13 Febbraio 2019 – Mercoledì, V del Tempo Ordinario – (Gen 2,4b-9.15-17; Sal 103[104]; Mc 7,14-23) – I Lettura: Dal testo della lettura biblica si evince quanto era completamente diverso il progetto di Dio per la nostra esistenza. In principio Dio, per l’uomo, pensò una vita senza sofferenza, senza malattia, né morte, ma l’uomo con il peccato ha rovinato questa armonia perfetta. Dio non perde le speranze: aveva pensato l’uomo in un paradiso, e in un paradiso lo vuole ricondurre. Vangelo: Gesù, prendendo spunto dalle abluzioni varie, che rendevano puro tutto ciò che secondo gli scribi e i farisei veniva contaminato da cose esterne, esprime un concetto fondamentale per tutta la fede cristiana: a rendere puro o impuro il cuore dell’uomo non è ciò che entra, ma ciò che esce dal cuore stesso.
Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo – Dal Vangelo secondo Marco: In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
Riflessione: «Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo». Ancora una volta Gesù si sofferma sulla purezza legale e quella morale. Il principio enunciato, che fa da perno alla discussione, è semplice: ciò che è esterno all’uomo non rende impuro l’uomo, piuttosto questi è reso impuro da ciò che esce dal suo cuore. Questo risponde a tanti quesiti che a volte ci poniamo: i mass media, i social network, il cibo, le mode e tutto ciò che sono le cose che ci circondano, sono buone o cattive? Sono cose che ci rendono impuri o che non intaccano la nostra santità? La risposta è duplice: da una parte dobbiamo serenamente rispondere con Gesù che nulla di quanto è esterno a noi può o potrà mai renderci impuri. Apparteniamo a Cristo, siamo tempio santo di Dio, inabitati dallo Spirito Santo e niente e nessuno potrà mai separarci dal suo amore fedele (cfr. Rm 8,31-39); dobbiamo però anche ammettere la nostra fragilità, per cui un uso imprudente o poco equilibrato o palesemente sconsiderato può stimolare in noi il peccato. Ed ecco il vero problema: ciò che esce dal nostro cuore, i nostri pensieri, il poco equilibrio, i nostri attaccamenti, le passioni disordinate… tutto questo, se alimentato, si concretizza nel peccato, in particolare nei vizi capitali, ammorbando e rendendo impuro il nostro fragile cuore. Quanti peccati nascono da uno sguardo, da una curiosità, da un atto di egoismo o di semplice superficialità… e si giunge all’ira, alla lussuria, alla superbia e ad ogni altro peccato che ci infanga.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo – CCC 362: La persona umana, creata a immagine di Dio, è un essere insieme corporeo e spirituale. Il racconto biblico esprime questa realtà con un linguaggio simbolico, quando dice che “Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita, e l’uomo divenne un essere vivente” (Gen 2,7). L’uomo tutto intero è quindi voluto da Dio.
L’albero della conoscenza del bene e del male: la prova della libertà – CCC 396: Dio ha creato l’uomo a sua immagine e l’ha costituito nella sua amicizia. Creatura spirituale, l’uomo non può vivere questa amicizia che come libera sottomissione a Dio. Questo è il significato del divieto fatto all’uomo di mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male, “perché quando tu ne mangiassi, certamente moriresti” (Gen 2,17). “L’albero della conoscenza del bene e del male” (Gen 2,17) evoca simbolicamente il limite invalicabile che l’uomo, in quanto creatura, deve liberamente riconoscere e con fiducia rispettare. L’uomo dipende dal Creatore, è sottomesso alle leggi della creazione e alle norme morali che regolano l’uso della libertà.
Dal cuore degli uomini – CCC 582: Gesù dà compimento alla Legge sulla purità degli alimenti, tanto importante nella vita quotidiana giudaica, svelandone il senso “pedagogico” con una interpretazione divina: “Tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può contaminarlo… Dichiarava così mondi tutti gli alimenti… Ciò che esce dall’uomo, questo sì contamina l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore dell’uomo, escono le intenzioni cattive” (Mc 7,18-21). Dando con autorità divina l’interpretazione definitiva della Legge, Gesù si è trovato a scontrarsi con certi dottori della Legge, i quali non ne accettavano la sua interpretazione, sebbene fosse garantita dai segni divini che la accompagnavano. Ciò vale soprattutto per la questione del sabato: Gesù ricorda, ricorrendo spesso ad argomentazioni rabbiniche, che il riposo del sabato non viene violato dal servizio di Dio o del prossimo, servizio che le guarigioni da lui operate compiono.
E il cuore, che cosa è? – Paolo VI (Udienza Generale, 7 Novembre 1973): E il cuore, che cosa è? La nostra domanda si pone per il discorso religioso e morale, che si estende a quello psicologico e ideale. Qual è il significato di questo termine tanto usitato? Siamo tentati di far nostra la definizione di S. Agostino, che fa coincidere il senso della parola cuore con l’Io:… cor meum, ubi ego sum quicumque sum (Conf. X,3: PL 32,781). E siamo confortati a scegliere questo senso pregnante, indicativo della personalità sentimentale, intellettuale e soprattutto operativa dell’uomo, dal linguaggio biblico, che prescinde dal significato puramente fisiologico di questo organo per indicare ciò ch’è vivo, genetico, operante, morale, responsabile, spirituale nell’uomo. Il cuore è la cella interiore della psicologia umana; è la sorgente degli istinti, dei pensieri, e soprattutto delle azioni dell’uomo. Di ciò ch’è buono, e di ciò ch’è cattivo: ricordiamo la parola di Gesù Maestro: «È dal cuore infatti che escono i mali pensieri, gli omicidi, gli adultèri, le fornicazioni, i furti, le menzogne, le bestemmie; e queste sono le cose che contaminano l’uomo» (Mt 15,19-20). Quale triste introspezione! E ciò che la rende grave è la parola biblica che ci ammonisce come l’occhio di Dio veda in trasparenza il nostro cuore, questo segreto nascondiglio della nostra realtà morale.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo… L’amarezza è vinta dalla tolleranza: «Dunque seguiamo il Signore come servi e sopportiamo le maledizioni per poter essere benedetti! Quando ascolterò parole insolenti e malvagie rivolte contro di me con poca moderazione, risponderò io stesso con eguale amarezza oppure sarò tormentato da una muta impazienza. Però se dopo aver ricevuto qualche maledizione io colpirò, come potrò seguire l’insegnamento del Signore dove è stato insegnato che l’uomo è inquinato non dai vasi ma dalle cose che escono dalla sua bocca [cfr. Mc 7,15]?» (Tertulliano).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: La purezza – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 10 Dicembre 1980): Quando diciamo “purezza”, “puro”, nel significato primo di questi termini, indichiamo ciò che contrasta con lo sporco. “Sporcare” significa “rendere immondo”, “inquinare”. Ciò si riferisce ai diversi ambiti del mondo fisico. Si parla, ad esempio, di una “strada sporca”, di una “stanza sporca”, si parla anche dell’“aria inquinata”. È così pure, anche l’uomo può essere “immondo”, quando il suo corpo non è pulito. Per togliere le lordure del corpo, bisogna lavarlo. Nella tradizione dell’Antico Testamento si attribuiva una grande importanza alle abluzioni rituali, ad esempio il lavarsi le mani prima di mangiare, di cui parla il testo citato. Numerose e particolareggiate prescrizioni riguardavano le abluzioni del corpo in rapporto all’impurità sessuale, intesa in senso esclusivamente fisiologico, a cui abbiamo accennato in precedenza (cfr. Lv 15). Secondo lo stato della scienza medica del tempo, le varie abluzioni potevano corrispondere a prescrizioni igieniche. In quanto erano imposte in nome di Dio e contenute nei Libri Sacri della legislazione anticotestamentaria, l’osservanza di esse acquistava, indirettamente, un significato religioso; erano abluzioni rituali e, nella vita dell’uomo dell’Antica Alleanza, servivano alla “purezza” rituale. In rapporto alla suddetta tradizione giuridico-religiosa dell’Antica Alleanza si è formato un modo erroneo di intendere la purezza morale. La si capiva spesso in modo esclusivamente esteriore e “materiale”. In ogni caso, si diffuse una tendenza esplicita ad una tale interpretazione. Cristo vi si oppone in modo radicale: nulla rende l’uomo immondo “dall’esterno”, nessuna sporcizia “materiale” rende l’uomo impuro in senso morale, ossia interiore. Nessuna abluzione, neppure rituale, è idonea di per sé a produrre la purezza morale. Questa ha la sua sorgente esclusiva nell’interno dell’uomo: essa proviene dal cuore. È probabile che le rispettive prescrizioni dell’Antico Testamento (quelle, ad esempio, che si trovano nel Levitico) (Lv 15,16-24; 18,1; 12,1-5) servissero, oltre che a fini igienici, anche ad attribuire una certa dimensione di interiorità a ciò che nella persona umana è corporeo e sessuale. In ogni caso Cristo si è ben guardato dal collegare la purezza in senso morale (etico) con la fisiologia e con i relativi processi organici.
Santo del giorno: 13 Febbraio – San Paolo Liu Hanzuo, Sacerdote e martire: Paolo Liu Hanzuo fu un sacerdote del vicariato apostolico di Sichuan. Dopo l’ordinazione sacerdotale, s’impegnò a prendersi cura del popolo a lui affidato come aveva fatto con il gregge della sua famiglia. Si consegnò a coloro che erano venuti a imprigionarlo dopo aver chiesto loro di poter terminare la celebrazione della Messa. Morì per strangolamento il 13 febbraio 1818. Incluso nell’elenco dei 120 Martiri Cinesi, è stato canonizzato da san Giovanni Paolo II il 1° ottobre 2000.
Preghiamo: Custodisci sempre con paterna bontà la tua famiglia, Signore, e poiché unico fondamento della nostra speranza è la grazia che viene da te, aiutaci sempre con la tua protezione. Per il nostro…