15 Ottobre 2018 – Lunedì, XXVIII del Tempo Ordinario – Santa Teresa d’Avila (Memoria) – (Gal 4,22-24.26-27.31-5,1; Sal 112[113]; Lc 11,29-32) – I Lettura: “Nella lettura allegorica di Paolo, Abramo con la moglie Sara, la schiava Agar e i rispettivi figli, raffigurano le due alleanze e illustrano la condizione di chi è schiavo della Legge, e di chi è libero perché figlio della promessa di Dio e della fede di Abramo. Gerusalemme è l’immagine della Gerusalemme celeste, cioè della Chiesa, madre dei figli di Dio, che si va costruendo” (Bibbia Via, Verità e Vita, nota). Vangelo: “Questa Regina rappresenta la Comunità dei credenti e l’Austro (vento del sud) indica la sapienza dello Spirito santo. La Regina del sud è figura dell’anima razionale, che, se governa bene le forze inferiori secondo il dettame della legge di natura, è detta Regina” (Commento ai Vangeli, Padri, Santi e mistici della Chiesa, Tommaso d’Aquino e Nicola di Lira).
Non sarà dato alcun segno a questa generazione, se non il segno di Giona – Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».
Riflessione: «Gli abitanti di Nìnive… alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona». Qual è la generazione incredula che va cercando segni per credere, cui si riferisce Gesù? Certamente lo era la generazione coetanea a Cristo. Ma siamo certi che anche la nostra non sia ammorbata dallo stesso tarlo? È triste vedere tanti ferventi cristiani essere alla continua ricerca di segni, di prodigi, di miracoli, di prove… Cristiani che si dichiarano campioni di fede, che non mancano mai non solo alla Messa domenicale ma anche a quella quotidiana, con il Rosario sempre in mano e il libretto di preghiere sul comodino, sempre a portata di mano. È triste vedere come proprio quelli più apparentemente fervorosi, siano i primi ad andare dietro a segni e prodigi! Pronti a salire sul primo pullman in partenza per quei luoghi di apparizioni e messaggi, nella speranza di fare chissà quali esaltanti esperienze mistiche. Tanti soldi e tanta strada, tante fatiche e tanti sacrifici per andare ad assistere ad una presunta apparizione… per poi sciupare tutto vivendo quel momento altamente spirituale applicati alla fotocamera del proprio cellulare più che alla preghiera, sperando che i pixel riescano a riportare impressi forme sfuocate e lineamenti insoliti da poter attribuire a fenomeni mistici, non curanti del nulla che rimane impresso nel proprio cuore. Basti pensare alla marea di immagini palesemente falsificate, in maniera spesso anche rozza, di luci, raggi, sanguinamenti, lineamenti, profili… ora da un raggio solare, ora dalla forma di una nube, ora dalla forma di una pietra… Gesù non può che sospirare dinanzi a tali aberrazioni, come tristemente sospirò guardando quella folla curiosa, incapace di comprendere il dono della presenza di Dio che era in mezzo a loro e passava per le loro strade. Essi non dovevano fare il cammino della regina del Sud per godere della gloria di un uomo come Salomone: il Verbo eterno era con loro, camminava con loro, parlava loro, ma essi cercavano altro! Gesù predicava la conversione ed essi cercavano i segni. Oggi come ieri, Cristo è lì: nella Parola, nel tabernacolo, nel prossimo… ma noi vaghiamo sperando di vederlo e trovarlo chissà dove!
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Santa Teresa d’Avila – Benedetto XVI (Udienza Generale, 2 Febbraio 2011): Non è facile riassumere in poche parole la profonda e articolata spiritualità teresiana. Vorrei menzionare alcuni punti essenziali. In primo luogo, santa Teresa propone le virtù evangeliche come base di tutta la vita cristiana e umana: in particolare, il distacco dai beni o povertà evangelica, e questo concerne tutti noi; l’amore gli uni per gli altri come elemento essenziale della vita comunitaria e sociale; l’umiltà come amore alla verità; la determinazione come frutto dell’audacia cristiana; la speranza teologale, che descrive come sete di acqua viva. Senza dimenticare le virtù umane: affabilità, veracità, modestia, cortesia, allegria, cultura. In secondo luogo, santa Teresa propone una profonda sintonia con i grandi personaggi biblici e l’ascolto vivo della Parola di Dio. Ella si sente in consonanza soprattutto con la sposa del Cantico dei Cantici e con l’apostolo Paolo, oltre che con il Cristo della Passione e con il Gesù Eucaristico. La Santa sottolinea poi quanto è essenziale la preghiera; pregare, dice, “significa frequentare con amicizia, poiché frequentiamo a tu per tu Colui che sappiamo che ci ama” (Vita 8,5).
Santa Teresa d’Avila, Dottore della Chiesa – Paolo VI (Multiformis Sapientia Dei): [Teresa di Gesù] poi era eccellente incitamento ed esempio nell’esercizio di tutte le virtù. Si distingueva infatti per prudenza e semplicità evangelica, umiltà d’animo, per obbedienza verso i superiori, anche in cose difficili, nel disprezzo di sé e nella particolare propensione per il bene degli altri e, per aiutarli, non esitava a sacrificare sé e le sue cose. Conduceva inoltre una vita austera e dura, paziente nelle vicende avverse, assai riconoscente a Dio in quelle felici. Splendeva anche di ardente pietà verso Dio, intimamente avvinta dal suo amore. Colmata, a sua volta, da Dio di innumerevoli grazie, tuttavia abbracciava pienamente i consigli della Chiesa, stimando molto di più la fedele e umile obbedienza ai ministri di Dio che le visioni, le rivelazioni, le estasi. Per questa assidua familiarità con Dio si dice che sembrava risplendesse sul suo volto qualcosa di luminoso che provocava in ciascuno meraviglia e gioia. Bisognava aggiungere a ciò le virtù umane, che dicono abbia coltivato Teresa, poiché si sforzava fortemente di dire la verità, di mantenere la parola data, di osservare le promesse, di avere un linguaggio, anche familiare, pieno di letizia e amabilità. Primeggiava veramente, in ciò che doveva fare o sostenere, per grandezza d’animo, come pure nell’ugual stima e nell’ugual rispetto verso ciascuno. Non bisogna dimenticare che fra i suoi impegni e le continue fatiche trovò anche il tempo e la forza di scrivere opere eccelse, che sembravano esigere totalmente e occupare l’intera esistenza di una persona attivissima, ricercatrice acuta e penetrante di profondissime questioni relative a Dio e alle cose celesti.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: L’Orazione mentale – Santa Teresa di Gesù (Vita 8,5): Molti santi e buoni scrittori hanno parlato del gran bene che si ricava esercitandosi nell’orazione, dico nell’orazione mentale. Ne sia ringraziato il Signore! Ma se così non fosse, per poco umile che sia, non sono però così superba d’arrischiarmi io a trattarne. Posso dire soltanto quello che so per esperienza: cioè che chi ha cominciato a fare orazione non pensi più di tralasciarla, malgrado i peccati in cui gli avvenga di cadere. Con l’orazione potrà presto rialzarsi, ma senza di essa sarà molto difficile. Non si faccia tentare dal demonio a lasciarla per umiltà, come ho fatto io, e si persuada che la parola di Dio non può mancare. Se il nostro pentimento è sincero e proponiamo di non più offenderlo, Egli ci accoglie nell’amicizia di prima, ci fa le medesime grazie di prima, e alle volte anche più grandi, se la sincerità del pentimento lo merita. Quanto a coloro che non hanno ancora cominciato io li scongiuro, per amore di Dio, di non privarsi di un tanto bene. Qui non vi è nulla da temere, ma tutto da desiderare. Anche se non facessero progressi, né si sforzassero di essere così perfetti da meritare i favori e le delizie che Dio riserva agli altri, guadagnerebbero sempre con imparare il cammino del cielo; e perseverando essi in questo santo esercizio, ho molta fiducia nella misericordia di quel Dio che nessuno ha mai preso invano per amico, giacché l’orazione mentale non è altro, per me, che un intimo rapporto di amicizia, un frequente trattenimento da solo a solo con Colui da cui sappiamo d’essere amati. Ma voi direte che ancora non lo amate. Sì, perché l’amore sia vero e l’amicizia durevole, occorrono parità di condizioni, e invece sappiamo che mentre nostro Signore non può avere alcun difetto, noi siamo viziosi, sensuali ed ingrati, per cui non lo possiamo amare quanto Egli si merita. Tuttavia, considerando quanto vi sia vantaggioso averlo per amico e quanto Egli vi ami, sopportate pure la pena di stare a lungo con uno che sentite così diverso da voi.
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Il segno di Giona – Arcivescovo Leaonardo Sandri (Omelia, 15 Ottobre 2007): Gli abitanti di Ninive, con cuore pentito, ascoltarono la predicazione di Giona. La regina di Saba dall’estremità della terra si affrettò ad ascoltare la sapienza di Salomone. Ma soprattutto siamo interpellati noi che abbiamo la grazia di poter ascoltare le parole di Qualcuno che è più grande di Giona e più sapiente di Salomone. Nella liturgia ci è dato di ascoltare le parole, vedere e rivivere i segni di quel “Figlio, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione, mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore” (Rm 1,4). Il segno unico e insuperabile, nel quale soltanto c’è salvezza, è il “segno di Giona”, reso esplicito e universale nella passione, morte e risurrezione di Gesù. Conversione e fede annuncia Gesù all’inizio della sua predicazione: “Il tempo è compiuto, e il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15). La conversione è qui percepita come un atto di intelligenza, di umiltà e di penitenza. Intelligenza che porta al desiderio e alla conoscenza della verità; umiltà come quella di Salomone che ammette: “Io sono un ragazzo, non so come regolarmi” (1Re 3,7); penitenza, quale espressione del dolore del cuore per il tempo passato lontano dalla Verità. È il Signore stesso che ancora oggi invita tutti alla conversione e alla penitenza. Nel nostro mondo mediatico, che chiede segni, che vive attraverso gli eventi e ci bombarda con un flusso ininterrotto e onnipresente di immagini, capaci ad arte di colpire la sfera emotiva, la Parola di Dio ci rivolge lo stesso invito alla conversione offrendoci come segno unico quello di Giona.
Santo del giorno: 15 Ottobre – Santa Teresa di Gesù (d’Avila), Vergine e Dottore della Chiesa: “Nata nel 1515, fu donna di eccezionali talenti di mente e di cuore. Fuggendo da casa, entrò a vent’anni nel Carmelo di Avila, in Spagna. Faticò prima di arrivare a quella che lei chiama la sua «conversione», a 39 anni. Ma l’incontro con alcuni direttori spirituali la lanciò a grandi passi verso la perfezione. Nel Carmelo concepì e attuò la riforma che prese il suo nome. Unì alla più alta contemplazione un’intensa attività come riformatrice dell’Ordine carmelitano. Dopo il monastero di San Giuseppe in Avila, con l’autorizzazione del generale dell’Ordine si dedicò ad altre fondazioni e poté estendere la riforma anche al ramo maschile. Fedele alla Chiesa, nello spirito del Concilio di Trento, contribuì al rinnovamento dell’intera comunità ecclesiale. Morì a Alba de Tormes (Salamanca) nel 1582. Beatificata nel 1614, venne canonizzata nel 1622. Paolo VI, nel 1970, la proclamò Dottore della Chiesa” (Avvenire).
Preghiamo: O Padre, che per mezzo del tuo Spirito hai suscitato nella Chiesa santa Teresa di Gesù per indicare una via nuova nella ricerca della perfezione, concedi a noi, tuoi fedeli, di nutrirci spiritualmente della sua dottrina e di essere infiammati da un vivo desiderio di santità. Per il nostro Signore Gesù Cristo…