liturgia

11 Febbraio 2019

11 Febbraio 2019 – Lunedì, V del Tempo Ordinario – (Gen 1,1-19; Sal 103[104]; Mc 6,53-56) – I Lettura: Il creato proviene da Dio, Dio è il creatore di tutto ciò che esiste. “Il creato nasce dal Logos e porta in modo indelebile la traccia della Ragione creatrice che ordina e guida. Per questo è la stessa sacra Scrittura che ci invita a conoscere il Creatore osservando il creato (cfr. Sap 13,5; Rm 1,19-20). La Costituzione dogmatica Dei Verbum aveva sintetizzato questo dato dichiarando che «Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo (cfr. Gv 1,3), offre agli uomini nelle cose create una perenne testimonianza di sé»” (Benedetto XVI, 30 settembre 2010). Vangelo: Gesù percorre tutti i villaggi del territorio di Gennèsaret guarendo tantissimi ammalati. La fede nella sua potenza guaritrice è talmente tanta, da esser tutti certi che basta toccare anche solo il lembo del suo mantello per ottenere la guarigione. Gesù per certi versi acconsente a questa mentalità, ma vi rimane un problema profondo: queste persone, non afferrano la vera motivazione di queste guarigioni esteriori e cioè quella di voler dare loro la vera salvezza, quella totale, interiore.

Quanti lo toccavano venivano salvati Dal Vangelo secondo Marco: In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.

Riflessione: «… e quanti lo toccavano venivano salvati». I Vangeli sottolineano spesso questa esigenza del contatto tra Gesù e gli infermi. A volte è Gesù che stende la mano fino a toccare, come con la suocera di Pietro (cfr. Mt 8,3), con il fanciullo indemoniato (cfr. Mc 9,27) o la figlia di Giàiro (cfr. Lc 8,54); a volte, come racconta oggi il brano evangelico, sono gli infermi che toccano il Maestro (cfr. Mt 9,20-21): non un tocco magico o superstizioso, ma un tocco carico di fede, capace di colmare le distanze tra Dio e l’uomo. Un tocco che si fa ponte, via di comunicazione, affinché la comunione tra Dio e il suo popolo possa finalmente rivivere attraverso la persona e l’opera del Cristo. Non è un tocco di semplice compassione, ma un tocco che dona salute al corpo e salvezza all’anima. Gesù passa, ieri come oggi, lungo le nostre vite: c’è chi rimane indifferente, chi invece lo ostacola, ma c’è chi lo attende, chi desidera incontrarlo, ma non basta: perché sia un vero incontro salvifico, bisogna unire il desiderio alla fede. Fede non è semplicemente credere che egli esista o che può salvare, ma credere nel suo amore, nei suoi progetti, credere che Dio per noi sceglierà sempre e soltanto ciò che è la cosa migliore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: … deponevano i malati nelle piazze… – Compendio della Dottrina sociale 261: Durante il Suo ministero terreno, Gesù lavora instancabilmente, compiendo opere potenti per liberare l’uomo dalla malattia, dalla sofferenza e dalla morte. Il sabato, che l’Antico Testamento aveva proposto come giorno di liberazione e che, osservato solo formalmente, veniva svuotato del suo autentico significato, è riaffermato da Gesù nel suo originario valore: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!» (Mc 2,27). Con le guarigioni, compiute in questo giorno di riposo (cfr. Mt 12,9-14; Mc 3,1-6; Lc 6,6-11; 13,10-17; 14,1-6), Egli vuole dimostrare che il sabato è Suo, perché Egli è veramente il Figlio di Dio, e che è il giorno in cui ci si deve dedicare a Dio e agli altri. Liberare dal male, praticare fraternità e condivisione è conferire al lavoro il suo significato più nobile, quello che permette all’umanità di incamminarsi verso il Sabato eterno, nel quale il riposo diventa la festa cui l’uomo interiormente aspira. Proprio in quanto orienta l’umanità a fare esperienza del sabato di Dio e della Sua vita conviviale, il lavoro inaugura sulla terra la nuova creazione.

Associò i discepoli al suo ministero di compassione e di guarigione – CCC 1506: Cristo invita i suoi discepoli a seguirlo prendendo anch’essi la loro croce (cfr. Mt 10,38). Seguendolo, assumono un nuovo modo di vedere la malattia e i malati. Gesù li associa alla sua vita di povertà e di servizio. Li rende partecipi del suo ministero di compassione e di guarigione (cfr. Mc 6,12-13).

… quanti lo toccavano venivano salvati – CCC 1504-1505: Spesso Gesù chiede ai malati di credere. Si serve di segni per guarire: saliva e imposizione delle mani, fango e abluzione. I malati cercano di toccarlo “perché da lui usciva una forza che sanava tutti” (Lc 6,19). Così, nei sacramenti, Cristo continua a “toccarci” per guarirci. Commosso da tante sofferenze, Cristo non soltanto si lascia toccare dai malati, ma fa sue le loro miserie: “Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie” (Mt 8,17). Non ha guarito però tutti i malati. Le sue guarigioni erano segni della venuta del Regno di Dio. Annunciavano una guarigione più radicale: la vittoria sul peccato e sulla morte attraverso la sua Pasqua. Sulla croce, Cristo ha preso su di sé tutto il peso del male e ha tolto il “peccato del mondo” (Gv 1,29), di cui la malattia non è che una conseguenza. Con la sua passione e la sua morte sulla Croce, Cristo ha dato un senso nuovo alla sofferenza: essa può ormai configurarci a lui e unirci alla sua passione redentrice.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Sul terreno del peccato fioriscono le malattie – «I peccati sono la causa di tutti i mali; per i peccati subentrano i dolori, per i peccati i tumulti, per i peccati le guerre, le malattie e tutti gli altri mali difficilmente rimediabili che ci sopraggiungono. Allo stesso modo come, dunque, i migliori medici non soltanto esaminano i sintomi manifesti delle malattie, ma ne ricercano altresì la causa; così anche il Salvatore, volendo dimostrare che il peccato è la causa di tutti i mali che affliggono l’uomo, dice al paralitico: Ecco, sei risanato, non peccare più, affinché non ti accada qualcosa di peggio [Gv 5,14]; il medico delle anime, infatti, vedeva la paralisi dell’anima prima ancora che quella del corpo. Il peccato, perciò, era la causa finanche della precedente infermità: causa del danno, causa della sofferenza, occasione di qualsiasi sventura» (Giovanni Crisostomo).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: * «I gesti che Bernardetta compie sono gesti di liberazione. La Grotta è liberata dalle sue erbe, dal suo fango. Ma perché bisogna liberare questa Grotta? Perché nasconde un tesoro immenso che occorre assolutamente aggiornare. Così alla nona Apparizione, “la Signora” chiederà a Bernardetta di andare a raschiare il suolo, in fondo a questa “Spelonca per i maiali”, dicendole: “andate alla fonte, berrete e lavatevi”. Ed ecco che un po’ d’acqua fangosa inizia a sgorgare, sufficientemente perché Bernardetta possa berne. Ed ecco che quest’acqua diventa, poco a poco, trasparente, pura, limpida. Con questi gesti, ci è rivelato il mistero stesso del cuore del Cristo: “Un soldato, con la sua lancia, trapasserà il cuore e, immediatamente, scaturisce sangue e acqua”. Ma anche le profondità del mistero del cuore dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio: “l’acqua che ti darò, diventerà in te sorgente di vita eterna”. Il cuore dell’uomo, ferito dal peccato, è significato dalle erbe e dal fango. Ma in fondo a questo cuore, c’è la vita stessa di Dio, significata dalla fonte. Chiedono a Bernardetta: “la Signora ti ha detto qualcosa?” E lei risponde: “Sì, di tanto in tanto diceva: ‘Penitenza, penitenza, penitenza’. Pregate per i peccatori”. Per “penitenza”, si intende conversione. Per la Chiesa, la conversione consiste, come il Cristo l’ha insegnata, nel rivolgere il proprio cuore verso Dio, verso i propri fratelli. “Pregate per i peccatori”. Pregare, fa entrare nello Spirito di Dio. Così possiamo capire che il peccato non fa la felicità dell’uomo. Il peccato è tutto ciò che si oppone a Dio» (it.lourdes-france.org).

** Il Testamento Spirituale di santa Bernadette Soubirous: Per l’indigenza di mamma e papà, per la rovina del mulino, per il vino della stanchezza, per le pecore rognose: grazie, mio Dio! Bocca di troppo da sfamare che ero; per i bambini accuditi, per le pecore custodite, grazie! Grazie o mio Dio, per il Procuratore, per il Commissario, per i Gendarmi, per le dure parole di Peyremale. Per i giorni in cui siete venuta, Vergine Maria, per quelli in cui non siete venuta, non vi saprò rendere grazie altro che in Paradiso. Ma per lo schiaffo ricevuto, per le beffe, per gli oltraggi, per coloro che mi hanno presa per pazza, per coloro che mi hanno presa per bugiarda, per coloro che mi hanno presa per interessata. GRAZIE, MADONNA! Per l’ortografia che non ho mai saputa, per la memoria che non ho mai avuta, per la mia ignoranza e per la mia stupidità, grazie! Grazie, grazie, perché se ci fosse stata sulla terra una bambina più stupida di me, avreste scelto quella! Per la mia madre morta lontano, per la pena che ebbi quando mio padre, invece di tendere le braccia alla sua piccola Bernadette, mi chiamò Suor Maria Bernarda: grazie, Gesù! Grazie per aver abbeverato di amarezza questo cuore troppo tenero che mi avete dato. Per Madre Giuseppina che mi ha proclamata: “Buona a nulla”. GRAZIE! Per i sarcasmi della madre Maestra, la sua voce dura, le sue ingiustizie, le sue ironie, e per il pane dell’umiliazione, grazie! Grazie per essere stata quella cui la Madre Teresa poteva dire: “Non me ne combinate mai abbastanza”. Grazie per essere stata quella privilegiata dai rimproveri, di cui le mie sorelle dicevano: “Che fortuna non essere come Bernadette”. Grazie di essere stata Bernadette, minacciata di prigione perché vi avevo vista, Vergine Santa! Guardata dalla gente come bestia rara; quella Bernadette così meschina che a vederla si diceva: “Non è che questa?!”. Per questo corpo miserando che mi avete dato, per questa malattia di fuoco e di fumo, per le mie carni in putrefazione, per le mie ossa cariate, per i miei sudori, per la mia febbre, per i miei dolori sordi e acuti, GRAZIE MIO DIO! Per quest’anima che mi avete data, per il deserto della aridità interiore, per la vostra notte e per i vostri baleni, per i vostri silenzi e i vostri fulmini; per tutto, per Voi assente e presente, grazie! Grazie o Gesù!

Santo del giorno: 11 Febbraio – Beata Vergine Maria di Lourdes: “Questa memoria si collega alla vita e all’esperienza mistica di Maria Bernarda Soubirous (santa Bernadetta), conversa delle suore di Nevers, favorita dalle apparizioni della Vergine Maria (11 febbraio – 16 luglio 1858) alla grotta di Massabielle. Da allora Lourdes è diventata mèta di intenso pellegrinaggio. Il messaggio di Lourdes consiste nel richiamo alla conversione, alla preghiera, alla carità” (Messale Romano).

Preghiamo: Custodisci sempre con paterna bontà la tua famiglia, Signore, e poiché unico fondamento della nostra speranza è la grazia che viene da te, aiutaci sempre con la tua protezione. Per il nostro…

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