12 Gennaio 2019 – Sabato, Feria propria – (1Gv 5,14-21; Sal 149; Gv 3,22-30) – I Lettura: Il brano giovanneo mette in evidenza due temi, quello dell’amore e quello della fede. L’amore cristiano ha alla sua origine Dio che per primo ha amato gli uomini. Attraverso la fede l’uomo conosce l’amore di Dio. Nelle difficoltà, nelle prove l’amore e la fede sosterranno il cammino del cristiano. Vangelo: Il brano che Gesù legge è tratto dal libro di Isaìa (61,1ss) dove il profeta, da parte di Dio, annunzia un messaggio di consolazione al popolo d’Israele. Lo Spirito del Signore… mi ha mandato… a proclamare l’anno di grazia del Signore. Il giubileo, prescritto ogni cinquanta anni (cfr. Lv 25,10), era stato istituito per donare la libertà agli schiavi e la restituzione dei beni patrimoniali. L’anno di grazia, «con cui termina questa profezia, non è altro che il tempo di perdono che Dio accorda a quanti gli si accostano con sentimenti di umiltà e di povertà, il tempo della pace, nel senso più vasto del termine: la pace di Dio, intesa come suo dono amoroso; la pace di Dio, intesa come bene atteso dall’alto; la pace con Dio, intesa come riconciliazione col suo amore» (C. Ghidelli).
L’amico dello sposo esulta di gioia alla voce dello sposo – Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, Gesù andò con i suoi discepoli nella regione della Giudea, e là si tratteneva con loro e battezzava. Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché là c’era molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. Giovanni, infatti, non era ancora stato gettato in prigione. Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire».
Riflessione: «Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire». Si rimane ammirati dall’umile risposta di Giovanni Battista. Egli non cerca la gloria degli uomini, non trattiene con sé i propri discepoli, non millanta poteri, non compie miracoli. Ma non è un’umiltà fine a se stessa, non si tratta di semplice voglia di rimanere in disparte. Il suo desiderio, la sua gioia è nel vedere il Cristo che avanza, che cresce e instaura il suo regno. Giovanni sa di essere un semplice strumento, ma è anche l’amico dello Sposo e tutta la sua gioia sta nel mettersi a servizio dello Sposo. Quando gli portano la notizia dell’azione pastorale di Gesù, egli capisce che è iniziata la festa di nozze per lo Sposo e ne gioisce! Il Natale che abbiamo celebrato non è solo un momento di festa, un periodo di gioiosa fraternità. Il Natale non è semplice ricordo di un evento importante, che ha cambiato per sempre il passo della storia. Il Natale è vita quotidiana che dobbiamo portare nel cuore ogni giorno. Il Natale è la festa di nozze di Dio con noi, una festa che non avrà fine.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Aiutare gli altri ad accogliere nel proprio cuore Gesù – Mons. Vincenzo Paglia, Vescovo (Omelia, 12 Gennaio 2007): Il Vangelo di Giovanni ci presenta il Battista e Gesù che agiscono simultaneamente per qualche tempo per sottolineare la diversità tra i due. Non si tratta ovviamente solo della diversità geografica (Gesù battezzava in Giudea, nel basso Giordano, mentre il Battista a Salim, verso il Nord) quanto della maggiore attrattiva che aveva la predicazione del giovane profeta di Nazareth. Ma Giovanni Battista chiarisce, ancora una volta, che tutto ciò viene dal cielo. Gesù infatti è l’inviato di Dio, ribadisce Giovanni ai suoi discepoli e alla folla che era accorsa da lui. Ed è Lui pertanto che dobbiamo accogliere e seguire. Per far comprendere la sua missione il Battista richiama il paragone delle nozze: lui è venuto per preparare le nozze, per richiamare l’attenzione della sposa, ossia del popolo d’Israele, ad accogliere lo sposo che sta per venire e vivere quindi la festa nuziale. Non è perciò verso di lui (il Battista) che essi debbono andare ma verso lo sposo, Gesù di Nazareth. Questa testimonianza del Battista richiama il compito di ogni predicatore: preparare il cuore di chi ascolta ad accogliere il Signore. Ma è anche il compito di ogni credente: aiutare gli altri ad accogliere nel proprio cuore Gesù. È il senso della splendida affermazione di Giovanni: “Egli deve crescere e io invece diminuire”. Quante volte siamo preda del nostro protagonimo, del nostro voler apparire, del nostro stare sulla scena. Ciascuno di noi deve diluire nel proprio orgoglio perché cresca in noi e negli altri l’amore per Gesù. Ancora una volta il Battista ci sta davanti e ci insegna come essere discepoli.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: «Battezzati in Cristo e rivestiti di Cristo, siete diventati conformi al Figlio di Dio. Dio, che ci ha predestinato all’adozione, ci ha resi simili al corpo glorioso del Cristo. Partecipi dunque del Cristo [Unto], giustamente venite detti cristi [unti], perché di voi Dio ha detto: Non toccate i miei cristi [unti] [Sal 104,15]. E siete diventati cristi perché avete ricevuto il simbolo che è pegno dello Spirito Santo. Tutto si è svolto in voi simbolicamente, perché voi siete immagine di Cristo. Anche lui lavatosi nel fiume Giordano e comunicata all’acqua la fragranza della divinità, ne uscì e si compì su di lui la venuta sostanziale dello Spirito Santo: il simile si posò sul simile. In modo simile anche a voi, usciti dal bagno dalle sacre sorgenti, è stato dato il crisma, simbolo e pegno dell’unzione di cui fu unto Cristo. Questa unzione è lo Spirito Santo, di cui il beato Isaia, parlando a nome del Signore nella profezia che lo riguarda, disse: Lo Spirito del Signore è su di me e perciò mi ha unto: mi ha mandato ad annunciare la buona novella ai poveri [Is 61,1]. Cristo non fu unto da uomini con olio o crisma materiali, ma il Padre, costituitolo salvatore di tutto il mondo, lo unse di Spirito Santo, come dice Pietro: Gesù di Nazaret, che Dio ha unto di Spirito Santo [At 10,38]; e come esclamava il profeta Davide: Il tuo trono, o Dio, resta nei secoli dei secoli: è scettro di rettitudine lo scettro del tuo regno. Hai amato la giustizia e hai odiato l’iniquità, per questo ti ha unto Dio, il tuo Dio, con l’olio di esultanza, al di sopra dei tuoi compagni [Sal 44,7-8]. Come Cristo fu veramente crocifisso, sepolto, risuscitato e voi, nel battesimo, siete stati fatti degni di essere con lui crocifissi, sepolti e risuscitati simbolicamente; così è avvenuto anche della crismazione. Egli fu unto con l’olio spirituale dell’esultanza, cioè con lo Spirito Santo, chiamato olio di esultanza in quanto è fonte della gioia spirituale. Voi invece siete stati unti col crisma, diventando compagni del Cristo» (Cirillo di Gerus.).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Gesù battezzava, il brano evangelico inizia con questa affermazione sorprendente che sarà ripresa e corretta più avanti: Gesù venne a sapere che i farisei avevano sentito dire: «Gesù fa più discepoli e battezza più di Giovanni» – sebbene non fosse Gesù in persona a battezzare, ma i suoi discepoli…» (Gv 4,1-2). I battesimi amministrati sia dal Battista sia dai discepoli di Gesù provocano una disputa sui riti giudaici di purificazione, che diventa a sua volta l’occasione di una rimostranza fatta dai discepoli del Battista. Il prestigio del loro maestro veniva oscurato dalla fama e dal successo di Colui che Giovanni aveva additato alle folle. La risposta serve a precisare ancor meglio l’umile posto di Giovanni Battista nella relazione che intercorre tra lui e Gesù. Il suo battesimo aveva una sola finalità, quella di manifestare il Cristo, e di rivelarlo nella persona di Gesù. Tale chiara affermazione è illustrata da un’immagine familiare anche ai sinottici: Sono stato mandato avanti a lui. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire (cfr. Mc 2,19: “Possono forse gli invitati a nozze digiunare mentre lo sposo è con loro?”). Ormai è tramontato il tempo del digiuno per cedere il passo al tempo della gioia, quella gioia che era stata annunciata dall’angelo del Signore a poveri pastori, trepidanti e impauriti per l’inattesa rivelazione: Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore (Lc 2,10-11). Il ruolo dell’amico dello sposo in una cerimonia nuziale era quello di condurre lo sposo alla sposa e di rallegrarsi della loro felicità. Tale è stato il compito di Giovanni, ed è quanto gli basta.
Santo del giorno: 12 Gennaio – Sant’Antonio Maria Pucci, Sacerdote servita: Eustachio Pucci, questo il suo nome di Battesimo, nacque a Poggiole di Vernio in provincia di Firenze il 16 aprile 1819. All’età di 18 anni entrò tra i Servi di Maria della Santissima Annunziata di Firenze assumendo il nome religioso di Antonio Maria. Nel 1843 fece la professione religiosa e dopo qualche mese ricevette l’ordinazione sacerdotale. L’anno seguente fu nominato viceparroco della nuova parrocchia di Sant’Andrea in Viareggio, affidata proprio ai Servi di Maria, e tre anni dopo ne divenne parroco, incarico che contraddistinse il suo ministero per il resto della sua vita, per 48 lunghi anni. Si dedicò instancabilmente alla cura spirituale e materiale dei suoi fedeli, che con affetto presero a chiamarlo “il curatino”. Al tempo stesso fu per 24 anni priore del suo convento di Viareggio e per sette anni Superiore della Provincia Toscana dei Servi di Maria. Precursore delle forme organizzative dell’A-zione Cattolica, istituì delle Associazioni per ogni categoria dei suoi parrocchiani: per i giovani la Compagnia di San Luigi e la Congregazione della Dottrina Cristiana, per gli uomini perfezionò la già esistente Alma Compagnia di Maria Santissima Addolorata e per le donne la Congregazione delle Madri Cristiane. Nel 1853 fondò inoltre le Suore Mantellate Serve di Maria per l’educazione delle fanciulle ed istituì il primo ospizio marino per i bambini malati poveri. Introdusse inoltre altre organizzazioni già esistenti, tutte dedite alle opere di carità. Dopo aver prestato soccorso ad un ammalato in una notte fredda e tempestosa, si ammalò egli stesso di una polmonite fulminante che lo condusse brevemente alla morte, avvenuta il 12 gennaio 1892. Sepolto nel cimitero comunale, il corpo del santo “curatino” fu traslato il 18 aprile 1920 nella stessa chiesa di Sant’Andrea dove aveva svolto il suo lunghissimo ministero parrocchiale. Papa Pio XII il 12 giugno 1952 lo proclamò Beato e Giovanni XXIII infine lo canonizzò il 9 dicembre 1962, proponendolo quale esempio fulgido di vita religiosa e di cura delle anime.
Preghiamo: Dio onnipotente ed eterno, che nel Natale del Redentore hai fatto di noi una nuova creatura, trasformaci nel Cristo tuo Figlio, che ha congiunto per sempre a sé la nostra umanità. Per il nostro Signore…