15 Settembre 2018 – Sabato – B. V. Maria Addolorata (Memoria) – (Eb 5,7-9; Sal 30[31]; Gv 19,25-27 oppure Lc 2,33-35) – I Lettura: Siamo nella parte iniziale del quinto capitolo, dove l’autore della lettera agli Ebrei rivela alcuni tratti del sommo sacerdote per applicarli a Cristo. “Cristo fu scelto da Dio, come Aronne, per esercitare la funzione di sacerdote, ma al di fuori delle norme legali, poiché Gesù non era di stirpe sacerdotale, né apparteneva alla tribù di Levi. Egli discendeva piuttosto dalla tribù di Giuda, dalla stirpe regale di Davide”(La Bibbia Via, Verità e Vita, nota). Vangelo (Gv 19,25-27): Questo brano mette in evidenza il ruolo che la Vergine Maria ha avuto nel procurare agli uomini la salvezza: Maria è divenuta madre di Cristo per opera dello Spirito Santo, per dono condivise il calice della passione e fu madre associata alla passione. Maria è celebrata come addolorata, in virtù della sua partecipazione alla passione, fu salda nella fede, forte nella speranza, ardente nella carità. Presso la croce del Signore non risparmiò se stessa e mentre partorì il Figlio senza doglie, dovette sopportare atroci dolori per rigenerare gli uomini alla vita divina. Oppure (Lc 2,33-35): “La pietà popolare precede di molto il culto liturgico. La sofferenza di Maria (dalla profezia del vecchio Simeone sino alla presenza presso la croce del Figlio) diventa l’universalizzazione del dolore umano. L’icona della Vergine Addolorata si trasforma in fonte di speranza e di consolazione per tutta l’umanità che si sente abbracciata e compresa da colei che la sofferenza capisce per averla vissuta con il ‘Sì’ dell’Annunciazione” (Messale Feriale, LDC).
Ecco tuo figlio! Ecco tua madre! – Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Anche a te una spada trafiggerà l’anima – Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
Riflessione: «… e anche a te una spada trafiggerà l’anima…». La spada da sempre è il simbolo di Maria Addolorata: statue e immagini sacre di ogni tempo e fattura vengono accomunate da quest’elemento rappresentativo che è proprio la spada conficcata nel suo purissimo cuore in ricordo della profezia pronunciata dal vecchio Simeone al Tempio di Gerusalemme. Perché la spada? Biblicamente di cosa è simbolo e perché proprio una spada avrebbe dovuto attraversare l’anima di Maria? Senza addentrarci nell’esegesi biblica e cercando soprattutto quegli spunti di attualizzazione nel quotidiano, nel cammino di conversione, nel disporre il cuore immergendo la Parola ascoltata nel vissuto quotidiano, dobbiamo dire anzitutto che la spada ha un duplice significato: nell’Antico Testamento è soprattutto usata per indicare il castigo divino, per esempio nell’oracolo di Natan contro Davide, dopo che questi aveva ucciso l’inno-cente Urìa: «La spada non si allontanerà mai dalla tua casa» (2Sam 12,10 ma anche Es 22,23; Lv 26,6-8; Gb 19,29; ecc…). Nel Nuovo Testamento, la spada è soprattutto simbolo della Parola del Signore: «Prendete… la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio» (Ef 6,17); come anche: «La Parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio» (Eb 4,12). Cosa attraverserà il Cuore di Maria? Da una parte la spada del castigo: «Il castigo che ci da salvezza si è abbattuto su di lui; dalle sue piaghe siamo stati guariti» (Is 53,5b). Il nostro peccato ha attirato su di noi la spada della giustizia divina: Cristo sulla Croce si è fatto scudo per noi e Maria ha aperto il suo cuore perché tale spada non raggiungesse i suoi figli. Dall’altra parte, Maria si è fatta attraversare dalla spada della Parola che però è divenuta per noi segno discriminante, di contraddizione: non tutti gli uomini accoglieranno la Parola germinata in Maria. Alla piaga per i nostri peccati si aggiunge, quindi, anche il dolore per quei figli che chiudono il cuore alla Parola, dolore che si fa (per Maria e per noi) riparazione, intercessione, richiesta di perdono, di misericordia e di pace.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Maria ai piedi della Croce – Benedetto XVI (Omelia, 15 Settembre 2008): Abbiamo celebrato ieri la Croce di Cristo, strumento della nostra salvezza, che ci rivela in pienezza la misericordia del nostro Dio. La Croce è, in effetti, il luogo in cui si manifesta in modo perfetto la compassione di Dio per il nostro mondo. Oggi, celebrando la memoria della Beata Vergine Addolorata, contempliamo Maria che condivide la compassione del Figlio per i peccatori. Come affermava san Bernardo, la Madre di Cristo è entrata nella Passione del Figlio mediante la sua compassione. Ai piedi della Croce si realizza la profezia di Simeone: il suo cuore di Madre è trafitto (cfr. Lc 2,35) dal supplizio inflitto all’Innocente, nato dalla sua carne. Come Gesù ha pianto (cfr. Gv 11,35), così anche Maria ha certamente pianto davanti al corpo torturato del Figlio. La sua riservatezza, tuttavia, ci impedisce di misurare l’abisso del suo dolore; la profondità di questa afflizione è soltanto suggerita dal simbolo tradizionale delle sette spade. Come per il suo Figlio Gesù, è possibile affermare che questa sofferenza ha portato anche lei alla perfezione (cfr. Eb 2,10), così da renderla capace di accogliere la nuova missione spirituale che il Figlio le affida immediatamente prima di “emettere lo spirito” (cfr. Gv 19,30): divenire la Madre di Cristo nelle sue membra.
Donna… – Giovanni Paolo II (Omelia, 19 Agosto 2002): “Stavano presso la croce di Gesù sua Madre, la sorella di sua Madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala” (Gv 19,25). Colei che era legata al Figlio di Dio da vincoli di sangue e d’amore materno, là, ai piedi della Croce, viveva quest’unione nella sofferenza. Lei sola, malgrado il dolore del cuore di madre, sapeva che tale sofferenza aveva un senso. Lei aveva fiducia – fiducia nonostante tutto – che si stava compiendo l’antica promessa: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gen 3,15). E la sua fiducia trovò conferma, quando il Figlio agonizzante si rivolse a lei: “Donna!”. Poteva in quel momento, sotto la Croce, attendersi che di lì a poco, in tre giorni, la promessa di Dio si sarebbe compiuta? Questo rimarrà per sempre un segreto del suo cuore. Sappiamo, però, una cosa: Lei, la prima fra tutti gli esseri umani, compartecipò alla gloria del Figlio risorto. Lei – come crediamo e professiamo – con l’anima e il corpo è stata assunta al cielo per sperimentare l’unione nella gloria, per rallegrarsi accanto al Figlio dei frutti della Divina Misericordia e ottenerli a coloro che cercano rifugio in Lei.
Il dolore di Maria – Arcivescovo Renato Raffaele Martino (Omelia, 29 Settembre 2003): Il punto culminate della sofferenza della Vergine Maria è, senza dubbio, la Sua presenza accanto alla croce di Gesù. E proprio perché è il momento di più grande dolore è anche il momento in cui Ella mostra in modo egregio la Sua fede, la Sua speranza e il Suo amore. Così insegna il Concilio: “Anche la Beata Vergine progredì nel cammino della fede e conservò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, stette ritta (cfr. Gv 19,25), soffrì intensamente con il suo Unigenito e si associò con animo materno al suo sacrificio, amorosamente consenziente all’immola-zione della vittima da lei generata; e finalmente, dallo stesso Cristo Gesù morente in croce fu data come madre al discepolo con queste parole: Donna, ecco il tuo figlio (cfr. Gv 19,26-27)” (Lumen Gentium 58). Non è, pertanto e come già detto, la sofferenza di per sé ciò che ha valore, bensì l’accettazione amorevole di tale sofferenza. Ed è appunto manifestando questo amore – che si manifesta mediante il dolore – che Gesù, e Maria intimamente unita al Suo Figlio, ci ha redento e ci ha salvato dal peccato che è l’origine di ogni male e dolore.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: I dolori di Maria – “Questa donna ripiena di grazie che superano ogni misura naturale, i dolori, che non conobbe nel parto, li subì al tempo della passione, sentendosi lacerare tutta dal materno affetto e sentendosi trafitta come da spade, quando vedeva venir ucciso, come uno scellerato, colui ch’essa aveva conosciuto ch’era Dio, quando lo generò. Così dev’essere compresa la profezia: ‘La spada del dolore ti trafiggerà l’anima’ [Lc 2,35]. Però la letizia della risurrezione, che cantava la divinità di colui ch’era morto nella carne, assorbì tutto il dolore” (Giovanni Damasceno).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: «A mio parere… fra i tanti titoli e celebrazioni, il più sentito perché più vicino alla realtà umana, è quello di Beata Vergine Maria Addolorata; il dolore è presente nella nostra vita sin dalla nascita, con il primo angosciato grido del neonato, che lascia il sicuro del grembo materno per proiettarsi in un mondo sconosciuto, non più legato alla madre e in preda alla paura e spavento; poi il dolore ci segue più o meno intenso, più o meno costante, nei suoi vari aspetti, fisici, morali, spirituali, lungo il corso della vita, per ritrovarlo comunque al termine del nostro cammino, per l’ultimo e definitivo distacco da questo mondo… Veder morire un figlio è per una madre il dolore più grande che ci sia, non vi sono parole che possano consolare, chi naturalmente aspettando di poter morire dopo aver generato, allevato ed educato, l’erede e il continuatore della sua umanità, vede invece morire il figlio mentre lei resta ancora in vita, quel figlio al quale avrebbe voluto ridare altre cento volte la vita e magari sostituirsi ad esso nel morire. I milioni di madri che nel tempo hanno subìto questo immenso dolore, a lei si sono rivolte per trovare sostegno e consolazione, perché Maria ha visto morire il Figlio in modo atroce, consapevole della sua innocenza, soffrendo per la cattiveria, incomprensione, malvagità, scatenate contro di lui, personificazione della Bontà infinita. Ma non fu solo per la repentina condanna a morte, il dolore provato da Maria fu l’epilogo di un lungo soffrire, in silenzio e senza sfogo, conservato nel suo cuore, iniziato da quella profezia del vecchio Simeone pronunziata durante la Presentazione di Gesù al Tempio: “E anche a te una spada trapasserà l’anima”. Quindi anche tutti coloro che soffrono nella propria carne e nel proprio animo, le pene derivanti da malattie, disabilità, ingiustizia, povertà, persecuzione, violenza fisica e mentale, perdita di persone care, tradimenti, mancanza di sicurezza, solitudine, ecc. guardano a Maria, consolatrice di tutti i dolori; perché avendo sofferto tanto già prima della Passione di Cristo, può essere il faro a cui guardare nel sopportare le nostre sofferenze ed essere comprensivi di quelle dei nostri fratelli, compagni di viaggio in questo nostro pellegrinare terreno» (Antonio Borrelli).
Santo del giorno: 15 Settembre – Beata Vergine Maria Addolorata: “La memoria della Vergine Addolorata ci chiama a rivivere il momento decisivo della storia della salvezza e a venerare la Madre associata alla passione del figlio e vicina a lui innalzato sulla croce. La sua maternità assume sul calvario dimensioni universali. Questa memoria di origine devozionale fu introdotta nel calendario romano dal papa Pio VII (1814)” (Messale Romano).
Preghiamo: O Padre, che accanto al tuo Figlio, innalzato sulla croce, hai voluto presente la sua Madre Addolorata: fa’ che la santa Chiesa, associata con lei alla passione del Cristo, partecipi alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore….