8 Gennaio 2019 – Martedì, Feria propria – (1Gv 4,7-10; Sal 71[72]; Mc 6,34-44) – I Lettura: Ogni forma di amore gratuito, e in particolare quello fraterno caratterizzante i rapporti tra i membri della comunità cristiana, è il grande segno che Dio accorda al mondo per riconoscere la sua presenza. Amore e conoscenza di Dio sono poi intimamente connessi, per cui non si può conoscere Dio senza amare. La ragione sta nella natura stessa di Dio, che è amore. È forse questa la più alta definizione di Dio nel Nuovo Testamento. Vangelo: Dall’azione di grazie di Gesù si realizza la vita per tutti; Dio condivide la sua vita, si fa pane, pane spezzato e la comunità, che si riunisce per ascoltare la Parola e condividere il pane, impara a sua volta a farsi dono, tanto che dalla generosità di tutti avanzarono “dodici ceste”, cioè per tutto il popolo d’Israele.
Moltiplicando i pani, Gesù si manifesta profeta – Dal Vangelo secondo Marco: In quel tempo, sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dob-biamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.
Riflessione: «Tutti mangiarono a sazietà». In Gesù noi abbiamo ricevuto ogni dono, in Cristo noi otteniamo la pienezza della grazia divina. Tutto quanto contemplato in questo periodo natalizio, ci ricorda che il Figlio di Dio è venuto come dono del Padre per donarci ogni cosa (cfr. Rm 8,32): «Dalla sua pienezza tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia» (Gv 1,16). San Paolo ci ricorda che «è in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete in lui parte alla sua pienezza» (Col 2,9). Già nel suo primo miracolo, a Cana di Galilea, nel cambiare l’acqua in vino non si limitò all’essenziale, ma volle riempite tutte le giare e le volle riempite fino all’orlo (cfr. Gv 2,7). Dio, ricco di misericordia (cfr. Ef 2,4; Gc 5,11), non si lascia vincere in generosità e dona a tutti con pienezza «una buona misura, pigiata, scossa e traboccante» (Lc 6,38). Così anche nell’episodio del Vangelo odierno, contempliamo Gesù che non si limita ad occuparsi dei bisogni materiali dell’uomo, ma vi pone rimedio: la sua azione benevola è abbondante verso tutti, ad immagine del Padre che «fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,45).
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Carissimi, amiamoci gli uni gli altri – Ad Gentes 12: La presenza dei cristiani nei gruppi umani deve essere animata da quella carità con la quale Dio ci ha amato: egli vuole appunto che anche noi reciprocamente ci amiamo con la stessa carità. Ed effettivamente la carità cristiana si estende a tutti, senza discriminazioni razziali, sociali o religiose, senza prospettive di guadagno o di gratitudine. Come Dio ci ha amato con amore disinteressato, così anche i fedeli con la loro carità debbono preoccuparsi dell’uomo, amandolo con lo stesso moto con cui Dio ha cercato l’uomo. Come quindi Cristo percorreva tutte le città e i villaggi, sanando ogni malattia ed infermità come segno dell’avvento del regno di Dio, così anche la Chiesa attraverso i suoi figli si unisce a tutti gli uomini di qualsiasi condizione, ma soprattutto ai poveri ed ai sofferenti, prodigandosi volentieri per loro. Essa infatti condivide le loro gioie ed i loro dolori, conosce le aspirazioni e i problemi della vita, soffre con essi nell’angoscia della morte. A quanti cercano la pace, essa desidera rispondere con il dialogo fraterno, portando loro la pace e la luce che vengono dal Vangelo.
Chi non ama non ha conosciuto Dio – Nostra Aetate 5: Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio. L’atteggiamento dell’uomo verso Dio Padre e quello dell’uomo verso gli altri uomini suoi fratelli sono talmente connessi che la Scrittura dice: «Chi non ama, non conosce Dio» (1Gv 4,8). Viene dunque tolto il fondamento a ogni teoria o prassi che introduca tra uomo e uomo, tra popolo e popolo, discriminazioni in ciò che riguarda la dignità umana e i diritti che ne promanano. In conseguenza la Chiesa esecra, come contraria alla volontà di Cristo, qualsiasi discriminazione tra gli uomini e persecuzione perpetrata per motivi di razza e di colore, di condizione sociale o di religione. E quindi il sacro Concilio, seguendo le tracce dei santi apostoli Pietro e Paolo, ardentemente scongiura i cristiani che, «mantenendo tra le genti una condotta impeccabile» (1Pt 2,12), se è possibile, per quanto da loro dipende, stiano in pace con tutti gli uomini , affinché siano realmente figli del Padre che è nei cieli.
Dio è amore – Gaudium et Spes 38: Il Verbo di Dio, per mezzo del quale tutto è stato creato, fattosi carne lui stesso e venuto ad abitare sulla terra degli uomini, entrò nella storia del mondo come uomo perfetto, assumendo questa e ricapitolandola in sé. Egli ci rivela «che Dio è carità» (1Gv 4,8) e insieme ci insegna che la legge fondamentale della umana perfezione, e perciò anche della trasformazione del mondo, è il nuovo comandamento dell’amore. Coloro pertanto che credono alla carità divina, sono da lui resi certi che la strada della carità è aperta a tutti gli uomini e che gli sforzi intesi a realizzare la fraternità universale non sono vani. Così pure egli ammonisce a non camminare sulla strada della carità solamente nelle grandi cose, bensì e soprattutto nelle circostanze ordinarie della vita.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Valore della misericordia – “Dio ha tanta premura per la misericordia, che, fattosi uomo e vivendo con noi, non disdegnò e non ebbe vergogna di distribuire lui stesso ciò che serviva ai poveri. Sebbene avesse creato tanto pane e potesse fare, con una parola, tutto ciò che voleva, sebbene potesse allineare tutti insieme centinaia di tesori, non ne fece nulla; invece volle che i suoi discepoli avessero un borsello e che lo portassero appresso, per avere di che soccorrere gl’indigenti. Dio, infatti, fa gran conto della misericordia; non solo della sua, ma anche della nostra verso i fratelli; e fece molte leggi nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, che hanno per oggetto la misericordia in parole, in danaro e in opere. Di questa parla Mosè a ogni passo: questa a nome di Dio proclamano i Profeti – “Voglio misericordia e non sacrificio” (Os 6,6) -; gli Apostoli dicono e fanno la stessa cosa (cfr. Mt 9,13). Non la trascuriamo, allora; non giova solo ai poveri, giova anche a noi; riceviamo più di quanto diamo” (Giovanni Crisostomo).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: La misericordia di Dio rifulge soprattutto nel perdono dei peccati, che è la peggiore miseria che possa affliggere l’uomo. Anche in questo caso, l’iniziativa divina è squisitamente concreta: in Gesù la misericordia si fa carne. Per questo, Gesù viene detto misericordioso (cfr. Eb 2,17) e tutto il suo atteggiamento e agire si manifesta come una rivelazione della misericordia divina. Non v’è miseria umana che Egli non abbia compatito o peccato che non abbia espiato: la croce è il linguaggio più eloquente con il quale Gesù manifesta agli uomini l’amore del Padre. Il discepolo, a imitazione del Maestro divino, non può non essere misericordioso e la misericordia che Gesù «raccomanda è una pietà soccorrevole e operante, è in sostanza l’amore del prossimo. In essa il perdono delle offese gioca un ruolo particolare, così come lo gioca nella misericordia divina, della quale la misericordia umana deve essere imitazione e segno» (Carlo Tomasini). Una moltitudine di uomini rancorosi si aggira nei sentieri della storia dell’uomo; incapaci di perdonare e di dimenticare sono animati da un solo desiderio: distruggere, cancellare ogni icona misericordiosa; cancellare dalla memoria dell’uomo ogni traccia che possa portarlo alla conoscenza di un amore grande, che travalica ogni sentimento umano. Congreghe, a volte dai tratti satanici, oggi come ieri, hanno un solo obiettivo: quello di cancellare Dio dalla storia e di distruggere la Chiesa, segno di Dio. Si accaniscono anche contro l’uomo, immagine di Dio (Gen 1,27), approvando ogni nefandezza: liberalizzando la droga; permettendo lo sballo, cinico rituale di morte del sabato sera; distruggendo la famiglia opponendovi orribili surrogati; cancellando i segni del Dio crocifisso dalle scuole, dagli ambienti di lavoro; esasperando l’uomo col creargli falsi ideali aprendolo così fatalmente all’odio, all’invidia… Per Gandhi «apprendere che nella battaglia della vita si può facilmente vincere l’odio con l’amore, la menzogna con la verità, la violenza con l’abnegazione dovrebbe essere un elemento fondamentale nell’educazione di un bambino». Allora è urgente ritornare a fare misericordia, a insegnare amore: solo così l’umanità potrà uscire fuori dal vicolo cieco dove si è stupidamente cacciata.
Santo del giorno: 8 Gennaio – Sant’Erardo di Ratisbona, Vescovo: “Il soggiorno di Erardo a Ratisbona negli anni a cavallo fra il VII e l’VIII secolo, la sua morte in quella città e il culto che gli fu reso soprattutto in Baviera – attestato da numerosi centri abitati che ne portano il nome – sono gli elementi più certi su questo santo, rimasto per il resto avvolto da uno spesso velo di leggenda. Secondo alcuni studiosi Erardo era vescovo di Ardagh in Irlanda, poi partì per il continente insieme al futuro sant’Alberto di Cashel, arrivando fino a Roma; poi, mentre Alberto proseguì per Gerusalemme, Erardo si recò in Baviera, stabilendosi a Ratisbona, dove sarebbe stato eletto vescovo. Altri invece suppongono che Erardo fosse un vescovo itinerante ordinato da san Bonifacio, il grande apostolo della Germania. Nella Vita di sant’Odilia, patrona dell’Alsazia, si racconta che, cieca dalla nascita, essa riacquistò miracolosamente la vista quando fu battezzata da Erardo. Proprio il battesimo di Odilia (festeggiata il 13 dicembre), col conseguente prodigioso recupero della vista, è l’episodio della vita di Erardo che più ha colpito la fantasia, influenzando gli artisti che si sono a esso ispirati” (Avvenire).
Preghiamo: O Padre, il cui unico Figlio si è manifestato nella nostra carne mortale, concedi a noi, che lo abbiamo conosciuto come vero uomo, di essere interiormente rinnovati a sua immagine. Egli è Dio, e vive e regna…