meditazioni, Novembre

20 Novembre 2018

20 Novembre 2018 – Martedì, XXXIII del Tempo Ordinario – (Ap 3,1-6.14-22; Sal 14[15]; Lc 19,1-10) – I Lettura: “Sardi e Laodicèa, due Chiese dell’Asia Proconsolari romana, risultano completamente squalificate dal giudizio di Dio. Che esame di coscienza per talune delle nostre cristianità di oggi! Nella città di Sardi esisteva di nome una «Chiesa»: essa sembra vivere ma in realtà era morta, e in quell’ambiente di morte spirituale anche i pochi veri cristiani erano esposti a mortale pericolo. La Chiesa della città di Laodicèa si trovava in condizioni ancora peggiori: illusa beatamente in una apparenza di vita (tiepida) si sente rivolgere dal Signore un accorato appello a non confondere beni materiali e spirituali” (Messale Feriale, LDC). Vangelo: “L’episodio di Zacchèo è narrato solo da Luca. Posto dopo la guarigione del cieco, esso dimostra che è stato guarito da quella cecità che impedisce la fede, mentre non lo sono i mormoratori. Il suo atteggiamento indica la via vera della conversione: cercare Gesù, distacco dai beni della terra, condivisione con i poveri. Incontrando l’Amore, sentendosi cercato, amato, quell’uomo prima avido di ricchezze, sfruttatore dei suoi fratelli, si sente trasformato” (Messale Feriale, LDC).

Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto – Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Riflessione: «Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia». “C’è urgenza. Zacchèo scende, ed il suo cuore si apre all’a-more: accoglie Gesù. Forse noi saremmo rimasti qualche minuto sull’albero, per chissà quale ragione: sono un peccatore, che cosa penseranno gli altri… Ma Zacchèo ha incontrato lo sguardo di Gesù, e nel suo cuore non c’è più spazio per l’autoanalisi, c’è solo l’urgenza di un invito: Gesù gli chiede di accoglierlo. Accogliere una persona è permetterle di entrare, farle spazio, dimenticare se stesso perché si senta a casa sua; nell’accoglienza c’è premura, inventività, incontro, scambio. E questo incontro dà gioia. Luca insiste: Zacchèo è pieno di gioia. Accogliere Gesù significa lasciarsi rinnovare dall’amore del Padre: «Chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato» (Gv 13,20): e questo è fonte di grande gioia. Zacchèo sta in piedi: è risorto. Per lui comincia una vita nuova, ha ritrovato la sua dignità di uomo. Quando lavorava al suo banco, era seduto: per nascondere la sua piccolezza, per ricevere i soldi, per rubare. Adesso sta in piedi, perché non più nell’ansia del prendere, ma nella dinamica del dare. Per la folla è un peccatore, per Gesù è una pecora smarrita, che si è lasciata ritrovare. Zacchèo sta in piedi, per proclamare che è stato liberato dalla morte del peccato. Accogliendo Gesù, ha accolto la sua misericordia e, in un attimo, capisce le esigenze di questa misericordia. Capisce che la logica dell’amore supera quella della Legge. Per la folla, Zacchèo è un peccatore perché non rispetta la Legge. La folla si permette di disprezzarlo e di giudicarlo, perché ha come unico criterio la Legge: chi obbedisce si salva, chi non obbedisce si perde! Pur seguendo Gesù, la folla non lo ha ancora accolto come salvatore. Zacchèo invece in un attimo capisce che l’amore copre una moltitudine di peccati (cfr. 1Pt 4,8). Gesù non loda Zacchèo per la generosità, non gli fa un’omelia per dirgli di non ricominciare più, ma fa notare a tutti che davvero la salvezza è entrata in quella casa, facendo così capire che la salvezza è Lui stesso. Accogliendo Gesù, Zacchèo inizia a dare ciò che ha e ciò che è, ritrovando la sua dignità di persona umana fatta per la comunione con Dio e con i fratelli” (Sr. M. Laetitia Youchtchenko).

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Zacchèo – Benedetto XVI (Angelus, 31 Ottobre 2010): Dio non esclude nessuno, né poveri né ricchi. Dio non si lascia condizionare dai nostri pregiudizi umani, ma vede in ognuno un’anima da salvare ed è attratto specialmente da quelle che sono giudicate perdute e che si considerano esse stesse tali. Gesù Cristo, incarnazione di Dio, ha dimostrato questa immensa misericordia, che non toglie nulla alla gravità del peccato, ma mira sempre a salvare il peccatore, ad offrirgli la possibilità di riscattarsi, di ricominciare da capo, di convertirsi. In un altro passo del Vangelo, Gesù afferma che è molto difficile per un ricco entrare nel Regno dei cieli (cfr. Mt 19,23). Nel caso di Zaccheo, vediamo proprio che quanto sembra impossibile si realizza: “egli – commenta san Girolamo – ha dato via la sua ricchezza e immediatamente l’ha sostituita con la ricchezza del regno dei cieli” (Omelia sul salmo 83,3). E san Massimo di Torino aggiunge: “Le ricchezze, per gli stolti sono un alimento per la disonestà, per i saggi invece sono un aiuto per la virtù; a questi si offre un’opportunità per la salvezza, a quelli si procura un inciampo che li perde” (Sermoni, 95). Cari amici, Zacchèo ha accolto Gesù e si è convertito, perché Gesù per primo aveva accolto lui! Non lo aveva condannato, ma era andato incontro al suo desiderio di salvezza. Preghiamo la Vergine Maria, modello perfetto di comunione con Gesù, affinché anche noi possiamo sperimentare la gioia di essere visitati dal Figlio di Dio, di essere rinnovati dal suo amore, e trasmettere agli altri la sua misericordia.

Oggi per questa casa è venuta la salvezza – Card. Tarcisio Bertone (Omelia, 31 Ottobre 2010): Gesù sta in basso, sotto il sicomoro, e Zaccheo lo obbliga ad alzare lo sguardo verso di lui. Allo sguardo segue da parte di Gesù l’invito a scendere in fretta da quell’albero perché lui il Signore vuole entrare nella sua casa. Nonostante la mormorazione dei benpensanti, Gesù non solo sceglie di entrare nella casa di uno che era conosciuto come un peccatore, ma – come sottolinea il verbo usato nel testo originale greco del Vangelo lucano, Katalyo – decide di prendere dimora presso di lui. L’accoglienza di Gesù riempie Zaccheo di gioia; lo porta ad un cambiamento di mentalità e ad un orientamento nuovo della vita secondo il codice della felicità proclamato da Gesù nel discorso delle beatitudini: la povertà, la pace, la purezza del cuore, la giustizia, la misericordia. Alla presenza di Gesù, Zaccheo intuisce quanto sia meschina una vita consegnata al denaro, senza pietà; impara il giusto uso dei beni materiali e il giusto rapporto con i suoi simili. Di fronte alla constatata conversione, Gesù misericordioso e giusto pronuncia la Parola che sancisce l’avvenuta riconciliazione e l’ingresso di Zaccheo nella comunità dei credenti: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa” (Lc 19,9). Non dimentichiamo, tuttavia, che la conversione, una volta sperimentata va mantenuta e coltivata con grande cura. C’è bisogno per questo di accompagnamento, di verifiche e di appoggi, perché, come abbiamo ascoltato nella seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi: “Dio… porti a compimento ogni proposito di bene”, e perché, dopo aver trovato la via giusta, possiamo “non lasciarci confondere la mente e allarmare né da ispirazioni, né da discorsi” che non siano in sintonia con la Parola di Dio (cfr. 2Ts 1,11- 2,2).

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Zacchèo: il buon uso delle ricchezze – «“Ed ecco un uomo di nome Zacchèo” [Lc 19,2]. Zacchèo è sul sicomoro, il cieco è sulla strada. Il Signore ha pietà dell’uno e lo aspetta; nobilita l’altro, onorandolo di una sua visita. Interroga il cieco per guarirlo; si invita a casa di Zacchèo senza essere invitato: sapeva infatti che il suo ospite sarebbe stato largamente ricompensato, e se non gli aveva sentito proferire l’invito con la voce, ne aveva tuttavia sentito il desiderio di farlo… Ritorniamo ora nelle grazie dei ricchi: non vogliamo offenderli, in quanto desideriamo, se possibile, guarirli tutti. Altrimenti, impressionati dalla parabola del cammello, e lasciati da parte, nella persona di Zacchèo, prima di quando converrebbe, essi avrebbero un giusto motivo per ritenersi ingiuriati. Essi debbono apprendere che non c’è colpa nell’essere ricchi, ma nel non sapere usare delle ricchezze: le ricchezze, che nei malvagi ostacolano la bontà, nei buoni debbono costituire un incentivo alla virtù. Ecco, qui il ricco Zacchèo è scelto da Cristo: ma donando egli la metà dei suoi beni ai poveri, restituendo fino a quattro volte quanto aveva fraudolentemente rubato. Fare soltanto la prima di queste due cose non sarebbe stato sufficiente, poiché la generosità non conta niente, se permane l’ingiustizia: il Signore poi chiede che si doni, non che si restituisca semplicemente ciò che si è rubato. Zacchèo compie ambedue le cose, e perciò riceve una ricompensa molto più abbondante di quanto ha donato. Opportunamente si fa rilevare che costui è il “capo dei pubblicani” [Lc 19,2]: chi allora potrà disperare della salvezza, quando si è salvato anche colui che traeva il suo guadagno dalla frode? “Ed era ricco”, sta scritto [Lc 19,2], affinché impari che non tutti i ricchi sono avari» (Ambrogio).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto: questa affermazione rivela la vera identità di Gesù, Egli è il Salvatore di tutti gli uomini. I pochi anni vissuti in mezzo agli uomini lo hanno visto portare la vita ai morti, la salute fisica agli ammalati, il perdono ai peccatori, la consolazione alle vedove e soprattutto il dono della grazia a coloro che gli si sono avvicinati con fede. Come all’adultera o alla donna peccatrice, ora Gesù porta la salvezza al piccolo Zacchèo. Gesù significa “Dio salva” (Mt 1,21), un Nome che ben manifesta la divina missione del Figlio di Maria: «ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21). Gesù, vero Dio e vero Uomo, è il salvatore di tutti gli uomini e «invita i peccatori alla mensa del Regno: “Non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori” [Mc 2,17]. Li invita alla conversione, senza la quale non si può entrare nel Regno, ma nelle parole e nelle azioni mostra loro l’infinita misericordia del Padre suo per loro e l’immensa “gioia” che si prova “in cielo per un peccatore convertito” [Lc 15,7]. La prova suprema di tale amore sarà il sacrificio della propria vita “in remissione dei peccati” [Mt 26,28]» (CCC 545).

 

Santo del giorno: 20 Novembre – Beate Angela di San Giuseppe (Francesca Onorata Lloret Marti) e 14 compagne, Vergini e martiri: Madre Angela di San Giuseppe (al secolo Francisca Desamparados Honorata Lloret Martí) era superiora generale della Congregazione delle Suore della Dottrina Cristiana, quando si trovò coinvolta nella guerra civile spagnola. Insieme a quattordici compagne, provenienti dalla comunità di Casa Madre e da altre case filiali, visse in semiclandestinità per quattro mesi in un appartamento privato. La sera del 19 novembre 1936 le religiose vennero prelevate dal loro rifugio e condotte al maneggio di Paterna, a sei chilometri da Valencia, dove vennero fucilate all’una di notte dell’indomani. Sono state beatificate da san Giovanni Paolo II il 1° ottobre 1995.

Preghiamo: Il tuo aiuto, Signore, ci renda sempre lieti nel tuo servizio, perché solo nella dedizione a te, fonte di ogni bene, possiamo avere felicità piena e duratura. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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