14 Gennaio 2019 – Lunedì, I del Tempo Ordinario – (Eb 1,1-6; Sal 96[97]; Mc 1,14-20) – I Lettura: “Il prologo, ampio e solenne, attesta che non si tratta di una lettera, ma di una «parola di esortazione» rivolta a cristiani provenienti dal giudaismo, come lascia supporre il tema e lo sviluppo che ne fa l’autore. Egli dopo avere accennato alla rivelazione dell’AT, presenta il protagonista unico del NT, il Figlio di Dio. Egli, che è la parola del Padre, sta all’origine di tutto ciò che esiste e ne è anche il fine” (Bibbia Via, Verità e Vita, nota). Vangelo: “Parlare di compimento suppone che una continuità colleghi le tappe del disegno di Dio e che gli uomini ne abbiano conoscenza. Con l’inaugurazione dell’ultima di queste tappe, i tempi sono «compiuti»: non solo le Scritture e la Legge, ma tutta l’economia dell’antica alleanza è portata da Dio alla pienezza” (Bibbia di Geru–salemme, nota).
Convertitevi e credete nel Vangelo – Dal Vangelo secondo Marco: Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Riflessione: «Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare». Inizia oggi il Tempo Ordinario, il tempo della quotidianità, della ferialità, del lavoro, degli impegni, dello studio, della vita… ma sopratutto è il tempo dell’incontro. Gesù passa, lì dove sono i nostri doveri, le nostre responsabilità, passa dove sono i nostri affanni, i nostri problemi… Gesù passa e ci vede. Prima ancora che i nostri occhi si possano fermare a contemplarlo è Lui che ci contempla, che fissa lo sguardo su di noi, uno sguardo elettivo, di amore, di fiducia. Gesù ci guarda non per coglierci in fallo, per sottolineare i nostri limiti ma semplicemente perché ci ama. Come lo sguardo di un genitore verso il proprio bambino, lo sguardo silenzioso di due amanti. Gesù passa ma il suo sguardo si ferma e lo costringe a fermarsi. Quante volte lo sguardo di Gesù blocca le sue gambe, come a Gèrico quando il suo sguardo si alza verso il sicomoro e i suoi piedi si bloccano: «Zacchèo, oggi devo fermarmi a casa tua» (Lc 19,5). Gesù si ferma e fissa il suo sguardo: non vede peccatori o giusti, ignoranti o sapienti, ma figli amati. Si ferma, ci chiama, ma non violenta la nostra libertà, non stravolge il nostro essere. E se incontra dei pescatori non pretende che diventino contadini, ma cambia il loro modo di rimanere pescatori: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». Andare dietro Lui, ricambiare il suo sguardo, ma imparare anche a passare e fissare il nostro sguardo sui fratelli, per amarli, per chiamarli, per fare comunione.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Cristo completa la Rivelazione – Dei Verbum 4: Dopo aver a più riprese e in più modi, parlato per mezzo dei profeti, Dio «alla fine, nei giorni nostri, ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Eb 1,1-2). Mandò infatti suo Figlio, cioè il Verbo eterno, che illumina tutti gli uomini, affinché dimorasse tra gli uomini e spiegasse loro i segreti di Dio (cfr. Gv 1,1-18). Gesù Cristo dunque, Verbo fatto carne, mandato come «uomo agli uomini», «parla le parole di Dio» (Gv 3,34) e porta a compimento l’opera di salvezza affidatagli dal Padre (cfr. Gv 5,36; 17,4). Perciò egli, vedendo il quale si vede anche il Padre (cfr. Gv 14,9), col fatto stesso della sua presenza e con la manifestazione che fa di sé con le parole e con le opere, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte e la sua risurrezione di tra i morti, e infine con l’invio dello Spirito di verità, compie e completa la Rivelazione e la corrobora con la testimonianza divina, che cioè Dio è con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e risuscitarci per la vita eterna. L’economia cristiana dunque, in quanto è l’Alleanza nuova e definitiva, non passerà mai, e non è da aspettarsi alcun’altra Rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo (cfr. 1Tm 6,14; Tt 2,13).
Convertitevi… – Lumen Gentium 5: Il mistero della santa Chiesa si manifesta nella sua stessa fondazione. Il Signore Gesù, infatti, diede inizio ad essa predicando la buona novella, cioè l’avvento del regno di Dio da secoli promesso nella Scrittura: «Poiché il tempo è compiuto, e vicino è il regno di Dio» (Mc 1,15; cfr. Mt 4,17). Questo regno si manifesta chiaramente agli uomini nelle parole, nelle opere e nella presenza di Cristo. La parola del Signore è paragonata appunto al seme che viene seminato nel campo (cfr. Mc 4,14): quelli che lo ascoltano con fede e appartengono al piccolo gregge di Cristo (cfr. Lc 12,32), hanno accolto il regno stesso di Dio; poi il seme per virtù propria germoglia e cresce fino al tempo del raccolto (cfr. Mc 4,26-29). Anche i miracoli di Gesù provano che il regno è arrivato sulla terra: «Se con il dito di Dio io scaccio i demòni, allora è già pervenuto tra voi il regno di Dio» (Lc 11,20; cfr. Mt 12,28). Ma innanzi tutto il regno si manifesta nella stessa persona di Cristo, figlio di Dio e figlio dell’uomo, il quale è venuto «a servire, e a dare la sua vita in riscatto per i molti» (Mc 10,45). Quando poi Gesù, dopo aver sofferto la morte in croce per gli uomini, risorse, apparve quale Signore e messia e sacerdote in eterno (cfr. At 2,36; Eb 5,6; 7,17-21), ed effuse sui suoi discepoli lo Spirito promesso dal Padre (cfr. At 2,33). La Chiesa perciò, fornita dei doni del suo fondatore e osservando fedelmente i suoi precetti di carità, umiltà e abnegazione, riceve la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo regno costituisce in terra il germe e l’inizio. Intanto, mentre va lentamente crescendo, anela al regno perfetto e con tutte le sue forze spera e brama di unirsi col suo re nella gloria.
Conversione e adesione a Cristo – Ad Gentes 7: La ragione dell’attività missionaria discende dalla volontà di Dio, il quale «vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità. Vi è infatti un solo Dio, ed un solo mediatore tra Dio e gli uomini, Gesù Cristo, uomo anche lui, che ha dato se stesso in riscatto per tutti» (1Tm 2,4-6), «e non esiste in nessun altro salvezza» (At 4,12). È dunque necessario che tutti si convertano al Cristo conosciuto attraverso la predicazione della Chiesa, ed a lui e alla Chiesa, suo corpo, siano incorporati attraverso il battesimo.
Cristo rende presente il regno – Redemptoris Missio 13: Gesù di Nazaret porta a compimento il disegno di Dio. Dopo aver ricevuto lo Spirito Santo nel battesimo, egli manifesta la sua vocazione messianica: percorre la Galilea “predicando il Vangelo di Dio e dicendo: Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,14-15; cfr. Mt 4,17; Lc 4,43). La proclamazione e l’instaurazione del regno di Dio sono l’oggetto della sua missione: “È per questo che sono stato inviato” (Lc 4,43). Ma c’è di più: Gesù è lui stesso la “buona novella”, come afferma già all’inizio della missione nella sinagoga del suo paese, applicando a sé le parole di Isaia sull’Unto, inviato dallo Spirito del Signore (cfr. Lc 4,14-21). Essendo la “buona novella”, in Cristo c’è identità tra messaggio e messaggero, tra il dire, l’agire e l’essere. La sua forza, il segreto dell’efficacia della sua azione sta nella totale identificazione col messaggio che annunzia: egli proclama la “buona novella” non solo con quello che dice o fa, ma con quello che è.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Convertitevi e credete nel Vangelo – La sola penitenza non basta per la salvezza, occorre la carità: «La salvezza eterna non è, in effetti, promessa solo in nome della semplice penitenza, della quale il beato apostolo Pietro dice: “Fate penitenza e convertitevi, affinché siano cancellati i vostri peccati” [At 3,19], o Giovanni Battista e successivamente lo stesso Signore: “Fate penitenza, perché il regno dei cieli è vicino” [Mt 3,2]; ma è del pari per l’effetto della carità che viene ricoperta la mole dei peccati: “la carità”, infatti, “copre la moltitudine dei peccati” [1Pt 4,8]. Parallelamente, anche l’elemosina arreca rimedio alle nostre ferite, poiché, come l’acqua spegne il fuoco, così l’elemosina espia i peccati (Sir 3,29)» (Giovanni Cassiano).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: La conversione che parte da un atto di umiltà, mette l’uomo in condizione di ottenere la misericordia di Dio (2Sam 12). La prassi penitenziale si cristallizzò tuttavia sempre più in un formalismo esteriore. I profeti perciò annunziano una nuova specie di conversione, che deve avvenire nel cuore dell’uomo (Ez 11,19; 18,31). Solo questa conversione proteggerà il popolo di fronte al giorno del Signore: essa sola è il presupposto di una riconciliazione con Dio (Ger 31,33; Ez 11,19). L’invito profetico alla conversione viene ripreso nel Nuovo Testamento anzitutto dal Battista. La conversione è la preparazione necessaria per il messia che sta per venire (Mt 3,7ss). Nella conversione si uniscono l’invito di Dio e l’ubbidienza dell’uomo. Secondo il messaggio di Gesù la conversione è la condizione per l’ingresso nel regno di Dio. Essa costituisce la preparazione per l’imprevedibile parusia del Signore (Mc 13,28ss; Lc 17,20; 2Cor 6,1ss).
Santo del giorno: 14 Gennaio – San Felice da Nola, Sacerdote e martire: “La vita del prete Felice ci è narrata da san Paolino di Nola, a cui si deve anche l’importante complesso di basiliche paleocristiane a Cimitile, a sei chilometri dalla località campana. Qui erano state deposte le spoglie di Felice, morto probabilmente dopo il 313. Nato a Nola nel III secolo da un ricco padre di origini orientali, aveva sofferto le persecuzioni ed era stato imprigionato, torturato e poi liberato miracolosamente da un angelo che lo condusse in un luogo deserto (per questo, pur non essendo stato ucciso è stato venerato come martire). Grazie alla pace costantiniana Felice era rientrato in diocesi. Qui, pur essendo stato indicato come successore dal vescovo Massimo, alla morte di questi rifiutò l’elezione e visse in povertà fino alla fine dei suoi giorni. In suo onore si tengono due feste con processioni dal 5 al 14 gennaio, data della sua memoria liturgica” (Avvenire).
Preghiamo: Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto. Per il nostro Signore Gesù Cristo…