17 Dicembre 2018 – Lunedì, Feria di Avvento – (Gen 49,2.8-10; Sal 71[72]; Mt 1,1-17) – I Lettura: “Gli antichi attribuivano valore sacro e talvolta anche profetico alle parole dei morenti; mettevano quindi molto volentieri sulla loro bocca affermazioni concernenti l’avvenire della loro discendenza. È proprio quanto si fa qui, nel poema di Gen 49, con Giacobbe morente. Di ciascuno dei suoi dodici figli, e perciò della tribù corrispondente, viene descritto il futuro così com’era in realtà in Palestina al tempo dei Giudici” (Messale Feriale, LDC). Vangelo: “Un brano monotono e arido; ma solo apparentemente. Ecco alcune delle ricchezze che racchiude: 1) una sintesi della storia della salvezza, nel suo lento snodarsi, nelle sue svolte decisive, nella sua orientazione verso Gesù, «termine fisso d’eterno consiglio; 2) Gesù è radicato profondamente in un popolo e nella storia degli uomini; 3) è l’erede delle benedizioni di Abramo e della gloria di Davide; 4) le donne insolitamente nominate nella genealogia, in parte sono peccatrici, in parte straniere” (Messale Feriale, LDC).
Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide – Dal Vangelo secondo Matteo: Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.
Riflessione: Movimento Apostolico: Gesù sta per nascere. Mancano pochi giorni e celebreremo il mistero del suo Santo Natale. Ma chi è questo bambino che viene al mondo nella maniera più umile e più nascosta? Quali sono le speranze che dobbiamo porre in questa nascita? Se leggiamo con sapienza di Spirito Santo le Antiche Scritture, troveremo in esse la verità. Gesù è Figlio di Abramo. È la sua discendenza (cfr. Gen 22,15-18). Gesù è la nostra benedizione, cioè la nostra verità, la nostra vita. Un uomo può essere vero solo in Cristo, per Cristo, con Cristo. Senza di Lui, fuori di Lui, non si è nella verità della propria umanità. Si vive nella falsità dell’esistenza. Gesù è il Figlio di Davide (cfr. 2Sam 7,8-16). Gesù è il solo, l’unico Re che il Padre dei Cieli riconosce come Mediatore tra Lui e l’umanità intera sulla nostra terra ed anche nell’eternità. Non ve ne sono altri. Altri non esistono. Mai potranno esistere. Altri si faranno mediatori di salvezza, ma sono solo persone che ingannano e tradiscono i loro fratelli. Gesù è il solo Re che porta la vera salvezza di Dio ad ogni uomo. Chi lo accoglie nella fede, sarà salvato. Chi si rifiuta di accoglierlo, rimane in eterno nella sua non verità, non salvezza. Dalla fede nasce la salvezza. Dalla non fede in Lui, viene la perdizione. Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, dateci la vera fede in Gesù.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Genealogia di Gesù Cristo… – Giovanni Paolo II (O-melia, 17 Dicembre 1981): Attraverso la serie dei nomi che leggiamo nella genealogia di Gesù “chiamato Cristo”, scritta da Matteo, traspare tutto l’avvento storico: l’attesa della discendenza di Abramo e di Giacobbe, le speranze legate alla dinastia di Davide… E tuttavia Giacobbe disse: “Non sarà tolto lo scettro da Giuda / né il bastone del comando tra i suoi piedi, / finché verrà colui al quale esso appartiene / e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli”. Il che vuol dire che, quando Lui verrà, lo scettro sarà preso da un altro Re, come segno di un altro Regno! E lo scettro del sovrano terreno, pastore del popolo, verrà sostituito dal vincastro del Buon Pastore. Le parole del Patriarca sembrano preannunciare ciò che nei calcoli umani è stato smarrito o offuscato… Ma appunto in questo evento “storico” non si tratta di calcoli umani, ma della Promessa stessa nella sua eterna Verità divina: e Dio è sempre più grande! È più grande dei calcoli umani e delle umane aspettative. La Promessa del Dio vivente cresce al di sopra di ciò che ne hanno inteso gli uomini e che anche ora ne intendono… Proprio in questo consiste il significato particolare dell’Avvento, sia di quello “storico” sia di quello che ogni anno ritorna nella liturgia della Chiesa. Dio è sempre più grande! La promessa, che si compirà la notte di Betlemme, “umana-mente” deluderà coloro che hanno atteso la venuta di un re, la salvifica incarnazione di un discendente sul seggio terrestre di Davide. Poiché infatti nella notte di Betlemme nascerà un bambino, al cui capo Giuseppe e Maria non saranno in grado di assicurare un tetto. Così dunque la Promessa si compie “al di sotto”, delle aspettative umane, e contemporaneamente il compimento della Promessa supera tutte le aspettative umane dei discendenti di Abramo, di Giacobbe, di Davide; nella notte di Betlemme Dio stesso verrà a salvarci (cfr. Is 35,4). Noi saremo testimoni non della incarnazione salvifica di un re della stirpe di Davide, ma testimoni dell’Incarnazione salvifica di Dio nella stirpe di Davide. Così dunque Matteo, che ha scritto la genealogia umana di Gesù “chiamato Cristo”, ha ricostruito in questa sua registrazione l’umana genealogia del Verbo Incarnato: “Dio da Dio. Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato della stessa sostanza del Padre”, che “per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Il valore universale dell’incarnazione del Salvatore – “L’Incarnazione del Verbo riguarda sia il passato che l’avvenire; le epoche più remote non furono private di questo mistero di salvezza. Gli apostoli hanno predicato ciò che i profeti avevano annunciato. Ciò che uomini di ogni tempo hanno creduto non si è realizzato troppo tardi. La sapienza e la bontà di Dio hanno invece differito l’opera della salvezza per renderci più capaci di rispondere al suo invito. Perché ciò che molti segni, parole e riti avevano predetto in figura, non poteva essere messo in dubbio nei giorni del Vangelo. La nascita del Salvatore che sorpassa tutti i miracoli e le capacità dell’intelligenza umana ha suscitato in noi una fede più salda perché numerose predizioni antiche l’avevano preceduta. Dio non ha dunque pensato alle necessità degli uomini con la nuova decisione di una misericordia tardiva. Ma dalla creazione del mondo ha stabilito per tutti un’unica sorgente di salvezza. Infatti la grazia di Dio, per cui tutti i santi sono sempre stati giustificati, è aumentata e non iniziata con la nascita del Salvatore. Questo mistero d’immenso amore che ora riempie il mondo era già molto accentuato nelle sue prefigurazioni. Chi l’ha accolto in promessa, l’ha ottenuto allo stesso modo di chi l’ha ricevuto quando si è realizzato. Carissimi, è dunque con una misericordia evidente che le immense ricchezze della bontà divina sono state profuse in noi. Chiamati all’eternità non siamo sostenuti soltanto dagli esempi del passato, ma la stessa verità ci è apparsa visibile e incarnata. Così dobbiamo celebrare la nascita del Signore con una gioia ardente e soprannaturale. Ognuno lo farà con tutto il fervore possibile. Ricorderà di qual corpo è membro e a quale capo è unito. Eviterà con ogni cura di essere una pietra non squadrata, che non si incorpora all’edificio sacro. Considerate, carissimi, e alla luce dello Spirito Santo sappiate riconoscere chi è colui che ci ha accolti in sé e che abbiamo ricevuto in noi. Perché come il Signore Gesù nascendo è divenuto nostra carne, così noi rinascendo siamo diventati suo corpo. Siamo diventati membra di Cristo e tempio dello Spirito Santo; per questo l’Apostolo dice: Glorificate dunque Dio nel vostro corpo [1Cor 6,20] … Egli stesso ci aiuterà e ci guiderà al compimento delle sue promesse” (Leone Magno).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: L’intenzione delle genealogie bibliche non è tanto quella di offrire un rapporto di discendenza, quanto quella di tracciare una storia che continua. La genealogia secondo Matteo è divisa in tre blocchi di 14 nomi ciascuno e i capisaldi di questa triplice divisione sono Abramo, Davide e l’esilio. Il numero 14 è un evidente tentativo simbolico-numerico dell’evangelista Matteo per mostrare la perfezione, il numero tre, e la pienezza, il numero sette, del piano di salvezza che Dio porta a compimento in Cristo. Nella genealogia sono ricordate quattro donne: Tamar, l’incestuosa, Raab la prostituta di Gerico, Rut una moabita, quindi una straniera, che era entrata a far parte della comunità israelitica, Betsabea l’adultera. Forse la menzione delle tre donne peccatrici vuole suggerire la missione peculiare di Gesù, così come ci ricorda anche l’apo-stolo Paolo: “Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori” (1Tm 1,15). Con il ricordare Rut la moabita, probabilmente, si vuole sottolineare l’universalità della salvezza. Dunque, la promessa di Dio si realizza anche per vie sconcertanti e impensate. In ogni modo, l’incarnazione di Gesù non è frutto della volontà o della iniziativa degli uomini, ma della volontà di Dio che sa procedere anche quando gli uomini vorrebbero sbarrarle la strada.
Santo del giorno: 17 Dicembre – Santa Begga, Badessa di Andenne: “Nata nel VII secolo da nobile famiglia carolingia, Begga si sposò e rimase vedova. Allora – sull’esempio della madre, santa Itta, che alla morte del marito, il beato Pipino di Landen, si era ritirata nel monastero belga di Nivelles – fondò Notre-Dame ad Andenne-sur-Meuse (Belgio), di cui fu badessa. Le si attribuì la fondazione di sei oratori intorno alla chiesa principale: perciò il luogo fu detto “sept-eglises”. È considerata, dal XV secolo, l’iniziatrice del movimento delle beghine, per assonanza e perché la scelsero come patrona” (Avvenire).
Preghiamo: Dio creatore e redentore, che hai rinnovato il mondo nel tuo Verbo, fatto uomo nel grembo di una Madre sempre vergine, concedi che il tuo unico Figlio, primogenito di una moltitudine di fratelli, ci unisca a sé in comunione di vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo…