21 Febbraio 2019 – Giovedì, VI del Tempo Ordinario – (Gen 9,1-13; Sal 101[102]; Mc 8,27-33) – I Lettura: In lingua ebraica vi è un solo termine per indicare sia l’arcobaleno che l’arco da guerra. Dio, come facevano i soldati in tempo di pace, appende il suo arco da guerra, non ad una parete ma nel cielo, per ricordare che è stata decretata una pace definitiva tra l’uomo e Dio. Questa pace sarà riproposta di nuovo sotto la forma di un’alleanza con Abramo e poi ancora con Mosè, con sempre nuovi elementi teologici che arricchiscono quella divina pedagogia che conduce, a poco a poco, l’uomo a una più profonda conoscenza del mistero di Dio. Vangelo: Come Noè rappresenta la nuova umanità purificata dal diluvio che, offrendo sacrifici a Dio si mette a sua completa disposizione, così Gesù è il capo di quella umanità, purificata dal suo sangue, la cui vita sarà in sintonia con il pensiero e il volere di Dio. Gesù, per mezzo del suo sacrificio, inaugura la nuova ed eterna Alleanza: è la sua fedeltà al volere del Padre che lo rende Ponte tra Dio e gli uomini, segno e sicura via verso il Regno dei Cieli.
Tu sei il Cristo… Il Figlio dell’uomo deve molto soffrire – Dal Vangelo secondo Marco: In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti». Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Riflessione: «Ma voi, chi dite che io sia?». Che domanda strana. Certo che sappiamo chi è Gesù! In realtà Gesù non ci chiede se lo conosciamo, se ne abbiamo sentito parlare, se sappiamo bene la storia della Chiesa o se osserviamo la sua volontà. La domanda di Gesù scava nella profondità del nostro essere, vuole giungere fino all’intimità del nostro rapporto con lui. È vero che la fede ci viene trasmessa, è vero che abbiamo tanti canali di conoscenza di Dio: i nostri catechisti, i nostri parroci, i nostri genitori… ma anche la Scrittura mi parla del cuore di Dio, anche il creato mi parla della sua delicatezza, della sua provvidenza, del sua infinita carità. Ma la domanda di Gesù va oltre tutto questo: dato per scontato che sappiamo chi è Gesù, lui vuole che ci chiediamo chi è lui per noi, che posto occupa nel mio cuore, quanto lo penso, quanto gli parlo, quanto mi manca, quanto lo amo… vuole sapere se davvero credo nella sua misericordia per me, nel suo desiderarmi, volermi con sé… Se Gesù, per assurdo, decidesse di lasciarmi, se improvvisamente non lo sentissi più, sentirei il vuoto? Sentirei la stessa angoscia di Maria, sua Madre, quando tornando da Gerusalemme si accorse che il Figlio non era con loro? Ed è lei che può farci capire meglio il senso della domanda di Gesù: chi è Gesù per Maria, chi è Gesù per i santi… chi è Gesù per me?
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: E cominciò a insegnare loro… – Benedetto XVI (Omelia, 16 Settembre 2012): Annunciando ai suoi discepoli che dovrà soffrire, essere messo a morte prima di risuscitare, Gesù vuol far loro comprendere chi Egli è in verità un Messia sofferente, un Messia servo, e non un liberatore politico onnipotente. È il Servo obbediente alla volontà del Padre suo fino a perdere la propria vita. […] Così Gesù va contro quanto molti si aspettavano da lui. La sua affermazione è shoccante e sconcertante. E si sente la contestazione di Pietro, che lo rimprovera, rifiutando per il suo Maestro la sofferenza e la morte! Gesù è severo verso di lui, e fa capire che chi vuol essere suo discepolo deve accettare di essere servo, come Lui si è fatto Servo.
… che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto – CCC 571-573: Il mistero pasquale della croce e della risurrezione di Cristo è al centro della Buona Novella che gli Apostoli, e la Chiesa dopo di loro, devono annunziare al mondo. Il disegno salvifico di Dio si è compiuto «una volta sola» (Eb 9,26) con la morte redentrice del Figlio suo Gesù Cristo. La Chiesa resta fedele all’interpretazione di tutte le Scritture data da Gesù stesso sia prima, sia dopo la sua pasqua: «Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?» (Lc 24,26). Le sofferenze di Gesù hanno preso la loro forma storica concreta dal fatto che egli è stato «riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi» (Mc 8,31), i quali lo hanno consegnato «ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso» (Mt 20,19). La fede può dunque cercare di indagare le circostanze della morte di Gesù, fedelmente riferite dai Vangeli e illuminate da altre fonti storiche, al fine di una migliore comprensione del senso della redenzione.
Tu sei il Cristo – Giovanni Paolo II (Omelia, 22 Ottobre 1978): “Tu sei il Cristo il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,16). Queste parole ha pronunciato Simone figlio di Giona, nella regione di Cesarea di Filippo. Sì, le ha espresse con la propria lingua, con una profonda, vissuta, sentita convinzione, ma esse non trovano in lui la loro fonte, la loro sorgente: “…perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16,17). Queste erano parole di Fede. Esse segnano l’inizio della missione di Pietro nella storia della salvezza, nella storia del Popolo di Dio. Da allora, da tale confessione di Fede, la storia sacra della salvezza e del Popolo di Dio doveva acquisire una nuova dimensione: esprimersi nella storica dimensione della Chiesa. Questa dimensione ecclesiale della storia del Popolo di Dio trae le sue origini, nasce infatti da queste parole di Fede e si allaccia all’uomo che le ha pronunciate: “Tu sei Pietro – roccia, pietra – e su di te, come su una pietra, io costruirò la mia Chiesa”.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: ‘“Ed egli disse loro: «Voi chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Il Cristo di Dio»” (Lc 9,20). Non è senza interesse l’opinione della folla: gli uni credevano che fosse risorto Elia, che ritenevano dovesse tornare, altri che fosse risorto Giovanni, che sapevano che era stato decapitato, o qualcuno degli antichi profeti (cfr. Lc 9,19; cfr. Mt 16,14). Ma cercare i motivi di queste diverse opinioni è al di sopra delle nostre forze: diverse sono le opinioni e la prudenza di ciascuno. Del resto, se è stato sufficiente all’apostolo Paolo non conoscere altro che Cristo Gesù e questo crocifisso (cfr. 1Cor 2,2), che cosa debbo desiderare io di conoscere più del Cristo? In questo solo nome è espressa la divinità, l’Incarnazione, la fede e la Passione. E sebbene gli apostoli lo sappiano anche loro, Pietro risponde a nome di tutti: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,16). Egli ha riassunto ogni cosa, esprimendo la natura e il nome che comprende la somma delle virtù’ (Agostino).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Questa pericope rappresenta una svolta decisiva nel vangelo di Marco perché in essa l’autorivelazione di Gesù raggiunge il suo punto culminante nel fatto che i suoi discepoli lo riconoscono per la prima volta come Messia. Essa introduce anche il tema del Messia sofferente. La confessione di Pietro rivela chi è Gesù: Egli è il Figlio dell’uomo incamminato verso la Croce. Questa è la prima volta che si incontra il titolo Figlio dell’uomo. D’ora innanzi in Marco il titolo sarà usato in connessione o con la gloriosa venuta del Figlio dell’uomo o con la santità della vita di Gesù o con la sua passione e morte. Gesù pertanto trasforma la nozione popolare del Figlio dell’uomo visto come il glorioso giudice escatologico associandola alla figura del Servo sofferente di Jahwhè. Gesù accetta la confessione di Pietro, ma impone di non parlare di lui a nessuno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo: Pietro malgrado l’avesse proclamato Messia, non ha ancora capito che la missione salvifica, accettata per amore, implicherà per Gesù il grave peso della sofferenza e della morte. A motivo di tanta incomprensione, Gesù rivolge a Pietro un monito severissimo: Va’ dietro a me, Satana! La risposta di Gesù “fa crollare tutte le sue false attese, mentre lo richiama alla conversione e alla sequela: «Rimettiti dietro di me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini» (Mc 8,33). Non indicarmi tu la strada, io prendo la mia strada e tu rimettiti dietro di me. Pietro impara così che cosa significa veramente seguire Gesù. È la sua seconda chiamata, analoga a quella di Abramo in Gen 22, dopo quella di Gn 12: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà» (Mc 8,34-35). È la legge esigente della sequela: bisogna saper rinunciare, se necessario, al mondo intero per salvare i veri valori, per salvare l’anima, per salvare la presenza di Dio nel mondo (cfr. Mc 8,36-37). Anche se con fatica, Pietro accoglie l’invito e prosegue il suo cammino sulle orme del Maestro” (Benedetto XVI, Udienza Generale, 17 Maggio 2006).
Santo del giorno: 21 Febbraio – San Pier Damiani, Vescovo e dottore della Chiesa: “Nacque a Ravenna nel 1007. Ultimo di una famiglia numerosa, orfano di padre, ebbe come riferimento educativo il fratello maggiore Damiano. Di qui, probabilmente l’appellativo «Damiani». Dopo aver studiato a Ravenna, Faenza, Padova e insegnato all’università di Parma, entrò nel monastero camaldolese di Fonte Avellana. Nel 1057 il Papa lo chiamò a Roma per averlo accanto in un momento di crisi della Chiesa, dilaniata da discordie e scismi e alle prese con la piaga della simonìa. Nominato vescovo di Ostia e poi creato cardinale, aiutò i sei Papi che si succedettero al Soglio pontificio, a svolgere un’opera moralizzatrice. In quest’azione si avvalse particolarmente dell’abate benedettino di San Paolo Fuori le Mura, Ildebrando che nel 1073 fu eletto Papa con il nome di Gregorio VII. Pier Damiani, fu delegato pontificio in Germania, Francia e nell’Italia settentrionale. Morì a Faenza nel 1072. Nel 1828 Leone XII lo proclamò dottore della Chiesa” (Avvenire).
Preghiamo: O Dio, che hai promesso di essere presente in coloro che ti amano e con cuore retto e sincero custodiscono la tua parola, rendici degni di diventare tua stabile dimora. Per il nostro Signore Gesù Cristo…