meditazioni, Novembre

16 Novembre 2018

16 Novembre 2018 – Venerdì, XXXII del Tempo Ordinario – (2Gv 1a.3-9; Sal 118[119]; Lc 17,26-37) – I Lettura: “Questa lettera, diretta ad una comunità particolare dell’Asia Minore, denominata qui «Signora», è una messa in guardia contro falsi dottori (definiti l’anticristo), che negano la realtà dell’incarnazione. Questi cristiani devono vivere fedeli alla vera dottrina, praticando l’amore fraterno, il vero comandamento dato dal Salvatore. Condizione infatti per ricevere da Dio la ricompensa dei propri sforzi, è «non andare oltre» l’insegnamento apostolico ricevuto” (Messale Feriale, LDC). Vangelo: Anche noi, come i contemporanei di Gesù, ci chiediamo cosa dobbiamo fare per essere attenti e pronti nel momento decisivo? Come si deve vivere l’attesa? Il riferimento ai contemporanei di Noè e di Lot ci aiutano a rispondere a queste domande. Questi abitanti non sono presentati qui come esempi di immoralità, ma soltanto di disattenzione. Non sono distratti a causa della dissolutezza o dei stravizi o altre scostumatezze, sono distratti semplicemente per gli impegni della vita: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano. Senza la vigilanza anche la vita ordinaria può appesantire il cuore, renderlo distratto, e assopire la fede.

Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà – Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata». Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».

Riflessione: Attendere la venuta di Cristo – “Cristo adempie il suo ufficio profetico fino alla piena manifestazione della gloria, non solo per mezzo della gerarchia, che insegna in nome e con la potestà di lui, ma anche per mezzo dei laici, che perciò costituisce suoi testimoni provvedendoli del senso della fede e della grazia della parola (cfr. At 2,17-18; Ap 19,10), perché la forza del Vangelo risplenda nella vita quotidiana, familiare e sociale. Essi si mostrano figli della promessa quando, forti nella fede e nella speranza, mettono a profitto il tempo presente (cfr. Ef 5,16; Col 4,5) e con pazienza aspettano la gloria futura (cfr. Rm 8,25). E questa speranza non devono nasconderla nel segreto del loro cuore, ma con una continua conversione e lotta «contro i dominatori di questo mondo tenebroso e contro gli spiriti maligni» (Ef 6,12), devono esprimerla anche attraverso le strutture della vita secolare. Come i sacramenti della nuova legge, alimento della vita e dell’apostolato dei fedeli, prefigurano un cielo nuovo e una nuova terra (cfr. Ap 21,1), così i laici diventano araldi efficaci della fede in ciò che si spera (cfr. Eb 11,1), se senza incertezze congiungono a una vita di fede la professione di questa stessa fede. Questa evangelizzazione o annunzio di Cristo fatto con la testimonianza della vita e con la parola… viene compiuta nelle comuni condizioni del secolo. In questo ordine di funzioni appare di grande valore quello stato di vita che è santificato da uno speciale sacramento: la vita matrimoniale e familiare. L’e-sercizio e scuola per eccellenza di apostolato dei laici si ha là dove la religione cristiana permea tutta l’organiz-zazione della vita e ogni giorno più la trasforma. Là i coniugi hanno la propria vocazione: essere l’uno all’altro e ai figli testimoni della fede e dell’amore di Cristo. La famiglia cristiana proclama ad alta voce allo stesso tempo le virtù presenti del regno di Dio e la speranza della vita beata… I laici quindi, anche quando sono occupati in cure temporali, possono e devono esercitare una preziosa azione per l’evangelizzazione del mondo. Perciò si applichino con diligenza all’approfondimento della verità rivelata e domandino insistentemente a Dio il dono della sapienza” (LG 35).

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Beato chi cammina nella legge del Signore – Benedetto XVI (Udienza Generale, 9 Novembre 2011): La fedeltà del Salmista nasce dall’ascolto della Parola, da custodire nell’intimo, meditandola e amandola, proprio come Maria, che «custodiva, meditandole nel suo cuore» le parole che le erano state rivolte e gli eventi meravigliosi in cui Dio si rivelava, chiedendo il suo assenso di fede (cfr. Lc 2,19.51). E se il nostro Salmo inizia nei primi versetti proclamando “beato” «chi cammina nella Legge del Signore» (v. 1b) e «chi custodisce i suoi insegnamenti» (v. 2a), è ancora la Vergine Maria che porta a compimento la perfetta figura del credente descritto dal Salmista. È Lei, infatti, la vera “beata”, proclamata tale da Elisabetta perché «ha creduto nell’a-dempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1,45), ed è a Lei e alla sua fede che Gesù stesso dà testimonianza quando, alla donna che aveva gridato «Beato il grembo che ti ha portato», risponde: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11,27-28). Certo, Maria è beata perché il suo grembo ha portato il Salvatore, ma soprattutto perché ha accolto l’annuncio di Dio, perché è stata attenta e amorosa custode della sua Parola.

Mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano… – Paolo VI (Udienza Generale, 26 Luglio 1972): Esiste una morale cristiana? Una maniera cioè originale di vivere, che si qualifica cristiana? Che cosa è la morale cristiana? Potremmo empiricamente definirla precisamente affermando che essa è una maniera di vivere secondo la fede, cioè alla luce delle verità e degli esempi di Cristo, quali abbiamo appreso dal Vangelo e dalla sua prima irradiazione apostolica, il Nuovo Testamento, sempre in vista d’una successiva venuta di Cristo e d’una nuova forma di nostra esistenza, la così detta parusia, e sempre mediante un duplice ausilio, uno interiore e ineffabile, lo Spirito Santo; l’altro esteriore, storico e sociale, ma qualificato ed autorizzato, il magistero ecclesiastico. Vale quindi per noi, nel suo significato esegetico e nella sua applicazione pratica ed estensiva a tutto lo stile della vita cristiana, la formula incisiva e sintetica di S. Paolo: «il giusto vive di fede» (Rm 1,17; Gal 3,11; Fil 3,9; Eb 10,38). «La caratteristica essenziale (dell’etica cristiana) è d’essere legata alla fede e al battesimo».

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Se due donne saranno insieme a macinare… – «Consideriamo dunque queste donne che macinano, che cosa macinano e che cos’è il mulino… Il mulino è il corpo umano, nel quale la nostra anima è come chiusa in prigione, per produrre, se essa ha cura del bene, il pane celeste. In questo mulino dunque l’anima presa nei peccati macina un grano molle, marcio per l’eccessiva umidità, e non può quindi separare l’interiore dall’esteriore: essa sarà quindi lasciata perché la sua farina risulterà sgradita. Al contrario l’anima non macchiata né insozzata da alcuna colpa, macina un grano asciugato dal calore del sole eterno, che Dio ha vestito come ha voluto [Lc 12,28] e che gli Angeli hanno purificato da ogni macchia di impurità» (Ambrogio).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Nel brano lucano è bene messo in evidenza il senso dell’attesa, con un invito alla vigilanza dinanzi ad un evento certo, la venuta del Signore, le cui modalità e i tempi restano oscuri, avvolti nel mistero. Per accentuare il bisogno della vigilanza, Gesù aveva raccontato ai suoi discepoli la parabola del fico (Mt 24,32-36). Ora, per maggiore incisività, ricorda il diluvio il quale, ai tempi di Noè, travolse uomini, donne e bambini poiché la loro malvagità era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. Come il diluvio (cfr. Gen 6-9), la venuta del Figlio dell’uomo sarà inaspettata e sorprenderà coloro che non si saranno preparati. Per i discepoli sarebbe assai pericolosa qualsiasi distrazione. Nel modo più assoluto non bisogna imitare la stoltezza dei contemporanei di Noè sorpresi e travolti dal giudizio di Dio nella loro cieca follia (cfr. Mt 24,37-39). Mangiavano, bevevano, prendevano moglie… Nel giudizio negativo di Gesù, non viene condannato il mangiare o il bere (bisogni primari del genere umano) o il matrimonio, ma l’insipienza di quegli uomini che non seppero tenere in alta considerazione altri valori (la comunione con Dio, la salvezza…) per i quali valeva la pena occuparsi al pari di quelli materiali. Drogati dal soddisfare unicamente i loro primari bisogni non si accorsero che accanto alla storia umana c’era una storia parallela, quella di Dio, che doveva essere accolta anche con il digiuno, la sobrietà, la penitenza e la temperanza… Due uomini si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via… Nel giorno del giudizio di Dio non vi sarà alcuna discriminazione: chi sarà vigilante nell’attesa verrà portato via, cioè sarà accolto nel regno; il secondo, che non è pronto ad accogliere il Figlio dell’uomo, sarà lasciato, cioè sarà abbandonato alla sua sorte di morte e di solitudine. In situazioni apparentemente identiche si compie il discernimento di Dio e la divisione degli uomini in base al giudizio divino. Gli uomini, quando verrà il Figlio dell’uomo, saranno impegnati nelle loro attività di ogni giorno:  la venuta del Signore «irrompe nel quotidiano. Questo ci dice che le azioni di tutti i giorni, quelle che si ritengono le più comuni, e al limite insignificanti, acquistano un senso in quanto momenti di un cammino orientato all’avvento del Signore» (Adrian Schenker – Rosario Scognamiglio). Essere vigilanti non significa darsi all’ozio, ma semplicemente non farsi prendere la mano dalla carriera, dal successo, dal denaro per dare spazio alle cose di Dio e a quelle dello spirito. Le occupazioni, che spesso diventano preoccupazioni, a lungo andare, appesantendo il cuore, fanno sprofondare l’uomo in un cupo sonno colpevole, il quale, in questo stato confusionale, non sentendo i passi di Dio nella sua vita, si avvia inesorabilmente verso un destino di morte e di distruzione

Santo del giorno: 16 Novembre – Santa Margherita di Scozia, Regina e vedova: “Figlia di Edoardo, re inglese in esilio per sfuggire all’usurpatore Canuto, Margherita nacque in Ungheria intorno al 1046. Sua madre, Agata, discendeva dal santo re magiaro Stefano. Quando aveva nove anni suo padre poté tornare sul trono; ma presto dovette fuggire ancora, questa volta in Scozia. E qui Margherita a 24 anni fu sposa del re Malcom III, da cui ebbe sei figli maschi e due femmine. Il Messale romano la descrive come «modello di madre e di regina per bontà e saggezza». Si racconta che il re non sapesse leggere e avesse un grande rispetto per questa moglie istruita: baciava i libri di preghiera che la vedeva leggere con devozione. Caritatevole verso i poveri, gli orfani, i malati, li assisteva personalmente e invitava Malcom III a fare altrettanto. Già gravemente ammalata ricevette la notizia dell’uccisione del marito e del figlio maggiore nella battaglia di Alnwick: disse di offrire questa sofferenza come riparazione dei propri peccati. Morì a Edimburgo il 16 novembre 1093” (Avvenire).

Preghiamo: Dio grande e misericordioso, allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te, perché, nella serenità del corpo e dello spirito, possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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