18 Ottobre 2018 – Giovedì – San Luca (Festa) – (2Tm 4,10-17b; Sal 144[145]; Lc 10,1-9) – I Lettura: “Nonostante Paolo venga abbandonato da collaboratori e amici nella provincia d’Asia, per grazia di Dio questo primo processo si rivela un successo, al punto da far conoscere il messaggio del Vangelo a coloro che vi partecipano o ne sono stati testimoni. Dopo l’abbandono di Dema e la partenza degli altri, Paolo è nuovamente lasciato solo. Parole amare, che ricordano l’abbandono di Gesù” (Il Nuovo Testamento, ed. Paoline). Vangelo: “Il numero di settantadue discepoli, rappresenta le nazioni della terra elencate in Gen 10. Ad essi Gesù indirizza un discorso che riflette la situazione della Chiesa successiva nella sua opera missionaria” (Bibbia Via, Verità e Vita, nota).
La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai – Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Riflessione: «Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza» (dal Salmo Responsoriale). “Ciò che mi spinge a proclamare l’urgenza dell’evangelizzazione missionaria è che essa costituisce il primo servizio che la chiesa può rendere a ciascun uomo e all’intera umanità nel mondo odierno, il quale conosce stupende conquiste, ma sembra avere smarrito il senso delle realtà ultime e della stessa esistenza. Cristo redentore – ho scritto nella mia prima Enciclica – rivela pienamente l’uomo a se stesso… L’uomo che vuol comprendere se stesso fino in fondo… deve avvicinarsi a Cristo” (Redemptionis Missio, Giovanni Paolo II). La Chiesa non può fare a meno di proclamare che Gesù è venuto a rivelare il volto di Dio e a meritare con la Croce e la Risurrezione, la salvezza per tutti gli uomini. Cristo è veramente «la nostra pace», (Ef 2,14) e «l’amore di Cristo ci spinge», (2Cor 5,14) dando senso e gioia alla nostra vita. L’evange-lizzazione, è un problema di fede, è l’indice esatto della nostra fede in Cristo e nel suo amore per noi. Il nostro tempo, con l’umanità in movimento e in ricerca, esige un rinnovato impulso nell’attività missionaria della Chiesa. Gli orizzonti e le possibilità della missione si allargano, e noi cristiani siamo sollecitati al coraggio apostolico, fondato sulla fiducia nello Spirito. È lui il protagonista di ogni apostolato! L’uomo contemporaneo crede più ai testimoni che ai maestri, più all’esperienza che alla dottrina, più alla vita e ai fatti che alle teorie. La testimonianza della vita cristiana è la prima e insostituibile forma della missione: Cristo, di cui noi continuiamo la missione, è il «testimone» per eccellenza (Ap 1,5; 3,14) e il modello della testimonianza cristiana. Lo Spirito Santo accompagna il cammino della chiesa e la associa alla testimonianza che egli rende a Cristo. La prima forma di testimonianza è la vita stessa del cristiano, della famiglia cristiana e della comunità ecclesiale, che rende visibile un modo nuovo di comportarsi. Il missionario che, pur con tutti i limiti e difetti umani, vive con semplicità secondo il modello di Cristo, è un segno di Dio e delle realtà trascendenti. Ma tutti nella Chiesa, sforzandosi di imitare il divino Maestro, possono e debbono impegnarsi nel dare tale bella testimonianza.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: San Luca – Giovanni Paolo II (Omelia, 18 Ottobre 1986): La festa e il ricordo di san Luca Evangelista, che oggi celebriamo, costituisce un pressante invito a far nostra l’ansia missionaria di tutti coloro che hanno permesso alla parola di Cristo di risonare nel mondo e di riempire il cuore dell’uo-mo di luce e di consolazione. Cristo infatti è la risposta adeguata e vera agli interrogativi e alle aspirazioni più profondi del cuore dell’uomo. Cristo dona all’uomo molto più di quanto l’uomo possa sperare e desiderare. Egli solo rivela a noi il vero volto di Dio e dell’uomo. Egli che ha vinto il peccato e la morte è la nostra speranza e la nostra salvezza. Egli è la via, la verità e la vita. Per questo, non possiamo rimanere indifferenti al pensiero che uomini, donne, giovani, nel mondo, ma anche nei confini della propria Chiesa locale, non hanno la gioia di fare esperienza di Gesù Cristo, redentore e amico dell’uomo. Tale pensiero, anzi tale inquietudine, deve risvegliare in noi le migliori energie per individuare e promuovere con generosità e creatività, dovunque sia possibile, occasioni, luoghi, iniziative per annunciare a tutti la buona notizia del Vangelo.
Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua (Lc 9,23) – Giovanni Paolo II (Messaggio, 15 Ottobre 2000): Per Luca esser cristiani significa seguire Gesù sulla via che Egli percorre [Lc 19,57; 10,38; 13,22; 14,25]. È Gesù stesso che prende l’iniziativa e chiama a seguirlo, e lo fa in modo deciso, inconfondibile, mostrando così la sua identità del tutto fuori dal comune, il suo mistero di Figlio, che conosce il Padre e lo rivela [cfr. Lc 10,22]. All’origine della decisione di seguire Gesù vi è l’opzione fondamentale in favore della sua Persona. Se non si è stati affascinati dal volto di Cristo è impossibile seguirlo con fedeltà e costanza, anche perché Gesù cammina per una via impervia, pone condizioni estremamente esigenti e si dirige verso un destino paradossale, quello della Croce. Luca sottolinea che Gesù non ama compromessi e richiede l’impegno di tutta la persona, un deciso distacco da ogni nostalgia del passato, dai condizionamenti familiari, dal possesso dei beni materiali [cfr. Lc 9,57-62; 14,26-33]. L’uomo sarà sempre tentato di attenuare queste esigenze radicali e di adattarle alle proprie debolezze, oppure di desistere dal cammino intrapreso. Ma è proprio su questo che si decide l’autenticità e la qualità della vita della comunità cristiana. Una Chiesa che vive nel compromesso sarebbe come il sale che perde il sapore [cfr. Lc 14,34-35]. Occorre abbandonarsi alla potenza dello Spirito, capace d’infondere luce e soprattutto amore per Cristo; occorre aprirsi al fascino interiore che Gesù esercita sui cuori che aspirano all’autenticità, rifuggendo dalle mezze misure. Questo è certo difficile per l’uomo, ma diventa possibile con la grazia di Dio [cfr. Lc 18,27]. D’altra parte, se la sequela di Cristo implica che si porti ogni giorno la Croce, questa a sua volta è albero di vita che conduce alla risurrezione. Luca, che accentua le esigenze radicali della sequela di Cristo, è anche l’Evangelista che descrive la gioia di coloro che diventano discepoli di Cristo [cfr. Lc 10,20; 13,17; 19,6.37; At 5,41; 8,39; 13,48].
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: «“E per via non saluterete nessuno”. Qualcuno troverà forse in queste parole durezza e orgoglio, poco conformi ai precetti del Signore dolce e umile; egli che pure aveva prescritto di cedere il posto a tavola, ecco che ora ordina ai discepoli: «per via non saluterete nessuno», quando invece questo è un uso di gentilezza. È in questo modo che le persone inferiori usano guadagnarsi il favore dei potenti; anche i Gentili usano con i cristiani questo scambio di cortesia. Perché il Signore vuole estirpare quest’usanza civile? Ma considera che egli non dice soltanto: «non saluterete nessuno». Non è senza ragione che aggiunge: «per via». Anche Eliseo, quando mandò il servitore a deporre il suo bastone sul corpo del piccolo morto, gli disse di non salutare nessuno per strada: gli ordinò di far presto, perché potesse compiere l’incarico relativo alla risurrezione da effettuare, perché nessuno scambio di parole con qualche passante ritardasse la missione che doveva eseguire. Dunque, anche qui non si tratta di abolire la reciproca cortesia del saluto, ma di togliere di mezzo l’ostacolo che potrebbe intralciare l’in-carico; in presenza del divino, l’umano deve essere temporaneamente messo da parte. È bello il saluto: ma il compimento delle opere divine è tanto più bello quanto più è rapido, e il ritardarlo spesso genera scontento. Per questo si vieta anche lo scambio di cortesie, nel timore che le civili usanze ritardino e danneggino il compimento di un dovere che non può essere rimandato senza colpa. Ed ecco un’altra virtù: non passare da una casa all’altra con volubile facilità; conservare la costanza negli stessi sentimenti di ospitalità e non spezzare con leggerezza i legami di una amicizia già annodata; portare sempre dinanzi a noi un annunzio di pace» (Sant’Ambrogio).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: “È lo stesso evangelista Luca, che oggi festeggiamo, a ricordare per se e per i suoi lettori, per tutti noi, il mandato di Cristo di andare nel mondo per essere annunciatori della sua Parola e del suo Regno. Li manda a due a due a testimoniare innanzitutto la carità fraterna. L’oggetto del loro annuncio è la pace del Signore, ma, benché portatori di un tale dono, debbono attendersi travagli e persecuzioni. Vanno come agnelli in mezzo ai lupi, vanno privi di umane sicurezze e spogli di ogni bene. Gesù vuole i suoi discepoli «sgombri» di ogni peso, affinché siano recettivi del suo divino messaggio e ripongano solo in Lui ogni speranza. Sono paragonati agli operai della messe e li invita a pregare perché siano tanti ad accettare l’invito a lavorarvi. Non predice successi alla loro missione, anzi predice l’eventualità del rifiuto, li dota però di speciali poteri, che derivano da Cristo stesso e sono il frutto della predicazione e dell’annuncio di salvezza: sono capaci di curare ogni male, di liberare l’uomo che ne è afflitto, di continuare ed affermare la missione del redentore e l’avvento del suo Regno. Luca ha adempito perfettamente il mandato affidatogli dal Maestro divino; lo ha fatto con la predicazione e con il suo Vangelo, che, ancora oggi, letto ed accolto nelle chiese del mondo ci consente di sentire ancora viva la sua voce. Se anche noi accogliamo il suo annuncio con la nostra vita, possiamo meritare il titolo di evangelisti” (Monaci Benedettini Silvestrini).
Santo del giorno: 18 Ottobre – San Pietro d’Alcantara: “Nasce ad Alcantara, piccola città dell’Estremadura, ai confini con il Portogallo, nel 1499. A sedici anni prende l’abito da francescano, Ordine che in tutto il suo operato volle riportare al rigore della prima regola. Durante la sua vita dà l’esempio della più severa penitenza e della più dura povertà. Ma talvolta questo stile si imbatte con la resistenza di alcuni confrantelli. Il suo rigore è testimoniato da un aneddoto in cui si narra della visita di un altro religioso che lo trovò dentro una grotta nell’orto, nudo, con addosso il solo mantelletto. Davanti alla perplessità del visitatore il santo si scusò: «Nel Vangelo c’è scritto di avere soltanto una tunica. Ho lavato la mia pochi momenti fa. Appena sarà un po’ asciugata, me la rimetterò addosso». L’Imperatore Carlo V lo avrebbe voluto per confessore ma egli rifiutò. Pietro morì nel 1562 non senza aver appoggiato santa Teresa d’Avila nella sua opera di riforma delle Carmelitane, che di lui lasciò una testimonianza viva nei suoi scritti” (Avvenire).
Preghiamo: Signore Dio nostro, che hai scelto san Luca per rivelare al mondo con la predicazione e con gli scritti il mistero della tua predilezione per i poveri, fa’ che i cristiani formino un cuor solo e un’anima sola, e tutti i popoli vedano la tua salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo…