Dicembre, meditazioni

5 Dicembre 2018

5 Dicembre 2018 – Mercoledì, I del Tempo di Avvento – (Is 25,6-10a; Sal 22[23]; Mt 15,29-37) – I Lettura: La salvezza ha come primo effetto una pace duratura che consiste non solo nell’assenza di guerra, ma anche e soprattutto in rapporti nuovi tra le persone. Essa comporta l’eliminazione della sofferenza e della morte, cioè una vita piena, liberata da tutti i condizionamenti fisici e morali. Vangelo: Il tema della moltiplicazione dei pani, preannuncia il banchetto eucaristico al quale sono invitati tutti, ma con preferenza per i poveri, gli ammalati, i bisognosi e tutti coloro che aiutano i bisognosi. Se andiamo da Gesù con umiltà, egli ci risana mediante i sacramenti, soprattutto quello della Penitenza e dell’Eucaristia.

Gesù guarisce molti malati e moltiplica i pani – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele. Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.

Riflessione: “Il cerimoniale è lo stesso della prima volta. Gesù prende il pane e, recitata la preghiera di ringraziamento, lo spezza e lo dà ai discepoli perché lo distribuiscano alla folla. Anche questa volta si raccolgono i pezzi avanzati e si stabilisce il numero di quelli che hanno mangiato. La prima volta cinquemila uomini, la seconda quattromila, senza contare le donne e i bambini. Il numero elevato non solo vuol dare l’idea della grandezza del miracolo, ma sottolineare che qui si è radunato ed è stato nutrito il popolo. Naturalmente non tutto il popolo di Israele, ma un gran numero, così da poter essere considerato una significativa rappresentanza. Come popolo Israele era stato condotto attraverso il deserto verso la terra promessa. La scena risveglia nei cuori questo ricordo; nello stesso tempo si presenta un’immagine per il futuro: Dio si prenderà cura del suo popolo, se questi gli sarà nuovamente fedele e sottomesso. In lui c’è abbondanza: egli ci risana e sazia la nostra fame. Gesù ha guarito le malattie fisiche e saziato la fame corporale. L’amore di Dio non va interpretato solo in senso spirituale! Dio vede l’uomo anche nelle sue necessità materiali e se ne rende partecipe con una passione più profonda di quella che abbiamo noi, gli uni per gli altri. Egli vuole che tutti gli uomini siano sazi e sani. Nel regno di Dio non esistono solo i valori spirituali e gli atteggiamenti interiori; i suoi discepoli non devono dimenticare le molteplici necessità e miserie degli uomini che hanno fame e freddo e vivono nell’indigenza. Tutto l’uomo è chiamato alla salvezza e deve giungere al banchetto celeste. Nella prima moltiplicazione dei pani Gesù scende dalla barca, nutre la folla e sale sul monte a pregare. Ora discende dal monte, congeda la folla, dopo il miracolo, e sale in barca per passare all’altra riva. Non è ancora giunto il tempo di restare: Gesù è ancora solo di passaggio in mezzo ai suoi. Ci sono certamente momenti privilegiati, in cui il semplice stare assieme rappresenta un anticipo del possesso eterno; come «i tre giorni» che la folla ha trascorso al seguito di Gesù. Ma ora il viaggio deve proseguire; il Messia è chiamato a pellegrinare, affinché tutti ricevano la buona novella” (Wolfagang Trilling).

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Sento compassione – Benedetto XVI (Messaggio per la Quaresima 2006): Con la stessa compassione di Gesù per le folle, la Chiesa sente anche oggi come proprio compito quello di chiedere a chi ha responsabilità politiche ed ha tra le mani le leve del potere economico e finanziario di promuovere uno sviluppo basato sul rispetto della dignità di ogni uomo. Un’importante verifica di questo sforzo sarà l’effettiva libertà religiosa, non intesa semplicemente come possibilità di annunciare e celebrare Cristo, ma anche di contribuire alla edificazione di un mondo animato dalla carità. In questo sforzo si iscrive pure l’effettiva considerazione del ruolo centrale che gli autentici valori religiosi svolgono nella vita dell’uomo, quale risposta ai suoi più profondi interrogativi e quale motivazione etica rispetto alle sue responsabilità personali e sociali. Sono questi i criteri in base ai quali i cristiani dovranno imparare anche a valutare con sapienza i programmi di chi li governa.

… rese grazie, li spezzò – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 29 Luglio 1987): L’originale greco dell’espres-sione “rese grazie” è “eucharistésas” (da “eucaristein”), da cui Eucaristia. Così dunque il sacrificio del corpo e del sangue istituito come il santissimo Sacramento della Chiesa costituisce il compimento e insieme il superamento di quei sacrifici di benedizione e di lode, di cui si parla nei Salmi (“zebah todah”). Le comunità cristiane, sin dai tempi più antichi, univano la celebrazione dell’Eucaristia al ringraziamento, come dimostra un testo della “Didaché” (scritto composto fra la fine del I secolo e gli inizi del II, probabilmente in Siria, forse nella stessa Antiochia): “Ti ringraziamo, o Padre nostro, per la santa vita di Davide tuo servo, che ci hai fatto svelare da Gesù Cristo tuo servo… Ti ringraziamo, o Padre nostro, per la vita e per la conoscenza che ci hai fatto svelare da Gesù Cristo tuo servo… Ti ringraziamo, o Padre nostro, per il tuo santo nome, che ci hai fatto abitare nei nostri cuori, e per la conoscenza, la fede e l’immortalità che ci hai fatto svelare da Gesù Cristo tuo servo” (Didaché 9,2-3; 10,2).

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Cercare Cristo nel deserto – “Ma nota bene a chi è distribuito. Non agli sfaccendati, non a quanti abitano nella città, cioè nella Sinagoga o fra gli onori del mondo, ma a quanti cercano Cristo nel deserto, proprio coloro che non ne hanno noia sono accolti da Cristo, e il Verbo di Dio parla con essi, non di questioni terrene, ma del Regno dei cieli. E se taluni hanno addosso le piaghe di qualche passione del corpo, Egli accorda volentieri a costoro la sua medicina. Era dunque logico che Egli con nutrimenti spirituali salvasse dal digiuno quanti aveva guarito dal dolore delle loro ferite. Perciò nessuno riceve il nutrimento di Cristo se prima non è stato risanato, e coloro che sono invitati alla cena, sono prima risanati da quell’invito. Se c’era uno zoppo, questi, per venire, avrebbe conseguito la possibilità di camminare; se c’era qualcuno privo del lume degli occhi, certo non sarebbe potuto entrare nella casa del Signore senza che gli fosse stata ridata la luce. Dappertutto, pertanto, viene rispettato l’ordinato svolgimento del mistero: prima si provvede il rimedio alle ferite mediante la remissione dei peccati, successivamente l’alimento della mensa celeste vien dato in abbondanza, sebbene questa folla non sia ancora saziata da cibi più sostanziosi, né quei cuori ancor digiuni di una fede più ferma siano nutriti col Corpo e col Sangue di Cristo” (Ambrogio).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Il banchetto del Signore – “Nella liturgia della Parola odierna possiamo vedere la figura e la sua realizzazione, l’annuncio e la realtà di eventi salvifici. Isaia vede un monte su cui è imbandita una succulenta mensa a cui tutti i popoli sono invitati. Alla gioia del convito si aggiunge la rimozione del velo di tristezza e di morte che copriva il volto dei popoli, le lacrime e i lamenti. Sorgerà invece nel loro cuore la speranza della salvezza, riposta completamente in lui. Un grido riconoscente di gioia erompe dalla loro bocca. Il brano evangelico ci presenta la realizzazione dei benefici, promessi e portati al popolo con la venuta del Signore Gesù. Il primo sentimento di Gesù verso la gente è quello della compassione: è gente venuta da lontano per ascoltare la sua voce e per essere guariti nelle loro malattie. Sono tre giorni che lo seguono. Come rimandarli alle proprie abitazioni senza dar loro da mangiare? Egli si fa carico delle necessità di tutta quella moltitudine; si consiglia con gli apostoli. Dinanzi alla loro perplessità di dover sfamare tanta gente, Gesù taglia corto: Quanti pani avete? Gli dicono: Sette e pochi pesciolini. Ordina alla folla di sedersi e quindi con quei sette pani e pochi pesciolini sfama la gente che ora può riprendere il viaggio di ritorno alla loro case. Dovrebbero essere stati quanto mai gustosi quei pani e quei pesciolini non solo per l’appetito che dopo tre giorni al seguito di Gesù si faceva piuttosto sentire, ma anche perché è un pane scaturito da un prodigio. Si avvera così quanto annunciato da Isaia. La fede ci fa vedere in questo monte l’altare dove il Signore moltiplica il pane eucaristico per sfamare quanti lo desiderano donando se stesso. Forse non sarebbe fuori posto far nostra la meraviglia della gente ogni volta che ci presentiamo a ricevere il corpo di Gesù, miracolo ancora più strepitoso. Ci ciberemmo di lui non per abitudine, ma spinti da un grande desiderio di essere salvati della nostra meschinità” (Monaci Benedettini Silvestrini, Omelia, 1 Dicembre 2010).

Santo del giorno: 5 Dicembre – San Saba Archimandrita, Abate: “Nasce nel 439 a Cesarea di Cappadocia. La sua famiglia, cristiana, lo indirizza verso gli studi presso il vicino monastero di Flavianae. Ne esce con un’istruzione e con il desiderio di farsi monaco. Attorno ai 18 anni arriva pellegrino in Terrasanta. Sul cammino sosta sempre in comunità monastiche di diverso tipo: di vita comune, anacoretiche, nelle loro grotte o capanne. È così che trova una guida nel monaco Eutimio detto «il grande», col quale condividerà la vita eremitica in Giordania. Dopo la morte del maestro si ritira verso Gerusalemme, nella valle del Cedron. Qui, col tempo, si forma intorno a lui un’aggregazione monastica frequente in Palestina: la laura. Una comunità destinata a crescere fino ad ospitare 150 monaci e far da guida ad altri «villaggi» monastici di questo tipo. Nel 492, Saba viene ordinato sacerdote, e il patriarca Elia di Gerusalemme lo nomina archimandrita, capo di tutti gli anacoreti di Palestina. Muore, ultranovantenne, nel 532” (Avvenire).

Preghiamo: Dio grande e misericordioso, prepara con la tua potenza il nostro cuore a incontrare il Cristo che viene, perché ci trovi degni di partecipare al banchetto della vita e ci serva egli stesso nel suo avvento glorioso. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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