23 Ottobre 2018 – Martedì, XXIX del Tempo Ordinario – (Ef 2,12-22; Sal 84[85]; Lc 12,35-38) – I Lettura: Cristo rende possibile la conciliazione tra i Giudei e i Gentili e questi con Dio. Il sacrificio sulla croce sancisce un nuovo patto che annulla le prescrizioni antiche: è l’adesione alla persona di Cristo che ci rende giusti e ci introduce alla presenza del Padre. Vangelo: La salvezza è già realizzata in Cristo, ma bisogna sempre attenderla in un clima di gioiosa operosità. Il “già ma non ancora” è ben chiaro in questo testo dove si allude alla festa di nozze tra Dio e l’umanità e alla condizione presente dell’uomo che attende con desiderio di godere di quel banchetto.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli – Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».
Riflessione: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese». “Gli antichi, usando vesti lunghe, quando viaggiavano o lavoravano le raccoglievano con una cintura attorno ai lombi, per essere più spediti nei movimenti. Quando camminavano, poi, per andare ad una festa di nozze, celebrandosi essa nella notte, portavano le lampade accese. Gesù vuole che viviamo sulla terra «con le vesti strette ai fianchi», cioè come pellegrini. La vita terrena è come una notte, perché non ha la vera luce della gioia, ed è prova. Gli antichi dividevano in tre parti la notte, e così possiamo dividere la vita: la gioventù, la virilità e la vecchiaia. Il Signore può arrivare in qualunque momento della notte (cioè in qualunque età della vita), e bisogna che siamo vigilanti per accoglierlo se vogliamo che egli ci partecipi l’eterna gloria. Il Signore nella gloria ci comunica la sua stessa felicità e può dirsi veramente che egli si cinge i fianchi e ci nutre, perché nella sua grandezza si proporziona alla capacità di ciascun’anima e l’alimenta di eterni beni. Ma nella notte della vita possono venire anche i ladri a rubarci l’anima, poiché i demòni stanno sempre in agguato, ed è necessario vigilare per non farsi derubare dei beni eterni. Viene il Signore improvvisamente e, come si sta vigilanti per attenderlo, bisogna anche vegliare contro le incursioni dei demòni che tentano di compromettere il momento dell’incontro dell’anima con Dio. Ecco una visuale della vita che non può lasciare adito ad illusioni e non può rendere titubante il cristiano di fronte ai propri doveri: se egli è pellegrino, sta in una posizione provvisoria, nella quale non può estremamente interessarlo ciò che è temporale e tanto meno può interessarlo fino alla compromissione dei beni eterni. Il cristiano è il pellegrino che attende Gesù, e l’aspetta senza sapere quando venga. Deve dunque essere pronto a riceverlo facendosi trovare fedele, poiché tutta la vita è vana, anzi è perdizione se non risponde alla sua divina volontà. Viene la persecuzione, la tentazione, la prova, viene il ladro che vuole rubarci i beni eterni, e l’anima rimane incrollabile e salda, pensando alla venuta del Re immortale, al giudizio ed alla sentenza che Egli pronuncerà per noi” (Sac. Dolindo Ruotolo).
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Siate pronti – Papa Francesco (Angelus, 11 Agosto 2013): Il Vangelo […] ci parla del desiderio dell’incontro definitivo con Cristo, un desiderio che ci fa stare sempre pronti, con lo spirito sveglio, perché aspettiamo questo incontro con tutto il cuore, con tutto noi stessi. Questo è un aspetto fondamentale della vita. C’è un desiderio che tutti noi, sia esplicito sia nascosto, abbiamo nel cuore, tutti noi abbiamo questo desiderio nel cuore. Anche questo insegnamento di Gesù è importante vederlo nel contesto concreto, esistenziale in cui Lui lo ha trasmesso. In questo caso, l’evangelista Luca ci mostra Gesù che sta camminando con i suoi discepoli verso Gerusalemme, verso la sua Pasqua di morte e risurrezione, e in questo cammino li educa confidando loro quello che Lui stesso porta nel cuore, gli atteggiamenti profondi del suo animo. Tra questi atteggiamenti vi sono il distacco dai beni terreni, la fiducia nella provvidenza del Padre e, appunto, la vigilanza interiore, l’attesa operosa del Regno di Dio. Per Gesù è l’attesa del ritorno alla casa del Padre. Per noi è l’attesa di Cristo stesso, che verrà a prenderci per portarci alla festa senza fine, come ha già fatto con sua Madre Maria Santissima: l’ha portata al Cielo con Lui. Questo Vangelo vuole dirci che il cristiano è uno che porta dentro di sé un desiderio grande, un desiderio profondo: quello di incontrarsi con il suo Signore insieme ai fratelli, ai compagni di strada. E tutto questo che Gesù ci dice si riassume in un famoso detto di Gesù: «Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (Lc 12,34).
Siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze: La parusia – Catechismo degli Adulti 1175: La Chiesa delle origini crede che il Signore Gesù, morto e risorto, ha aperto una storia di salvezza universale, cosmica. Il regno di Dio è impersonato in lui. Attendere il Regno significa attendere la “Parusia” del Signore. Con questa parola, usata comunemente per indicare la visita ufficiale di un sovrano in qualche città, i credenti designano la venuta pubblica e manifesta del Cristo glorioso. Non si tratta di un ritorno, quasi che adesso sia assente, ma del compimento e della manifestazione suprema di quella presenza che ha avuto inizio con la sua umile vicenda terrena e che continua oggi nascosta nel mistero dell’eucaristia, della Chiesa, della carità e dei poveri. La parusia è la meta della storia. Porterà la perfezione totale dell’uomo e del mondo. Dio infatti ha voluto «ricapitolare in Cristo tutte le cose» (Ef 1,10), «per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose» (Col 1,20). La nostra risurrezione è prolungamento della sua. Significativamente nei primi secoli le assemblee cristiane preferivano pregare rivolte a oriente, da dove sorgerà il sole che inaugurerà il giorno eterno.
Accogliamo l’invito alla vigilanza – Benedetto XVI (Angelus, 13 Novembre 2011): La Parola di Dio […] ci ammonisce circa la provvisorietà dell’esistenza terrena e ci invita a viverla come un pellegrinaggio, tenendo lo sguardo rivolto alla meta, a quel Dio che ci ha creato e, poiché ci ha fatto per sé (cfr. S. Agostino, Confessioni 1,1), è il nostro destino ultimo e il senso del nostro vivere. Passaggio obbligato per giungere a tale realtà definitiva è la morte, seguita dal giudizio finale. L’apostolo Paolo ricorda che “il giorno del Signore verrà come un ladro di notte” (1Ts 5,2), cioè senza preavviso. La consapevolezza del ritorno glorioso del Signore Gesù ci sprona a vivere in un atteggiamento di vigilanza, attendendo la sua manifestazione nella costante memoria della sua prima venuta […]. Cari fratelli, accogliamo l’invito alla vigilanza, a cui più volte ci richiamano le Scritture! Essa è l’atteggiamento di chi sa che il Signore ritornerà e vorrà vedere in noi i frutti del suo amore. La carità è il bene fondamentale che nessuno può mancare di mettere a frutto e senza il quale ogni altro dono è vano (cfr. 1Cor 13,3). Se Gesù ci ha amato al punto da dare la sua vita per noi (cfr. 1Gv 3,16), come potremmo non amare Dio con tutto noi stessi e amarci di vero cuore gli uni gli altri? (cfr. 1Gv 4,11). Solo praticando la carità, anche noi potremo prendere parte alla gioia del nostro Signore
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che gli aprano subito – “Il signore arriva quando il giudizio è imminente; bussa quando, con le molestie delle malattie, fa sentire che la morte è vicina. Gli apriamo subito se lo riceviamo con amore” (Gregorio).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Attesa del ritorno del Signore – “Il tema della vigilanza compare nel NT soprattutto nel contesto dell’avvento del Signore nell’ultimo giorno. La veglia costituisce il caratteristico atteggiamento di quanti sono pronti ad accogliere il Signore che viene nella gloria. Per descrivere la subitaneità e l’imprevedibilità della parusia, Gesù usa nei Vangeli paragoni e immagini tratti dalla vita ordinaria dell’uomo. La sua venuta sarà improvvisa come quella di un padrone che ritorna nel corso della notte senza aver prevenuto i servi [Mc 13,35-36], o come quella di un ladro nella notte [Mt 24,43-44]. Perciò il cristiano deve stare in guardia, non lasciarsi vincere dalla noncuranza simboleggiata dal sonno. L’esortazione alla vigilanza escatologica è spesso sottolineata nei Vangeli: «State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso… È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all’improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!» [Mc 13,33-34; cfr. Mt 24,42-44; Lc 21,34-36]. A conclusione della parabola delle dieci vergini Mt presenta la seguente esortazione: «Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora» [25,13]. Luca ha questa beatitudine: «Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli» [12,37]. L’apostolo ricorda al cristiano che, in quanto figlio del giorno e della luce, deve vegliare e resistere alle tenebre, se non vuole essere sorpreso dalla parusia [1Ts 5,6-8]. Di qui l’esortazione alla sobrietà, alla rinuncia agli eccessi notturni, il consiglio insistente a ricorrere a tutte le armi della fede. È necessario essere ben svegli per accogliere la salvezza definitiva [Rm 13,11-14]. Lo stato di «all’erta» richiede la rinuncia o almeno il distacco dai beni e piaceri della vita, come sottolinea Luca in 21,34-36: «State ben attenti che i vostri cuori non si appesantiscano… Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». Nell’Apocalisse si trova un’esortazione alla vigilanza rivolta alla comunità di Sardi, con annessa una minaccia [Ap 3,2-3]; è promessa inoltre la beatitudine a coloro che accettano l’avvertimento dell’era escatologica [Ap 16,15]. Siamo ormai in attesa che spunti il giorno definitivo e si levi nei cuori la stella del mattino [2Pt 1,19]” (S. V., Vegliare, Schede Bibliche Pastorali, EDB).
Santo del giorno: 23 Ottobre – San Giovanni da Capestrano, Sacerdote dei Frati Minori: Era nato a Capestrano, vicino all’Aquila, nel 1386, da un barone tedesco, ma da madre abruzzese. Studente a Perugia, si laureò e divenne ottimo giurista, tanto che Ladislao di Durazzo lo fece governatore di quella città. Ma caduto prigioniero, decise di farsi francescano, diventando amico di san Bernardino e difendendolo quando, a causa della devozione del Nome di Gesù, venne accusato d’eresia. Anch’egli così prese come emblema il monogramma bernardiniano di Cristo Re. Il Papa lo inviò suo legato in Austria, in Baviera, in Polonia, dove si allargava sempre di più la piaga degli Ussiti. In Terra Santa promosse l’unione degli Armeni con Roma. Aveva settant’anni, nel 1456, quando si trovò alla battaglia di Belgrado investita dai Turchi. Per undici giorni e undici notti non abbandonò mai il campo. Ma tre mesi dopo, il 23 ottobre, Giovanni moriva a Villaco in Austria (oggi Ilok, in Croazia). Nel 1984 il Papa Giovanni Paolo II lo ha proclamato patrono dei cappellani militari di tutto il mondo.
Preghiamo: Dio onnipotente ed eterno, crea in noi un cuore generoso e fedele, perché possiamo sempre servirti con lealtà e purezza di spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo…