gennaio, meditazioni

7 Gennaio 2019

7 Gennaio 2019 – Lunedì, Feria propria – (1Gv 3,22-4,6; Sal 2; Mt 4,12-17.23-25) – I Lettura: Nella comunità cristiana il criterio per discernere tra lo spirito di Dio e lo spirito del mondo è dato dalla capacità di fare una profonda confessione di fede in Cristo Signore “venuto nella carne”. Chi esclude Cristo dal piano di Dio e dalla propria vita quotidiana ha lo spirito dell’anticristo; accoglie il messaggio dei falsi profeti che operano nel mondo. I cristiani invece sono di Dio e la loro superiorità è dono della fede ricevuta da Cristo che è nei credenti più potente di satana. Vangelo: Il tema della luce, proprio da tutto il periodo natalizio, domina anche sul vangelo di oggi, dove Matteo riprende e dice essersi compiuta una profezia d’Isaìa. E questa luce è Gesù che, dopo la sua vita nascosta di lavoro e silenzio a Nàzaret, entra nel vivo della storia annunciando dap-pertutto: “Il Regno di Dio è vicino” ed esortando: “Convertitevi”. Il suo andare era segnato non solo dalla forza di un tale annuncio, ma anche dall’immensa compassione per quanti erano preda della sofferenza.

Il regno dei cieli è vicino Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.

Riflessione: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». “Mistero di luce è la predicazione con la quale Gesù annuncia l’avvento del Regno di Dio e invita alla conversione (cfr. Mc 1,15), rimettendo i peccati di chi si accosta a Lui con umile fiducia (cfr. Mc 2,3-13; Lc 7,47-48), inizio del ministero di misericordia che Egli continuerà ad esercitare fino alla fine del mondo, specie attraverso il sacramento della Riconciliazione affidato alla sua Chiesa (cfr. Gv 20,22-23)”. Così il santo papa Giovanni Paolo II, nella Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae (n° 21), istituendo i misteri della Luce, ci invitava a contemplare l’azione pastorale del Cristo e il suo invito alla conversione. Ieri abbiamo celebrato il ricordo dei Magi, la cui grandezza sta nell’aver convertito (girato) lo sguardo al cielo, oggi siamo noi ad essere invitati alla conversione, a volgere lo sguardo a Dio, ad innalzarlo, pur rimanendo saldamente su questa terra. Volgere lo sguardo a Dio perché egli è in mezzo a noi e se non alziamo gli occhi del cuore e della mente rischiamo di non vederlo, di non intenderlo. Il suo regno è qui: sta a noi accoglierlo!

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino – Lumen Gentium 5: Il mistero della santa Chiesa si manifesta nella sua stessa fondazione. Il Signore Gesù, infatti, diede inizio ad essa predicando la buona novella, cioè l’avvento del regno di Dio da secoli promesso nella Scrittura: «Poiché il tempo è compiuto, e vicino è il regno di Dio» (Mc 1,15; cfr. Mt 4,17). Questo regno si manifesta chiaramente agli uomini nelle parole, nelle opere e nella presenza di Cristo. La parola del Signore è paragonata appunto al seme che viene seminato nel campo (cfr. Mc 4,14): quelli che lo ascoltano con fede e appartengono al piccolo gregge di Cristo (cfr. Lc 12,32), hanno accolto il regno stesso di Dio; poi il seme per virtù propria germoglia e cresce fino al tempo del raccolto (cfr. Mc 4,26-29). Anche i miracoli di Gesù provano che il regno è arrivato sulla terra: «Se con il dito di Dio io scaccio i demòni, allora è già pervenuto tra voi il regno di Dio» (Lc 11,20; cfr. Mt 12,28). Ma innanzi tutto il regno si manifesta nella stessa persona di Cristo, figlio di Dio e figlio dell’uomo, il quale è venuto «a servire, e a dare la sua vita in riscatto per i molti» (Mc 10,45). […] La Chiesa perciò, fornita dei doni del suo fondatore e osservando fedelmente i suoi precetti di carità, umiltà e abnegazione, riceve la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo regno costituisce in terra il germe e l’inizio. Intanto, mentre va lentamente crescendo, anela al regno perfetto e con tutte le sue forze spera e brama di unirsi col suo re nella gloria.

Difficoltà a credere. Già non ancora – Catechismo degli Adulti 120-122: Il regno di Dio, che Gesù annuncia e inaugura, desta interesse; ma rischia anche di lasciare sconcertati e delusi. Il Maestro se ne rende conto e afferma: «Beato colui che non si scandalizza di me» (Mt 11,6). Perché questa difficoltà a credere, nonostante la lunga preparazione e la viva attesa? Deriva dalla mentalità dell’ambiente o dalla natura stessa del Regno? Riguarda anche noi? Sono domande da considerare con attenzione. Il futuro. Secondo Gesù, il Regno si affermerà pienamente solo nel futuro: adesso comincia appena a realizzarsi. Bisogna ancora pregare con insistenza e invocare: «Venga il tuo regno» (Mt 6,10). Presto, entro la durata di una generazione, accadrà qualcosa di nuovo: «In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza» (Mc 9,1). Finalmente, al termine della storia, la gloria del Regno riempirà il mondo intero. Il presente. D’altra parte il futuro è anticipato già nel presente. Nelle parole, nei gesti e nella persona di Gesù, il Padre comincia a manifestare la sua sovranità salvifica (cfr. Lc 17,21; Mt 12,28). Il presente, umile e nascosto, contiene una meravigliosa virtualità, che si dispiegherà nel futuro. È come il seme che silenziosamente germoglia dalla terra e produce la spiga; come il minuscolo granello di senape che poi diventa un albero; come il modesto pugno di lievito che finisce per fermentare tutta la pasta.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: “Dunque, fratelli miei, avere l’anima, e non avere l’intelligenza – cioè non farne uso né vivere secondo essa – significa vivere da bestie. C’è in noi qualcosa di bestiale, in effetti, per il quale viviamo nella carne: ma l’intelletto deve governarlo. L’intelletto, infatti, governa dall’alto i moti dell’anima che si muove secondo la carne e brama effondersi senza freno nei piaceri carnali. A chi dev’essere dato il nome di marito? A colui che governa o a colui che è governato? Senza alcun dubbio, quando la vita è ben ordinata, l’anima è governata dall’intelletto che appartiene all’anima stessa. L’intelletto non è infatti qualcosa di diverso dall’anima; esso è qualcosa dell’anima; come l’occhio non è qualcosa di altro dalla carne, ma è qualcosa della carne. Ma pur essendo l’occhio qualcosa della carne, esso solo gioisce della luce; le altre membra del corpo possono essere inondate dalla luce, ma non possono percepirla. Soltanto l’occhio può essere inondato dalla luce e insieme gioirne. Così nella nostra anima c’è qualcosa che è chiamata intelletto. Questa parte dell’anima che è chiamata intelletto e spirito, è illuminata da una luce superiore. Questa luce superiore da cui la mente umana è illuminata, è Dio. Questa luce era Cristo” (Agostino).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce – Voi siete la luce del mondo (Mt 5,14) – Gesù ci invita alla conversione perché il regno dei cieli è vicino, e convertirsi significa entrare nella Luce abbandonando il regno tenebroso del peccato, e a nostra volta, rivestiti di Luce, inabitati dalla Luce, essere luce del mondo. Una vocazione che si radica profondamente in una scelta divina squisitamente gratuita: i discepoli del Cristo in quanto chiamati dal Padre «dalle tenebre alla sua luce meravigliosa» (1Pt 2,9) sono «luce nel Signore» (Ef 5,8). Ma questa realtà mostra anche lo stretto rapporto fra il dono divino e l’obbligo morale di camminare nella luce della santità divina (cfr. Rm 13,11; Ef 5,9). Se la vita cristiana è intimità-comunione con Dio per vivere in Dio che è luce, bisogna camminare nella luce (cfr. At 17,28; 1Gv 1,5). San Giovanni suggerisce alcune piste da percorrere perché si possa dire di camminare nella luce. La prima condizione è rompere con il peccato (1Gv 1,8-10). La seconda condizione è osservare i comandamenti, soprattutto quello della carità (1Gv 2,3-11). La terza condizione è guardarsi dal mondo (1Gv 2,12-17). La quarta condizione è guardarsi dagli anticristi (1Gv 2,18-29). Bisogna essere cristiani autentici, perché non basta affatto «confessa-re la propria fede se essa non è confermata dalle buone opere» (San Beda). Un impegno gravoso, ma non impossibile; gioioso perché ci conduce nel regno della luce. La stella che guida i nostri passi è il fulgore della Gerusalemme celeste, nostra definitiva dimora; il suo splendore rifletterà su di noi la luce di Dio dalla quale saremo illuminati contemplando il suo volto (cfr. Ap 22,3-5). Nella nostra vita, spesso vediamo solo tenebre, dolori… la Parola di Dio, luce che illumina ogni uomo, invece ci induce alla speranza. Ci spinge ad essere un po’ più cristiani, un po’ più ottimisti perché il «mondo è degli ottimisti; i pessimisti non sono che degli spettatori» (François. P. G. Guizot).

Santo del giorno: 7 Gennaio – San Raimondo de Penafort, Sacerdote: “Figlio di signori catalani, nasce a Peñafort nel 1175. Comincia gli studi a Barcellona e li termina a Bologna. Qui conosce il genovese Sinibaldo Fieschi, poi papa Innocenzo IV. Di ritorno a Barcellona, Raimondo è nominato canonico della cattedrale. Ma nel 1222 si apre in città un convento dell’Ordine dei Predicatori, fondato pochi anni prima da san Domenico. E lui lascia il canonicato per farsi domenicano. Nel 1223 aiuta il futuro santo Pietro Nolasco a fondare l’Ordine dei Mercedari per il riscatto degli schiavi. Qualche anno dopo a Roma Gregorio IX gli affida il compito di raccogliere e ordinare tutte le decretali (gli atti emanati dai pontefici in materia dogmatica e disciplinare, rispondendo a quesiti o intervenendo su situazioni specifiche). Nel 1234, il Papa gli offre l’arcivescovado di Tarragona. Ma lui rifiuta. Nel 1238 i suoi confratelli lo vogliono generale dell’Ordine. Ma l’attività intensa che lo vede in tutta Europa lo sfianca. A 70 anni torna infine a una vita di preghiera, studio, formazione dei nuovi predicatori nell’Ordine. Frate Raimondo muore a Barcellona nel 1275” (Avvenire).

Preghiamo: Lo splendore della tua gloria illumini, Signore, i nostri cuori, perché attraverso le tenebre di questo mondo possiamo giungere alla luce della tua dimora. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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