liturgia

29 Novembre 2018

29 Novembre 2018 – Giovedì, XXXIV del Tempo Ordinario – (Ap 18,1-2.21-23; 19,1-3.9a; Sal 99[100]; Lc 21,20-28) – I Lettura: L’annuncio della caduta di Babilonia è data da un angelo potente e luminoso della luce divina. Babilonia, nella simbologia giovannea, rappresenta Roma la grande città che con i suoi idoli e i suoi costumi si oppone a Dio. Gli eletti sono invitati ad uscire da questa città per non contaminarsi con i suoi abomini. All’annuncio della caduta della potente città seguono i lamenti di coloro che avevano goduto della sua prosperità e il canto di giubilo degli eletti. Vangelo: Luca mette in chiaro che il tempo della parusia è ancora lontano. Prima che questa arrivi dovranno accadere molte cose: intanto la prova della fede della Chiesa con persecuzioni e martirio, poi lo sconvolgimento cosmico che colpirà tutta la terra. Questi eventi serviranno da prova e purificazione degli eletti che dovranno perseverare nella fede e nella testimonianza. All’apparire dei segni cosmici, Gesù invita i fedeli ad alzare la testa: per loro questi segni non saranno per la rovina ma per la liberazione e il conseguimento del premio e della gloria loro promessi.

 

Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti – Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

 

Riflessione: Risollevatevi e alzate il capo – Don Enzo Cuffaro: Gli «ultimi tempi» della Chiesa e del mondo non si identificano con una data, ma con un periodo che ha un inizio e un compimento. Vale a dire: gli ultimi tempi non sono i giorni che precedono la venuta di Gesù nella gloria, bensì tutto l’arco cronologico che sta tra la sua nascita e il suo ritorno. Gli ultimi tempi sono, insomma, i tempi della Chiesa. Essi si compiranno nel ritorno di Gesù, che entrerà nel mondo in modo molto diverso rispetto al suo primo ingresso… Le parole di Gesù hanno un duplice riferimento: la città che ha rifiutato il suo Messia sarà distrutta, così anche il mondo. Questo collegamento, che fa di Gerusalemme il simbolo del mondo, come se la città santa fosse una figura tipologica universalmente valida, implica un’afferma-zione radicale sull’unica mediazione di Gesù Cristo: non c’è alcuna salvezza fuori di Lui; di conseguenza: essendo Lui l’unico Salvatore, la non accoglienza della sua opera di redenzione lascia, sia i popoli che il singolo uomo, in stato di irreversibile schiavitù. È un po’ come quando esiste una sola combinazione per aprire una cassaforte: se non si usa quella, si deve rinunciare al suo contenuto. Così la salvezza ha una sola combinazione che è Cristo. Rifiutato Lui, resta solo la desolazione. A questi due livelli di lettura, quello storico (la distruzione di Gerusalemme) e quello escatologico (il ritorno di Gesù), se ne aggiunge un terzo, che si colloca sul piano morale. Cristo dice ai suoi discepoli: «Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21,28). In questa espressione, possiamo cogliere la possibilità di dare un’interpretazione morale ad alcune parti del discorso escatologico di Gesù… L’invito di Cristo: «risollevatevi e alzate il capo», invita a non dimenticare la nostra destinazione celeste e a non lasciarci travolgere dall’assedio delle cose visibili. Ma se dinanzi alle fatiche, alle lotte e agli ostacoli quotidiani, in forza della fede, siamo capaci di non ripiegarci pessimisticamente su noi stessi e di alzare il capo, allora scopriamo che la nostra liberazione è davvero vicina, anzi, nel Cristo crocifisso si è già compiuta.

 

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Necessità del giudizio universale – Catechismo Tridentino 90: È necessario spiegare perché, oltre al giudizio privato dei singoli, si farà anche quello universale. Primo, avviene spesso che sopravvivano ai defunti dei figlioli, imitatori dei genitori, o dei discepoli, fedeli nell’amarne e propugnarne gli esempi, le parole e le azioni; il che necessariamente fa aumentare il premio o la pena dei defunti medesimi. Ora, poiché tale vantaggio o danno di valore sociale, non cesserà prima della fine del mondo, è giusto che di tutta questa partita di parole e di opere fatte bene o male, si faccia una completa disamina, impossibile a farsi senza il giudizio universale. Secondo, poiché la fama dei buoni è spesso lesa, mentre gli empi vengono esaltati come innocenti, la giustizia di Dio vuole che i primi ricuperino innanzi all’assemblea di tutti gli uomini la stima, ingiustamente loro tolta. Terzo, poiché gli uomini, buoni o cattivi, hanno compiuto nella vita le loro azioni con il loro corpo, ne segue che le azioni buone o cattive spettino anche ai corpi, che ne furono lo strumento. E giusto dunque dare ai corpi, insieme con le rispettive anime, il dovuto premio di eterna gloria o il castigo: ciò che non si può fare senza la risurrezione degli uomini e il giudizio universale. Quarto, bisognava mostrare finalmente che nei casi prosperi o avversi, i quali capitano talora promiscuamente agli uomini buoni e cattivi, nulla avviene fuori della infinita sapienza e giustizia di Dio. Quindi è necessario non solo stabilire premi per i buoni e castighi per i cattivi nella vita futura, ma anche applicarli in un giudizio pubblico e generale, affinché riescano più notori ed evidenti e così si lodi da tutti Dio per la sua giustizia e provvidenza, in compenso dell’ingiusto lamento che persone anche sante talora fanno come uomini, vedendo gli empi pieni di ricchezza e colmi di onori.

«Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nell’uni-genito Figlio di Dio» (Gv 3,17-18) – Papa Francesco (Udienza Generale, 11 Dicembre 2011): Questo significa allora che quel giudizio finale è già in atto, incomincia adesso nel corso della nostra esistenza. Tale giudizio è pronunciato in ogni istante della vita, come riscontro della nostra accoglienza con fede della salvezza presente ed operante in Cristo, oppure della nostra incredulità, con la conseguente chiusura in noi stessi. Ma se noi ci chiudiamo all’amore di Gesù, siamo noi stessi che ci condanniamo. La salvezza è aprirsi a Gesù, e Lui ci salva; se siamo peccatori – e lo siamo tutti – Gli chiediamo perdono e se andiamo a Lui con la voglia di essere buoni, il Signore ci perdona. Ma per questo dobbiamo aprirci all’amore di Gesù, che è più forte di tutte le altre cose. L’amore di Gesù è grande, l’amore di Gesù è misericordioso, l’amore di Gesù perdona; ma tu devi aprirti e aprirsi significa pentirsi, accusarsi delle cose che non sono buone e che abbiamo fatto. Il Signore Gesù si è donato e continua a donarsi a noi, per ricolmarci di tutta la misericordia e la grazia del Padre.

 La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Beato chi pensa al giudizio – «Beata l’anima che notte e giorno non si preoccupa d’altro che di rendere agevole il suo compito quel giorno in cui ogni creatura dovrà presentare i suoi conti al grande giudice. Colui, infatti, che tiene fisso innanzi agli occhi quel giorno e quell’ora e medita su quel tribunale che non può essere ingannato, non può commettere se non qualche lievissimo peccato; poiché, quando pecchiamo, pecchiamo per mancanza di timor di Dio; perciò, se uno tiene ben fisso lo sguardo sulle pene che sono minacciate, il suo intimo ed istintivo timore gli consentirà soltanto di cadere in qualche involontaria azione o pensiero. Perciò, ricordati di Dio, conservane il timore nel tuo cuore e invita tutti a pregare con te. È grande l’aiuto di quelli che possono placare Dio. E questo non lo devi tralasciare mai. Questo sostegno dell’altrui preghiera ci è di aiuto in questa vita e ci è di buon viatico, quando ne usciamo per la vita futura. Però, com’è cosa buona la preoccupazione del bene, così è dannoso per l’anima lo scoraggiamento e la disperazione. Riponi la tua speranza nella bontà di Dio e aspettane l’aiuto con la sicurezza che, se ci rivolgiamo a lui con sincerità di cuore, non solo non ci rigetterà, ma prima ancora che si chiuda la bocca sulla preghiera, egli ci dirà: Eccomi, son qui» (Basilio di Cesarea).

 Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Come vi saranno segni premonitori che annunceranno la devastazione di Gerusalemme, così vi saranno «segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra» che annunceranno la manifestazione gloriosa del Signore Gesù. Le catastrofi cosmiche che precederanno la parusia del Figlio dell’uomo spanderanno angoscia, terrore e morte e sarà un travaglio dolorosissimo nel quale saranno immersi tutti i popoli. L’evento apocalittico, terrificante per gli uomini malvagi, per i credenti è un invito alla gioia e alla speranza: il discepolo deve attendere con grande letizia la gloriosa manifestazione del Cristo perché sarà soprattutto un evento liberatorio. La venuta del Figlio dell’uomo, in verità, sarà come uno spartiacque per gli uomini: gli empi «moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere», mentre i discepoli saranno ripieni di gioia perché imminente è la loro liberazione. La libertà che Cristo, in quel giorno, donerà ai suoi amici (Gv 15,15) sarà quella che li affrancherà definitivamente dal peccato e dalla morte; una libertà che intacca la stessa identità dell’uomo poiché lo fa «creatura nuova» (2Cor 5,17). Questa libertà donata già ora nella carne sarà totale quando verrà il Cristo: «Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all’infuori di chi la riceve» (Ap 3,17). Tutta la vita cristiana è un’attesa pacifica della venuta gloriosa di Gesù ed è questa la base sulla quale la vita cristiana va costruita.

 Santo del giorno: 29 Novembre – San Francesco Antonio Fasani: “Nacque da umile famiglia il 6 agosto 1681 a Lucera, antica città della Daunia nelle Puglie. Entrò da giovane tra i Minori conventuali del suo paese natale per poi completare il Noviziato a Monte Sant’Angelo sul Gargano dove emise la professione il 23 agosto 1696. Quindi, nel 1703 fu mandato nel convento di Assisi dove fu ordinato sacerdote l’11 settembre 1705. Passato a Roma, nel collegio di San Bonaventura, tornò ad Assisi fino al 1707 quando rientrò a Lucera. Eletto ministro provinciale fu protagonista di un’intensa attività apostolica percorrendo tutti paesi della Capitanata e località limitrofe. Sempre attento ai bisogni dei poveri e dei sofferenti, devotissimo alla Vergine, fu particolarmente vicino ai carcerati e ai condannati che accompagnava fino al luogo del supplizio. Morì il 29 novembre 1742. Ancora oggi la sua tomba, nella chiesa di San Francesco a Lucera è meta di frequenti pellegrinaggi. Proclamato beato il 15 aprile 1951 da Pio XII è stato canonizzato da Giovanni Paolo II il 13 aprile 1986” (Avvenire).

 Preghiamo: Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli perché, collaborando con impegno alla tua opera di salvezza, ottengano in misura sempre più abbondante i doni della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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