26 Settembre 2018 – Mercoledì, XXV del Tempo Ordinario – (Pr 30,5-9; Sal 118[119]; Lc 9,1-6) – I Lettura: Il seguente brano fa parte dei “detti di Agur” che comprendono una riflessione sull’inaccessibilità della sapienza di Dio (vv. 1-6), la preghiera di un uomo pio (vv. 7-9), un proverbio (v. 10) e un elenco di malvagi (vv. 11-14). L’uomo saggio arriva a comprendere la superiorità e l’inaccessibilità della sapienza di Dio. La veridicità e l’essenzialità sono ciò di cui necessita per rimanere fedele alla legge divina, l’unica cosa per lui veramente desiderabile. Vangelo: I rabbini comandavano ai Giudei di scuotere la polvere dai loro piedi ogni volta che venendo da una terra pagana rientravano nella Terra Santa. I pagani erano, infatti, considerati impuri, e questo segno testimoniava l’estraneità dei Giudei alle loro opere. Nel contesto evangelico il gesto è nei confronti di ogni paese o casa che non accoglie la Parola di Dio, così i discepoli indicano la fine dei loro rapporti con loro e che la responsabilità del loro rifiuto del Vangelo ricade interamente su di esse.
Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi – Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.
Riflessione: «E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi». Gesù ha ricevuto dal Padre ogni potere, e tale potere egli esercita a piene mani durante tutta la sua attività pastorale pubblica a favore degli uomini: lo ritroviamo sempre impegnato ad annunciare con le parole e a confermare con i miracoli la presenza del Regno di Dio tra gli uomini. Annunciare il regno, liberare dal demonio e guarire dalle infermità sono anche le stesse direttive che Gesù dà ai suoi apostoli, dando loro gli stessi poteri che egli ha ricevuto dal Padre suo. Poteri ampi, forti, completi: non su alcuni demòni, ma «su tutti i demòni», non su alcuni mali ma su tutte le malattie. Un potere da esercitare non per ottenere privilegi e ricchezze, non per vantare onori e primati ma per metterli a servizio degli uomini. Dunque il “potere” di Cristo non serve per assoggettare gli uomini, per farli schiavi, anzi al contrario: quello dell’annuncio e della guarigione è un potere che serve a liberare gli uomini! «Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi» esclama san Paolo (Gal 5,1). E tale libertà dalla schiavitù del peccato e del mondo continua ad essere attuata nella Chiesa che ha ricevuto e ha custodito tale mandato, e che esercita nel nome del Signore attraverso l’amministrazione dei Sacramenti, l’annuncio della catechesi e il ministero di guarigione e liberazione. «Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato» (Gv 8,34). Cristo ci chiama ad associarci a lui nella testimonianza dell’amore del Padre, nella proclamazione delle grandi opere della sua misericordia, nell’annunciare le sue meraviglie a favore di noi, suoi figli peccatori ma infinitamente amati. Il Padre ci convoca per mezzo della Parola del Figlio, e ci invia per mezzo dello Spirito Santo che abbiamo ricevuto e che opera in noi, suscitando la parola di annuncio, confermando la parola con i segni della fede, compiendo prodigi e miracoli nella misura in cui ci abbandoniamo a Dio permettendogli di operare in noi attraverso i carismi del suo amore. Ecco perché li manda nella povertà dei mezzi, perché l’unica nostra ricchezza sia Cristo Gesù: distaccati da tutto e confidenti nella Provvidenza, siamo chiamati a testimoniare la vera ricchezza che la grazia di Dio può donare al mondo.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Li mandò a guarire gli infermi – Sacramentum Caritatis 22: Gesù non ha soltanto inviato i suoi discepoli a curare gli infermi (cfr. Mt 10,8; Lc 9,2.10,9), ma ha anche istituito per loro uno specifico sacramento: l’Unzione degli infermi. La Lettera di Giacomo ci attesta la presenza di questo gesto sacramentale già nella prima comunità cristiana (cfr. Gc 5,14-16). Se l’Eucaristia mostra come le sofferenze e la morte di Cristo siano state trasformate in amore, l’Unzione degli infermi, da parte sua, associa il sofferente all’offerta che Cristo ha fatto di sé per la salvezza di tutti, così che anch’egli possa, nel mistero della comunione dei santi, partecipare alla redenzione del mondo. La relazione tra questi Sacramenti si manifesta, inoltre, di fronte all’aggravarsi della malattia: «A coloro che stanno per lasciare questa vita, la Chiesa offre, oltre all’Unzione degli infermi, l’Eucaristia come viatico». Nel passaggio al Padre, la comunione al Corpo e al Sangue di Cristo si manifesta come seme di vita eterna e potenza di risurrezione: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,54). Poiché il Santo Viatico schiude all’infermo la pienezza del mistero pasquale, è necessario assicurarne la pratica. L’attenzione e la cura pastorale verso coloro che si trovano nella malattia ridonda sicuramente a vantaggio spirituale di tutta la comunità, sapendo che quanto avremo fatto al più piccolo lo avremo fatto a Gesù stesso (cfr. Mt 25,40).
Il mandato missionario – Catechismo degli Adulti 560: Cristo risorto è la forza che anima la missione universale: gli apostoli, entrati con lui in intima comunione, condividono il suo amore per tutti gli uomini e diventano suoi collaboratori nell’opera della salvezza. Il Signore affida loro il grande compito di fare discepole tutte le genti e di introdurle nella vita di Dio: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,18-20). Promette che li accompagnerà sempre con la sua presenza: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Confermando la loro predicazione con opere prodigiose, mostra di mantenere la promessa. Li sostiene con il dono dello Spirito Santo, che li spinge ad annunciare il vangelo e suscita la fede negli ascoltatori. In virtù dello Spirito, il mandato missionario diventa un’esigenza interiore, scritta nel cuore: l’esigenza di condividere con altri l’esperienza di fede e la comunione con Dio. «Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (At 4,20). «Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo» (1Gv 1,3).
Non prendete nulla per il viaggio… – Giovanni Paolo II (Messaggio Urbi et Orbi): “Io sono con voi”. Così dice Cristo agli Apostoli: e li manda in tutto il mondo, per predicare il Vangelo a tutti i popoli (cfr. Mc 16,15). Li invia poveri e indifesi. Dice: “Mi sarete testimoni” (At 1, 8). Non prendete nulla per il viaggio (cfr. Mc 6,8). Avendo la testimonianza della risurrezione e della vita, avete tutto: Io sono con voi. “Guai a me se non predicassi il Vangelo” (1Cor 9,16), grida l’Apostolo… Guai a me! “L’amore di Cristo ci spinge!” (2Cor 5,14) Quale altra Buona Novella può esservi, all’infuori di questa, che Cristo è morto per i peccati di tutti ed è risuscitato? Che in lui la vita umana e mortale è stata radicata nell’immortalità di COLUI che È.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: «Benevolo e clemente, il Signore e maestro non rifiuta ai servi e ai discepoli i suoi poteri, e, come egli aveva curato ogni malattia e ogni debolezza, così dà agli apostoli il potere di curare ogni malattia ed ogni infermità. Ma c’è molta differenza tra l’avere e il distribuire, il donare e il ricevere. Gesù, quando opera, lo fa col potere di un padrone; gli apostoli, se compiono qualcosa, dichiarano la loro nullità e la potenza del Signore con le parole: “Nel nome di Gesù, alzati e cammina”» (Girolamo).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: «Gesù ha appena guarito una donna adulta ed ha ridato la vita a una ragazza. Gesù è venuto a liberare e a guarire dal male che vuole dominare sul mondo. Anche i discepoli sono chiamati a questa lotta. E Gesù dona loro la sua stessa autorità e il suo stesso potere. Scrive l’evangelista che Gesù, tra coloro che lo seguivano, ne scelse Dodici, diede loro il potere di cacciare i demòni e di curare le malattie e li inviò in sua vece. È la seconda volta che l’evangelista narra la missione dei discepoli, quasi a voler dire che l’annuncio del Vangelo non avviene una volta per tutte, e neppure è una iniziativa autonoma e privata. Ogni discepolo è chiamato a inserirsi nella lunga scia dei seguaci di Gesù per combattere la stessa battaglia e per comunicare lo stesso Vangelo. Tale missione richiede di spogliarsi di se stessi e del proprio protagonismo per essere servi del Vangelo. In questa pagina si respira un’ansia che porta i discepoli a recarsi di casa in casa, di villaggio in villaggio, di città in città: nessuno deve restare privo dell’annuncio evangelico. Persino Erode ne è incuriosito. Verrà anche per lui il momento dell’incontro; purtroppo chiuderà il suo cuore a Gesù. Era sazio di sé e aspettava solo prodigi, non la salvezza, come invece attendevano i poveri e i deboli» (Mons. Vincenzo Paglia)
Santo del giorno: 26 Settembre – San Paolo VI (Giovanni Battista Montini), Papa: Giovanni Battista Montini, nato a Concesio (Brescia), compì gli studi fino alla licenza ginnasiale presso il collegio “Arici” dei padri Gesuiti a Brescia, per lunghi periodi come alunno esterno, causa la salute delicata. Ottenne la licenza liceale come privatista presso il Liceo classico statale “Arnaldo da Brescia”. Avvertita la vocazione sacerdotale, entrò nel Seminario di Brescia, e seguì i corsi come esterno: fu ordinato sacerdote nella cattedrale bresciana il 29 maggio 1920. Indirizzato alla carriera diplomatica, ebbe numerosi incarichi di rilievo nella Curia Romana e fu assistente ecclesiastico degli universitari cattolici italiani. Diventato arcivescovo di Milano, compì il suo ingresso solenne il 6 gennaio 1955, impegnandosi ad ascoltare la società che cambiava e indicandole Dio come unico riferimento. Fu creato cardinale dal Papa san Giovanni XXIII il 15 dicembre 1958. Eletto Papa col nome di Paolo VI il 21 giugno 1963, dichiarò immediatamente di voler portare avanti il Concilio Ecumenico Vaticano II. Alla sua conclusione, cominciò quindi a metterne in opera le deliberazioni con grande coraggio, in mezzo a ostacoli di ogni segno. In particolare pubblicò il rinnovato Messale Romano. Fu importante e profonda la sua azione ecumenica, con proficui scambi e incontri con la Chiesa anglicana e la Chiesa ortodossa. Scrisse sette encicliche e compì nove viaggi apostolici fuori dall’Italia. L’ultimo periodo della sua vita fu segnato dalla contestazione ecclesiale, cui reagì con fortezza e carità, e dall’uccisione del suo amico, l’onorevole Aldo Moro. Morì nella residenza pontificia di Castel Gandolfo il 6 agosto 1978. È stato beatificato da papa Francesco il 19 ottobre 2014. La memoria liturgica di papa Montini cade il 26 settembre, giorno del suo compleanno, tranne per la diocesi di Milano, che la celebra il 30 maggio, anniversario della sua Prima Messa. I suoi resti mortali sono venerati nelle Grotte Vaticane sotto la Basilica di San Pietro a Roma.
Preghiamo: O Dio, che nell’amore verso di te e verso il prossimo hai posto il fondamento di tutta la legge, fa’ che osservando i tuoi comandamenti meritiamo di entrare nella vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…