20 Settembre 2018 – Giovedì, XXIV del Tempo Ordinario – Santi Andrea Kim Taegon, Paolo Chong Hasang e compagni (Memoria) – (1Cor 15,1-11; Sal 117[118]; Lc 7,36-50) – I Lettura: Con i primi versetti del brano si affermano la morte, sepoltura e risurrezione di Gesù: una delle più antiche professioni di fede. Tutto si è svolto secondo le Scritture cioè secondo il progetto di Dio. Con l’evento della risurrezione di Gesù si indica il progetto salvifico per noi, per i nostri peccati. In questo brano di Paolo, vi sono le linee principali del Credo: la Risurrezione di Gesù è la certezza cardinale della fede cristiana. Vangelo: Questo brano del Vangelo è indicato nella messa per la remissione dei peccati e nel Rito della Penitenza. “Dal contesto culturale del tempo riusciamo a sapere che Simone non ha omesso nessuna delle regole fondamentali dell’ospitalità: ha soltanto accolto Gesù facendo il minimo. La donna invece ha compiuto gesti non richiesti, che dimostrano un grande amore” (La Bibbia Via, Verità e Vita, nota).
Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato – Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».
Riflessione: «Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Una canzone di pochi anni fa, divenne famosa per il suo ritornello che inneggia alla riflessione, invita ad un esame di coscienza, o quanto meno alla prudenza, pesando pensieri, parole e reazioni; essa così afferma: “Prima di sparare, pensa!”. Mi viene in mente tale canzone guardando Simone, uno dei farisei che ha l’onore di ospitare Gesù nella propria casa (questo ci dice anche che Gesù non fa di tutta l’erba un fascio e non era contro tutti i farisei per partito preso). Certo non era una cosa semplice avere il Signore in casa a motivo della folla e della conseguente confusione che si creava intorno a lui ovunque andasse, e questo fece sì che molte azioni previste dal protocollo da parte dell’ospitante saltassero: in quella ressa come pensare di avere lo spazio per lavare i piedi all’ospite, o con quante cose vi erano ancora da preparare come trovare il tempo di attenderlo alla porta per dargli il bacio della pace del benvenuto! Gesù non si formalizza e inizia la cena. Ma l’ingresso della peccatrice fa indignare il padrone di casa: egli osserva che Gesù non allontana la donna e gli par brutto, pur avendo l’autorità del padrone di casa, di interrompere quella scena che gli si presentava dinanzi. Ma la stessa misericordia che mostra verso la donna, Gesù la mostra anche a Simone: non si arrabbia, non si scandalizza dei pensieri di giudizio che il padrone di casa emette nel suo cuore, ben conosciuto dal Maestro. E come avvenne dinanzi all’adultera portatagli innanzi per lapidarla, Gesù non nega il peccato della donna, ma cerca di far ragionare l’uomo secondo la logica di Dio: «Perciò, chiunque tu sia, o uomo che giudichi, non hai alcun motivo di scusa perché, mentre giudichi l’altro, condanni te stesso; tu che giudichi, infatti, fai le medesime cose» (Rm 2,1). Se Simone avesse pensato tra sé: “come ho ricevuto misericordia io, così anche questa donna ha potuto gustare quanto è buono il Signore”, avrebbe ricevuto elogi e benedizioni. Invece senza pensare “spara” sentenze contro la donna e lo stesso Gesù. Facile giudicare gli altri, più difficile comprendere che noi non siamo migliori o più santi di loro.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città – Card. Giacomo Biffi (Pecore e pastori. Riflessioni sul gregge di Cristo): I peccatori sono da Gesù trattati con affettuosa cordialità. Non li ritiene estranei e lontani; piuttosto li considera la ragione della sua venuta nel mondo e i naturali destinatari della sua missione: “Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mt 9,13; Mc 2,17; Lc 5,32). Con questo atteggiamento benevolo riesce a salvare l’adultera dalla lapidazione (Gv 8,1-11). Difende cavallerescamente una donna che nella narrazione è qualificata “una peccatrice di quella città” (Lc 7,37). Avvia con la samaritana dalle molte esperienze un colloquio garbato e schietto che conquista il suo cuore (Gv 4,5-42). La sua non è la misericordia apparente del permissivismo: è la misericordia salvatrice che, senza disprezzare e umiliare, sospinge al ravvedimento e alla rinascita interiore.
Vedi questa donna? – Giovanni Paolo II (Omelia, 29 Aprile 1979): È particolarmente commovente meditare sull’atteggiamento di Gesù verso la donna: egli si dimostrò audace e sorprendente per quei tempi, in cui nel paganesimo la donna era considerata oggetto di piacere, di merce e di fatica, e nel giudaismo era emarginata e avvilita. Gesù mostrò sempre la massima stima e il massimo rispetto per la donna, per ogni donna, e in particolare fu sensibile verso la sofferenza femminile. Oltrepassando le barriere religiose e sociali del tempo, Gesù ristabilì la donna nella sua piena dignità di persona umana davanti a Dio e davanti agli uomini. Come non ricordare i suoi incontri con Marta e Maria (Lc 10,38-42), con la Samaritana (Gv 4,1-42), con la vedova di Nain (Lc 7,11), con la donna adultera (Gv8,3-9), con l’ammalata di emorragia (Mt 9,20-22), con la peccatrice in casa di Simone il Fariseo (Lc 7,36-50)? Il cuore vibra di commozione al solo enumerarli. E come non ricordare, soprattutto, che Gesù volle associare alcune donne ai Dodici (Lc 8,2-3), che lo accompagnavano e lo servivano, e gli furono di conforto durante la via dolorosa fin sotto la Croce? E dopo la risurrezione Gesù apparve alle pie donne e a Maria Maddalena, incaricandola di annunziare ai discepoli la sua Risurrezione (Mt 28,8).
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: «Quando vediamo che un malvagio diventa ricco, non scoraggiamoci. Quando vediamo che un uomo buono è tribolato, non inquietiamoci, poiché le corone sono di là e di là sono pure i castighi. Del resto, non è possibile che un cattivo sia cattivo in tutto e per tutto, e può ben darsi che anche lui abbia qualche opera buona; né è possibile che chi è buono, lo sia in tutto e per tutto, ma può ben avere anche lui qualche peccato. Quando dunque una persona malvagia si trova in una condizione di prosperità, sappi che ciò accade a tutto suo danno, in maniera che, ricevuta quaggiù la ricompensa per quel poco di bene che aveva compiuto, venga poi punito nel modo più grave: questa è la giustificazione del bene ch’egli riceve adesso. Beato, invece, colui che quaggiù è castigato, affinché, espiati tutti i suoi peccati, se ne parta di qui approvato, purificato e senza colpa» (Giovanni Crisostomo).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: “Sul tema della misericordia di Dio, il Nuovo Testamento riprende l’inse-gnamento dell’Antico Testamento. Anzi, nel Nuovo Testamento l’attributo divino della misericordia acquista particolare rilievo, perché la buona novella, l’evento salvifico giunto al suo compimento in Cristo, è appunto una rivelazione di misericordia. Maria, nel Magnificat, canta con le parole dei salmi la misericordia divina manifestatasi in lei (Lc 1,50); questa misericordia viene legata alla sua fedeltà, e quindi richiama l’idea del patto (Lc 1,54). Di questa misericordia si dice che Dio è “ricco” (Ef 2,4); questa misericordia viene detta grande […]. Cristo viene detto “misericordioso” in Eb 2,17. Tutto il suo atteggiamento si manifesta come una rivelazione della misericordia divina. L’idea del Nuovo Testamento, che presenta Cristo come il rivelatore di Dio, si manifesta particolarmente per quanto riguarda questa caratteristica della misericordia. Tutto il Nuovo Testamento può essere considerato una rivelazione dell’amore misericordioso di Dio, manifestatosi in Gesù Cristo attraverso la morte redentrice che libera i peccatori dal loro stato di inimicizia con Dio. Ricordiamo solo un passo che ci manifesta in maniera tipica questo atteggiamento di Gesù verso gli uomini. Richiesto indirettamente dai farisei sulle motivazioni del suo stare a mensa coi pubblicani e coi peccatori, Gesù risponde: “Non sono i sani ad avere bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa significhi: Voglio la misericordia e non il sacrificio; non sono venuto infatti a chiamare i giusti ma i peccatori” (Mt 9,12-13). Una sintesi sul pensiero e i sentimenti di Gesù verso l’umana miseria ci è data nel cap. 15° da Luca, noto come «il vangelo della misericordia»” (Carlo Tomasini, Misericordia).
Santo del giorno: 20 Settembre – Santi Andrea Kim Taegon, Paolo Chong Hasang e compagni, martiri: “L’azione dello Spirito, che soffia dove vuole, con l’apostolato di un generoso manipolo di laici è alla radice della santa Chiesa di Dio in terra coreana. Il primo germe della fede cattolica, portato da un laico coreano nel 1784 al suo ritorno in Patria da Pechino, fu fecondato sulla metà del secolo XIX dal martirio che vide associati 103 membri della giovane comunità. Fra essi si segnalano Andrea Kim Taegon, il primo presbitero coreano e l’apostolo laico Paolo Chong Hasang. Le persecuzioni che infuriarono in ondate successive dal 1839 al 1867, anziché soffocare la fede dei neofiti, suscitarono una primavera dello Spirito a immagine della Chiesa nascente. L’impronta apostolica di questa comunità dell’Estre-mo Oriente fu resa, con linguaggio semplice ed efficace, ispirato alla parabola del buon seminatore, dal presbitero Andrea alla vigilia del martirio. Nel suo viaggio pastorale in quella terra lontana il Papa Giovanni Paolo II, il 6 maggio 1984, iscrisse i martiri coreani nel calendario dei santi. La loro memoria si celebra nella data odierna, perché un gruppo di essi subì il martirio in questo mese, alcuni il 20 e il 21 settembre” (Messale Romano).
Preghiamo: O Dio, creatore e salvezza di tutte le genti, che hai chiamato a far parte dell’unico popolo di adozione i figli della terra coreana e hai fecondato il germe della fede cattolica con il sangue dei santi martiri Andrea Kim, Paolo Chong e compagni, per il loro esempio e la loro intercessione, rinnova i prodigi del tuo Spirito e concedi anche a noi di perseverare fino alla morte nella via dei tuoi comandamenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo…