Antifona d’ingresso
Rallegratevi sempre nel Signore ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino. (Fil 4,4.5)
Colletta
Guarda, o Padre, il tuo popolo, che attende con fede il Natale del Signore, e fa’ che giunga a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero della salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Oppure:
O Dio, fonte della vita e della gioia, rinnovaci con la potenza del tuo Spirito, perché corriamo sulla via dei tuoi comandamenti, e portiamo a tutti gli uomini il lieto annunzio del Salvatore, Gesù Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te…
Prima Lettura Sof 3,14-17
Il Signore esulterà per te con grida di gioia.
“La figlia di Sion rappresenta l’intero Israele, esortato a giubilare per la presenza del Signore, che lotta come un re per il suo popolo e per la sua città (cfr. Is 9,5). La regalità di Dio si manifesta nel salvare e nel ricolmare di gioia i suoi umili” (Bib-bia Via, Verità e Vita). “Sofonia è un profeta che vive 600 anni prima di Gesù. Il suo popolo vive nell’infedeltà alla legge di Dio, e su di esso sta per scendere la minaccia dell’invasione straniera” (Messale Festivo).
Dal libro del profeta Sofonìa
Rallègrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d’Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura. In quel giorno si dirà a Gerusalemme: «Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia». Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Da Is 12,2-6
«Gli angeli, secondo quanto sappiamo, non hanno altra occupazione che lodare Dio; e i perfetti non hanno desiderio più grande che fare di tutta la loro vita una lode a Dio. Il profeta comanda agli apostoli di annunciare fra tutte le genti ciò che ha fatto il Cristo sulla terra, ed anche i suoi benefici al primo popolo e l’ingrati-tudine che ne ha raccolto» (Eusebio).
Rit. Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.
Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza. Rit.
Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime. Rit.
Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele. Rit.
Seconda Lettura Fil 4,4-7
Il Signore è vicino!
“L’apostolo Paolo scrive alla piccola comunità cristiana di Filippi, e le rivolge un invito insistente alla gioia. La ragione profonda è: «Il Signore è vicino!». Vicino perché verrà presto e perché è già in noi. Questa gioia deve generare una pace che supera ogni inquietudine, deve essere nota a tutti, e manifestarsi nella preghiera e nel ringraziamento” (Messale Festivo, LDC).
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. Parola di Dio.
Canto al Vangelo Is 61,1
Alleluia, alleluia.
Lo Spirito del Signore è sopra di me, mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio.
Alleluia.
Vangelo Lc 3,10-18
E noi che cosa dobbiamo fare?
“È la continuazione del capo terzo del Vangelo di Luca, che narra le vicende di Giovanni Battista. Ascoltando la sua predicazione, le folle gli domandano: «Che cosa dobbiamo fare?». Egli risponde che tutta la loro vita dev’essere guidata dalla legge di Dio. La gente si chiede anche se Giovanni sia il Messia. Egli risponde: «Il Messia viene. È più forte di me. Vi battezzerà con un battesimo di Spirito santo. È urgente prepararsi con la conversione»” (Messale Festivo, LDC).
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo. Parola del Signore.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Rallegrati figlia di Sion – Redemptoris Mater 3: […] se non è possibile stabilire un preciso punto cronologico per fissare la data della nascita di Maria, è costante da parte della chiesa la consapevolezza che Maria è apparsa prima di Cristo sull’orizzonte della storia della salvezza. È un fatto che, mentre si avvicinava definitivamente la “pienezza del tempo”, cioè l’avvento salvifico dell’Emanuele, colei che dall’eternità era destinata ad essere sua madre esisteva già sulla terra. Questo suo “precedere” la venuta di Cristo trova ogni anno un riflesso nella liturgia dell’avvento. Se dunque gli anni che ci avvicinano alla conclusione del secondo millennio dopo Cristo e all’inizio del terzo, vengono rapportati a quell’antica attesa storica del Salvatore, diventa pienamente comprensibile che in questo periodo desideriamo rivolgerci in modo speciale a colei, che nella “notte” dell’at-tesa dell’avvento cominciò a splendere come una vera “stella del mattino”. Infatti, come questa stella insieme con l’“aurora” precede il sorgere del sole, così Maria fin dalla sua concezione immacolata ha preceduto la venuta del Salvatore, il sorgere del “sole di giustizia” nella storia del genere umano. La sua presenza in mezzo a Israele – così discreta da passare quasi inosservata agli occhi dei contemporanei – splendeva ben palese davanti all’Eterno, il quale aveva associato questa nascosta “figlia di Sion” (cfr. Sof 3,14; Zc 2,14) al piano salvifico comprendente tutta la storia dell’umanità. A ragione dunque, al termine di questo millennio, noi cristiani, che sappiamo come il piano provvidenziale della santissima Trinità sia la realtà centrale della rivelazione e della fede, sentiamo il bisogno di mettere in rilievo la singolare presenza della Madre di Cristo nella storia.
Che cosa dobbiamo fare? – Giovanni Paolo II (Angelus, 9 Dicembre 1990): “Alle folle che andavano a farsi battezzare da lui”, Giovanni insegnava a cercare la salvezza dall’“ira imminente” non nell’appello a un privilegio etnico-religioso: “Abbiamo Abramo per padre!”, ma nel compimento di “opere degne della conversione”. Alle folle in generale diceva: “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto” (Lc 3,7.8.10): anticipo del Vangelo della condivisione dei beni, della loro subordinazione al diritto alla vita. Ai pubblicani che si occupavano della esazione delle tasse e che in qualche modo rappresentavano i responsabili della pubblica amministrazione, rispondeva: “Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato” (Lc 3,13): ossia comportatevi secondo le leggi, fatte per rispondere alle esigenze della giustizia; siate corretti, rispettosi dei diritti della gente, specialmente dei poveri. Ad alcuni soldati che lo interrogavano: “E noi che dobbiamo fare?”, raccomandava di non maltrattare e non estorcere niente a nessuno, contentandosi delle loro paghe (Lc 3,14). Chiaro ammonimento a non abusare del potere, a rispettare le persone, non conculcandone i diritti, ma servendole. Nella dottrina di Giovanni, preannunciatrice di quella di Gesù, emerge una visione fondamentalmente positiva della società, delle classi e delle professioni: nessuna di esse esclude dalla salvezza, se ci s’impegna a praticare la giustizia e la carità. Tuttavia il Battista è severo, persino rude, nel suo annuncio del Cristo che verrà col ventilabro a pulire l’aia e a mettere la scure alle radici. Si tratta di un messaggio schietto e forte che delinea i nuovi rapporti di giustizia tra gli uomini.
Preghiera dei Fedeli (proposta)
Tristezza, disperazione, angoscia, ansia per il domani. Sono atteggiamenti e sentimenti frequenti nella nostra vita. Spesso legittimi, ma mai giusti. Oltre che gettare ombre sulla vita, sono la prima contro-testimonianza della nostra fede.
Rinnoviamo la nostra speranza pregando: Vieni Signore Gesù.
– Perché la Chiesa nei momenti difficili della sua storia e nelle persecuzioni per causa del Vangelo si abbandoni con fiducia alla potenza e la fedeltà di Dio. Preghiamo. Rit.
– Perché la nostra comunità continui a testimoniare con perseveranza la buona notizia della salvezza. Preghiamo. Rit.
– Signore, custodisci i nostri pensieri e i nostri cuori nella tua pace. Rendici tenaci costruttori di percorsi di riconciliazione per chi incontriamo sul nostro cammino. Preghiamo. Rit.
– Perché coloro che sono oppressi dalla sofferenza e tentati dalla disperazione siano toccati dal tuo annuncio di salvezza, e trovino in noi la sollecitudine capace di restituire speranza. Preghiamo. Rit.
Celebrante: Signore ascolta la nostra preghiera. Fa’ che ci disponiamo ad accogliere nella letizia e con fede sincera il Tuo Figlio che viene a salvare tutti gli uomini. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.
Preghiera sulle offerte
Sempre si rinnovi, Signore, l’offerta di questo sacrificio, che attua il santo mistero da te istituito, e con la sua divina potenza renda efficace in noi l’opera della salvezza. Per Cristo nostro Signore.
Prefazio dell’Avvento I (proposta)
La duplice venuta del Cristo.
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore.
Al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana
egli portò a compimento la promessa antica,
e ci aprì la via dell’eterna salvezza.
Verrà di nuovo nello splendore della gloria,
e ci chiamerà a possedere il regno promesso
che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa.
E noi, uniti agli Angeli e alla moltitudine dei Cori celesti,
cantiamo con gioia l’inno della tua lode: Santo…
Antifona alla comunione
Dite agli sfiduciati: Coraggio, non abbiate timore: ecco, il nostro Dio viene a salvarci”. (Is 35,4)
Oppure:
“Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il buon frumento nel suo granaio”. (Lc 3,17)
Preghiera dopo la comunione
O Dio, nostro Padre, la forza di questo sacramento ci liberi dal peccato e ci prepari alle feste ormai vicine. Per Cristo nostro Signore.
Un po’ di pane per camminare
Chi ha due tuniche – La richiesta di san Giovanni agli uomini di oggi, ingolfati in una mentalità consumistica intrisa di ricchezza e opulenza, può suonare come qualcosa di poco conto.
Invece, ai tempi del Battista il guardaroba di una persona era abbastanza ridotto, di conseguenza il cedere un capo del proprio guardaroba significava dare via un capitale.
“Per molta gente non era facile procurarsi gli abiti, che erano piuttosto costosi. I poveri avevano solo gli abiti che portavano indosso. Era quindi realistico parlare di vendere una persona per un paio di sandali [Am 2,6] ed era alquanto rivoluzionario ciò che Giovanni Battista predicava quando esortava a dare ai più poveri la tunica di riserva [Lc 3,11].
È quindi interessante vedere che nella loro codificazione della legge, nel I secolo d. C., gli Ebrei fornivano una lista di abiti che potevano essere messi in salvo da una casa in fiamme in giorno di sabato: interessante perché la lista indica il valore dei vestiti e nomina i capi di vestiario comuni in quel tempo […]. I vestiti erano così importanti che il farli a pezzi era un segno di lutto e di dolore profondo [Gb 1,20]” (Ralph Gower, Usi e costumi dei tempi della Bibbia).
La tunica, che per molti aspetti somigliava ad un sacco, era l’indumento essenziale ed era costituita da due pezzi di tessuto, uniti in modo che la cucitura risultasse orizzontale, all’altezza della vita. Sul davanti vi era una taglio a forma di V per potervi far passare la testa e altri due per le braccia, agli angoli. Il tessuto poteva essere di lino o anche di cotone, a seconda della disponibilità finanziaria di chi doveva indossarla. Vi erano tuniche che per la loro manifattura particolare indicavano lo status sociale. Così per i sacerdoti (cfr. Es 28,40; Lv 16,4).
Anche Giuseppe il figlio del patriarca Giacobbe indossava una tunica manufatta in modo particolare tanto da destare l’invidia e la gelosia dei fratelli (cfr. Gen 37,3). “Come sempre accade per gli abiti, questa particolare tunica rappresentava qualcosa di più di un semplice rivestimento per il corpo. Di solito era indossata dai reali [2Sam 13,18], un particolare che non era sfuggito ai fratelli di Giuseppe. Il resto degli avvenimenti è noto” (John J. Pilch, Il sapore della Parola).
Anche il Signore Dio prima di cacciare i nostri progenitori dal Paradiso confezionò loro una tunica (cfr. Gen 3,21), e questo particolare può avere molte interpretazioni. “L’antropologia ne offre una. In tutte le civiltà, i vestiti giocano un ruolo nel creare legami tra le persone. Facendosi autonomamente cinture con foglie di fico, l’uomo e la donna prendono distanze non solo dal Creatore, ma anche reciprocamente.
Per contro Dio, facendo tuniche di pelli per la coppia, sanziona un permanente legame personale con ciascuno dei due, mentre l’omaggio dei vestiti da parte di un donatore comune rinsalda il legame fra i membri della coppia” (John J. Pilch, Il sapore della Parola).
Da quel poco che si è detto, si comprende che quanto chiedeva il Battista non era un semplice obolo, così come molti sono abituati a fare donando abiti smessi; ma, invitando a spogliarsi di qualcosa di molto prezioso, chiedeva un vero segno di conversione. Siamo nel segno della radicalità evangelica.
Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei
Capitolo 8
La formazione specifica dei candidati al sacerdozio
Art. 156 – L’ideale da proporre ai fratelli chiamati dal Signore al sacerdozio è
– la contemplazione in un’incessante adorazione del Verbo fatto uomo “divenuto con la sua oblazione il modello e la fonte delle virtù di obbedienza, castità e povertà” (PDV 30);
– la progressiva configurazione a Cristo servo, maestro di Verità, missionario del Padre, icona dell’amore misericordioso. Chiamati ad avere gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, “si spoglino del proprio «io», per trovare nella carità obbediente, casta e povera, la via maestra dell’u-nione con Dio e dell’unità con i fratelli” (PDV 30);
– l’assimilazione vitale al mistero della croce, presente nel sacrificio della Messa, al quale, come vittime con la Vittima, essi devono unirsi ogni giorno, donando totalmente se stessi. “È nell’Eucaristia, infatti, che viene ripresentato, ossia fatto di nuovo presente il sacrificio della croce, il dono totale di Cristo alla sua chiesa, il dono del suo corpo e del suo sangue sparso, quale suprema testimonianza del suo essere capo e pastore, servo e sposo della Chiesa” (PDV 23);
– la comunione con i membri della Famiglia ecclesiale e con la Chiesa tutta, dove, pieni di zelo, portano il loro servizio e la loro collaborazione.