13 Dicembre 2018 – Giovedì, II del Tempo di Avvento – Santa Lucia (Memoria) – (Is 41,13-20; Sal 144[145]; Mt 11,11-15) – I Lettura: “Il profeta incoraggia gli esuli sfiduciati moltiplicando le descrizioni della potenza di Dio e della sua misericordia verso Israele: è il Signore che dà la salvezza, è lui il redentore del popolo. La liberazione dall’esilio babilonese è solo una tappa per giungere alla salvezza definitiva dell’era messianica. Il popolo d’Israele è debole e misero, incapace di trionfare dei nemici che l’opprimono” (Messale Feriale, LDC). Vangelo: E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire: anche se comunemente si credeva che le profezie si erano estinte con la morte del profeta Malachia, l’ultimo profeta, dell’Antico Testamento, il popolo attendeva la venuta di Elìa, così come insegnavano gli scribi: verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa (cfr. Mt 17,10). Questa convinzione è da identificare in una frase del profeta Malachia nella quale Dio dichiarava: «Io invierò il profeta Elìa prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore» (3,23). Nelle parole di Gesù, quindi, Giovanni è il profeta Elìa atteso da Israele il quale ha assolto pienamente il ruolo di precursore che gli assegnava Malachia. I tempi sono allora compiuti. Gesù, esaltando la persona di Giovanni, lo dichiara «più che un profeta» (Mt 11,9), in quanto precursore di colui che dà inizio agli ultimi tempi.
Non ci fu uomo più grande di Giovanni Battista – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, Gesù disse alle folle: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell’Elìa che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!».
Riflessione: Il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono – Papa Francesco (27 Ottobre 2018): Penso a nostra Madre, la Santa Madre Chiesa… La nostra Madre è Santa, ma noi figli siamo peccatori. Siamo peccatori tutti. Non dimentichiamo quell’espressione dei Padri, la “casta meretrix”, la Chiesa santa, la Madre santa con figli peccatori. E a causa dei nostri peccati, sempre il Grande Accusatore ne approfitta, come dice il primo capitolo di Giobbe: gira, gira per la Terra cercando chi accusare. In questo momento ci sta accusando fortemente, e questa accusa diventa anche persecuzione: accuse continue per sporcare la Chiesa. Ma la Chiesa non va sporcata; i figli sì, siamo sporchi tutti, ma la Madre no. E per questo è il momento di difendere la Madre; e la Madre la si difende dal Grande Accusatore con la preghiera e la penitenza.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Giovanni Battista – Mons. Vincenzo Paglia, Vescovo (Omelia, 13 Dicembre 2007): In questo tempo di Avvento varie volte la Chiesa ci presenta Giovanni Battista come colui che prepara la via al Signore. Di nessuno Gesù ha parlato così a lungo come del Battista. Con una serie incalzante di domande lo presenta come il profeta che sa attendere il Signore, e ne fa l’esempio per i credenti. In effetti, il Battista, con una vita austera, ha preparato anzitutto se stesso all’incontro con Dio, non si è trincerato dietro un facile orgoglio e una scontata autosufficienza. Si potrebbe dire che ha violentato se stesso per far crescere nel suo cuore l’uomo religioso che sa attendere l’inviato di Dio. Ha saputo creare nel suo cuore una vera interiorità. E poi con la predicazione ha cercato di aprire una via nel cuore degli uomini della sua generazione perché riconoscessero e accogliessero il Signore. In questo è davvero “il più grande tra i nati di donna”; un fratello unico che il Signore continua ad inviarci perché anche noi prepariamo il nostro cuore ad accogliere Gesù che viene per poterlo quindi indicare anche agli altri.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista – Benedetto XVI (Udienza Generale, 29 Agosto 2012): L’esistenza intera del Precursore di Gesù è alimentata dal rapporto con Dio, in particolare il periodo trascorso in regioni deserte (cfr. Lc 1,80); le regioni deserte che sono luogo della tentazione, ma anche luogo in cui l’uomo sente la propria povertà perché privo di appoggi e sicurezze materiali, e comprende come l’unico punto di riferimento solido rimane Dio stesso. Ma Giovanni Battista non è solo uomo di preghiera, del contatto permanente con Dio, ma anche una guida a questo rapporto. L’Evan-gelista Luca riportando la preghiera che Gesù insegna ai discepoli, il «Padre nostro», annota che la richiesta viene formulata dai discepoli con queste parole: «Signore insegnaci a pregare, come Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli» (cfr. Lc 11,1). Cari fratelli e sorelle, celebrare il martirio di san Giovanni Battista ricorda anche a noi, cristiani di questo nostro tempo, che non si può scendere a compromessi con l’amore a Cristo, alla sua Parola, alla Verità. La Verità è Verità, non ci sono compromessi. La vita cristiana esige, per così dire, il «martirio» della fedeltà quotidiana al Vangelo, il coraggio cioè di lasciare che Cristo cresca in noi e sia Cristo ad orientare il nostro pensiero e le nostre azioni. Ma questo può avvenire nella nostra vita solo se è solido il rapporto con Dio. La preghiera non è tempo perso, non è rubare spazio alle attività, anche a quelle apostoliche, ma è esattamente il contrario: solo se siamo capaci di avere una vita di preghiera fedele, costante, fiduciosa, sarà Dio stesso a darci capacità e forza per vivere in modo felice e sereno, superare le difficoltà e testimoniarlo con coraggio. San Giovanni Battista interceda per noi, affinché sappiamo conservare sempre il primato di Dio nella nostra vita.
Due modi di amare – Catechismo degli Adulti 1077-1079: La verginità consacrata, in quanto comunione di carità, è un matrimonio spirituale; il matrimonio, in quanto dono totale esclusivo, è verginità del cuore, appartenenza a uno solo. La prima non è un sacramento, perché esprime per se stessa il mistero dell’alleanza; il secondo ha bisogno di un sacramento specifico, perché di per sé appartiene all’ordine della creazione. Verginità e matrimonio sono due possibilità per il cristiano, due modalità di realizzare pienamente la comune vocazione all’amore. «La rivelazione cristiana conosce due modi specifici di realizzare la vocazione della persona umana, nella sua interezza, all’amore: il matrimonio e la verginità. Sia l’uno che l’altra, nella forma loro propria, sono una concretizzazione della verità più profonda dell’uomo, del suo essere ad immagine di Dio».
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: «Se talora ti sorge il pensiero della castità o della verginità, sappi che si tratta d’una ispirazione suscitata in te dallo Spirito Santo. E quante volte una fanciulla, destinata ormai al letto nuziale, ne è fuggita via, dietro suggerimento dello Spirito? Quante volte un ricco, nello sfarzo dei suoi palazzi, si è sentito spinto dallo Spirito Santo a rinunziare alle sue ricchezze e ai suoi privilegi? Quante volte un giovane, alla vista di qualcosa di bello, ha chiuso gli occhi e si è rifiutato di guardare, per non contaminarsi? Chi gli ha dato questa forza, domanderai? Ebbene, è stato lo Spirito Santo a ispirare la mente del giovane. Quanti interessi e quanta cupidigia a questo mondo! È per questo che i cristiani scelgono la povertà. Per quale motivo? Ma per tener fede al comando dello Spirito. Davvero prezioso e buono è lo Spirito Santo! Giustamente noi veniamo battezzati nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo [cfr. Mt 28,19]! L’uomo, mentre vive ancora nel suo corpo, è costretto a lottare con molti e ferocissimi demòni. Sovente, poi, quel demonio che molti non erano riusciti a dominare, a causa della sua ferrea morsa, è stato sconfitto da qualcuno con la preghiera, grazie alla potenza dello Spirito Santo in lui presente. Il semplice soffio dell’esorcista, così, diventa fuoco per l’invisibile nemico. Dio, perciò, ci procura un soccorritore e un protettore: grande dottore della Chiesa, altresì, e nostro valido difensore. Non temiamo, allora, né i demòni né il diavolo! Colui che combatte al nostro fianco, infatti, è più potente: apriamo a lui solo le nostre porte! Egli, infatti, va in cerca di quanti siano degni (Sap 6,16), per arricchirli con i propri doni» (Cirillo di Gerusalemme).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Il Regno di Dio – “Gesù dice ai discepoli di cercare il regno di Dio e la sua giustizia (Mt 6,33; Lc 12,31); il testo presenta un certo parallelismo con la definizione del regno come giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo (Rm 14,17), uno stato che si raggiunge con la presente sottomissione al dominio di Dio. Quando viene chiesto a Gesù il tempo della venuta del regno, egli risponde, con un’espressio-ne oscura, che esso «è già in mezzo a voi» (Lc 17,20 ss). L’espressione è più comprensibile se le si dà il significato che il regno è una realtà presente ma non riconosciuta e molto probabilmente identifica il regno con Gesù stesso, nel quale si attua l’instaurazione del regno di Dio. L’ammissione al regno esige che si diventi come bambini (Mt 18,3; Mc 10,15; Lc 18,17), che si pratichi la giustizia (Mt 5,20), che si faccia la volontà del Padre (Mt 7,21), che si abbandonino le proprie ricchezze (Mt 19,23; Mc 10,23; Lc 18,24). Per amore del regno gli uomini accettano il celibato (Mt 19,12). Il regno appartiene al povero e all’umile e a coloro che soffrono per la giustizia (Mt 5,3; 19,14; Mc 10,14; Lc 6,20; 18,16). Questi testi non definiscono il regno soltanto come un ideale morale ma dimostrano che il regno di Dio è in completa opposizione con i valori esclusivamente umani e i desideri peccaminosi. La realizzazione del regno di Dio esige una rivolutone morale in coloro che sottomettono se stessi al regno ed è essa stessa il mezzo attraverso il quale viene compiuta questa rivoluzione morale” (MacKenzie).
Santo del giorno: 13 Dicembre – Santa Lucia, Vergine e martire: La vergine e martire Lucia è una delle figure più care alla devozione cristiana. Come ricorda il Messale Romano è una delle sette donne menzionate nel Canone Romano. Vissuta a Siracusa, sarebbe morta martire sotto la persecuzione di Diocleziano (intorno all’anno 304). Gli atti del suo martirio raccontano di torture atroci inflittele dal prefetto Pascasio, che non voleva piegarsi ai segni straordinari che attraverso di lei Dio stava mostrando. Proprio nelle catacombe di Siracusa, le più estese al mondo dopo quelle di Roma, è stata ritrovata un’epigrafe marmorea del IV secolo che è la testimonianza più antica del culto di Lucia. Una devozione diffusasi molto rapidamente: già nel 384 sant’Orso le dedicava una chiesa a Ravenna, papa Onorio I poco dopo un’altra a Roma.
Preghiamo: Riempi di gioia e di luce il tuo popolo, Signore, per l’intercessione gloriosa della santa vergine e martire Lucia, perché noi, che festeggiamo la sua nascita al cielo, possiamo contemplare con i nostri occhi la tua gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo…