Antifona d’ingresso
Stillate dall’alto, o cieli, la vostra rugiada e dalle nubi scenda a noi il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore. (Is 45,8)
Colletta
Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre, tu, che nell’annunzio del-l’angelo ci hai rivelato l’incarnazione del tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce guidaci alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore…
Oppure:
O Dio, che hai scelto l’umile figlia di Israele per farne la tua dimora, dona alla Chiesa una totale adesione al tuo volere, perché imitando l’obbedien-za del Verbo, venuto nel mondo per servire, esulti con Maria per la tua salvezza e si offra a te in perenne cantico di lode. Per il nostro Signore…
Prima Lettura Mic 5,1-4a
Da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele.
Betlemme di Èfrata è la città di Iesse e di suo figlio Davide che fu scelto come re delle dodici tribù d’Israele. Il brano di oggi di Michèa, però, si riferisce al Re-Messia, le sue origini, infatti, risalgono “dai tempi più remoti”: “Cristo esiste da sempre come Figlio coeterno e consustanziale al Padre. La sua nascita umana è solo una breve parentesi posta dentro la sua eternità” (E. Cuffaro). L’evento centrale che ribalta le sorti del popolo dalla schiavitù ad una situazione di benessere e sicurezza, è annunciato con un chiaro riferimento al parto straordinario di Maria: la venuta dell’Eterno tra gli uomini è possibile grazie alla mediazione di una donna che, in questo evento, non è solo un mezzo, ma la protagonista.
Dal libro del profeta Michèa
Così dice il Signore: «E tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui, fino a quando partorirà colei che deve partorire; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele. Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio. Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra. Egli stesso sarà la pace!». Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 79 (80)
«È una profezia dell’avvento del Cristo. La vigna era diventata selvatica; il profeta prega Dio di risparmiarla per quest’unico germoglio che essa produrrà: il Cristo, la vera vite (cfr. Gv 15,1). La vera vite ha prodotto grandi tralci, allo stesso modo anche coloro che hanno creduto nel Cristo. La loro ombra ha coperto i monti. Questa vite vera estende i suoi tralci fino al mare e fino al fiume» (Teodoreto).
Rit. Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci. Rit.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte. Rit.
Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome. Rit.
Seconda Lettura Eb 10,5-10
Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà.
Il nuovo sacrificio, perfetto, efficace e gradito a Dio, non è quello di montoni e capri ma quello attuato nella persona di Gesù: “Le parole di Sal 40,7-9a sono qui attribuite al Figlio al momento della sua incarnazione. Nel v. 7b del Salmo, il TM legge «gli orecchi mi hai aperto» (ad ascoltare e obbedire alla volontà di Dio). La maggioranza dei manoscritti dei LXX suppongono in ebraico «un corpo tu hai preparato per me». Il significato del Salmo è che Dio preferisce l’obbedienza al sacrificio; non è un ripudio del rituale ma un’affermazione della sua relativa inferiorità” (Nuovissimo Commentario Biblico, Ed. Queriniana).
Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: “Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà”». Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre. Parola di Dio.
Canto al Vangelo Lc 1,38
Alleluia, alleluia.
Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola.
Alleluia.
Vangelo Lc 1,39-45
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?
“L’evangelizzazione e la testimonianza cristiana si hanno per un fenomeno di contagio e non sono legati a un’attività particolare, bensì alla profondità della propria vita nello Spirito. Maria, che ha già concepito il Verbo nel suo grembo, si presenta a Elisabetta, la quale riconosce al suono della voce di Maria, la Presenza divina che è già nel suo grembo. Dobbiamo allora intendere la testimonianza e l’evangelizzazione alla luce del primato dell’essere sul fare, e dello Spirito sulla parola umana. L’unione con il Signore sta alla base di quel contagio in cui consiste tutta l’efficacia dell’evangelizzazione… La Parola della predicazione apostolica diventa efficace non perché è sapiente in se stessa, ma perché attinge dallo Spirito la sua forza di penetrazione nelle coscienze” (E. Cuffaro).
Dal Vangelo secondo Luca
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Parola del Signore.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! – Mons. Vincenzo Paglia, vescovo (Omelia, 24 Dicembre 2006): Maria è davvero “benedetta” tra tutti noi. Benedetta perché “ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. Questa prima beatitudine che leggiamo nel Vangelo è la ragione della nostra fede, il motivo della nostra gioia, anche se talora può costarci sacrificio. Così Maria si è preparata al Natale: accogliendo anzitutto la parola dell’angelo. Potremmo dire: ascoltando il Vangelo. Da questo ascolto è iniziata per lei una vita nuova. Ha deciso di seguire quello che l’angelo le ha detto, anche a costo di essere mal capita, anzi criticata, persino rigettata da Giuseppe. E, saputo dall’angelo di sua cugina Elisabetta era incinta, ha lasciato Nazareth per andare ad aiutarla, affrontando un lungo viaggio. Non è rimasta a preparare a casa il Natale, è andata da un’anziana donna bisognosa d’aiuto. Ecco come fare spazio al Signore: una ragazza che visita un’anziana. Il cuore si allarga se smettiamo di pensare sempre a noi stessi; i pensieri diventano più teneri se ci avviciniamo a chi ha bisogno di aiuto; i comportamenti diventano più dolci se stiamo vicino ai poveri, ai deboli, ai malati, e impariamo ad amarli. La carità è una grande scuola di vita. Così Maria si è preparata al Natale: con il Vangelo ascoltato, custodito e messo in pratica. Oggi viene tra noi per coinvolgerci nell’attesa del suo Figlio.
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta – Giovanni Paolo II (Ange-lus, 18 Dicembre 1994): La visita di Maria ad Elisabetta, di cui oggi parla il Vangelo di Luca, ricorda che la fede spinge il credente a portare Gesù ai fratelli. Essa ci fa capire quali prodigi i cristiani possono compiere: portando il Signore possono contagiare il mondo di gioia. Infatti, quante situazioni di tristezza, di ingiustizia, di violenza e di solitudine attendono dai fedeli una presenza che sia conforto e speranza per tutti! In questi giorni si pensa ai doni di Natale: il dono è un segno gioioso di amore. Nel seguire questa tradizione natalizia, il cristiano non deve dimenticare chi si trova nell’indigenza ed abita forse non lontano dalla sua casa. I doni agli amici ed alle persone care non siano mai un’offesa per i poveri e per chi è nel bisogno. La Vergine Santa ci insegna soprattutto che il Signore, da ricco fattosi povero per amore, chiede ad ogni suo discepolo di rendersi, egli stesso, dono per i fratelli.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo – Benedetto XVI (Angelus, 23 Dicembre 2007): […] “la Verità che salva la vita – che si è fatta carne in Gesù – accende il cuore di chi la riceve con un amore verso il prossimo che muove la libertà a ridonare ciò che si è gratuitamente ricevuto” (Nota dottrinale su alcuni aspetti della evangelizzazione 7). Essere raggiunti dalla presenza di Dio, che si fa vicino a noi nel Natale, è un dono inestimabile. Dono capace di farci “vivere nell’abbraccio universale degli amici di Dio” (ibid.), in quella “rete di amicizia con Cristo, che collega cielo e terra” (ibid., 9), che protende la libertà umana verso il suo compimento e che, se vissuta nella sua verità, fiorisce “in un amore gratuito e colmo di premura per il bene di tutti gli uomini” (ibid., 7). Nulla è più bello, urgente ed importante che ridonare gratuitamente agli uomini quanto gratuitamente abbiamo ricevuto da Dio! Nulla ci può esimere o sollevare da questo oneroso ed affascinante impegno. La gioia del Natale, che già pregustiamo, mentre ci colma di speranza, ci spinge al tempo stesso ad annunciare a tutti la presenza di Dio in mezzo a noi. Modello impareggiabile di evangelizzazione è la Vergine Maria, che ha comunicato al mondo non un’idea, ma Gesù, Verbo incarnato. InvochiamoLa con fiducia, affinché la Chiesa annunci, anche nel nostro tempo, Cristo Salvatore. Ogni cristiano ed ogni comunità sentano la gioia di condividere con gli altri la Buona Notizia che “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito… perché il mondo si salvi per mezzo di lui” (Gv 3,16-17). È questo il senso autentico del Natale, che sempre dobbiamo riscoprire e intensamente vivere.
Preghiera dei Fedeli (proposta)
Come Elisabetta ci stupiamo ancora oggi per il bambino che Maria porta in grembo e ci facciamo testimoni di una gioia incontenibile.
Preghiamo insieme e diciamo: Signore rendici degni della tua venuta.
– Perché l’incontro tra di noi, come quello tra Maria ed Elisabetta, sia un’occasione di ricordarci che la via principale per capire la grandezza di Dio è la comunione coi nostri fratelli. Preghiamo. Rit.
– Perché l’arrivo del Natale non ci colga impreparati, ma coscienti del dono che Dio ci fa, sicuramente il più grande che abbiamo mai ricevuto. Preghiamo. Rit.
– Perché non ci colga la paura o la fatica di metterci in gioco in prima persona, ma i nostri impegni e i nostri sacrifici siano sempre degli atti d’amo-re. Preghiamo. Rit.
– Perché siamo sempre capaci di ricordarci che, per quanto possa non essere come vorremmo, questa è la realtà in cui tu hai scelto di incarnarti. Preghiamo. Rit.
Celebrante: O Padre, la tua scelta di farti uomo rimane per noi incomprensibile. Aiutaci, ciononostante, a essere testimoni di questo mistero nel mondo, agendo come autentici figli di Dio. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.
Preghiera sulle offerte
Accogli, o Dio, i doni che presentiamo all’altare, e consacrali con la potenza del tuo Spirito, che santificò il grembo della Vergine Maria. Per Cristo nostro Signore.
Prefazio dell’Avvento II/A (proposta)
Maria nuova Eva.
È veramente giusto rendere grazie a te,
Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo,
per il mistero della Vergine Madre.
Dall’antico avversario venne la rovina,
dal grembo verginale della figlia di Sion
è germinato colui che ci nutre con il pane degli angeli
ed è scaturita per tutto il genere umano la salvezza e la pace.
La grazia che Eva ci tolse ci è ridonata in Maria.
In lei, madre di tutti gli uomini,
la maternità, redenta dal peccato e dalla morte,
si apre al dono della vita nuova.
Dove abbondò la colpa, sovrabbonda la tua misericordia
in Cristo nostro salvatore.
E noi, nell’attesa della sua venuta,
uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo l’inno della tua lode: Santo…
Antifona alla comunione
Ecco, la Vergine concepirà e darà alla luce un Figlio: sarà chiamato Emmanuele, Dio con noi. (Is 7,14)
Oppure:
Beata sei tu, Vergine Maria, perché hai creduto al compimento delle parole del Signore. (cfr. Lc 1,45)
Preghiera dopo la comunione
O Dio, che ci hai dato il pegno della vita eterna, ascolta la nostra preghiera: quanto più si avvicina il gran giorno della nostra salvezza, tanto più cresca il nostro fervore, per celebrare degnamente il Natale del tuo Figlio. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
Un po’ di pane per camminare
La carità urge – don Michele Cerutti: Guardiamo alla Vergine Maria. Lei in questo tratto finale di strada del cammino d’Avvento ci offre la via sicura per andare verso il Figlio che viene. L’immagine che mi piace associare alla Madonna è quella della Madre premurosa che prepara gli ambienti perché i figli possano vivere la loro festa. Ella prepara la strada per fare in maniera tale che all’arrivo di Cristo sposo tutto sia perfetto. È lei la via sicura a Gesù. Una spiritualità mariana che mancasse dall’apporto Cristologico rischia di fallire. Tutte le devozioni, compresa quella mariana, vanno lette alla luce di Cristo. Il brano ci offre la luce giusta per comprendere Maria. La grandezza della Vergine sta nell’affidamento alla Parola di Dio. Ella ci viene presentata come modello per questo suo abbandonarsi al modello di Dio. Ma come Maria prepara la stanza del Cuore per far sì che l’appunta-mento del Natale non sia uno dei tanti appuntamenti a cui arriviamo impreparati? Il brano evangelico ci offre delle indicazioni preziose. La Madonna, appena informata che il progetto di Dio su di Lei è chiaro, deve diventare la madre del Figlio di Dio, corre a soccorrere la cugina Elisabetta. Questo correre ci chiama alla responsabilità. Una responsabilità che si dona. Ogni compito che il Signore affida non è trattenuto gelosamente. Richiede sforzi. Il Vangelo ci dice che Maria per raggiungere Elisabetta corre velocemente e sale la zona montuosa. Non ci si può tirare indietro davanti alle difficoltà. La carità urge e davanti a questa urgenza le difficoltà vanno ripianate, gli ostacoli sormontati. Maria corre, va verso la cugina in difficoltà. Maria sfida le incomprensioni e le pre-comprensioni. Davanti all’amore grande di Dio non si può stare inermi. Il cristiano deve affermare la sua fede anche se questo è oggetto di derisione, di incomprensione. In ogni ambiente occorre annunciare al mondo che Gesù viene per offrirci la libertà che solo Lui sa donare. Il Battista esulta e con lui tutto l’Antico Testamento. Anche a noi è chiesto questo atteggiamento di gioia e di esultanza in questo tempo breve di attesa. Non consumiamo questa gioia nell’effimero, ma cerchiamo di destinarlo a ciò che è essenziale nella nostra vita: Gesù!
Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei
Capitolo 8
La formazione specifica dei candidati al sacerdozio
Art. 157 – I chierici siano armonicamente inseriti nel corpo ecclesiale per testimoniarvi la comunione della fede e della carità e apportare alla sua crescita il contributo peculiare del carisma della Famiglia ecclesiale e il servizio proprio dei presbiteri. Ciascun sacerdote, sia diocesano che religioso, è unito agli altri presbiteri sulla base del sacramento dell’Ordine, da particolari vincoli di carità apostolica, di ministero e di fraternità. Tutti infatti partecipano all’unico sacerdozio di Cristo capo e pastore, e lavorano per la stessa causa, cioè per l’edificazione del corpo di Cristo (cfr. PDV 17).