29 Gennaio 2019 – Martedì, III del Tempo Ordinario – (Eb 10,1-10; Sal 39[40]; Mc 3,31-35) – I Lettura: “La legge mosaica, possiede solo un’ombra dei beni futuri “e non la realtà stessa delle cose” (v. 1a); [quindi] non ha il potere di “condurre alla perfezione” (v. 1b) … I sacrifici offerti nel Tempio di Gerusalemme devono essere continuamente ripetuti, incapaci come sono di togliere il peccato una volta per tutte. Inoltre, questo carattere imperfetto delle antiche mediazioni, e delle strutture sacerdotali dell’AT, implica il continuo rimando al compimento atteso in Cristo, il quale compiendo con perfezione l’espiazione dei peccati, non ha bisogno di ripetere di nuovo la sua offerta” (E. Cuffaro). Vangelo: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli? Questo detto centrale contiene una nota per lo meno un po’ dura sui membri della famiglia naturale di Gesù. Essi vengono contrapposti ai suoi veri parenti (spirituali): tutti quelli che fanno la volontà di Dio. In una società in cui i rapporti familiari erano straordinariamente importanti, l’idea di una famiglia spirituale aveva l’effetto di relativizzare altri rapporti e dava ai seguaci di Gesù la possibilità di giudicarli alla luce del criterio della volontà di Dio” (Nuovo Grande Commentario Biblico, EDB).
Chi compie la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre – Dal Vangelo secondo Marco: In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».
Riflessione: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre». Gesù ci ammette tra i suoi familiari e ci chiama all’intimità con lui e con il Padre. Un’intimità che si realizza tra di noi per opera dello Spirito Santo. E quando Gesù invita alla comunione perfetta e ci rivela la volontà divina di ammetterci nella comunione trinitaria, non può prendere esempio più bello e confacente che Maria, sua Madre! Chi più di Maria è entrata nella comunione della Trinità? Chi più di lei può definirsi in comunione con il Padre, di cui ha adempiuto perfettamente ogni volontà e desiderio; con il Figlio, cui ha donato tutta se stessa nell’accoglierlo nella carne e nel cuore; e con lo Spirito Santo di cui è divenuta perfetta e fedele sposa? Gesù ci rivela che il progetto della Madre è anche il progetto per ogni suo figlio, per noi, che come Maria vogliamo pronunciare il nostro sì, aprendo le porte alla grazia, accogliendo Dio nella nostra vita, eleggendo Cristo come il Signore della nostra esistenza, lasciandoci guidare dallo Spirito che in noi prega, chiede e realizza perfettamente, come in Maria, la volontà salvifica del Padre per tutti noi.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: … un corpo invece mi hai preparato – CCC 461-462: Riprendendo l’espressione di san Giovanni (“Il Verbo si fece carne”: Gv 1,14), la Chiesa chiama “Incar-nazione” il fatto che il Figlio di Dio abbia assunto una natura umana per realizzare in essa la nostra salvezza. La Chiesa canta il Mistero dell’Incarnazione in un inno riportato da san Paolo: Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce (Fil 2,5-8). ).
… giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli: CCC 500-501: … talvolta […] la Scrittura parla di fratelli e di sorelle di Gesù. La Chiesa ha sempre ritenuto che tali passi non indichino altri figli della Vergine Maria: infatti Giacomo e Giuseppe, «fratelli di Gesù» (Mt 13,55) sono i figli di una Maria discepola di Cristo, la quale è designata in modo significativo come «l’altra Maria» (Mt 28,1). Si tratta di parenti prossimi di Gesù, secondo un’espressione non inusitata nell’Antico Testamento [cfr. Gen 13,8; Gen 14,16; Gen 29,15; ecc…]. Gesù è l’unico Figlio di Maria. Ma la maternità spirituale di Maria si estende a tutti gli uomini che egli è venuto a salvare: «Ella ha dato alla luce un Figlio, che Dio ha fatto “il primogenito di una moltitudine di fratelli” (Rm 8,29), cioè dei fedeli, e alla cui nascita e formazione ella coopera con amore di madre».
Chi è mia madre? … la Chiesa ricorda che la Vergine santissima… – Lumen Gentium 58: Nella vita pubblica di Gesù la madre sua appare distintamente fin da principio, quando alle nozze in Cana di Galilea, mossa a compassione, indusse con la sua intercessione Gesù Messia a dar inizio ai miracoli (cfr. Gv 2,1-11). Durante la predicazione di lui raccolse le parole con le quali egli, mettendo il Regno al di sopra delle considerazioni e dei vincoli della carne e del sangue, proclamò beati quelli che ascoltano e custodiscono la parola di Dio (cfr. Mc 3,35; Lc 11,27-28), come ella stessa fedelmente faceva (cfr. Lc 2,19 e 51). Così anche la beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette (cfr. Gv 19,25), soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al suo sacrifico, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata; e finalmente dallo stesso Gesù morente in croce fu data quale madre al discepolo con queste parole: Donna, ecco tuo figlio (cfr. Gv 19,26-27).
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Che significa fratelli di Gesù? – «“Dopo ciò egli scese a Cafarnao” – dice l’evangelista – “con la madre e i fratelli e i discepoli suoi, ma non vi si fermarono che per pochi giorni” [Gv 2,12]. Dunque, ha una madre, ha dei fratelli, ha discepoli; ha dei fratelli perché ha una madre. La Scrittura non usa chiamare fratelli soltanto quelli che nascono dagli stessi genitori, o soltanto dalla stessa madre, o dallo stesso padre benché da madri diverse, oppure coloro che hanno un medesimo grado di parentela, come i primi cugini per parte di padre o per parte di madre. Ma non solo questi la Scrittura usa chiamare fratelli. E secondo il suo modo di parlare, così bisogna capirla. La Scrittura ha un suo linguaggio; chi non lo conosce, può turbarsi e dire: Come fa il Signore ad avere fratelli? Allora Maria partorì nuovamente? Lungi da noi il pensare ciò. Da lei ha avuto origine la dignità delle vergini. Ella ha potuto essere madre, non “donna”. Se poi è chiamata donna, è per il suo sesso, non per la perdita della sua integrità. E questo si ricava dal linguaggio usato dalla Scrittura. Infatti anche Eva, non appena formata dalla costola del suo uomo, e non ancora toccata da lui, è chiamata donna: “E ne formò la donna” [Gen 2,22]. In che senso, allora, si parla di fratelli? Essi erano parenti di Maria, in un qualsivoglia grado. Come provarlo? Sempre con la Scrittura. Lot è chiamato fratello di Abramo, sebbene fosse figlio del fratello di lui [cfr. Gen 13,8; 14,14]. Leggete, e troverete che Abramo era zio paterno di Lot, eppure la Scrittura li chiama fratelli. Perché? Perché erano parenti. Parimenti, Giacobbe aveva come zio Laban il Siro, che era fratello di Rebecca, madre di Giacobbe, sposa di Isacco [cfr. Gen 28,2]. Leggete ancora la Scrittura, e troverete che lo zio e il nipote sono chiamati fratelli [Gen 29,15]. Una volta conosciuta questa regola, capirete che tutti i parenti di Maria erano fratelli del Signore» (Agostino).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: I fratelli di Gesù – Si deve tenere conto che nell’ebraico e nell’aramaico, la lingua parlata da Gesù, quando si usa la parola “fratelli o sorelle” si deve intendere oltre ai legami di sangue anche parenti prossimi, cugini, zii, ecc. (cfr. Gen 13,8; 14,16; 29,15; Lv 10,4; 1Cr 23,22s; vedere ancora Mt 13,55; Gv 7,3s; At 1,14; 1Cor 9,5; Gal 1,19). Nel Nuovo Testamento si parla di fratelli e di sorelle di Gesù, per esempio Marco 6,3: «Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Secondo la concezione protestante si tratta di fratelli nel senso fisico. Secondo l’interpretazione cattolica si tratta di parenti (cugini) di Gesù, poiché secondo Marco 15,40 e Giovanni 19,25-27 la madre di due di questi fratelli (Giacomo e Ioses) viene indicata con il nome di Maria, ma è distinta da Maria la madre di Gesù. I fratelli di Gesù hanno una particolare posizione di rilievo nella Chiesa primitiva. Secondo 1Corinzi 15,7 Giacomo (da distinguere da Giacomo figlio di Alfeo, per esempio Mt 10,3) ha un’apparizione del risorto. Il Nuovo Testamento lo presenta come primo responsabile della primitiva comunità di Gerusalemme (Gal 1,19; 2,9; At 12,17; 15,13). Secondo la tradizione della Chiesa antica egli morì martire. Giacomo era il capo dei giudeo-cristiani fedeli alla legge, riconobbe però per la missione di Paolo presso i gentili la libertà dall’os-servanza della legge. Secondo la tradizione della Chiesa primitiva, egli è l’autore della lettera di Giacomo; allo stesso modo viene attribuita la lettera di Giuda ad un omonimo fratello di Gesù. Secondo 1Corinzi 9,5, i fratelli di Gesù hanno preso parte attiva nel lavoro della missione.
Santo del giorno: 29 Gennaio – San Potamione (Potamio) di Agrigento, Vescovo: “Sarebbe successo a Felice-Macario (?). È ricordato da Leonzio e dal Metafraste perché nel 571 ammise S. Gregorio II tra i chierici, dopo averlo fatto istruire dal 567. Viene raffigurato, nella serie dei ritratti dei vescovi che si vedono nel salone dell’e-piscopio agrigentino, mentre accoglie il piccolo Gregorio e, nella cattedrale, al lato destro dell’organo mentre lo battezza e poi quando lo ammette tra i chierici. È pure rappresentato in una trave del soffitto ligneo della cattedrale (1688?) e tra i sette santi vescovi agrigentini in una sala del palazzo vescovile. Le notizie sulla sua vita provengono dalla biografia di S. Gregorio II, scritta dall’egumeno Leonzio, secondo il quale, battezzò S. Gregorio, lo fece istruire da Damiano e, accoltolo fra i chierici, lo affidò per l’ulteriore istruzione ed educazione all’arcidiacono Donato. Poiché S. Gregorio fu eletto vescovo attorno al 590, come successore di Teodoro o Teodosio, si pensa che questi sarà stato successore di Potamio e possibilmente si potrebbe stabilire il suo episcopato attorno al 560. Secondo il Pirro sarebbe vissuto nell’epoca tra Teodorico (518-526) e l’imperatore Giustiniano (527-565). La sua festa, nel calendario della Chiesa Agrigentina, è segnata al 29 gennaio” (Raimondo Lentini).
Preghiamo: Dio onnipotente ed eterno, guida i nostri atti secondo la tua volontà, perché nel nome del tuo diletto Figlio portiamo frutti generosi di opere buone. Per il nostro Signore Gesù Cristo…