12 Ottobre 2018 – Venerdì, XXVII del Tempo Ordinario – (Gal 3,7-14; Sal 110[11]; Lc 11,15-26) – I Lettura: Paolo sottolinea l’efficacia della fede, grazie alla quale ci inseriamo nella discendenza spirituale di Abramo. L’apostolo critica molto la scrupolosa osservanza della sola Legge, perché essendo un insieme di cose da osservare prive della fede, attira su quanti ad essa si affidano, quella maledizione che fa cadere sui suoi trasgressori. Non è la Legge a giustificare l’uomo, ma la fede in Cristo. L’affermazione che ‘Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi’… è la massima espressione dell’amore di Dio. Vangelo: Gesù, dopo aver insegnato ai suoi discepoli la preghiera per eccellenza e da cosa deve essere caratterizzata per risultare efficace, si trova a far fronte ad un altro tipo d’insegnamento. Gesù viene accusato da alcuni che scaccia i demòni in nome del capo stesso dei demòni, in pratica lo accusano di essere un inviato di Beelzebúl. Gesù invece fa notare che Lui scaccia i demòni con il ‘dito di Dio’, la quale espressione richiama l’intervento proprio dello Spirito Santo. Un antico inno invoca ancora oggi lo Spirito Santo definendolo il dito della destra del Padre.
Se io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio – Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, [dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio,] alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde. Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».
Riflessione: «… se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio». Il Vangelo di ieri ci suggeriva quale sia il dono più importante da chiedere nella preghiera e che mai ci sarà negato: il dono dello Spirito Santo. Ottenendo in dono lo Spirito Santo, accogliendolo, come Maria, nella nostra vita, lasciandoci fecondare da Lui nella preghiera, permettendogli di operare in noi, allora veniamo trasformati nell’immagine del Cristo, di gloria in gloria, secondo la sua azione in noi (cfr. 2Cor 3,18). È lo Spirito Santo che prega in noi, che sa cosa abbiamo davvero bisogno e innalza il nostro cuore alla vera preghiera: «Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio» (Rm 8,26-27). È lo Spirito Santo che prega in noi; è lo Spirito Santo che ci fa esclamare e credere nel profondo del cuore che Gesù è il Signore (cfr. 1Cor 12,3); è lo Spirito che ci guida alla verità tutta intera (cfr. Gv 16,13). La potenza della nostra preghiera si fonda sull’azione dello Spirito Santo in noi: è lui, infatti, che suscita in noi il volere e l’operare secondo i benevoli disegni di Dio (cfr. Fil 2,13). La stessa opera del Figlio avviene per mezzo dello Spirito: ricevuto nel battesimo del Giordano (cfr. Lc 3,22), viene da Lui condotto nel deserto per essere tentato dal diavolo (cfr. Mt 4,1). È nello Spirito che Gesù esulta, loda e prega (cfr. Lc 10,21). Ed è con la forza dello Spirito che scaccia i demòni! Comprendiamo allora cosa voglia dire Gesù con l’espressione «dito di Dio»: è un chiaro riferimento alla potenza dello Spirito Santo. Questi, infatti, viene invocato dalla Liturgia come il “digitus Paternae dexterae” (In-no “Veni Creator Spiritus”): il dito della mano di Dio! Se dunque lo Spirito agisce in noi con la sua potenza guaritrice e liberatrice, se lo Spirito opera in noi suscitando la preghiera e spingendoci all’apostolato, se lo Spirito ci immerge nella lode e ci plasma ad immagine del Cristo… allora possiamo affermare che il Regno di Dio è giunto, con la sua potenza, anche nella nostra povera vita.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Io scaccio i demòni per virtù dello Spirito di Dio – Giovanni Paolo II (Omelia, 26 Marzo 1987): Il cammino che la Chiesa percorre durante i quaranta giorni a partire dalle Ceneri, si riferisce costantemente alla storia dell’antica alleanza, e in particolare al viaggio d’Israele attraverso il deserto. Questo è il tempo di una prova speciale. Cristo ha concluso il suo digiuno di quaranta giorni, accettando per tre volte di essere tentato. La liturgia l’ha ricordato nella prima domenica di Quaresima. Il Messia – cioè colui che viene “con-sacrato con l’unzione” dello Spirito Santo – riporta la vittoria sul tentatore: “il principe di questo mondo” e “padre della menzogna” (Gv 8,44). L’odierna lettura del Vangelo secondo san Luca mostra la continuità di questa vittoria. Essa appartiene alla missione del Messia, che, conforme all’antichissimo annuncio del Libro della Genesi, entrò nel flusso centrale stesso di quella “inimicizia”, che insieme al peccato ha pervaso tutta la storia dell’uomo sulla terra. Anzi, Cristo in diverse occasioni non esita a ricordare quell’“inimicizia” e ad indicare il “nemico”. Ne parla l’odierno Vangelo. Gesù è così deciso in questa lotta e così vittorioso, che “alcuni” addirittura lo tacciano di un patto segreto con lo spirito maligno. “È in nome di Beelzebul, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni” (Lc 11,15). Cristo tuttavia dimostra tutta la contraddizione, tutta l’assurdità di questo sospetto, come leggiamo nella odierna pericope, affermando: “Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio” (Lc 11,20); in Matteo leggiamo “Io scaccio i demòni per virtù dello Spirito di Dio” (Mt 12,28).
Chi non è con me… – Pio XI (Ubi Arcano Dei Consilio, Lett. Enciclica): Gli uomini si sono allontanati da Dio e da Gesù Cristo e per questo sono caduti al fondo di tanti mali; per questo stesso si logorano e si consumano in vani e sterili tentativi di porvi rimedio, senza neppure riuscire a raccogliere gli avanzi di tante rovine. Si è voluto che fossero senza Dio e senza Gesù Cristo le leggi e i governi, derivando ogni autorità non da Dio, ma dagli uomini; e con ciò stesso venivano meno alle leggi, non soltanto le sole vere ed inevitabili sanzioni, ma anche gli stessi supremi criteri del giusto, che anche il filosofo pagano Cicerone intuirà potersi derivare soltanto dalla legge divina.
[…] dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio – Mons. Vincenzo Paglia, vescovo (Omelia, 12 Ottobre 2013): Ancora una volta il Vangelo ci mostra Gesù che lotta contro il male, contro il principe del male che teneva schiavo un uomo rendendolo muto, incapace di comunicare con gli altri. Gesù libera quest’uomo dalla sua schiavitù. E tutti, appena sentono parlare quest’uomo, si meravigliano. Lo spirito del male non si arrende e, se possibile, rafforza la sua resistenza e la sua opposizione a Gesù e al Vangelo. È una storia di opposizione e di lotta che continua ancora oggi. L’incomunicabilità è davvero frequente: è difficile comunicare tra persone, tra etnie, tra popoli, tra nazioni. E l’inco-municabilità crea tensioni e conflitti, talora drammatici. Il principe del male opera perché la divisione e l’inimicizia si allarghino. I discepoli, anche oggi, sono invitati a essere attenti e vigilanti, a non abbassare la guardia, perché siano sconfitti dagli spiriti del male e della divisione. E soprattutto debbono sapere che Gesù è davvero il più forte che può custodire la casa di cui parla il Vangelo. Questa casa è il cuore di ciascuno, è la comunità cristiana, è il mondo.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: «Guardiamoci bene dal pensare che il diavolo sia il principe del mondo, nel senso che egli possa dominare il cielo e la terra. Il mondo, in questo caso, deriva il suo nome dagli uomini malvagi che sono diffusi in tutta la terra, nello stesso senso in cui una casa trae la sua qualificazione da coloro che la abitano. Così diciamo: questa è una buona casa, oppure, è una casa malvagia, non in quanto lodiamo o rimproveriamo l’edificio, le pareti e il tetto, ma in quanto lodiamo o rimproveriamo i costumi degli uomini, buoni o malvagi, che vi abitano. In questo senso dunque si dice: «principe di questo mondo», cioè principe degli uomini malvagi che abitano nel mondo. E mondo si può intendere anche quello dei buoni, che analogamente sono diffusi in tutto l’orbe: in questo senso l’Apostolo dice: Dio stava in Cristo, riconciliando con sé il mondo [2Cor 5,19]. Questi sono i buoni, dai cui cuori il principe di questo mondo è cacciato fuori» (Agostino).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: Maledetto chi è appeso al legno. Cristo che muore in croce, solidale con i peccatori, condivide la maledizione comminata ai trasgressori della Legge. Il Crocifisso, nella prospettiva della Legge, è maledetto mentre invece egli è l’origine della benedizione di Dio ai credenti. Comunque va detto, l’analo-gia, molto lontana, del Cristo crocifisso e del condannato di Dt 21,23 non è che una illustrazione della dottrina che Paolo chiarisce ai Gal, e cioè che l’uomo è giustificato dalla fede, e non dalle opere. Gesù ha accettato di passare come «maledetto» agli occhi degli ebrei, come il «servo sofferente di Iahvè» (cfr. Is 53). L’affermazione che Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi… è la massima espressione dell’amore di Dio.
Santo del giorno: 12 Ottobre – San Serafino da Montegranaro, Religioso: “Serafino nacque nel 1540 a Montegranaro nelle Marche. Era povero: per un periodo fece il custode di gregge. A 18 anni entrò in convento a Tolentino. Fu accolto come religioso fratello nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e fece noviziato a Jesi. Peregrinò per tutti i conventi delle Marche, perché, nonostante la buona volontà e la massima diligenza che poneva nel fare le cose, non riusciva ad accontentare né superiori, né confratelli, che non gli risparmiarono rimproveri. Ma egli dimostrò sempre tanta bontà, povertà, umiltà, purezza e mortificazione. Nel 1590 Serafino si stabiliva definitivamente ad Ascoli Piceno. Due i «libri» fondamentali per lui: il crocefisso e la corona del rosario con cui si faceva messaggero di pace e di bene. Aveva 64 anni e la fama della sua santità si diffondeva per Ascoli, quando egli stesso chiese con insistenza il viatico. La morte lo colse il 12 ottobre 1604. Dopo essere spirato, semplice anche nella morte, la voce del popolo che lo diceva santo giunse anche alle orecchie del Papa Paolo V, il quale autorizzò l’accensione di una lampada sulla sua tomba. Fu canonizzato da Clemente XIII il 16 luglio 1767” (Avvenire).
Preghiamo: O Dio, fonte di ogni bene, che esaudisci le preghiere del tuo popolo al di là di ogni desiderio e di ogni merito, effondi su di noi la tua misericordia: perdona ciò che la coscienza teme e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare. Per il nostro Signore Gesù Cristo…