febbraio, meditazioni

5 Febbraio 2019

5 Febbraio 2019 – Martedì, IV del Tempo Ordinario – Sant’Agata (Memoria) – (Eb 12,1-4; Sal 21[22]; Mc 5,21-43) – I Lettura: L’autore della lettera agli Ebrei ha a cuore il progresso dei suoi lettori nella vita cristiana. Egli è convinto che solitamente una scelta di vita non viene fatta e seguita coerentemente in base a ragionamenti astratti, ma in forza di esempi efficaci e positivi. Perciò si è impegnato a ricordare loro tutta una serie di testimoni di cui parlano le Scritture. Ma in primo piano egli mette in luce l’esempio di Cristo. È lui soprattutto che, mediante il suo esempio, è diventato autore e perfezionatore della fede. Vangelo: Dio ha creato l’uomo per l’immortalità; lo fece ad immagine della propria natura. Ma la morte è entrata nel mondo per l’invidia del diavolo” (Sap 3,23a. 24a). I due miracoli, che il Vangelo di oggi ripropone alla nostra considerazione, pur essendo dei fatti strepitosi, non si fermano al semplice prodigio, ma ci rivelano, con la divinità di Gesù, la sua compassione per ogni dolore, e la necessità di fondare il rapporto con Dio sulla fede che salva.

Fanciulla, io ti dico: àlzati! Dal Vangelo secondo Marco: In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Riflessione: «Chi ha toccato le mie vesti?». La folla si accalca da ogni parte intorno a Gesù. Molti lo toccano, lo spintonano, cercano di avvicinarlo… Tra questi c’è una donna, la sua malattia è particolare: lunga (già da almeno dodici anni), penosa (aveva molto sofferto per mano di molti medici) e costosa (aveva speso tutti i suoi averi). Ma soprattutto, è una malattia altamente discriminatoria: essa, infatti, la mantiene in uno stato di continua impurità, sia da un punto di vista religioso come anche da un punto di vista sociale. Chiunque l’avesse toccata sarebbe a sua volta divenuto impuro per causa sua! Ecco il motivo per cui l’unico modo di avvicinare Gesù era farlo nascostamente, senza che alcuno sapesse. La donna va piena di fede perché aveva «udito parlare di Gesù»: senza annuncio non c’è fede (cfr. Rm 10,14). Lei guarisce perché ha creduto a chi le ha detto che Gesù può darle la salute, ha creduto nella potenza di Dio operante in lui. Molti vanno da Gesù, molti gli fanno ressa intorno, molti lo toccano… ma Gesù si sente raggiunto solo da questa povera donna: «chi ha toccato le mie vesti?». Gli apostoli non capiscono: solo la donna sa perché Gesù fa quella domanda, solo lei sa cosa è avvenuto. La fede opera il miracolo: Gesù è spinto da ogni parte, ma toccato e quindi attirato solo dalla fede di questa donna. Anche noi abbiamo ricevuto l’annuncio del Dio che salva; anche noi abbiamo aderito con fede e siamo andati ai suoi piedi; tante volte abbiamo fatto ressa intorno a Gesù: ma quante volte abbiamo toccato Dio con la nostra fede? Quante volte abbiamo attirato il suo sguardo? Anche a Giàiro, capo della sinagoga, Gesù non dice altro se non: «abbi fede!». Chi crede non teme, chi crede si fida e si affida.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Non temere, solo abbi fede – Paolo VI (Udienza Generale, 2 Novembre 1966): … ringraziamo la nostra religione, che non solo toglie l’angosciosa paura che circonda il mistero della morte, ma ci educa altresì a guardarla con sereno realismo ed a trarne indispensabili insegnamenti per ben valutare ogni cosa del nostro transito nel tempo e per avere dei nostri Morti qualche consolante notizia. La religione fa della morte una lampada: essa rischiara quanto basta i problemi circa la sopravvivenza dell’uomo oltre la sua fine temporale, così che questa vita temporale non sia accecata dal dubbio e sconvolta dalla disperazione, ma acquisti invece il suo senso escatologico e il suo pieno significato morale; essa ci fa pazienti e sapienti a superare ogni smarrimento nel dolore, e ogni arbitraria e miope filosofia; essa ci stimola a bene vivere e ci conforta alla ricerca e all’attesa d’una futura comunione con Cristo e con le persone che ci furono care; offre insomma una visione generale della esistenza nostra e del mondo, che rinfranca lo spirito in un incomparabile equilibrio di sentimenti e di pensieri, e gli infonde un senso profondo di gratitudine e di ammirazione verso il Dio vivo, Creatore dell’universo e Padre nostro onnipotente.

La morte del cristiano – Catechismo degli Adulti 1189: Il cristiano teme la morte come tutti gli uomini, come Gesù stesso. La fede non lo libera dalla condizione mortale. Tuttavia sa di non essere più solo. Obbediente all’ultima chiamata del Padre, associato a Cristo crocifisso e risorto, confortato dallo Spirito Santo, può vincere l’angoscia, a volte perfino cambiarla in gioia. Può esclamare con l’apostolo Paolo: «La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria?» (1Cor 15,54-55). Allora la morte assume il significato di un supremo atto di fiducia nella vita e di amore a Dio e a tutti gli uomini. Il morente è una persona e il morire un atto personale, non solo un fatto biologico. Esige soprattutto una compagnia amica, il sostegno dell’altrui fede, speranza e carità. L’ambiente più idoneo per morire, come per nascere, è la famiglia, non l’ospedale o l’ospizio. 

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Cristo è toccato dalla fede – “Cominciò a sperare in un rimedio che potesse salvarla: riconobbe che il tempo era venuto per il fatto che si presentava un medico dal cielo, si levò per andare incontro al Verbo, vide che egli era pressato dalla folla. Ma non credono coloro che premono intorno, credono quelli che lo toccano. Cristo è toccato dalla fede, è visto dalla fede, non lo tocca il corpo, non lo comprendono gli occhi; infatti non vede colui che non guarda pur avendo gli occhi, non ode colui che non intende ciò che ode, e non tocca colui che non tocca con fede… Se ora noi consideriamo fin dove giunge la nostra fede e se comprendiamo la grandezza del Figlio di Dio, vediamo che a suo confronto noi non possiamo che toccare la frangia del suo vestito, senza poterne toccare le parti superiori. Se dunque anche noi vogliamo essere guariti, tocchiamo la frangia della tunica di Cristo. Egli non ignora quelli che toccano la sua frangia, e che lo toccano quando egli è voltato dall’altra parte. Dio non ha bisogno degli occhi per vedere, non ha sensi corporali, ma possiede in se stesso la conoscenza di tutte le cose. Felice dunque chi tocca almeno la parte estrema del Verbo: e chi mai potrebbe riuscire a toccarlo tutto intero?” (Ambrogio).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni – Ad gentes 12: La presenza dei cristiani nei gruppi umani deve essere animata da quella carità con la quale Dio ci ha amato: egli vuole appunto che anche noi reciprocamente ci amiamo con la stessa carità. Ed effettivamente la carità cristiana si estende a tutti, senza discriminazioni razziali, sociali o religiose, senza prospettive di guadagno o di gratitudine. Come Dio ci ha amato con amore disinteressato, così anche i fedeli con la loro carità debbono preoccuparsi dell’uomo, amandolo con lo stesso moto con cui Dio ha cercato l’uomo. Come quindi Cristo percorreva tutte le città e i villaggi, sanando ogni malattia ed infermità come segno dell’avvento del regno di Dio, così anche la Chiesa attraverso i suoi figli si unisce a tutti gli uomini di qualsiasi condizione, ma soprattutto ai poveri ed ai sofferenti, prodigandosi volentieri per loro. Essa infatti condivide le loro gioie ed i loro dolori, conosce le aspirazioni e i problemi della vita, soffre con essi nell’angoscia della morte. A quanti cercano la pace, essa desidera rispondere con il dialogo fraterno, portando loro la pace e la luce che vengono dal Vangelo.

Santo del giorno: 5 Febbraio – Sant’Agata, Vergine e martire: “Nacque nei primi decenni del III secolo a Catania in una ricca e nobile famiglia di fede cristiana. Verso i 15 anni volle consacrarsi a Dio. Il vescovo di Catania accolse la sua richiesta e le impose il velo rosso portato dalle vergini consacrate. Il proconsole di Catania Quinziano, ebbe l’occasione di vederla, se ne invaghì, e in forza dell’editto di persecuzione dell’imperatore Decio, l’accusò di vilipendio della religione di Stato, quindi ordinò che la portassero al Palazzo pretorio. I tentativi di seduzione da parte del proconsole non ebbero alcun risultato. Furioso, l’uomo imbastì un processo contro di lei. Interrogata e torturata Agata resisteva nella sua fede: Quinziano al colmo del furore le fece anche strappare o tagliare i seni con enormi tenaglie. Ma la giovane, dopo una visione, fu guarita. Fu ordinato allora che venisse bruciata, ma un forte terremoto evitò l’esecuzione. Il proconsole fece togliere Agata dalla brace e la fece riportare agonizzante in cella, dove morì qualche ora dopo. Era il 251” (Avvenire).

Preghiamo: Donaci, Signore, la tua misericordia, per intercessione di sant’Agata, che risplende nella Chiesa per la gloria della verginità e del martirio. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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