28 Dicembre 2018 – Venerdì – Santi Innocenti (Festa) – (1Gv 1,5-2,2; Sal 123[124]; Mt 2,13-18) – I Lettura: I bambini sono martiri pur non avendo professato apertamente la fede in Cristo, non potevano farlo sia perché non lo conoscevano e sia perché non erano in età da avere una ragione matura. Ma il martirio, come ogni altra virtù cristiana, non ha valore perché legato alla persona, ma perché Cristo la unisce al suo sacrificio redentivo. Il sangue innocente mette in risalto la furia omicida di colui che “vive nelle tenebre”, la cui azione non è stata dettata da prudenza politica, ma da un giudizio oscurato dalla paura di perdere il potere. Vangelo: La strage dei bambini di Betlemme è un triste episodio di sangue che si aggiunge ai numerosi misfatti e uccisioni che hanno accompagnato il regno di Erode il Grande, particolarmente crudele e molto sensibile alla tutela del suo potere e attento a ogni notizia di eventuali pretese o usurpazioni. L’episodio, che richiama la strage dei bambini ebrei ad opera del faraone (cfr. Es 1,15ss), è narrato soltanto dall’evangelista Matteo, si indirizza principalmente a lettori ebrei e intende dimostrare la messianicità di Gesù, nel quale si sono avverate le profezie.
Erode mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme – Dal Vangelo secondo Matteo: I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi. Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa: «Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più».
Riflessione: I bambini innocenti di Betlemme, uccisi per ordine di Erode, sono diventati partecipi della nascita e della passione redentrice di Cristo – Giovanni Paolo II (Lettera alle Famiglie Gratissimam Sane 21): Il breve racconto della infanzia di Gesù ci riferisce in maniera molto significativa, quasi contemporaneamente, la sua nascita e il pericolo che Egli deve subito affrontare. Luca riporta le parole profetiche pronunciate dal vecchio Simeone quando il Bambino viene presentato al Signore nel Tempio, quaranta giorni dopo la nascita. Egli parla di luce e di segno di contraddizione; a Maria, poi, predice: «Anche a te una spada trafiggerà l’ani-ma» (cfr. Lc 2,32-35). Matteo, invece, si sofferma sulle insidie tramate nei confronti di Gesù da parte di Erode: informato dai Magi, giunti dall’Oriente per vedere il nuovo re che doveva nascere (cfr. Mt 2,2), egli si sente minacciato nel suo potere e, dopo la loro partenza, ordina di uccidere tutti i bambini di Betlemme e dei dintorni dai due anni in giù. Gesù sfugge alle mani di Erode grazie ad un particolare intervento divino e grazie alla sollecitudine paterna di Giuseppe, che lo porta insieme a sua Madre in Egitto, dove soggiornano fino alla morte di Erode. Tornano poi a Nàzaret, loro città natale, dove la Santa Famiglia inizia il lungo periodo di un’esisten-za nascosta, scandita dall’adempimento fedele e generoso dei doveri quotidiani (cfr. Mt 2,1-23; Lc 2,39-52). Appare di un’eloquenza profetica il fatto che Gesù, sin dalla nascita, sia stato posto di fronte a minacce e pericoli. Già come Bambino Egli è «segno di contraddizione». Un’eloquenza profetica riveste inoltre il dramma dei bambini innocenti di Betlemme, uccisi per ordine di Erode e diventati, secondo l’antica liturgia della Chiesa, partecipi della nascita e della passione redentrice di Cristo. Attraverso la loro passione, essi completano «quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa» (Col 1,24). Nei Vangeli dell’infanzia, dunque, l’annuncio della vita, che si compie in modo mirabile nell’evento della nascita del Redentore, viene fortemente contrapposto alla minaccia alla vita, una vita che abbraccia nella sua interezza il mistero dell’Incarnazione e della realtà divino-umana di Cristo. Il Verbo si è fatto carne (cfr. Gv 1,14). A questo sublime mistero si richiamavano spesso i Padri della Chiesa: Dio si è fatto uomo, affinché noi diventassimo dèi.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Ancora oggi continua la strage dei piccoli – Mons. Vincenzo Paglia, Vescovo (Omelia, 28 Dicembre 2007): Sia la chiesa d’Oriente che quella d’Occidente onorano i santi innocenti uccisi da Erode per eliminare Gesù. “Non parlano ancora e già confessano Cristo! Non sono ancora capaci di affrontare la lotta… e tuttavia già portano trionfanti la palma del martirio”, canta un antico Padre della Chiesa. Erode sembra personificare la forza violenta del male. Nel suo cuore c’è la furia omicida che scatena dolore, pianto, grida e lamenti. Ma Giuseppe ancora una volta ascolta l’angelo che gli parla e obbedisce alla sua parola: “prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto”. Questa pagina evangelica non è relegata al passato; ancora oggi continua la strage dei piccoli e degli inermi. Milioni di bambini sono falcidiati dalla fame e dalla malattia; molti sono oggetto di violenza, di rapina e di sfruttamento. C’è bisogno di uomini e di donne che ascoltino oggi, come Giuseppe, l’angelo del Signore e prendano con sé i piccoli e i deboli per salvarli dalla schiavitù omicida di questo mondo.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Erode e i Magi – «Dopo aver adorato il Signore e soddisfatto la loro devozione, i Magi, secondo l’avviso ricevuto in sogno, tornano indietro per una strada diversa da quella presa all’andata. Infatti, poiché ormai credevano nel Cristo, era necessario che non camminassero più per le vie della loro vecchia vita, ma che, entrati in una strada nuova, si astenessero dagli errori che avevano lasciato. E inoltre, perché fossero rese vane le insidie di Erode che, con finzione, preparava un empio stratagemma contro il Bambino Gesù. Così, essendo andato a monte il piano in cui sperava, la collera del re s’in-fiamma vieppiù di furore. E ricordandosi del tempo che avevano indicato i Magi, egli sfoga la sua rabbia e la sua crudeltà su tutti i bambini di Betlemme e, in un massacro generale, fa trucidare tutti i neonati della città, facendoli così passare alla gloria eterna; e pensa che, dal momento che nessun pargolo è scampato alla morte in quel luogo, anche Cristo è stato ucciso. Ma egli, che riservava per un altro tempo l’effusione del suo sangue per la redenzione del mondo, aveva raggiunto l’Egitto, trasportatovi dalle cure dei genitori; ritornava così nell’antica culla del popolo ebreo, e vi esercitava il comando del verace Giuseppe usando di un potere e di una lungimiranza maggiori, poiché egli veniva a liberare i cuori degli Egiziani da quella fame più terribile di ogni carestia, di cui soffrivano per assenza di verità, lui che veniva dal cielo come pane di vita [cfr. Gv 6,51] e cibo dell’anima. E in tal modo quel paese non sarebbe stato estraneo alla preparazione del mistero dell’unica vittima, in cui, con l’immolazione dell’agnello, erano stati prefigurati per la prima volta il segno salutare della croce e la Pasqua del Signore» (Leone Magno).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe – Proprio perché uomo «giusto» (Mt 1,19), Giuseppe può fruire di queste «comunicazioni celesti» che lo sostengono e lo illuminano sopra tutto quando è necessario prendere delle decisioni. L’angelo dopo aver ordinato a Giuseppe di prendere con sé «il bambino e sua madre», una sottolineatura che non va trascurata, lo invita a fuggire in Egitto. La sottolineatura non va trascurata perché concisamente esclude il «concepimento fisico» del bambino. L’E-gitto, nella mentalità biblica, ha un doppio significato: da una parte è il luogo di rifugio dei perseguitati politici (cfr. 1Re 11,40; Ger 26,1), dall’altra indica il paese dal quale aveva avuto inizio la lunga marcia verso il deserto dove il popolo ritroverà la libertà e l’identità di nazione. Ed è da tenere a mente che la liberazione dalla schiavitù egiziana fu portata avanti da Mosè, un perseguitato politico che visse quell’esperienza drammatica sia durante l’infanzia (cfr. Es 2,1-10), sia durante la giovinezza (cfr. Es 2,15). Il dato cristologico che Matteo vuole fornire ai suoi lettori quindi è eloquentemente chiaro: Gesù è il nuovo Mosé che libererà il suo popolo da una più perniciosa schiavitù e guidandolo per il deserto della vita lo condurrà in una «nuova terra» (Is 65,17) dove abbondantemente scorre il latte della grazia e il miele dell’amicizia divina. Tale intenzione è rafforzata dalla citazione di Osea – «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio» – fatta direttamente dal testo ebraico senza riprendere la versione dei Settanta. Israele era considerato il figlio primogenito di Dio (cfr. Sir 36,11), ora Gesù ripercorre il cammino, anzi assume su di sé l’esperienza storica del popolo eletto per portarla a compimento. E questo è un altro grande annuncio che Matteo fa ai suoi lettori: il disegno di Dio, disegno di liberazione e di salvezza, si compie in Gesù, il Figlio unigenito del Padre (cfr. Gv 1,18).
Santo del giorno: 28 Dicembre – San Gaspare Del Bufalo Sacerdote, Fondatore: “Nato a Roma il 6 gennaio 1786 fin da piccolissimo fu dedito alla preghiera e alla penitenza. Suo padre era cuoco del principe Altieri, sua madre si occupava della famiglia e gli assicurò una buona educazione cristiana. Ordinato sacerdote il 31 luglio 1808 si specializzò nell’evangelizzazione dei «barozzari», carrettieri e contadini della campagna romana. Condannato all’esilio per aver rifiutato il giuramento di fedeltà a Napoleone, passò quattro anni in carcere tra Bologna, Imola e la Corsica. Tornato a Roma, dopo la caduta dell’imperatore francese Papa Pio VII gli affidò l’in-carico di girare l’Italia predicando e dedicandosi soprattutto alle missioni popolari. Devotissimo al Prezioso sangue di Gesù, il 15 agosto 1815 fondò la Congregazione dei missionari del preziosissimo sangue. Gli appartenenti a quest’ordine si dedicano alla predicazione e all’insegnamento. Nel 1834, insieme a Maria de Mattia diede vita al ramo femminile della Congregazione: «Le suore dell’adorazione del preziosissimo sangue». Morì a Roma il 28 dicembre 1837. È stato canonizzato da Pio XII il 12 giugno 1954” (Avvenire).
Preghiamo: Signore nostro Dio, che oggi nei santi Innocenti sei stato glorificato non a parole, ma col sangue, concedi anche a noi di esprimere nella vita la fede che professiamo con le labbra. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.