviati di Giovanni Battista. In base ad un tal modo di manifestare la presenza di Dio che è Padre, amore e misericordia, Gesù fa della misericordia stessa uno dei principali temi della sua predicazione.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio – «Non è vostro fratello – egli dice – che voi condannate, ma voi stessi; siete voi che vi preparate un temibile tribunale, davanti al quale dovrete rendere conto rigoroso del vostro comportamento. Come Dio ci perdonerà i nostri peccati nella misura in cui noi avremo perdonato agli altri, così anche ci giudicherà nella misura in cui avremo giudicato gli altri. Non dobbiamo, quindi, né ingiuriare, né insultare coloro che peccano, ma dobbiamo avvertirli. Non bisogna dirne male e diffamarli, ma consigliarli. Dobbiamo correggerli con amo-re e non insorgere contro di loro con arroganza. Se trattate il vostro prossimo senza rispetto e senza pietà quando dovrete decidere dei suoi errori e determinare le sue colpe, non sarà lui, ma voi a essere condannati all’estremo supplizio» (Giovanni Crisostomo).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Abbiamo peccato e abbiamo operato da malvagi e da empi – L’Antico Testamento e il Nuovo Testamento non hanno elaborato una dottrina sistematica sul peccato, ma ne parlano in vari modi. Secondo Gen 2-3, il peccato si presenta come la disobbedienza ad un comando divino. Esso produce la divisione tra Dio e la sua creazione come pure la morte, ed impedisce la perfezione della creazione. Il peccato diventa un potere. Il male nel mondo non è l’opera di una divinità, ma è prodotto dall’uomo stesso. La storia delle origini dell’uomo si ripete nella vita di ognuno. Questa esperienza viene riferita nell’Antico Testamento in certo modo in Is 59,2 (il peccato come muro che separa l’uomo da Dio); 2Sam 12,7.9.10 (il peccato come ingratitudine e disprezzo di Dio). I vangeli sinottici mantengono la concezione dell’Antico Testamento; essi parlano del peccato solo in vista della conversione dell’uomo a Dio (Lc 5,8; Mc 10,18); secondo Mc 8,38 gli uomini sono una razza cattiva ed adultera; a causa del peccato essi sono soggetti alla morte (Lc 13,3.5). Una visione ancora più elaborata si trova in Giovanni. Il peccato riempie il mondo con le tenebre (Gv 1,5); il mondo diventa cattivo in quanto respinge la parola di Dio (Gv 1,11; 8,23; 9,39); il mondo vive nel peccato, però per questo non ha nessuna scusa (Gv 15,22s); il peccato fondamentale è l’incredulità (Gv 16,9). Per Paolo, in riferimento a Gen 2-3, considera il peccato come una potenza sovrapersonale ed antecedente storia (Rm 5,12-21). Per la caduta di Adamo il peccato fa ingresso nella creazione, e con il peccato la morte. Entrambi vengono avvertiti come il male fondamentale che causa la rovina dell’uomo (Rm 6,23).

Santo del giorno: 18 Marzo – San Cirillo di Gerusalemme, Vescovo e dottore della Chiesa: Cirillo nacque verso il 315 probabilmente a Gerusalemme. Successore del vescovo Massimo dal 348 circa fino al 18 marzo 386, il suo episcopato fu segnato dalla grave crisi che coinvolse la Chiesa del IV secolo. Esiliato ben tre volte, Cirillo di Gerusalemme, esperto conoscitore della Parola di Dio, compose opere molto importanti che testimoniano uno stile di vita sobrio e pacifico e una attenzione molto viva per la pastorale dei catecumeni.

Preghiamo: O Dio, che hai ordinato la penitenza del corpo come medicina dell’anima, fa’ che ci asteniamo da ogni peccato per avere la forza di osservare i comandamenti del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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