1 Marzo 2019 – Venerdì, VII del Tempo Ordinario – (Sir 6,5-17; Sal 118[119]; Mc 10,1-12) – I Lettura: Se una persona è aperta alla docilità verso Dio, porterà nella sua amicizia la generosità che viene solamente da lui; per questo “chi teme il Signore è costante nella sua amicizia”. Fondato sul Signore, che è amore generoso, anch’egli sarà generoso e fedele e troverà un amico come lui, “perché come uno è, così sarà il suo amico”. Vangelo: Il dono della vita Dio lo consegna all’unione tra un uomo e una donna. Sull’altare l’uomo e la donna aderiscono ad un progetto che ha una fonte sicura: l’amore e la fedeltà di Dio. Ed è quest’unione santa e indissolubile che ci richiama con fermezza alla fedeltà e al compimento delle promesse intraprese.
L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto – Dal Vangelo secondo Marco: In quel tempo, Gesù, partito di là, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Riflessione: “Gesù, riferendosi al disegno primigenio sulla coppia umana, riafferma l’unione indissolubile tra l’uomo e la donna, pur dicendo che «per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così» (Mt 19,8). L’indissolubilità del matrimonio non è innanzitutto da intendere come giogo imposto agli uomini, bensì come un dono fatto alle persone unite in matrimonio. (…) Gesù, che ha riconciliato ogni cosa in sé, ha riportato il matrimonio e la famiglia alla loro forma originale (cfr. Mc 10,1-12). La famiglia e il matrimonio sono stati redenti da Cristo (cfr. Ef 5,21-32), restaurati a immagine della Santissima Trinità, mistero da cui scaturisce ogni vero amore. L’alleanza sponsale, inaugurata nella creazione e rivelata nella storia della salvezza, riceve la piena rivelazione del suo significato in Cristo e nella sua Chiesa. Da Cristo attraverso la Chiesa, il matrimonio e la famiglia ricevono la grazia necessaria per testimoniare l’amore di Dio e vivere la vita di comunione. Il Vangelo della famiglia attraversa la storia del mondo sin dalla creazione dell’uo-mo ad immagine e somiglianza di Dio (cfr. Gen 1,26-27) fino al compimento del mistero dell’Alleanza in Cristo alla fine dei secoli con le nozze dell’Agnello (cfr. Ap 19,9)” (Amoris Laetitia, 63).
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Un amico fedele… – Paolo VI (Udienza Generale, 26 Luglio 1978): […] Che cos’è l’amicizia? È questo un tema che si presta a molteplici considerazioni, come dimostra l’interesse che tanti scrittori fin dall’antichità gli hanno riservato. Potremmo ricordare, ad esempio, il famoso oratore romano Cicerone, che al «de amicitia» dedicò un trattato. Per lui il primo presupposto è che non si dà amicizia se non tra buoni, ed essa stessa «non è altro che un accordo perfetto su tutte le cose divine ed umane, accompagnato da benevolenza e da amore» (Cfr. M. T. CICERONIS Laelius, seu de amicitia, 5-6). Accanto a questo alto esempio di sapienza pagana, come dimenticare tuttavia la superiore sapienza, che è inerente ed immanente alla Parola ispirata di Dio? Accenniamo almeno alle affermazioni luminose del Siracide sulla «preziosità» dell’amico fedele (cfr. Sir 6,14-16). Poi, dobbiamo ricordare il «comandamento nuovo» di Gesù, che trasforma e sublima l’amicizia in amore fraterno, in quanto ci impegna ad amarci gli uni gli altri com’Egli stesso ci ha amati (cfr. Gv 13,34). Egli che non volle più chiamare servi i suoi apostoli, ma li chiamò e li volle suoi amici (cfr. Ibid. 15,15), giunse a proporre e ad auspicare per loro la comunione piena, cioè l’unità di vita: «Che tutti siano una cosa sola, come tu, o Padre, sei in me, ed io in te» (Ibid. 17,21).
Ma dall’inizio della creazione… – Benedetto XVI (Omelia, 7 Ottobre 2012): Il messaggio della Parola di Dio si può riassumere nell’espressione contenuta nel Libro della Genesi e ripresa da Gesù stesso: «Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne» (Gen 2,24; Mc 10,7-8). Che cosa dice oggi a noi questa Parola? Mi sembra che ci inviti a renderci più consapevoli di una realtà già nota ma forse non pienamente valorizzata: che cioè il matrimonio, costituisce in se stesso un Vangelo, una Buona Notizia per il mondo di oggi, in particolare per il mondo scristianizzato. L’unione dell’uomo e della donna, il loro diventare «un’unica carne» nella carità, nell’amore fecondo e indissolubile, è segno che parla di Dio con forza, con una eloquenza che ai nostri giorni è diventata maggiore, perché purtroppo, per diverse cause, il matrimonio, proprio nelle regioni di antica evangelizzazione, sta attraversando una crisi profonda. E non è un caso. Il matrimonio è legato alla fede, non in senso generico. Il matrimonio, come unione d’amore fedele e indissolubile, si fonda sulla grazia che viene dal Dio Uno e Trino, che in Cristo ci ha amati d’amore fedele fino alla Croce. Oggi siamo in grado di cogliere tutta la verità di questa affermazione, per contrasto con la dolorosa realtà di tanti matrimoni che purtroppo finiscono male. C’è un’evidente corrispondenza tra la crisi della fede e la crisi del matrimonio. E, come la Chiesa afferma e testimonia da tempo, il matrimonio è chiamato ad essere non solo oggetto, ma soggetto della nuova evangelizzazione.
L’uomo non divida – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 5 Settembre 1979): “Principio” significa quindi ciò di cui parla il Libro della Genesi. È dunque la Genesi (Gen 1,27) che Cristo cita, in forma riassuntiva: “Il Creatore da principio li creò maschio e femmina”, mentre il brano originario completo suona testualmente così: “Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò”. In seguito, il Maestro si richiama alla Genesi (Gen 2,24): “Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne”. Citando queste parole quasi “in extenso”, per intero, Cristo dà loro un ancor più esplicito significato normativo (dato che sarebbe ipotizzabile che nel Libro della Genesi suonino come affermazioni di fatto: “abbandonerà… si unirà… saranno una sola carne”). Il significato normativo è plausibile in quanto Cristo non si limita soltanto alla citazione stessa, ma aggiunge: “Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”. Quel “non lo separi” è determinante. Alla luce di questa parola di Cristo, la Genesi (Gen 2,24) enuncia il principio dell’unità e indissolubilità del matrimonio come il contenuto stesso della parola di Dio, espressa nella più antica rivelazione.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Rispondere con amore all’amore – “Siamo accorti nel formare e nel conservare l’unione coniugale, amiamo la parentela a noi concessa. Se coloro che sono stati separati in lontane regioni sin dal tempo della loro nascita ritornano insieme, se il marito parte per l’estero, né la lontananza né l’assenza possano mai diminuire l’amore reciproco. Unica è la legge che stringe i presenti e gli assenti; identico è il vincolo di natura che stringe, nell’amore coniugale, sia i vicini, sia i lontani; unico è il giogo benedetto che unisce i due colli, anche se uno deve allontanarsi assai in regioni remote: hanno infatti accolto il giogo della grazia non sulle spalle di questo corpo, ma sull’anima” (Ambrogio).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Il Catechismo della Chiesa Cattolica dà, dell’adulterio, una definizione: «Questa parola designa l’infedeltà coniugale. Quando due persone, di cui almeno una è sposata, intrecciano tra loro una relazione sessuale, anche se episodica, commettono adulterio. Cristo condanna l’adulterio anche se consumato con il semplice desiderio» (2380). Quindi, l’adulterio anche se è consumato con il semplice desiderio è infedeltà. Qui si va al cuore del problema. L’infedeltà è una pruriginosa peculiarità dell’uomo moderno: egli, oggi, è veramente incapace di essere fedele alle proprie idee, alle relazioni, agli affetti, ai propri doveri come cittadino, come cristiano… e il matrimonio non si può costruire senza questa virtù. Per cui chi commette adulterio «viene meno agli impegni assunti. Ferisce quel segno dell’Alleanza che è il vincolo del matrimonio, lede il diritto dell’altro coniuge e attenta all’istituto del matrimonio, violando il contratto che lo fonda. Compromette il bene della generazione umana e dei figli, i quali hanno bisogno dell’unione stabile dei genitori» (CCC 2381). Il divorzio in modo particolare è un’offesa alla dignità del matrimonio perché pretende di sciogliere un vincolo che per natura è indissolubile, attribuendo all’autorità umana un potere che non ha (cfr. Mc 10,9); inoltre, per la facile e sbrigativa soluzione che offre a un matrimonio entrato in crisi, diventa inevitabilmente «una vera piaga sociale» (CCC 2385). Partendo da queste constatazioni, il divorziato che contrae «un nuovo vincolo nuziale, anche se riconosciuto dalla legge civile, accresce la gravità della rottura: il coniuge risposato si trova in tal caso in una condizione di adulterio pubblico e permanente» (CCC 2384). Gustave Flaubert un giorno ebbe a dire: «I coniugi debbono vivere insieme per punizione di aver commesso la stupidaggine di essersi sposati». I coniugi invece devono vivere insieme perché il matrimonio è fondato su un progetto che non è umano ma divino e che «non può essere sciolto da nessuna potestà umana e per nessuna causa, eccetto la morte» (ibid. 2382).
Santo del giorno: 1 Marzo – Sant’Albino di Angers, Vescovo: “Nato intorno al 470 da una famiglia nobile, Albino fu monaco e quindi abate per venticinque anni a Nantilly, nei pressi di Saumur. Nel 529 fu eletto per acclamazione popolare vescovo di Angers. Fu uno dei principali promotori del terzo Concilio di Orleans, che riformò la Chiesa dei Franchi con grande fermezza. È ricordato come difensore dei poveri e dei prigionieri. Inoltre richiamò i signori merovingi al rispetto del vincolo matrimoniale. Morì il 1 marzo 550” (Avvenire).
Preghiamo: Il tuo aiuto, Padre misericordioso, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà e attuarlo nelle parole e nelle opere. Per il nostro Signore Gesù…