29 Dicembre 2018 – Sabato, V giorno fra l’ottava di Natale – (1Gv 2,3-11; Sal 95[96]; Lc 2,22-35) – I Lettura: La liturgia di oggi ha come tema centrale la luce che risplende nel mondo con la nascita di Cristo. Giovanni, nella sua lettera, traccia un itinerario per il quale si entra in questa vita di luce. Questo inizia con l’osservanza dei comandamenti lasciatici da Gesù. Chi osserva i comandamenti vive nell’amore e lo Spirito di Dio illumina l’anima che, a sua volta, vince le tenebre del male con le opere ispirate dalla carità sull’esempio e la parola di Gesù. Salmo: “Questo salmo convoca i gentili. Incita gli apostoli e gli evangelisti: annunciate di giorno in giorno fra tutti i popoli la salvezza del Cristo e la sua gloria” (Eusebio). Vangelo: Gesù è posto come segno di contraddizione: chi respinge Cristo, da Cristo sarà giudicato (cfr. Lc 11,23), chi, invece, accoglie Cristo per amore, per libera scelta, a sua volta diventa luce per rivelarlo alle genti, perché Cristo è la luce del mondo (Gv 9,5). Ora, la luce non si può non vedere. Peccare contro la luce è il rifiuto dell’Amore crocifisso, è il rifiuto di amare il mondo come lo ama il Padre (cfr. Gv 3,16).
Luce per rivelarti alle genti – Dal Vangelo secondo Luca: Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
Riflessione: Ora puoi lasciare che il tuo servo vada in pace – Giovanni Leonardi (L’infanzia di Gesù): II profeta Simeone è noto solo da questo episodio. Non è detto che fosse sacerdote: dal testo (v. 29) traspare invece che era una persona anziana. Simeone è presentato «giusto e pio», al modo dei personaggi precedenti: giusto esternamente e praticamente, pio o timorato di Dio internamente. Egli attendeva «il conforto di Israele», cioè quel Messia (astratto per il concreto) il cui compito – secondo Isaia 61,2s – era «di confortare i piangenti di Sion», cioè di consolare e riportare alla gioia. Lo Spirito Santo, in premio di tali buone disposizioni e della intemerata condotta, gli aveva promesso (Luca non dice come) che avrebbe visto con i suoi occhi il Messia. Ed è appunto lo Spirito che, non solo lo fa salire al tempio in coincidenza con la venuta della sacra Famiglia, ma anche gli fa riconoscere nel Bambino il Messia. Simeone non si accontenta di contemplarlo: lo prende nelle sue braccia venerande e, nonostante la commozione, trova la forza di benedire Dio, cioè di uscire, come già Zaccarìa, in un inno di lode e ringraziamento a Dio. Il cantico è, come il Magnificat e il Benedictus, un mosaico di testi tolti dall’Antico Testamento. Vi predominano però i riferimenti al Deutero-Isaìa, il profeta della consolazione di Israele (40,1; 42,6; 46,13; 49,6; 52,10; cfr. 46,30). Simeone si pone (vv. 29-32) nell’atteggiamento del servo verso il padrone ed esprime la sua soddisfazione al Signore per aver mantenuta la parola promessa: gli dice che lo lasci pur andare (letteralmente: salpare) verso il porto dell’aldilà con la pace messianica ormai raggiunta; i suoi occhi infatti hanno visto la sua salvezza: quella salvezza – continua a dire – che Dio ha preparato – quale mensa imbandita – davanti a tutti i popoli, perché sia luce alle genti pagane e gloria (cioè onore o vanto) del suo popolo Israele; oppure meglio perché sia la presenza specialissima e benefica di Dio in mezzo al suo popolo. Questo è l’unico accenno espressamente universalistico che troviamo nel Vangelo dell’infanzia di Luca: per giunta i pagani vengono messi al primo posto, anche se considerati avvolti dalle tenebre dell’idolatria e quindi bisognosi della luce della rivelazione cristiana.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Maria madre di Gesù – Benedetto XVI (Udienza Generale, 2 Gennaio 2008): La qualifica di Madre di Dio, così profondamente legata alle festività natalizie, è pertanto l’appellativo fondamentale con cui la Comunità dei credenti onora, potremmo dire, da sempre la Vergine Santa. Essa esprime bene la missione di Maria nella storia della salvezza. Tutti gli altri titoli attribuiti alla Madonna trovano il loro fondamento nella sua vocazione ad essere la Madre del Redentore, la creatura umana eletta da Dio per realizzare il piano della salvezza, incentrato sul grande mistero dell’incarnazione del Verbo divino. In questi giorni di festa ci siamo soffermati a contemplare nel presepe la rappresentazione della Natività. Al centro di questa scena troviamo la Vergine Madre che offre Gesù Bambino alla contemplazione di quanti si recano ad adorare il Salvatore: i pastori, la gente povera di Betlemme, i Magi venuti dall’Oriente. Più tardi, nella festa della “Presentazione del Signore”, che celebreremo il 2 febbraio, saranno il vecchio Simeone e la profetessa Anna a ricevere dalle mani della Madre il piccolo Bambino e ad adorarlo. La devozione del popolo cristiano ha sempre considerato la nascita di Gesù e la divina maternità di Maria come due aspetti dello stesso mistero dell’incarnazione del Verbo divino e perciò non ha mai considerato la Natività come una cosa del passato. Noi siamo “contemporanei” dei pastori, dei magi, di Simeone e di Anna, e mentre andiamo con loro siamo pieni di gioia, perché Dio ha voluto essere il Dio con noi ed ha una madre, che è la nostra madre.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Simeone figura di chi aspetta il Signore – «“Ed ecco a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone uomo giusto e timorato, che aspettava la consolazione d’Israele” [Lc 2,25]. Non soltanto dagli angeli e dai profeti, dai pastori e dai genitori, ma anche dai vecchi e dai giusti riceve testimonianza la nascita del Signore. Tutte le età, l’uno e l’altro sesso e gli eventi miracolosi rendono testimonianza: una vergine partorisce, una donna sterile ha un figlio, un muto parla, Elisabetta profetizza, il mago adora, il bambino chiuso nel seno materno salta per la gioia, una vedova rende grazie, un giusto è in attesa. Era davvero un giusto, perché egli non attendeva nel suo interesse ma in quello del popolo. Per suo conto egli desiderava essere sciolto dai legami di questo corpo fragile; ma attendeva di vedere il Messia promesso: ben sapeva, infatti, che sarebbero stati «beati gli occhi» che lo avrebbero visto [cfr. Lc 10,23]. “Ora” – disse – “lascia andare il tuo servo” [Lc 2,29]. Vedi questo giusto, stretto quasi nel carcere del corpo, che desidera sciogliersene per cominciare a essere con Cristo, perché “sciogliersi ed essere con Cristo è molto meglio” [Fil 1,23]. Ma colui che vuole essere liberato, venga a Gerusalemme, venga al tempio, attenda l’Unto del Signore, riceva nelle sue mani il Verbo di Dio e lo stringa fra le braccia della sua fede. Allora sarà liberato, e non vedrà più la morte, egli che ha visto la vita. Vedi quale eccezionale abbondanza di grazia diffonde su tutti la nascita del Signore, e come la profezia è negata agli increduli, ma non ai giusti [cfr. 1Cor 14,22]. Ecco che anche Simeone profetizza che il Signore Gesù Cristo è venuto per la rovina e per la risurrezione di molti, per fare tra i giusti e gli ingiusti la divisione secondo i meriti, e per darci, come giudice vero e equo, sia le pene sia i premi, a seconda delle nostre azioni» (Ambrogio).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore: Si chiama così il figlio che «apre il ventre materno». Il prezzo del riscatto in Israele, spettava ai leviti (cfr. Nm 18,15-19). L’uso del riscatto veniva spiegato con il riferimento ai primogeniti del popolo d’Israele che erano stati risparmiati in Egitto (Es 13,ls.; 14ss); un primogenito era quindi considerato come un segno vivente dell’aiuto di Dio. Anche il figlio unico veniva qualificato come promogenito (cfr. Zc 12,10). Dopo il parto la madre veniva considerata come «impura» (Lv 12,2.5) e doveva liberarsi da questa macchia con un sacrificio di purificazione. I motivi di questa concezione erano vari; per esempio il tabù con cui si circondava la vita sessuale dell’uomo; particolari concezioni di carattere medicoigienico; timori che spiriti cattivi potessero appressarsi alla donna. Nell’e-pisodio della presentazione di Gesù al tempio, si parla sia del riscatto di Gesù e sia del sacrificio di purificazione di sua madre. Il racconto vuol però mettere in evidenza che il messia Gesù è venuto nel tempio (cfr. Mi 3,1).
Santo del giorno: 29 Dicembre – San Tommaso Becket, Vescovo e martire: “Nato a Londra verso il 1117 e ordinato arcidiacono e collaboratore dell’arcivescovo di Canterbury, Teobaldo, Tommaso fu nominato cancelliere da Enrico II, con il quale fu sempre in rapporto di amicizia. Teobaldo morì nel 1161 ed Enrico II, grazie al privilegio accordatogli dal papa, poté scegliere Tommaso come successore alla sede primaziale di Canterbury. Ma occupando questo posto Tommaso si trasformò in uno strenuo difensore dei diritti della Chiesa, inimicandosi il sovrano. Fu ordinato sacerdote e vescovo nel 1162. Dopo aver rifiutato di riconoscere le «Costituzioni di Clarendon» del 1164, però, Tommaso fu costretto alla fuga in Francia, dove visse sei anni di esilio. Ma al rientro come primo atto sconfessò i vescovi che erano scesi a patti col re, il quale, si dice, arrivò a esclamare: «Chi mi toglierà di mezzo questo prete intrigante?». Fu così che quattro cavalieri armati partirono alla volta di Canterbury. L’arcivescovo venne avvertito, ma restò al suo posto; accolse i sicari del re nella cattedrale, vestito dei paramenti sacri e si lasciò pugnalare senza opporre resistenza. Era il 23 dicembre del 1170” (Avvenire).
Preghiamo: Dio invisibile ed eterno, che nella venuta del Cristo vera luce hai rischiarato le nostre tenebre, guarda con bontà questa tua famiglia, perché possa celebrare con lode unanime la nascita gloriosa del tuo unico Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te…