gennaio, meditazioni

25 Gennaio 2019

25 Gennaio 2019 – Venerdì – Conversione di San Paolo (Festa) – (At 22,3-16 oppure At 9,1-22; Sal 116[117]; Mc 16,15-18) – I Lettura: Nonostante la sua accanita avversione verso chiunque professi la fede in Cristo, Paolo presenta una condizione che gli permette di ricevere il dono della conversione: il suo amore alla Verità. Egli non perseguita la Chiesa per motivi personali come Erode e gli altri Farisei, timorosi di perdere dei privilegi: egli serve la verità che conosce e in cui crede. Davanti ad una coscienza retta, Dio interviene colmando egli stesso l’ignoranza che lo acceca. Oppure (At 9,1-22): La conversione o il cammino di fede non è mai un evento che si traduce in un rapporto esclusivo tra Dio e il chiamato. Nel brano seguente Saulo è raggiunto dalla luce del Risorto che gli fa comprendere come stia percorrendo un’ideale errato. Ma avrà bisogno di Ananìa, che rappresenta la Chiesa, per vedere e conoscere così la Verità. Il primo frutto della conversione è la consape-volezza di non vedere e di aver bisogno di qualcuno che, prendendoci per mano, ci conduca sulla strada della conoscenza di Dio. Vangelo: “La predicazione del vangelo non è un’opera puramente umana, ma un’opera congiunta di Dio e dell’uomo. Gli Apostoli non si lanciano in una predicazione personale, senza essersi confrontati con l’Autore del vangelo. Anzi avviene esattamente il contrario. Inoltre, non sono i nostri ragionamenti che rendono credibile la Parola, ma è il Signore stesso che la conferma nelle coscienze di coloro che ne sono i destinatari… Il segno autentico dell’evangelizzazione è sempre la guarigione interiore” (E. Cuffaro).

Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo Dal Vangelo secondo Marco: In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Riflessione: «Egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele». Quanto abbiamo da imparare da questo campione di fede! Certo, verrebbe da pensare che per san Paolo sia stato tutto facile: in fondo lui Gesù lo ha incontrato davvero, ha parlato con lui, ha avuto la testimonianza e la consolazione di visioni e rivelazioni, ha ricevuto ed esercitato ministeri e carismi, operando miracoli e confermando la sua predicazione con prodigi! In realtà se leggiamo le sue Lettere, ascoltiamo le sue testimonianze e ci soffermiamo sullo sviluppo della sua storia, ci accorgiamo che tutto in san Paolo è stata una continua battaglia, in ogni campo e su ogni livello. Anzitutto nella fede: ha dovuto smontare pezzo per pezzo ogni tassello del suo essere fariseo per trasformarsi nell’Apostolo dei gentili; ha lottato contro i suoi stessi conterranei ex correligiosi ebrei, i quali non perdevano occasione per dileggiarlo e accusarlo pubblicamente. Ma ha duramente lottato anche contro se stesso, il suo carattere, i suoi limiti (era perfino balbuziente) al punto da invocare la morte come liberazione dal quel corpo che gli infliggeva dolorose e misteriose spine (cfr. Rm 7,22-24; 2Cor 12,7-10). E in questa continua ed estenuante lotta dobbiamo pensare anche al tradimento dei suoi stessi compagni di viaggio, alla solitudine in cui si trova nel momento del bisogno, quando viene accusato e giudicato (cfr. 2Tm 4,16; At 13,13). Senza dimenticare le numerose sofferenze subite (cfr. 2Cor 11,24-27). Ma sempre con la pace nel cuore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: La conversione di san Paolo, Apostolo – Benedetto XVI (Angelus, 25 Gennaio 2009): L’esperienza dell’Apostolo può essere modello di ogni autentica conversione cristiana. Quella di Paolo maturò nell’incontro col Cristo risorto; fu questo incontro a cambiargli radicalmente l’esistenza. Sulla via di Damasco accadde per lui quello che Gesù chiede nel Vangelo di oggi: Saulo si è convertito perché, grazie alla luce divina, “ha creduto nel Vangelo”. In questo consiste la sua e la nostra conversione: nel credere in Gesù morto e risorto e nell’aprirsi all’illuminazione della sua grazia divina. In quel momento Saulo comprese che la sua salvezza non dipendeva dalle opere buone compiute secondo la legge, ma dal fatto che Gesù era morto anche per lui – il persecutore – ed era, ed è, risorto. Questa verità, che grazie al Battesimo illumina l’esistenza di ogni cristiano, ribalta completamente il nostro modo di vivere. Convertirsi significa, anche per ciascuno di noi, credere che Gesù “ha dato se stesso per me”, morendo sulla croce e, risorto, vive con me e in me. Affidandomi alla potenza del suo perdono, lasciandomi prendere per mano da Lui, posso uscire dalle sabbie mobili dell’orgoglio e del peccato, della menzogna e della tristezza, dell’egoismo e di ogni falsa sicurezza, per conoscere e vivere la ricchezza del suo amore.

La grazia è da condividere con gli altri – Papa Francesco (Omelia, 25 Gennaio 2018): Nella vita sperimentiamo la tenerezza di Dio, che nella nostra quotidianità ci salva amorevolmente dal peccato, dalla paura e dall’angoscia. Queste esperienze preziose vanno custodite nel cuore e nella memoria. Ma, come fu per Mosè, le esperienze individuali si legano a una storia ancora più grande, quella della salvezza del popolo di Dio. Lo vediamo nel canto intonato dagli Israeliti. Esso inizia con un racconto individuale: «Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza» (Es 15,2). Ma in seguito diventa narrativa di salvezza di tutto il popolo: «Guidasti con il tuo amore questo popolo che hai riscattato» (v. 13). Chi innalza questo canto si è reso conto di non essere solo sulle rive del Mar Rosso, ma di essere circondato da fratelli e sorelle che hanno ricevuto la stessa grazia e proclamano la stessa lode. Anche San Paolo, di cui oggi celebriamo la conversione, ha fatto la potente esperienza della grazia, che lo ha chiamato a diventare, da persecutore, apostolo di Cristo. La grazia di Dio ha spinto pure lui a cercare la comunione con altri cristiani, da subito, prima a Damasco e poi a Gerusalemme (cfr At 9,19.26-27). È questa la nostra esperienza di credenti. Man mano che cresciamo nella vita spirituale, comprendiamo sempre meglio che la grazia ci raggiunge insieme agli altri ed è da condividere con gli altri. Così, quando innalzo il mio rendimento di grazie a Dio per quanto ha compiuto in me, scopro di non cantare da solo, perché altri fratelli e sorelle hanno il mio stesso canto di lode.

Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato – CCC 161: Credere in Gesù Cristo e in colui che l’ha mandato per la nostra salvezza, è necessario per essere salvati. «Poiché “senza la fede è impossibile essere graditi a Dio” (Eb 11,6) e condividere le condizioni di suoi figli, nessuno può essere mai giustificato senza di essa e nessuno conseguirà la vita eterna se non “persevererà in essa sino alla fine” (Mt 10,22; 24,13)».

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: “Tu dunque, che ti sei arruolato nella celeste milizia dell’esercito spirituale, custodiscine la disciplina rigida e incensurabile con le virtù religiose. Applicati senza cessare all’orazione o alla lettura delle Scritture. Parla solo con Dio e solo Dio sia con te. Egli ti istruisca con i suoi precetti, egli ti guidi. Quegli che da lui è arricchito, nessuno renderà più povero. Non vi può essere bisogno alcuno quando il cuore è pieno di nutrimento celeste. Ti sembreranno sordidi i soffitti ornati d’oro, le abitazioni rivestite di marmi preziosi, sapendo che te stesso devi curare e adornare, che tu sei la dimora splendida in cui il Signore siede come in un tempio e in cui abita ormai lo Spirito Santo. Affreschiamo questa casa con i colori dell’innocenza, e illuminiamola con la luce della giustizia. Non andrà mai in rovina sotto il peso degli anni, non si imbruttirà mai per lo sbiadirsi dei colori o dell’oro alle pareti. È caduco ogni decoro esteriore, né offre fiducia di stabile possesso ciò che non è possesso sicuro. Questa dimora resterà sempre bella, curata, dignitosa e splendida: non può essere abbattuta o distrutta, può solo trasformarsi in meglio quando il corpo risusciterà” (Cipriano di Cartagine).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: «Paolo è l’unico santo di cui ricordiamo la conversione. Un evento così importane, che ha cambiato il corso della storia del cristianesimo, da meritare di essere posto all’attenzione di tutti i discepoli. Un bel monito alla conversione! Paolo il gigante, Paolo l’apostolo che ha dovuto lottare per essere accettato dal gruppo dei Dodici, Paolo il fuoco che ha spalancato i cancelli in cui si stava chiudendo il cristianesimo, Paolo il missionario che percorre migliaia di chilometri per annunciare il Regno, Paolo che tiene i contatti con le proprie comunità attraverso lettere dense e pregnanti. Tutto è iniziato qui, oggi, in quel viaggio verso Damasco in cui Gesù ha deciso di prendersi Saulo il persecutore zelante. È dovuto cadere in terra, mangiare la polvere il fariseo rabbioso per riconoscere il Nazareno. Ha dovuto assaporare la cecità del proprio fanatismo per spalancare lo sguardo alla verità del Figlio di Dio. Ha dovuto affidarsi al pavido Ananìa per ritrovare la luce del cuore e degli occhi. Ogni volta che leggiamo Paolo alla domenica (che fatica!) dovremmo ricordarci dell’essenziale: Paolo è tale perché si è scontrato con Cristo, Paolo è tale perché innamorato, folgorato, strappato dalla passione per il Nazareno. Come noi Paolo non ha incontrato Gesù nella carne, come noi ha dovuto lottare con e per la Chiesa, si è confrontato, ha dibattuto, si è dibattuto nella scoperta (lui il primo!) delle dinamiche interiori dello Spirito. Lode al Signore per avere chiamato Saulo ad essere apostolo. Chiediamo al Rabbì la conversione del cuore, affinché, come Paolo, possiamo dire un giorno: “Per me vivere è Cristo”» (Paolo Curtaz, Commento, 25 Gennaio 2008).

Santo del giorno: 25 Gennaio – Beata Eleonora d’Aragona Regina, mercenaria: Moglie del famoso Giacomo I°, Re e cofondatore con San Pietro Nolasco dell’Ordine Mercedario, la Beata Eleonora d’Aragona, per prima indossò l’abito o lo scapolare della Mercede che portò sempre in pubblico. Fu esemplare per la professione religiosa e colma di meriti morì a Barcellona. L’Ordine la festeggia il 25 gennaio.

Preghiamo: O Dio, che hai illuminato tutte le genti con la parola dell’apostolo Paolo, concedi anche a noi, che oggi ricordiamo la sua conversione, di essere testimoni della tua verità e di camminare sempre nella via del Vangelo. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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