16 Marzo 2019 – Sabato, I di Quaresima – (Dt 26,16-19; Sal 118[119]; Mt 5,43-48) – I Lettura: Nel brano della prima lettura viene richiamato il tema fondamentale del Deuteronòmio e cioè l’amore che ha spinto Dio a fare alleanza con le dodici tribù di Giacobbe. YHWH sarà il Dio di Israele a condizione che osservi i suoi comandi. Da un lato il popolo ha sentito che il Signore lo ha scelto come sua proprietà, dall’altro Dio fa dichiarare al popolo di appartenergli. Questa elezione, che da parte di Dio può essere assolutamente certa, da parte dell’uomo potrebbe non esserlo, a causa della non osservanza delle leggi. Vangelo: Nel brano del vangelo di ieri, Gesù invitava i suoi discepoli a superare la giustizia dei farisei e degli scribi, oggi chiede ai suoi discepoli di essere perfetti com’è perfetto il Padre nei cieli. Per attuare ciò, bisogna imparare a praticare una dimensione molto grande del cristianesimo, quella dimensione che spinse Gesù fino a sentire l’esigenza di morire in croce per tutti noi. Il chiuderci e il ripiegarci su noi stessi, sono atteggiamenti istintivi legati alla nostra natura umana; le esclusioni, le incompatibilità, i rancori, le difficoltà di comunicazione, sono tutte cause che non ci aiutano a vivere quell’amore perfetto per il prossimo che ci viene chiesto dal Vangelo.
Siate perfetti come il Padre vostro celeste – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Riflessione: «Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». “Mentre l’ideale della Legge antica è l’assoluta santità di Dio: «siate santi perché io sono santo» (Lv 11,44), l’ideale della nuova Legge è la paternità di Dio: «siate perfetti come il Padre». L’idea della paternità richiama subito l’idea dell’amore e della bontà, e appunto per questo Gesù dà tanta importanza alla legge dell’amore sia come risposta all’amore infinito del Padre celeste, sia come imitazione della sua bontà nei rapporti scambievoli” (p. G. di S. M. Maddalena). Essere figli dello stesso Padre e tendere ad amare come lui comporta il superamento di categorie umane come “buoni e cattivi” o “giusti e ingiusti” in quanto alla fine risultiamo essere semplicemente fratelli. I pagani cui fa riferimento Gesù nel Vangelo, sono proprio coloro che non riconoscono Dio come Padre e il prossimo come fratello. È facile che in essi si ritrovino quelle divisioni che rendono il prossimo un nemico, un oppositore, un persecutore e quindi uno da cui stare lontano o perfino odiare. Ma se guardiamo con gli occhi del Padre e tendiamo ad essere perfetti come lui, allora non possiamo avere nei confronti del prossimo gli stessi sentimenti che il Padre ha verso di noi peccatori, maliziosi e perfino ribelli, ma pur sempre figli. Se prego per il prossimo è semplicemente perché lo amo in quanto mio fratello, in quanto amato dall’unico Padre; se invito qualcuno alla mensa della mia casa non sarà perché ha acquisito meriti o ha di che ricambiare, ma perché fratello amato, che come me non ha nulla da dare al Padre e non ha come ricambiare degnamente l’infinita misericordia con cui Egli ama.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Il Signore ti ha fatto dichiarare oggi che tu sarai il suo popolo particolare – Giovanni Paolo II (Angelus, 16 Agosto 1989): Una tale elezione da parte di Dio scaturisce totalmente ed esclusivamente dal suo amore: un amore del tutto gratuito. Leggiamo: “Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli – siete infatti il più piccolo di tutti i popoli – ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri, il Signore vi ha fatto uscire con mano potente e vi ha riscattati liberandovi dalla condizione servile” (Dt 7,7-8). La stessa cosa esprime con linguaggio immaginoso il libro dell’Esodo: “Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me” (Es 19,4). Dio agisce per amore gratuito. Questo amore lega Israele con Dio-Signore in modo particolare ed eccezionale. Per esso Israele è divenuto proprietà di Dio. Ma tale amore esige la reciprocità, e quindi una risposta d’amore da parte di Israele: “Tu amerai il Signore tuo Dio” (Dt 6,5). Così nell’alleanza nasce un nuovo popolo, che è il popolo di Dio. Essere “proprietà” di Dio-Signore vuol dire essere a lui “consacrato”, essere un “popolo santo”. È ciò che, per il tramite di Mosé, Dio-Signore fa sapere a tutta la comunità degli Israeliti: “Siate santi perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo” (Lv 19,2). Con la stessa elezione Dio si dona al suo popolo in ciò che gli è più proprio, la santità, e la chiede a Israele come qualità di vita. Come popolo “consacrato” a Dio, Israele è chiamato ad essere un “popolo di sacerdoti”: “Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti” (Is 61,6).
Non fanno così anche i pubblicani? – Gaudium et Spes 28: Il rispetto e l’amore deve estendersi pure a coloro che pensano od operano diversamente da noi nelle cose sociali, politiche e persino religiose, poiché con quanta maggiore umanità e amore penetreremo nei loro modi di vedere, tanto più facilmente potremo con loro iniziare un dialogo. Certamente tale amore e amabilità non devono in alcun modo renderci indifferenti verso la verità e il bene. Anzi è l’amore stesso che spinge i discepoli di Cristo ad annunziare a tutti gli uomini la verità che salva. Ma occorre distinguere tra errore, sempre da rifiutarsi, ed errante, che conserva sempre la dignità di persona, anche quando è macchiato da false o insufficienti nozioni religiose. Solo Dio è giudice e scrutatore dei cuori; perciò ci vieta di giudicare la colpevolezza interiore di chiunque. La dottrina del Cristo esige che noi perdoniamo anche le ingiurie e il precetto dell’amore si estende a tutti i nemici; questo è il comandamento della nuova legge: «Udiste che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e fate del bene a coloro che vi odiano e pregate per i vostri persecutori e calunniatori» (Mt 5,43).
Vocazione universale alla santità – Lumen Gentium 40: Il Signore Gesù, maestro e modello divino di ogni perfezione, a tutti e a ciascuno dei suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato quella santità di vita, di cui egli stesso è autore e perfezionatore: «Siate dunque perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste» (Mt 5,48). Mandò infatti a tutti lo Spirito Santo, che li muova internamente ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutte le forze (cfr. Mc 12,30), e ad amarsi a vicenda come Cristo ha amato loro (cfr. Gv 13,34; 15,12). I seguaci di Cristo, chiamati da Dio, non a titolo delle loro opere, ma a titolo del suo disegno e della grazia, giustificati in Gesù nostro Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi. Essi quindi devono, con l’aiuto di Dio, mantenere e perfezionare con la loro vita la santità che hanno ricevuto. Li ammonisce l’Apostolo che vivano «come si conviene a santi» (Ef 5,3), si rivestano «come si conviene a eletti di Dio, santi e prediletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di dolcezza e di pazienza» (Col 3,12) e portino i frutti dello Spirito per la loro santificazione (cfr. Gal 5,22; Rm 6,22). E poiché tutti commettiamo molti sbagli (cfr. Gc 3,2), abbiamo continuamente bisogno della misericordia di Dio e dobbiamo ogni giorno pregare: «Rimetti a noi i nostri debiti» (Mt 6,12).
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori – «“Pregate incessantemente” [1Ts 5,17] per tutti gli uomini; esiste infatti la speranza che si ravvedano e raggiungano Dio. Almeno il vostro esempio indichi loro la strada. Siate dolci di fronte alla loro rabbia; umili di fronte alla loro ira; se bestemmiano, perseverate nella preghiera, rimanete saldi di fronte ai loro errori, radicati nella fede. Vincete la loro abituale violenza con la vostra mitezza e non fate come loro. Mostriamogli che siamo loro fratelli con la mansuetudine. Cerchiamo di “imitare il Signore” [1Ts 1,6]. Chi più di lui ha sofferto l’ingiustizia? È stato spogliato ed oltraggiato? State attenti, affinché nessuna erba diabolica [cfr. Mt 13,25] si trovi tra voi. Siate temperanti e casti in Cristo Gesù. Sono gli ultimi tempi… È solo in Cristo che entriamo nella vera vita. Fuori di lui non c’è nulla che abbia valore! Oggi non basta la professione di fede; dobbiamo mostrare fino alla fine quale forza essa ci dona» (Ignazio di Antiochia).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Voi, dunque, siate perfetti… Questo «loghion non si riferisce soltanto all’ultima antitesi, concernente l’amore dei nemici, ma ricapitola l’insegnamento globale di Gesù circa la “giustizia superiore” [Mt 5,21-47]» (Angelico Poppi). La perfezione che viene qui richiesta è la somma di sfumature diverse che si colgono a secondo della traduzione del testo: téilos, in greco, sta a significare perfetto, compiuto, senza difetti, completo, in questo caso nella carità; tamìn, in ebraico, ha una valenza cultuale di integrità e di santità. Una santità quindi che coinvolge tutta la persona del credente: anima, corpo e spirito (cfr. 1Tss 5,23). Il nuovo comandamento di Gesù ha un corrispondente nel Libro del Levitico: «Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo» (19,2). Sembra una meta impossibile da raggiungere, e infatti «è impossibile che la creatura abbia la perfezione di Dio. Pertanto il Signore vuol dire che la perfezione divina costituisce il modello cui deve aspirare il cristiano, consapevole della distanza infinita che lo separa dal suo Creatore. Ma ciò nulla toglie alla forza di questo imperativo, anzi ne riceve luce» (Bibbia di Navarra). Siate santi come il Padre vostro celeste: una sfida, un invito che la Chiesa non si stanca di rinnovare lungo i secoli.
Santo del giorno: 16 Marzo – San Giuliano di Anazarbo, Martire: Sin dal secolo IX è testimoniato a Rimini il culto di San Giuliano, giovane istriano del III secolo. Secondo la tradizione, risalente al X-XI secolo, fu martirizzato in Flaviade (Cilicia) dal proconsole Marciano. Nel 962 circa il sarcofago contenente le reliquie del Santo giunse sul litorale di Rimini, nella località successivamente denominata “Sacramora” e da qui venne traslato nell’antica abbazia benedettina dei Ss. Pietro e Paolo (oggi Parrocchia di San Giuliano Martire). Fu eletto Patrono del Comune e della Città di Rimini nel 1225.
Preghiamo: O Dio, Padre di eterna misericordia, fa’ che si convertano a te i nostri cuori, perché nella ricerca dell’unico bene necessario e nelle opere di carità fraterna siamo sempre consacrati alla tua lode. Per il nostro…