14 Marzo 2019 – Giovedì, I di Quaresima – (Est 4,17n.p-r.aa-bb.gg-hh (NV); Sal 137[138]; Mt 7,7-12) – I Lettura: Ester era di origine ebrea. Sposa del re persiano, seppe che un suo consigliere aveva suggerito ad Artaserse di dare allo sterminio tutto il suo popolo. La regina Ester, per amore delle sue origini, decise di affrontare il re pur sapendo di correre un grosso pericolo di vita. Vi si prepara tramite una preghiera nella quale si intrecciano i motivi della colpevolezza del popolo ebreo ma anche il ricordo della particolare grazia che Dio ha osato nei suoi confronti. Vangelo: Il brano del Vangelo di oggi, ci fa meditare sulla preghiera di domanda: per ottenere qualcosa prima bisogna chiedere. La preghiera di domanda suppone il fatto che chi chiede prova un gran sentimento di fiducia in colui al quale si rivolge: fiducia che il Signore ci concederà solo cose utili e cose buone per il nostro cammino. I versetti del brano sottolineano l’importanza di essere perseveranti nel chiedere: l’evangelista non vuole darci un metodo infallibile per ottenere qualcosa dal Signore, la sua intenzione è sottolineare la tenerezza e bontà infinita del Padre.
Chiunque chiede, riceve – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».
Riflessione: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro». “Credere in Gesù è ascoltare la sua Parola che ci rivela il suo amore infinito per noi peccatori. Essere credenti significa essere sicuri che l’amore esiste e che ha il volto della misericordia. Credere in Gesù significa aderire al suo amore assolutamente gratuito verso i poveri. Seguire Gesù è consegnarsi interamente alla sua misericordia e confidare unicamente nella sua misericordia. Amare Gesù è semplice. Per giungere a questo dobbiamo innanzitutto credere che egli ci ama in verità, così come siamo oggi. In quest’atto di fede ci è possibile far sgorgare la lode dal nostro cuore e così riposarci in quest’amore infinito. La lode, al pari dell’azione di grazie e dell’adorazione, apre il nostro cuore al dono che Dio ci fa del suo amore misericordioso. Quando trova in noi il suo spazio e la sua libertà, l’amore divino non resta inattivo. Per accogliere la misericordia di Dio, però, noi dobbiamo usare misericordia ai nostri fratelli. Attraverso la dolcezza del suo cuore compassionevole, Gesù ci dà un cuore di misericordia. Nulla è più concreto, nulla più pratico dell’amore vero. Vivere nell’amore di Gesù ci mette al servizio dei nostri fratelli più vicini e ci piega all’umiltà e alla mitezza. Nulla è così esigente come lo stare alla sequela di Gesù su questa via dell’amore, che è la via della Croce! Non è tuttavia un carico troppo pesante per noi: basta che non ce lo teniamo solo per noi ma lasciamo che sia Gesù a portarlo in noi” (J. P. van Schoote).
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: La preghiera è necessaria alla nostra esistenza – Paolo VI (Omelia, 25 Gennaio 1973): L’orazione, la preghiera, innanzitutto, è un’elevazione della nostra mente in Dio, per Cristo Signore, nello Spirito Santo. Ora se questa elevazione a Dio, da cristiani fra loro separati, in Lui converge, in Lui si fonde, genera un’unità di spiriti al vertice ultraterreno della divinità; in Dio essi s’incontrano, essi si amano, essi ritornano fratelli; essi, incontrandosi poi sul livello delle realtà umane e terrene, è mai possibile che dimentichino quel momento di estasi nella verità e nella carità, che appunto è la preghiera, e che non tendano con cuori nuovi a tradurre nella scena dell’esperienza storica e vissuta l’unità goduta nell’incontro verticale delle sommità spirituali? E l’altra definizione della preghiera, la supplica cioè di quei beni i quali non ci possono venire che dalla mano misericordiosa di Dio, e dei quali abbiamo primario bisogno, non c’insegna quanto essa, la preghiera, può essere atta a consumare nell’unità il nostro grande sforzo ecumenico? «Se uno di voi, insegna Gesù, domanda un pane al proprio padre, forse che questi gli darà una pietra?» (Lc 11,10-13). Ricordiamo quante volte nell’economia del Vangelo il Signore stesso ci raccomanda di aver fiducia nell’efficacia della preghiera (cfr. Mt 7,7; 19,26; 21,22; Gv15,5; 16,23 etc.). La causalità divina s’innesta nel corso delle vicende umane, non mediante (ché la grazia rimane sempre incondizionata e gratuita), ma attraverso le disposizioni prodotte in noi, sia individui, che collettività, dalla preghiera. A volte oggi si può avere l’impressione che in qualche parte la preghiera vada perdendo questo suo ruolo centrale nella vita del cristiano e che essa divenga per alcuni cosa secondaria o superata. Non vorremmo che una simile impressione trovasse rispondenza nella realtà. Mentre con soddisfazione rileviamo che nella vita della Chiesa è in atto anche un fecondo risveglio spirituale e un vero rinnovamento della preghiera sulla base del Vangelo e delle grandi tradizioni liturgiche; in molti ambienti si riscopre anche il valore della contemplazione. Ciò è motivo di conforto per noi. Se la preghiera esprime il nostro rapporto con Dio, la relazione intima con il Padre, essa è essenziale per il Cristiano e per l’uomo di ogni tempo e in ogni circostanza. «Senza di me non potete fare nulla» (Gv 15,5), ci ammonisce con chiarezza il Signore. Quale sarebbe la nostra vita senza la preghiera? La preghiera è necessaria per la nostra esistenza, è necessaria per farci vivere nella grazia, per accrescere in noi, ogni giorno di più, la nostra fede, la preghiera è condizione per il nostro operare e il nostro agire, per poter predicare il Vangelo.
Chiedete e vi sarà dato – Paolo VI (Omelia, 1 Gennaio 1970): Non abbiamo, noi singoli e deboli mortali, alcun mezzo per scongiurare ipotesi di catastrofi devastatrici di dimensioni universali? Sì, che li abbiamo: abbiamo il ricorso all’opinione pubblica, la quale in questo frangente diventa espressione della coscienza morale umana; e tutti sappiamo quale ne può essere la salutare potenza. Abbiamo il nostro singolare e personale dovere: essere buoni, che non vuol dire essere deboli; dire essere promotori del bene; vuol dire essere generosi, vuol dire essere capaci di rompere con la pazienza e col perdono la triste e logica catena del male; vuol dire amare, cioè essere cristiani. Abbiamo noi un’altra risorsa, la quale può avere il potere di muovere le montagne (cfr. Mt 17,20; 21,21): ed è l’innesto della causalità divina nel gioco misterioso della causalità naturale e della libertà umana; e questa risorsa è come una moneta a due facce: una faccia è la preghiera (cfr. Mt 7,7), l’altra è la fede (cfr. Gc 1,6). Quale sia il risultato di forza spirituale, propria della preghiera con la fede, non potremo sempre misurare con i metodi sperimentali del nostro mondo sensibile e storico; pretendere ciò sarebbe concepire e strumentalizzare l’azione divina come un’energia cosmica a nostra arbitraria disposizione; non così si svolge il disegno della misericordia divina, penetrante nelle nostre vicende temporali. Ma gli effetti non mancheranno; la preghiera della fede non resterà delusa, e fors’anche sarà esaudita in misura sovrabbondante, anche se ora resta a noi nascosto il quando ed il come. Ma il Signore, Lui stesso, ci ha esortato a fare ricorso a questo potenziale aiuto, così confessando noi ad un tempo la nostra radicale insufficienza a raggiungere la nostra salvezza e la onnipotente bontà del Padre «a liberarci dal male» (Mt 6,13), anzi a convertire in nostro vantaggio le nostre stesse sventure e le nostre stesse sofferenze (cfr. Rm 8,28).
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Il contenuto della preghiera – “All’inizio, cominciando la preghiera, si devono elevare con tutte le proprie forze lodi a Dio, per mezzo di Cristo, glorificato nello Spirito Santo, che è con lui. Dopo di ciò, ognuno farà seguire ringraziamenti generali, pensando ai benefici elargiti a tanti uomini e quelli personali ricevuti da Dio. Dopo il ringraziamento, mi sembra che si debbano accusare con severità, davanti a Dio, i propri peccati, supplicando lui di salvarci e liberarci dallo stato in cui quelli ci hanno condotto, e anche di perdonarci le colpe commesse. Dopo la confessione dei peccati, si chiede-ranno i doni sublimi, celesti, particolari e collettivi, per i parenti e gli amici. E in tutto ciò la preghiera deve risuonare come lode continua a Dio per mezzo di Cristo nello Spirito Santo” (Origene).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Anche per la spiritualità israelitica la preghiera costituisce il modo in cui l’uomo si rivolge a Dio. Essa abbraccia tutte le situazioni della vita, per esempio è domanda (anche per le cose materiali, cfr. Sal 128), supplice intercessione (Es 32,11-14), preghiera penitenziale (Esd 9,6-37), ringraziamento, lode (Sal 7,18; 136), richiesta di aiuto (cfr. I lettura). Anche la preghiera di domanda come quella penitenziale contiene motivi di lode per le opere di Dio. Si prega nel tempio ed in qualsiasi altro luogo (cfr. 2Re 20,2s). Gesù pregava spesso ed insegnò a pregare ai suoi discepoli. In Cristo è stato aperto un nuovo accesso a Dio (Eb 4,16); le domande saranno esaudite. Tuttavia la preghiera dei cristiani deve provenire da un giusto atteggiamento: vera fede (Mt 6,5s), confidenza (Mc 11,24), perseveranza (Lc 11,5-13), umiltà (Lc 18, 9-14), riconciliazione con gli altri (Mt 6,14s), giustizia (1Pt 3,12). L’adorazione è più che la preghiera, è la reazione di tutto l’uomo di fronte a chi gli è sommamente superiore. Il popolo d’Israele per la preghiera privata aveva tre tempi: alla sera, al mattino e a mezzogiorno. Anche per la spiritualità cristiana la preghiera ha un ruolo privilegiato.
Santo del giorno: 14 Marzo – Santa Matilde di Germania, Regina: Da lei e da suo marito Enrico I (duca di Sassonia e più tardi re di Germania) discende la casata che conterà quattro imperatori: la famosa dinastia sassone. Educata nel monastero di Herford, in Westfalia, dove sua nonna era badessa, Matilde sa leggere e scrivere, un fatto non frequentissimo nelle grandi casate del tempo, e non si mantiene estranea alle vicende della politica. Quando nel 936 muore suo marito Enrico, lei non è molto favorevole al primogenito Ottone come successore e tenta di far proclamare re il più giovane Enrico. Si arriva a un conflitto tra i due fratelli. Dopo l’incoronazione imperiale di Ottone a Roma (962) la famiglia è riconciliata. Matilde si ritira nel monastero di Nordhausen, dove, dopo essersi spesa per i poveri e i malati, si ammala, e più tardi si trasferisce in un altro monastero: a Quedlimburgo, in Sassonia dove morirà.
Preghiamo: Ispiraci, o Padre, pensieri e propositi santi, e donaci il coraggio di attuarli, e poiché non possiamo esistere senza di te, fa’ che viviamo secondo la tua volontà. Per il nostro Signore Gesù Cristo…