febbraio, meditazioni

16 Febbraio 2019

16 Febbraio 2019 – Sabato, V del Tempo Ordinario – (Gen 3,9-24; Sal 89[90]; Mc 8,1-10) – I Lettura: «Ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». L’uomo, nel prendere consapevolezza della sua nudità, risponde così a Dio, facendo ben intendere l’inizio del disordine nell’armonia della creazione che il peccato ha incominciato a portare. Si intravede l’ostilità tra il serpente e l’umanità, ma si presagisce anche il primo barlume di salvezza: «questa ti scaccerà la testa» (chiamato il ‘Protovangelo’). Vangelo: Gesù aveva compiuto questa seconda moltiplicazione dei pani in terra pagana della Decàpoli, segno che il banchetto messianico è anche per i pagani. È finito il tempo nel quale essi sono destinati a mangiare solo le briciole che cadono dalla tavola dei figli (cfr. Mc 7,27-28). Gesù sottolinea l’importanza del pane che serve per tutta la durata del cammino. Noi oggi sappiamo che Lui stesso è questo pane, dato a noi nelle specie dell’Eucaristia.

Mangiarono a sazietà Dal Vangelo secondo Marco: In quei giorni, poiché vi era di nuovo molta folla e non avevano da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione per la folla; ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle loro case, verranno meno lungo il cammino; e alcuni di loro sono venuti da lontano». Gli risposero i suoi discepoli: «Come riuscire a sfamarli di pane qui, in un deserto?». Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette». Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. Erano circa quattromila. E li congedò. Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà.

Riflessione: «Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte». La Liturgia della Parola, nelle due letture (dal libro della Genesi e dal Vangelo secondo Marco) ci racconta di un pasto. Da una parte troviamo un banchetto presentato dal serpente e che porta l’uomo a ritrovarsi nudo, a sentire vergogna, a nascondersi da Dio; porta l’uomo alla separazione, all’accusa vicendevole. E l’uomo (maschio e femmina cfr. Gen 1,27) si ritrova fuori dal Paradiso terrestre. Anche il Vangelo ci parla di un banchetto, l’iniziativa è di Dio ed è Gesù stesso che sente compassione, che ordina di sedersi, che invita a distribuire pani e pesci. Al finale tragico della prima lettura, si contrappone il finale evangelico che descrive l’abbondanza del cibo, un cibo che sazia e sovrabbonda, che soddisfa e rigenera. All’invidia del serpente (il diavolo!) fa eco la compassione del Cristo; alla malizia bugiarda del primo, si contrappone la generosa misericordia dell’altro.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: I miracoli rendono testimonianza che Gesù è il Figlio di Dio – CCC 548-548: I segni compiuti da Gesù testimoniano che il Padre lo ha mandato. Essi sollecitano a credere in lui. A coloro che gli si rivolgono con fede, egli concede ciò che domandano. Allora i miracoli rendono più salda la fede in colui che compie le opere del Padre suo: testimoniano che egli è il Figlio di Dio. Ma possono anche essere motivo di scandalo. Non mirano a soddisfare la curiosità e i desideri di qualcosa di magico. Nonostante i suoi miracoli tanto evidenti, Gesù è rifiutato da alcuni; lo si accusa perfino di agire per mezzo dei demoni. Liberando alcuni uomini dai mali terreni della fame, dell’ingiustizia, della malattia e della morte, Gesù ha posto dei segni messianici; egli non è venuto tuttavia per eliminare tutti i mali di quaggiù, ma per liberare gli uomini dalla più grave delle schiavitù: quella del peccato, che li ostacola nella loro vocazione di figli di Dio e causa tutti i loro asservimenti umani.

Prese i sette pani – Paolo VI (Omelia, 28 Marzo 1965): Io sono il Pane! Gesù dice di farsi nostro cibo e alimento. Non è una cosa paradossale? No, affatto: noi dobbiamo nutrirci di Lui per osservare i suoi precetti ed essere ossequenti al disegno di potenza, bontà, misericordia, da Lui svelatoci in questa pagina del Vangelo. Cristo è il Pane della vita. Cristo è colui che viene a saziare le nostre vere necessità. Ne consegue che noi dovremmo fare, in un certo senso, l’inventario di tali necessità. Che cosa ci è indispensabile? Senza dubbio il pane materiale: e il miracolo di Gesù dimostra che coloro i quali avranno fede nella sua parola e le daranno il primato nell’ordine delle cose, non mancheranno nemmeno del pane economico e del pane quotidiano.

Una gran parte degli uomini e di popoli sono attanagliati dalla fame… – Gaudium et Spes 4: Mai il genere umano ebbe a disposizione tante ricchezze, possibilità e potenza economica; e tuttavia una grande parte degli abitanti del globo è ancora tormentata dalla fame e dalla miseria, e intere moltitudini non sanno né leggere né scrivere. Mai come oggi gli uomini hanno avuto un senso così acuto della libertà, e intanto sorgono nuove forme di schiavitù sociale e psichica. E mentre il mondo avverte così lucidamente la sua unità e la mutua interdipendenza dei singoli in una necessaria solidarietà, violentemente viene spinto in direzioni opposte da forze che si combattono; infatti, permangono ancora gravi contrasti politici, sociali, economici, razziali e ideologici, né è venuto meno il pericolo di una guerra capace di annientare ogni cosa.

I cristiani devono rendere servizio a chi soffre la fame – Gaudium et spes 27: Scendendo a conseguenze pratiche di maggiore urgenza, il Concilio inculca il rispetto verso l’uomo: ciascuno consideri il prossimo, nessuno eccettuato, come un altro «se stesso», tenendo conto della sua esistenza e dei mezzi necessari per viverla degnamente, per non imitare quel ricco che non ebbe nessuna cura del povero Lazzaro. Soprattutto oggi urge l’obbligo che diventiamo prossimi di ogni uomo e rendiamo servizio con i fatti a colui che ci passa accanto: vecchio abbandonato da tutti, o lavoratore straniero ingiustamente disprezzato, o esiliato, o fanciullo nato da un’unione illegittima, che patisce immeritatamente per un peccato da lui non commesso, o affamato che richiama la nostra coscienza, rievocando la voce del Signore: «Quanto avete fatto ad uno di questi minimi miei fratelli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).

Eucarestia, pane spezzato per la vita del mondo – Benedetto XVI (Esortazione Apostolica Sacramentum Caritatis 88): Gesù fa di noi testimoni della compassione di Dio per ogni fratello e sorella. Nasce così intorno al Mistero eucaristico il servizio della carità nei confronti del prossimo, che «consiste appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona che non gradisco o neanche conosco. Questo può realizzarsi solo a partire dall’intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento. Allora imparo a guardare quest’altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo». In tal modo riconosco, nelle persone che avvicino, fratelli e sorelle per i quali il Signore ha dato la sua vita amandoli «fino alla fine» (Gv 13,1). Di conseguenza, le nostre comunità, quando celebrano l’Eucaristia, devono prendere sempre più coscienza che il sacrificio di Cristo è per tutti e pertanto l’Eucaristia spinge ogni credente in Lui a farsi «pane spezzato» per gli altri, e dunque ad impegnarsi per un mondo più giusto e fraterno. Pensando alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, dobbiamo riconoscere che Cristo ancora oggi continua ad esortare i suoi discepoli ad impegnarsi in prima persona: «Date loro voi stessi da mangiare» (Mt 14,16). Davvero la vocazione di ciascuno di noi è quella di essere, insieme a Gesù, pane spezzato per la vita del mondo.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: “Prima della trasgressione non v’era nulla che non fosse sottoposto all’arbitrio dell’uomo, costituito da Dio signore di tutto quanto esiste sulla terra e nelle acque. Anzi, persino il serpente era confidente dell’uomo: gli si avvicinava più in fretta degli altri animali e conversava con lui con accenti carezzevoli. Perciò l’autore del male, il diavolo, si servì di lui per dare un così perverso consiglio ai progenitori [cfr. Gen 3,1]. Inoltre, la terra produceva spontaneamente i frutti dei quali si nutrivano gli animali sottomessi all’uomo. Non c’erano né piogge né inverno. Ma dopo la trasgressione, quando l’uomo fu abbassato al livello delle bestie senza ragione e divenne simile ad esse [Sal 48,14], per aver violato il comando del Signore e per aver voluto porre la sua bruta cupidigia al di sopra della sua razionalità, la creazione di cui dal Creatore era stato fatto arbitro si ribellò contro di lui. E fu condannato a coltivare con sudore la terra da cui era stato tratto” (Giovanni Damasceno).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Condividere – Papa Francesco (Video-Messaggio per la “Campagna contro la fame nel mondo”): Siamo di fronte allo scandalo mondiale di circa un miliardo, un miliardo di persone che ancora oggi soffrono la fame. Non possiamo girarci dall’altra parte e far finta che questo non esista. Il cibo a disposizione nel mondo basterebbe a sfamare tutti. La parabola della moltiplicazione dei pani e dei pesci ci insegna proprio questo: che se c’è volontà, quello che abbiamo non finisce, anzi ne avanza e non va perso. Perciò, cari fratelli e care sorelle, vi invito a fare posto nel vostro cuore a questa urgenza, rispettando questo diritto dato da Dio a tutti di poter avere accesso ad una alimentazione adeguata. Condividiamo quel che abbiamo nella carità cristiana con chi è costretto ad affrontare numerosi ostacoli per soddisfare un bisogno così primario e al tempo stesso facciamoci promotori di un’autentica cooperazione con i poveri, perché attraverso i frutti del loro e del nostro lavoro possano vivere una vita dignitosa.

Santo del giorno: 16 Febbraio – Beato Giuseppe Allamano, Sacerdote e Fondatore: “Ebbe san Giovanni Bosco come insegnante e san Giuseppe Cafasso per zio. Ordinato prete a Torino a 22 anni – era nato nel 1851 a Castelnuovo d’Asti – Giuseppe Allamano fu rettore del santuario più caro ai torinesi, la Consolata. Volle fondare un istituto dedicato all’annuncio «ad gentes». Nacquero così nel 1901 i Missionari della Consolata e nel 1909 le suore. Prima prova: il Kenya. Denunciò a Pio X l’insensibilità di fedeli e pastori sulla missione e chiese l’istituzione di una giornata. Lo fece Pio XI nel 1927, un anno dopo la morte di Allamano. È beato dal 1990” (Avvenire).

Preghiamo: Custodisci sempre con paterna bontà la tua famiglia, Signore, e poiché unico fondamento della nostra speranza è la grazia che viene da te, aiutaci sempre con la tua protezione. Per il nostro…

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