5 Marzo 2019 – Martedì, VIII del Tempo Ordinario – (Sir 35,1-15; Sal 49[50]; Mc 10,28-31) – I Lettura: L’offerta, il sacrificio, la lode e la giustizia sono tutti atteggiamenti che il testo odierno del Siràcide consiglia di vivere a coloro che vogliono essere graditi all’Altissimo. Ogni atto di bene compiuto sarà ricompensato con magnanimità dal Signore. Dio infatti non si lascia vincere in generosità con coloro che mettono la sua legge e il rispetto del prossimo innanzi a qualunque altra esigenza puramente umana. Vangelo: «Nel silenzio generale si alza la voce del grandissimo Pietro: noi abbiamo lasciato tutto. Come a dire al Signore: non sei solo, noi ti abbiamo seguito, abbiamo lasciato tutto per te, per il Regno. La risposta di Gesù è incoraggiante: seguirlo significa ritrovare cento volte tanto tutto ciò che abbiamo lasciato. Eccetto una: il padre, perché seguire Gesù significa trovare l’unico Padre! E accogliendone un’altra, meno gradita, di cui solo Marco parla: la persecuzione» (P. Curtaz).
Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà – Dal Vangelo secondo Marco: In quel tempo, Pietro prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».
Riflessione: «… che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto». Oggi il Signore ci invita a soffermare la nostra attenzione su un aspetto “economico”: l’investimento! Non ci metteremo certo a contemplare gli andamenti finanziari, quanto piuttosto di come una tale legge sia presente nella natura e di come questa riflette la logica dell’unico suo Creatore. Spieghiamoci meglio, soffermandoci a contemplare, come esempio, il ciclo della vita: ogni essere vivente, pianta o animale, inizia con un dono, un seme, da cui nasce altra vita, molto più grande del dono stesso. Da un solo seme viene su una pianta che produce tanti altri semi. Se è vero che alcuni investimenti possono a volte fallire (per esempio la semina in una annata di clima estremo, o che subisce l’attacco di parassiti, che rovina tutto il raccolto), Gesù ci assicura che nulla di quanto investito per lui, per amore del Padre e per il bene dei fratelli, andrà perduto. Anzi, sarà centuplicato! E non un domani, o il giorno della nostra morte, ma subito, adesso. Non è una garanzia di vita serena, le persecuzioni ci saranno, ci saranno i momenti difficili, le prove da superare, gli ostacoli da abbattere… ma abbiamo la certezza della vittoria, il raccolto è assicurato, la Provvidenza non verrà meno. Possiamo dire che nella misura in cui investiamo le nostre risorse per il regno di Dio, abbiamo la certezza di possedere ogni bene: la pace del cuore, la serenità della mente, la libertà della volontà, il dominio sulle passioni, la fortezza nelle difficoltà, la perseveranza nelle prove… il tutto accompagnato dalla certezza che non saremo mai soli, che Dio sarà sempre dalla nostra parte, che non permetterà di essere provati oltre le nostre forze.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito – Perfectae Caritatis 5: I membri di qualsiasi istituto ricordino anzi tutto di aver risposto alla divina chiamata con la professione dei consigli evangelici, in modo che essi non solo morti al peccato (cfr. Rm 6,11), ma rinunziando anche al mondo, vivano per Dio solo. Tutta la loro vita, infatti, è stata posta al suo servizio, ciò costituisce una speciale consacrazione che ha le sue profonde radici nella consacrazione battesimale l’esprime con maggior pienezza. Avendo poi la Chiesa ricevuto questa loro donazione di sé, sappiano di essere anche al servizio della Chiesa. Tale servizio di Dio deve in essi stimolare e favorire l’esercizio delle virtù, specialmente dell’umiltà e dell’obbedienza, della fortezza e della castità, con cui si partecipa all’annientamento del Cristo (cfr. Fil 2,7-8), e insieme alla sua vita nello Spirito (cfr. Rm 8,1-13). I religiosi dunque, fedeli alla loro professione, lasciando ogni cosa per amore di Cristo (cfr. Mc 10,28), lo seguano (cfr. Mt 19,21) come l’unica cosa necessaria (cfr. Lc 10,42), ascoltandone le parole (cfr. Lc 10,39), pieni di sollecitudine per le cose sue (cfr. 1Cor 7,32). Perciò è necessario che i membri di qualsiasi istituto, avendo di mira unicamente e sopra ogni cosa Dio, uniscano la contemplazione, con cui aderiscono a Dio con la mente e col cuore, e l’ardore apostolico, con cui si sforzano di collaborare all’opera della redenzione e dilatare il regno di Dio.
La verginità per il Regno – CCC 618-619: Cristo è il centro di ogni vita cristiana. Il legame con lui occupa il primo posto rispetto a tutti gli altri legami, familiari o sociali. Fin dall’inizio della Chiesa, ci sono stati uomini e donne che hanno rinunciato al grande bene del matrimonio per seguire l’Agnello dovunque vada, per preoccuparsi delle cose del Signore e cercare di piacergli, per andare incontro allo Sposo che viene. Cristo stesso ha invitato certuni a seguirlo in questo genere di vita, di cui egli rimane il modello: «Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca» (Mt 19,12). La verginità per il Regno dei cieli è uno sviluppo della grazia battesimale, un segno possente della preminenza del legame con Cristo, dell’attesa ardente del suo ritorno, un segno che ricorda pure come il matrimonio sia una realtà del mondo presente che passa.
Gesù è il Modello in cui ogni virtù raggiunge la perfezione – Vita Consacrata 18: I consigli evangelici, con i quali Cristo invita alcuni a condividere la sua esperienza di vergine, povero e obbediente, richiedono e manifestano, in chi li accoglie, il desiderio esplicito di totale conformazione a Lui. Vivendo «in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità», i consacrati confessano che Gesù è il Modello in cui ogni virtù raggiunge la perfezione. La sua forma di vita casta, povera e obbediente, appare infatti il modo più radicale di vivere il Vangelo su questa terra, un modo – si può dire – divino, perché abbracciato da Lui, Uomo-Dio, quale espressione della sua relazione di Figlio Unigenito col Padre e con lo Spirito Santo. È questo il motivo per cui nella tradizione cristiana si è sempre parlato della obiettiva eccellenza della vita consacrata. Non si può inoltre negare che la pratica dei consigli costituisca un modo particolarmente intimo e fecondo di prendere parte anche alla missione di Cristo, sull’esempio di Maria di Nazaret, prima discepola, la quale accettò di mettersi al servizio del disegno divino con il dono totale di se stessa. Ogni missione inizia con lo stesso atteggiamento espresso da Maria nell’annunciazione: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38).
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Già al presente cento volte tanto – «“Seminate nella giustizia, dice il Signore, e raccoglierete la speranza della vita”. Non ti rimanda all’ultimo giorno, quando tutto ti sarà dato realmente e non più nella speranza; egli parla del presente. Certo, grande sarà la nostra gioia, infinita la nostra esultanza, quando comincerà la vita vera. Ma già la speranza di una tale gioia non può essere senza gioia. “Siate lieti nella speranza”, dice l’apostolo Paolo (Rm 12,12). E Davide non dice che sarà nella gioia, bensì che vi è stato il giorno in cui ha sperato di entrare nella casa del Signore (Sal 122,1). Non possedeva ancora la vita, eppure aveva già mietuto la speranza della vita» (San Bernardo).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Nel cuore dell’uomo, qualche volta, si annida la tentazione di “commercializzare” tutto. In un mondo come il nostro che vola sulle ali degli affari, del commercio o del denaro, quello di trasformare tutto in un “business” è ormai un’idea fissa. Spesso nel dare si cela la segreta speranza di ricevere qualcosa in contraccambio. In questa trappola può finire anche il dono di sé a Dio: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”. Dio non è da meno, ma certamente nel segno opposto. Il Signore, in questo senso, è un perdente: nell’intrattenersi con gli uomini ci ha rimesso sempre e l’ultima vicenda, quella del Calvario, la dice lunga. Al contrario, con grande magnanimità, ricompensa anche i più piccoli sforzi compiuti dall’uomo, ma quest’ultimo non sempre riceve quello che spesso si aspetta dal suo Creatore. L’uomo crede di poter ricevere oro o argento, salute o bellezza, ma non comprende che sono beni caduchi, temporanei, che conducono spesso alla disperazione, all’egoismo o alla violenza, così come la sete del comando o l’ingordigia insaziabile del potere: “Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni” (Gc 4,1-3). I doni di Dio vanno compresi proprio in un clima di fede sapienziale. E questo lo dimostra bene il brano del vangelo. Chi è affogato in una mentalità terrena non può accogliere la parola del Maestro buono e che gli stessi Apostoli stentano a capire. Gesù a Pietro e a tutti coloro che hanno lasciato ogni cosa per Lui promette tre cose: al presente una famiglia “allargata”, una casa comune dove tutti gli uomini sono fratelli, insieme a persecuzioni (cfr. Fil 1,29), e nel futuro la vita eterna. Tre doni che certamente non sono tanto appetibili per l’uomo “carnale”.
Santo del giorno: 5 Marzo – San Foca l’Ortolano, Martire: “Accanto ai grandi martiri dei primi anni del secondo secolo come Ignazio di Antiochia e Simeone di Gerusalemme, ultimo dei parenti immediati di Gesù, troviamo anche un ortolano, di nome Foca, abitante a Sinope, nel Ponto Eusino. Era apprezzato e benvoluto da tutti per la sua generosità e la sua ospitalità e di queste sue virtù diede una commovente dimostrazione agli stessi carnefici, incaricati di eseguire la sentenza capitale pronunciata contro di lui. Evidentemente i carnefici non lo conoscevano di persona, perché, entrati in casa sua per avere delle indicazioni, furono generosamente invitati a pranzo dall’ortolano. Mentre i due si rifocillavano, Foca andò nell’orto a scavarsi la fossa; quindi tornò in casa e dichiarò la propria identità ai carnefici, pregandoli di non porre indugi all’esecuzione della sentenza. Fu accontentato e pochi istanti dopo il suo corpo cadeva nella fossa appena scavata” (Avvenire).
Preghiamo: Concedi, Signore, che il corso degli eventi nel mondo si svolga secondo la tua volontà nella giustizia e nella pace, e la tua Chiesa si dedichi con serena fiducia al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo…