31 Dicembre 2018 – Lunedì, VII giorno fra l’ottava di Natale – (1Gv 2,18-21; Sal 95[96]; Gv 1,1-18) – I Lettura: “Nella vita della Chiesa il contrasto della luce con le tenebre è una realtà spirituale, che assume il volto dell’anticristo, ossia lo spirito di falsificazione del cristianesimo. Esso, però, non può rimanere nel cuore della Chiesa, perché la luce e le tenebre sono destinate a separarsi” (E. Cuffaro).
Vangelo: Gesù è l’icona perfetta del Padre, è il rivelatore del Padre, è il missionario del Padre: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). Gesù è il progetto del Padre: in Cristo “mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia….” (Ef 1,7-10). Gesù è la Parola del Padre e “irradiazione della gloria di Dio e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente” (Eb 1,1-3). Gesù viene nel mondo nella debolezza della carne e a chi lo accoglie dà il potere di diventare figli di Dio: in Gesù il “mondo invisibile” si fa visibile e si dona all’uomo.
Il Verbo si fece carne – Dal Vangelo secondo Giovanni: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Riflessione: “Nelle lettere di S. Giovanni, sotto il nome di anti-Cristo è designata una realtà assolutamente attuale: chiunque nega che Gesù sia il Cristo, negando in tal modo il Padre ed il Figlio [1Gv 2,22], chiunque non confessa Gesù Cristo venuto nella carne [1Gv 4,3; 2Gv 7], è il seduttore, l’anti-Cristo. Giovanni fa chiaramente allusione agli eretici ed agli apostati, nei quali già si attua l’apostasia annunziata da Gesù ed intesa da Paolo. L’escatologia è quindi attualizzata; ma il dramma presente della fede deve essere compreso in funzione di una prospettiva più ampia, quella di cui l’Apocalisse fornisce un’evocazione completa. La dottrina dell’anti-Cristo rimane molto misteriosa. Non la si comprende se non in funzione della guerra secolare in cui Dio ed il suo Cristo affrontano Satana ed i suoi ministri terreni. Per la duplice via della persecuzione temporale e della seduzione religiosa questi tentano di far fallire il disegno di salvezza. Sarebbe errato voler mettere dei nomi propri su ciascuno dei simboli che servono ad evocare la loro presenza; ma chiunque agisce come essi partecipa in qualche misura allo stesso mistero dell’anti-Cristo. Ora questa impresa continuerà senza respiro per tutto il corso della storia, ponendo gli uomini al centro di una lotta in cui nessun mezzo umano potrebbe trionfare. Ma dove avranno fallito gli uomini, vincerà l’Agnello [Ap 17,14], ed i suoi testimoni parteciperanno alla sua vittoria (Ap 3,21)” (Rigaux e Grelot).
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Il Verbo si fece Carne – Benedetto XVI (Udienza Generale, 21 Dicembre 2011): A noi credenti la celebrazione del Natale rinnova la certezza che Dio è realmente presente con noi, ancora “carne” e non solo lontano: pur essendo col Padre è vicino a noi. Dio, in quel Bambino nato a Betlemme, si è avvicinato all’uomo: noi Lo possiamo incontrare adesso, in un «oggi» che non ha tramonto. Vorrei insistere su questo punto, perché l’uomo contemporaneo, uomo del “sensibile”, dello sperimentabile empiricamente, fa sempre più fatica ad aprire gli orizzonti ed entrare nel mondo di Dio. La redenzione dell’umanità avviene certo in un momento preciso e identificabile della storia: nell’evento di Gesù di Nazaret; ma Gesù è il Figlio di Dio, è Dio stesso, che non solo ha parlato all’uomo, gli ha mostrato segni mirabili, lo ha guidato lungo tutta una storia di salvezza, ma si è fatto uomo e rimane uomo. L’Eterno è entrato nei limiti del tempo e dello spazio, per rendere possibile «oggi» l’incontro con Lui. I testi liturgici natalizi ci aiutano a capire che gli eventi della salvezza operata da Cristo sono sempre attuali, interessano ogni uomo e tutti gli uomini. Quando ascoltiamo o pronunciamo, nelle celebrazioni liturgiche, questo «oggi è nato per noi il Salvatore», non stiamo utilizzando una vuota espressione convenzionale, ma intendiamo che Dio ci offre «oggi», adesso, a me, ad ognuno di noi la possibilità di riconoscerlo e di accoglierlo, come fecero i pastori a Betlemme, perché Egli nasca anche nella nostra vita e la rinnovi, la illumini, la trasformi con la sua Grazia, con la sua Presenza. Il Natale, dunque, mentre commemora la nascita di Gesù nella carne, dalla Vergine Maria – e numerosi testi liturgici fanno rivivere ai nostri occhi questo o quell’episodio -, è un evento efficace per noi. Il Papa san Leone Magno, presentando il senso profondo della Festa del Natale, invitava i suoi fedeli con queste parole: «Esultiamo nel Signore, o miei cari, e apriamo il nostro cuore alla gioia più pura, perché è spuntato il giorno che per noi significa la nuova redenzione, l’antica preparazione, la felicità eterna. Si rinnova infatti per noi nel ricorrente ciclo annuale l’alto mistero della nostra salvezza, che, promesso all’inizio e accordato alla fine dei tempi, è destinato a durare senza fine» (Sermo 22, In Nativitate Domini 2,1). E, sempre san Leone Magno, in un’altra delle sue Omelie natalizie, affermava: «Oggi l’autore del mondo è stato generato dal seno di una vergine: colui che aveva fatto tutte le cose si è fatto figlio di una donna da lui stesso creata. Oggi il Verbo di Dio è apparso rivestito di carne e, mentre mai era stato visibile a occhio umano, si è reso anche visibilmente palpabile. Oggi i pastori hanno appreso dalla voce degli angeli che era nato il Salvatore nella sostanza del nostro corpo e della nostra anima» (Sermo 26, In Nativitate Domini 6,1)”.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: “Anticristo è colui che si rivela contrario a Cristo. Ma chi dobbiamo intendere come contrario di Cristo? Ammaestrati da Giovanni voi capite che soltanto gli anticristi possono uscire dalla Chiesa. Chi non è contrario a Cristo non può in nessun modo uscire dalla Chiesa. Chi non è contrario a Cristo, si trova unito al suo corpo e ne è ritenuto un membro. Le membra di un corpo non si mettono in opposizione tra di loro. Un corpo è integro quando vi si trovano tutte le membra. Che dice l’Apostolo circa la concordia delle membra? Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; se un membro è trattato con onore, tutte le membra gioiscono [1Cor 12,26]. Se per l’onore reso a un membro anche gli altri gioiscono, ne deriva che se un membro soffre, soffrono tutti gli altri. Questa concordia delle membra non permette che esistano gli anticristi. Ma ci sono di quelli che si trovano nel corpo di Cristo come gli umori cattivi nei corpi mortali [anche il corpo di Cristo abbisogna di cure di quando in quando, poiché esso godrà perfetta salute soltanto nel giorno della risurrezione dei morti]. Il corpo trova sollievo quando vengono espulsi gli umori cattivi. Quando i cattivi si allontanano dalla Chiesa, questa ne sente sollievo. Quando il corpo evacua e rigetta gli umori cattivi, pare che dica: questi umori sono usciti da me ma non facevano parte del mio essere. Che cosa significano queste parole? Significano che umori cattivi mi opprimevano, ma non già che essi sono stati tagliati via dal mio corpo” (Sant’Agostino).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Al termine dell’anno la Liturgia proclama il prologo del vangelo di Giovanni, già solennemente proclamato nella Messa del giorno di Natale. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi: l’evangelista afferma che la Parola stessa di Dio è venuta ad abitare in mezzo a noi, letteralmente piantò una tenda. È un’allusione alla tenda dove Dio dimora (cfr. Es 40,34-35; 1Re 8,10-13; Ez 37,27). L’In-carnazione è piena manifestazione della bontà salvifica di Dio e di fronte a tale mistero d’amore Giovanni sottolinea, con amarezza, la mancata accoglienza degli uomini: la Parola era la luce, eppure gli uomini hanno preferito le tenebre; Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. Per colui che Gesù amava sono parole colme di tristezza, ma vengono suggerite perché impariamo ad aprire il Vangelo giorno dopo giorno, pagina dopo pagina. Solo così possono diradare le tenebre che assediano la nostra mente e il nostro cuore. Solo accogliendo la Luce potremo crescere nella conoscenza e nell’amore del Signore. La Parola che oggi ascoltiamo deve diventare carne anche nella nostra vita.
Santo del giorno: 31 Dicembre – San Silvestro I, Papa: Silvestro è il primo Papa di una Chiesa non più minacciata dalle terribili persecuzioni dei primi secoli. Nell’anno 313, infatti, gli imperatori Costantino e Licinio hanno dato piena libertà di culto ai cristiani, essendo papa l’africano Milziade, che è morto l’anno dopo. Gli succede il prete romano Silvestro. A lui Costantino dona come residenza il palazzo del Laterano, affiancato più tardi dalla basilica di San Giovanni, e costruisce la prima basilica di San Pietro. Il lungo pontificato di Silvestro (21 anni) è però lacerato dalle controversie disciplinari e teologiche, e l’autorità della Chiesa di Roma su tutte le altre Chiese, diffuse ormai intorno all’intero Mediterraneo, non è ancora affermata. Nel Concilio di Arles (314) e di Nicea (325) papa Silvestro non ha alcun modo di intervenire: gli vengono solo comunicate, con solennità e rispetto, le decisioni prese. Fu il primo a ricevere il titolo di «Confessore della fede».
Preghiamo: Dio onnipotente ed eterno, che nella nascita del tuo Figlio hai stabilito l’inizio e la pienezza della vera fede, accogli anche noi come membra del Cristo, che compendia in sé la salvezza del mondo. Per il…