30 Novembre 2018 – Venerdì – Sant’Andrea (Festa) – (Rm 10,9-18; Sal 18[19]; Mt 4,18-22) – I Lettura: Il tema centrale della liturgia odierna è la predicazione del Vangelo, al quale gli Apostoli, in prima persona sono stati chiamati. Nel brano odierno San Paolo mette in evidenza la successione delle azioni che portano alla fede e alla salvezza: innanzitutto, per beneplacito di Dio, noi abbiamo la verità per mezzo di Cristo, ma il suo Vangelo deve essere proclamato perché possa essere ascoltato per produrre la fede e per portare alla salvezza a coloro che crederanno. Vangelo: Il brano della vocazione di Andrea e Pietro mette in evidenza tutta l’importanza e la dignità del ministero apostolico. I due fratelli sono pescatori, Gesù li chiama ad una pesca più grande. Il mare nella simbologia ebraica, rappresentava il male. Il compito di pescatori di uomini, dunque, tende a sottrarre le anime dalle acque del peccato, dell’ignoranza, dal maligno, da tutto ciò che impedisce all’uomo di venire alla luce e alla Verità e, quindi, alla salvezza.
Essi subito lasciarono le reti e lo seguirono – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Riflessione: «Chiamò quelli che volle ed essi andarono da lui» – Giovanni Paolo II (Pastores dabo vobis 36): Questo andare, che s’identifica con il seguire Gesù, esprime la risposta libera dei 12 alla chiamata del Maestro. Così è stato di Pietro e di Andrea: «E disse loro: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”. Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono». Identica è stata l’esperienza di Giacomo e di Giovanni. Così sempre: nella vocazione risplendono insieme l’amore gratuito di Dio e l’esaltazione più alta possibile della libertà dell’uomo: quella dell’adesione alla chiamata di Dio e dell’af-fidamento a lui. In realtà, grazia e libertà non si oppongono tra loro. Al contrario, la grazia anima e sostiene la libertà umana, liberandola dalla schiavitù del peccato, sanandola ed elevandola nelle sue capacità di apertura e di accoglienza del dono di Dio. E se non si può attentare all’iniziativa assolutamente gratuita di Dio che chiama, neppure si può attentare all’estrema serietà con la quale l’uomo è sfidato nella sua libertà. Così al «vieni e seguimi» di Gesù il giovane ricco oppone un rifiuto, segno – sia pure negativo – della sua libertà: «Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni». La libertà, dunque, è essenziale alla vocazione, una libertà che nella risposta positiva si qualifica come adesione personale profonda, come donazione d’amore, come oblazione. «La chiamata – diceva Paolo VI – si commisura con la risposta. Non vi possono essere vocazioni, se non libere; se esse non sono cioè offerte spontanee di sé, coscienti, generose, totali… È la voce umile e penetrante di Cristo, che dice, oggi come ieri: vieni. La libertà è posta alla sua suprema prova: quella della oblazione, della generosità, del sacrificio». L’oblazione libera, che costituisce il nucleo intimo e più prezioso della risposta dell’uomo a Dio che chiama, trova il suo incomparabile modello, anzi la sua radice viva nell’oblazione liberissima di Gesù Cristo, il primo dei chiamati, alla volontà del Padre: «… io vengo per fare, o Dio, la tua volontà». La Vergine Madre è stata la creatura che più di tutte ha vissuto la piena verità della vocazione, perché nessuno come lei ha risposto con un amore così grande all’amore immenso di Dio.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Seguire Gesù – Mons. Vincenzo Paglia, Vescovo (Omelia, 30 Novembre 2006): Andrea, nativo di Betsàida, era discepolo del Battista, ed è stato il primo chiamato da Gesù a seguirlo. Il Vangelo di Matteo ce lo presenta sulle rive del mare di Galilea mentre, con Pietro suo fratello, è intento a gettare le reti nel mare per la pesca. Gesù lo vede e lo chiama a seguirlo. L’inizio della vita pubblica di Gesù non è segnato da gesti prodigiosi, ma da un incontro. È una indicazione di come il Vangelo continua a camminare nella storia: incontrando uomini e donne. Infatti, poco dopo si ripete la stessa scena con altri due fratelli, Giacomo e Giovanni. Gesù li chiama ad un’altra pesca, li chiama ad entrare in un altro mare, quello degli uomini e delle donne spesso travolti dalle onde e sbattuti dai venti del mondo. I quattro, abbandonate subito le reti, lo seguono. È la decisione della fede che fa lasciare le proprie abitudini per seguire l’unico capace di dare senso alla vita. Il segreto è semplice: seguire, come ha fatto Andrea, l’invito del Vangelo.
Sant’Andrea Apostolo – Mons. Ovidio Poletto, Vescovo (Omelia, 30 Novembre 2009): Andrea è chiamato in oriente il Protòklitos, che significa appunto «primo chiamato». Alla parola decisiva «seguimi», pronunciata da Gesù, egli ha dato pronto ascolto. Gli ha creduto con il cuore. L’evangelista Giovanni narra come subito sia stato conquistato interiormente – potremmo dire affascinato – dal maestro. Tant’è vero che fa partecipe il fratello Simone della sua scoperta: «Abbiamo trovato il Messia», gli dice e lo conduce da Gesù. È diventato annunciatore della Parola con una caratteristica tutta sua. Lo fa pensare il nome che portava. Andrea non è nome ebraico, come ci si aspetterebbe, ma greco, segno non trascurabile di una certa apertura culturale della sua famiglia. Siamo in Galilea, dove la lingua e la cultura greca sono abbastanza presenti. E Andrea sarà, insieme con Filippo, in una particolare circostanza, mediatore e interprete presso Gesù (cfr. Gv 12,20) per favorire l’incontro con alcuni greci che volevano vederlo, a Gerusalemme. Diventerà lui, dopo l’ascensione di Gesù e la Pentecoste – secondo tradizioni molto antiche – l’apostolo dei Greci. Come Pietro, suo fratello, da Gerusalemme, attraverso Antiochia, giunse a Roma a testimoniare il Vangelo, così Andrea è ritenuto l’annunciatore del Vangelo per il mondo greco.
La fecondità dell’apostolato – CCC 863-864: Tutta la Chiesa è apostolica in quanto rimane in comunione di fede e di vita con la sua origine attraverso i successori di san Pietro e degli Apostoli. Tutta la Chiesa è apostolica, in quanto è «inviata» in tutto il mondo; tutti i membri della Chiesa, sia pure in modi diversi, partecipano a questa missione. «La vocazione cristiana infatti è per sua natura anche vocazione all’apostolato». Si chiama «apostolato» «tutta l’attività del corpo mistico» ordinata alla «diffusione del regno di Cristo su tutta la terra». «Siccome la fonte e l’origine di tutto l’apostolato della Chiesa è Cristo, mandato dal Padre, è evidente che la fecondità dell’apostolato», sia quello dei ministri ordinati sia quello «dei laici, dipende dalla loro unione vitale con Cristo». Secondo le vocazioni, le esigenze dei tempi, i vari doni dello Spirito Santo, l’apostolato assume le forme più diverse. Ma la carità, attinta soprattutto nell’Eucaristia, rimane sempre «come l’anima di tutto l’apostolato».
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Pescatori di uomini – “Prima di dire o fare alcunché, Cristo chiama gli apostoli, affinché nulla resti loro nascosto delle sue parole e delle sue opere, sicché in seguito con fiducia possano dire: Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto a ascoltato [At 4,20]. Li osserva non nel corpo ma nello spirito, non guardando al loro aspetto esteriore ma ai loro cuori. E li sceglie non perché fossero apostoli ma perché potevano divenire apostoli. Come l’artigiano, se ha visto delle pietre preziose ma non tagliate, le sceglie non per quello che sono ma per ciò che possono divenire, perché essendo pratico nella sua arte, non disdegna un bene pur rozzo, allo stesso modo il Signore, vedendoli, non sceglie le loro opere ma i loro cuori” (Anonimo, Opera incompleta su Matteo).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: ‘Tradizioni molto antiche considerano Andrea «come apostolo dei Greci negli anni che succedettero alla Pentecoste; ci fanno sapere che nel resto della sua vita egli fu annunciatore e interprete di Gesù per il mondo greco. Pietro, suo fratello, da Gerusalemme attraverso Antiochia giunse a Roma per esercitarvi la sua missione universale; Andrea fu invece l’apostolo del mondo greco: essi appaiono così in vita e in morte come veri fratelli – una fratellanza che si esprime simbolicamente nello speciale rapporto delle Sedi di Roma e di Costantinopoli, Chiese veramente sorelle. Una tradizione successiva, come si è accennato, racconta della morte di Andrea a Patrasso, ove anch’egli subì il supplizio della crocifissione. In quel momento supremo, però, in modo analogo al fratello Pietro, egli chiese di essere posto sopra una croce diversa da quella di Gesù. Nel suo caso si trattò di una croce decussata, cioè a incrocio trasversale inclinato, che perciò venne detta “croce di sant’Andrea”. Ecco ciò che l’Apostolo avrebbe detto in quell’occasione, secondo un antico racconto (inizi del secolo VI) intitolato Passione di Andrea: “Salve, o Croce, inaugurata per mezzo del corpo di Cristo e divenuta adorna delle sue membra, come fossero perle preziose. Prima che il Signore salisse su di te, tu incutevi un timore terreno. Ora invece, dotata di un amore celeste, sei ricevuta come un dono. I credenti sanno, a tuo riguardo, quanta gioia tu possiedi, quanti regali tu tieni preparati. Sicuro dunque e pieno di gioia io vengo a te, perché anche tu mi riceva esultante come discepolo di colui che fu sospeso a te […]. O Croce beata, che ricevesti la maestà e la bellezza delle membra del Signore! … Prendimi e portami lontano dagli uomini e rendimi al mio Maestro, affinché per mezzo tuo mi riceva chi per te mi ha redento. Salve, o Croce; sì, salve davvero!”. Come si vede, c’è qui una profondissima spiritualità cristiana, che vede nella Croce non tanto uno strumento di tortura quanto piuttosto il mezzo incomparabile di una piena assimilazione al Redentore, al Chicco di grano caduto in terra. Noi dobbiamo imparare di qui una lezione molto importante: le nostre croci acquistano valore se considerate e accolte come parte della croce di Cristo, se raggiunte dal riverbero della sua luce. Soltanto da quella Croce anche le nostre sofferenze vengono nobilitate e acquistano il loro vero senso. L’apostolo Andrea, dunque, ci insegni a seguire Gesù con prontezza (cfr. Mt 4,20; Mc 1,18), a parlare con entusiasmo di Lui a quanti incontriamo, e soprattutto a coltivare con Lui un rapporto di vera familiarità, ben coscienti che solo in Lui possiamo trovare il senso ultimo della nostra vita e della nostra morte»’ (Benedetto XVI, Udienza Generale, 14 giugno 2006).
Santo del giorno: 30 Novembre – San Galgano Guidotti, Eremita: “La vita di Galgano Guidotti ricorda i romanzi cavallereschi medievali. Donnaiolo e violento, come tutti gli uomini del suo rango, il senese, nato intorno al 1148, a 30 anni ha un sogno. Sul monte Siepi l’arcangelo Michele lo presenta ai 12 apostoli riuniti in una casa rotonda. Si va a stabilire sull’altura, vi pianta la spada e vive da eremita fino alla morte, nel 1181. Papa Lucio III lo proclama santo nel 1185, dopo la prima “causa canonica” di cui si ha notizia nella storia, condotta dal cardinale Conrad di Wittelsbach. Sul luogo del romitaggio sorgono una chiesa rotonda e un’abbazia cistercense” (Avvenire).
Preghiamo: Dio onnipotente, esaudisci la nostra preghiera nella festa dell’apostolo sant’Andrea; egli che fu annunziatore del Vangelo e pastore della tua Chiesa, sia sempre nostro intercessore nel cielo. Per il nostro Signore…