Antifona d’ingresso
Salvaci, Signore Dio nostro, e raccoglici da tutti i popoli, perché proclamiamo il tuo santo nome e ci gloriamo della tua lode. (Sal 106,47)
Colletta
Dio grande e misericordioso, concedi a noi tuoi fedeli di adorarti con tutta l’anima e di amare i nostri fratelli nella carità del Cristo. Egli è Dio, e vive e regna con te…
Oppure:
O Dio, che nel profeta accolto dai pagani e rifiutato in patria manifesti il dramma dell’umanità che accetta o respinge la tua salvezza, fa’ che nella tua Chiesa non venga meno il coraggio dell’annunzio missionario del Vangelo. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Prima Lettura Ger 1,4-5.17-19
Ti ho stabilito profeta delle nazioni.
La percezione di un compito così difficile per Geremìa fa sì che nel racconto della vocazione sia messo soprattutto in luce l’aspetto di fiducia che il profeta deve avere in Dio. Nei momenti in cui si sentirà inadeguato alla sua missione, egli dovrà ricordare che è stato il Signore a chiamarlo senza suo merito, anzi prima ancora che egli potesse fare qualcosa per ottenere il suo favore.
Dal libro del profeta Geremìa
Nei giorni del re Giosìa, mi fu rivolta questa parola del Signore: «Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni. Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi, àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò; non spaventarti di fronte a loro, altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro. Ed ecco, oggi io faccio di te come una città fortificata, una colonna di ferro e un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese. Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti». Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 70 (71)
«È il Cristo che parla. Nel Vangelo ha detto: Io sono nel Padre (Gv 17,21) e qui dice: Dal seno di mia madre, tu sei il mio riparo. Lo ha protetto, ad esempio, durante la strage degli innocenti. È lui che aggiunge lode alla lode dell’Antico Testamento. Ammaestrando gli scribi, non ha conosciuto la loro «letteralità», cioè la lettera che uccide. Risorto dai morti, ha annunciato il braccio di Dio a tutta la generazione ventura e ha detto al Padre: Dagli abissi della terra di nuovo mi hai fatto risalire» (Origene).
Rit. La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.
In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso.
Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami. Rit.
Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio. Rit.
Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno. Rit.
La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
e oggi ancora proclamo le tue meraviglie. Rit.
Seconda Lettura 1Cor 12,31-13,13 forma breve 13,4-13
Rimangono la fede, la speranza, la carità; ma la più grande di tutte è la carità.
Con l’inno all’amore Paolo mette in luce il vero significato dei carismi, in quanto doni che devono servire all’edificazione della comunità e di conseguenza vanno esercitati da ciascuno in piena solidarietà con quelli degli altri, senza permettere che uno prevarichi sugli altri. L’amore diventa il criterio ultimo per una corretta valutazione e utilizzo di tali carismi.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli, desiderate intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime. Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo, per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. [La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!] Parola di Dio.
Canto al Vangelo Lc 4,18
Alleluia, alleluia.
Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione.
Alleluia.
Vangelo Lc 4,21-30
Gesù come Elìa ed Eliseo è mandato non per i soli Giudei.
Quello di Gesù non è un commento alla parola, una predica. Si tratta piuttosto di una attualizzazione: quel verso di Isaìa è giunto al colmo del suo senso e del suo significato, in quel momento e in quel luogo, il compiersi di quella profezia è Gesù stesso.
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Parola del Signore.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato – CCC 1286: Nell’Antico Testamento, i profeti hanno annunziato che lo Spirito del Signore si sarebbe posato sul Messia atteso in vista della sua missione salvifica. La discesa dello Spirito Santo su Gesù, al momento del suo Battesimo da parte di Giovanni, costituì il segno che era lui che doveva venire, che egli era il Messia, il Figlio di Dio. Concepito per opera dello Spirito Santo, tutta la sua vita e la sua missione si svolgono in una totale comunione con lo Spirito Santo che il Padre gli dà «senza misura» (Gv 3,34).
Non si salva chi rimane in seno alla Chiesa con il “corpo” e non con il “cuore” – Lumen Gentium 14: Il santo Concilio si rivolge prima di tutto ai fedeli cattolici. Esso, basandosi sulla sacra Scrittura e sulla tradizione, insegna che questa Chiesa peregrinante è necessaria alla salvezza. Solo il Cristo, infatti, presente in mezzo a noi nel suo corpo che è la Chiesa, è il mediatore e la via della salvezza; ora egli stesso, inculcando espressamente la necessità della fede e del battesimo (cfr. Gv 3,5), ha nello stesso tempo confermato la necessità della Chiesa, nella quale gli uomini entrano per il battesimo come per una porta. Perciò non possono salvarsi quegli uomini, i quali, pur non ignorando che la Chiesa cattolica è stata fondata da Dio per mezzo di Gesù Cristo come necessaria, non vorranno entrare in essa o in essa perseverare […]. Non si salva, però, anche se incorporato alla Chiesa, colui che, non perseverando nella carità, rimane sì in seno alla Chiesa col «corpo», ma non col «cuore». Si ricordino bene tutti i figli della Chiesa che la loro privilegiata condizione non va ascritta ai loro meriti, ma ad una speciale grazia di Cristo; per cui, se non vi corrispondono col pensiero, con le parole e con le opere, non solo non si salveranno, ma anzi saranno più severamente giudicati.
Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato – Benedetto XVI (Angelus, 27 gennaio 2013): Cari amici, questo brano interpella «og-gi» anche noi. Anzitutto ci fa pensare al nostro modo di vivere la domenica: giorno del riposo e della famiglia, ma prima ancora giorno da dedicare al Signore, partecipando all’Eucaristia, nella quale ci nutriamo del Corpo e Sangue di Cristo e della sua Parola di vita. In secondo luogo, nel nostro tempo dispersivo e distratto, questo Vangelo ci invita ad interrogarci sulla nostra capacità di ascolto. Prima di poter parlare di Dio e con Dio, occorre ascoltarlo, e la liturgia della Chiesa è la “scuola” di questo ascolto del Signore che ci parla. Infine, ci dice che ogni momento può divenire un «oggi» propizio per la nostra conversione. Ogni giorno (kathēmeran) può diventare l’oggi salvifico, perché la salvezza è storia che continua per la Chiesa e per ciascun discepolo di Cristo. Questo è il senso cristiano del «carpe diem»: cogli l’oggi in cui Dio ti chiama per donarti la salvezza!
Preghiera dei Fedeli (proposta)
Fratelli e sorelle, facendoci voce di tutta l’umanità innalziamo al Padre la nostra comune preghiera.
Preghiamo insieme, dicendo: Venga il tuo regno di amore, Signore.
– Per la Chiesa, perché manifesti una vera carità nei confronti di ogni uomo, facendosi prossima dei dolori e delle necessità di tutti, preghiamo. Rit.
– Per i giovani che il Signore chiama a una vocazione di speciale consacrazione, perché sappiano affidare la loro vita sulla salda roccia della fedeltà del Signore Gesù, preghiamo. Rit.
– Per i volontari impegnati a manifestare la carità di Cristo, perché non cerchino mai il proprio interesse, ma il vero bene delle persone, preghiamo. Rit.
– Per la nostra comunità, perché sappia scorgere i segni di Dio nella storia e possa compiere la sua volontà con gioia e determinazione, preghiamo. Rit.
Celebrante: O Padre, nel tuo Figlio ci hai dato il grande profeta che annuncia e compie la nostra salvezza: le preghiere che ti abbiamo elevato giungano a te per la stessa mediazione di Gesù Cristo. Egli vive regna nei secoli dei secoli.
Preghiera sulle offerte
Accogli con bontà, o Signore, questi doni che noi, tuo popolo santo, deponiamo sull’altare, e trasformali in sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore.
Prefazio delle Domeniche del Tempo Ordinario III (proposta)
La nostra salvezza nel Figlio di Dio fatto uomo.
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Abbiamo riconosciuto il segno della tua immensa gloria
quando hai mandato tuo Figlio
a prendere su di sé la nostra debolezza;
in lui nuovo Adamo hai redento l’umanità decaduta,
e con la sua morte ci hai resi partecipi della vita immortale.
Per mezzo di lui si allietano gli angeli
e nell’eternità adorano la gloria del tuo volto.
Al loro canto concedi, o Signore,
che si uniscano le nostre umili voci nell’inno di lode: Santo…
Antifona alla comunione
Fa’ risplendere sul tuo servo la luce del tuo volto, e salvami per la tua misericordia. Che io non resti confuso, Signore, perché ti ho invocato. (Sal 31,17-18)
Oppure:
“Oggi si è adempiuta la Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”. (Lc 4,21)
Preghiera dopo la comunione
O Dio, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa’ che per la forza di questo sacramento, sorgente inesauribile di salvezza, la vera fede si estenda sino ai confini della terra. Per Cristo nostro Signore.
Un po’ di pane per camminare
L’odierna Liturgia domenicale ci propone due temi da meditare, che fra loro sono in contrasto: 1. Dio chiama coloro che ha scelto perché l’umanità conosca il suo messaggio d’amore e di salvezza; 2. gli uomini spesso rifiutano questo messaggio/proposta di Dio e si schierano apertamente contro di Lui, e quindi contro coloro che Lui ha inviato con questa missione di salvezza.
Il brano evangelico odierno riparte proprio da dove si era fermato domenica scorsa: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. Queste parole di Gesù le possiamo considerare come l’inizio della sua predicazione. E in queste troviamo una certa differenza con il primo annunzio degli altri Sinottici: mentre Mt e Mc ricordano la vicinanza del regno (Mt 4,17; Mc 1,15) Luca ricorda la proclamazione del compimento delle promesse antiche.
Per indicare il compimento delle promesse, Lc usa il verbo “plêroô – rendere pieno, riempire, cioè riempire completamente, oppure come completare, rendere perfetto, compiere, eseguire, realizzare”. In questo caso il tempo verbale usato da Lc è il perfetto, che in greco indica proprio il compimento di un evento passato i cui effetti durano fino al presente e tendono al futuro.
L’oggi della salvezza è la presenza stessa di Gesù; presenza che si realizza nella sua Parola nelle nostre orecchie, cioè in chi ascolta e mette in pratica.
“Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca”. È interessante notare come la gente presente nella sinagoga sembri inizialmente descritta come un blocco unico. Il versetto che precede l’incipit del nostro brano così notava: “Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui” (Lc 4,20). Ora “tutti – pántes” gli danno testimonianza. Una testimonianza che inizialmente è positiva e che tutto d’un tratto cambia. Come mai? Alcuni esegeti sono dell’avviso che il testo di Lc sia in realtà la fusione di due visite di Gesù a Nàzaret, i cui esiti furono diversi.
Questo potrebbe essere dimostrato dal verbo “martyréô” che in questo caso è declinato all’imperfetto, e che quindi sta a significare una testimonianza continuativa, come anche il verbo “thaumázô – meravigliarsi, meravigliare”, che indica uno stupore positivo di meraviglia è declinato all’imperfetto. Ammirazione che presto scadrà in opposizione.
Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei
Capitolo 8
La formazione specifica dei candidati al sacerdozio
Art. 165 – A tale riguardo si tengano presenti le seguenti indicazioni:
– i ministeri del lettorato e dell’accolitato devono essere esercitati per un congruo periodo di tempo (Can. 1035 § 1); vanno pertanto rispettati gli intervalli stabiliti dalle conferenze episcopali nazionali;
– l’intervallo tra l’accolitato e il diaconato è di almeno sei mesi (cfr. Can. 1035 § 2); quello tra diaconato e presbiterato ha la stessa durata (cfr. Can. 1031 § 1);
– al diaconato e al presbiterato vengano ammessi solo quei candidati che abbiano compiuto rispettivamente i 23 e i 25 anni di età (cfr. Can 1031 § 1). Il diaconato non sia conferito prima dell’inizio dell’ultimo anno del corso teologico (cfr. 1032 § 1); il presbiterato solo dopo la metà dello stesso anno.