13 Settembre 2018 – Giovedì, XXIII del Tempo Ordinario – San Giovanni Crisostomo (Memoria) – (1Cor 8,1b-7.11-13; Sal 138[139]; Lc 6,27-38) – I Lettura: Nella comunità di Corìnto alcuni tra i fratelli (i forti), erano arrivati alla matura consapevolezza che si potevano tranquillamente mangiare le carni offerte agli idoli in quanto non vi sono diversi dèi ma un solo Signore e Padre. Paolo condivideva benissimo questa consapevolezza ma, nel brano odierno, sottolinea che, per il principio della carità fraterna, è bene evitare di mangiare le carni immolate, per non scandalizzare chi ancora non è maturo nella fede. Vangelo: Nel brano riportato oggi, tratto dal discorso sull’amore per i fratelli, Gesù elimina completamente dalla condotta del cristiano la prospettiva di odiare un nemico: per quanto dipenda dal cristiano non deve avere nessun nemico. Nella misura in cui si dovesse presentare la possibilità di avere delle persone che trattano male o odiano i cristiani, bisogna ripagarli con amore, porgere loro l’altra guancia, pregare e fare del bene ad essi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso – Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro. E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Riflessione: «Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano». E già: a volte ci lasciamo convincere dal mondo che l’importante è volere bene per essere cristiani. Ci lasciamo convincere che l’importante è non fare male a nessuno: fare del bene a chi merita e… lasciare perdere gli altri! No, odiarli certo no, ma ignorarli, far finta che non esistano, non degnarli nemmeno del nostro odio o del nostro disprezzo. Quanta gente va a confessarsi partendo dal principio di essere bravi cristiani perché incapaci di “fare male ad una mosca” e poi magari sono litigati con mezzo mondo, serbano nel cuore rancori di ogni genere, provano disprezzo e odio verso il prossimo, non si parlano con i parenti, a volte neanche con gli stessi fratelli, magari per un pezzo di terra… ma siccome non rubano e non ammazzano… sono bravi cristiani. Sono i cristiani che non si accusano mai di gravi peccati, pensando che forse quello più grave al più potrebbe essere una bugia, ma subito giustificandola con “il fin del bene” (per evitare che Dio pensi davvero che possiamo essere peccatori). E così, dopo aver dichiarato a Dio, per mezzo del sacerdote, la nostra innocenza, chiediamo l’assoluzione (non si capisce spesso di quali peccati, se si è solo giustificati e se abbiamo cercato in tutto di convincere il parroco che peccati non ne commettiamo). Quante sorprese troveremo il giorno del giudizio! Non perché ci verrà rivelato qualcosa che non sappiamo o un mistero che non conosciamo, ma perché messi dinanzi alla luce del Cristo capiremo la profonda verità della Parola rivelata. Capiremo che essere cristiani significa praticare la misericordia, perdonare i nemici, mettersi a servizio degli ultimi, spogliarsi dei propri beni, inseguire le felicità per gli altri, trascurando le proprie. Significa non giudicare, non condannare, non alzare steccati e muri, non chiudere il proprio cuore a chi bussa, non girare lo sguardo altrove quando giunge chi ti aveva provocato dolore e ora è nel bisogno. Solo donando riceveremo, solo spogliandoci saremo rivestiti di Cristo, solo smarrendo le vie umane percorreremo le vie di Dio: senza sperare nulla, ma certi di conquistare Dio
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso – CCC 2842: Questo “come” non è unico nell’insegnamento di Gesù: «Siate perfetti “come” è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48); «Siate misericordiosi “come” è misericordioso il Padre vostro» (Lc 6,36); «Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; “come” io vi ho amati, così amatevi anche voi» (Gv 13,34). È impossibile osservare il comandamento del Signore, se si tratta di imitare il modello divino dall’esterno. Si tratta invece di una partecipazione vitale, che scaturisce “dalla profondità del cuore”, alla Santità, alla Misericordia, all’Amore del nostro Dio. Soltanto lo Spirito, che è la nostra Vita, può fare “nostri” i medesimi sentimenti che furono in Cristo Gesù. Allora diventa possibile l’unità del perdono, perdonarci «a vicenda “come” Dio ha perdonato» a noi «in Cristo» (Ef 4,32).
Quanto bisogno della misericordia… – Giovanni Paolo II (Omelia, 17 Agosto 2002): “Eterno Padre, Ti offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità del tuo dilettissimo Figlio e Nostro Signore Gesù Cristo, per i peccati nostri e del mondo intero; per la Sua dolorosa Passione, abbi misericordia di noi e del mondo intero” (Diario, 476 – ed. it. p. 193). Di noi e del mondo intero… Quanto bisogno della misericordia di Dio ha il mondo di oggi! In tutti i continenti, dal profondo della sofferenza umana, sembra alzarsi l’invocazione della misericordia. Dove dominano l’odio e la sete di vendetta, dove la guerra porta il dolore e la morte degli innocenti occorre la grazia della misericordia a placare le menti e i cuori, e a far scaturire la pace. Dove viene meno il rispetto per la vita e la dignità dell’uomo, occorre l’amore misericordioso di Dio, alla cui luce si manifesta l’inesprimibile valore di ogni essere umano. Occorre la misericordia per far sì che ogni ingiustizia nel mondo trovi il suo termine nello splendore della verità.
Amate i vostri nemici – Paolo VI (Omelia, 1 Gennaio 1975): L’amore dà alla pace la sua vera radice, toglie l’ipocrisia, la precarietà, l’egoismo. L’amore è l’arte della pace; esso genera una pedagogia nuova, ch’è tutta da rifare, se pensiamo come dai giochi dei nostri fanciulli fino a certi trattati di etnologia e di filosofia della storia la lite, la lotta, la misura di forza, l’utilità della violenza sembrano costituire una necessità, una bandiera d’onore, una fonte di interessi. Soprattutto l’amore, sì, l’amore cristiano, riuscirà a svellere dal fondo dei cuori l’avvelenata e tenace radice della vendetta, dei «regolamenti di conti», «dell’occhio per occhio, del dente per dente», donde poi sangue, rappresaglie e rovine discendono collegate a catena, come un perpetuo obbligo d’ignobile onore? riuscirà l’amore a disinfettare certi sedimenti psicologici collettivi, certi bassifondi sociali, dove la mafia ha una sua segreta legge spietata, riuscirà a far decadere la camorra popolare, o la faida privata o comunitaria, o la lotta tribale, quasi ossessionanti falsi doveri generanti un loro cieco impegno fatale? riuscirà a placare certi orgogli nazionalisti o razziali, che si tramandano inesorabili dall’una all’altra generazione, preparando rivincite, che sono per entrambe le parti contendenti odi infausti, stragi inevitabili? Sì, l’amore riuscirà, perché ce lo ha insegnato Gesù Cristo, che ne ha inserito l’impegno nella preghiera per eccellenza, il «Padre nostro», obbligando le nostre labbra ostinate a ripetere le parole prodigiose del perdono: «rimetti, o Padre, a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori».
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: «La carità ci viene ordinata, quando ci viene detto: “Amate i vostri nemici” [Lc 6,27], e così si realizza quella parola della Chiesa di cui abbiamo parlato prima: “Ordinate in me la carità” [Ct 2,4]… Osserva come si cominci dalle cose più elevate, e si volga le spalle alla legge dopo le beatitudini. La legge comanda il ricorso alla vendetta [cfr. Es 21,23-26]; il Vangelo richiede per i nemici carità, bontà per l’odio, benedizioni per le maledizioni, invita a dare soccorso a chi ci perseguita, diffonde la pazienza tra gli affamati e la grazia della rimunerazione. Quanto è più perfetto di un atleta colui che non si risente per l’offesa. E, per non apparire come il distruttore della legge, il Signore ordina per le buone azioni la reciprocità che invece proibisce per le offese. Tuttavia, dicendo: “E come volete che gli uomini facciano a voi, così fate voi a loro” [Lc 6,31], mostra che il bene reso è maggiore, in quanto il valore dell’altro è adeguato alle intenzioni» (sant’Ambrogio).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: «L’amore di Dio è luce, è felicità, è pienezza di vita. È il torrente che Ezechiele vide uscire dal tempio che, dove giunge, risana e suscita vita; è l’acqua promessa alla Samaritana che estingue ogni sete. Gesù ripete anche a noi, come a lei: “Se conoscessi il dono di Dio!”. Io ho vissuto la mia infanzia in una casa di campagna distante pochi metri da una linea elettrica ad alta tensione; ma noi vivevamo al buio o al lume di candela. Tra noi ed essa c’era la ferrovia e, con la guerra in corso, nessuno pensava a superare il piccolo ostacolo. Così avviene con l’amore di Dio: è lì a portata di mano, capace di illuminare e riscaldare tutto nella nostra vita, ma noi trascorriamo l’esistenza al buio e al freddo. È l’unico vero motivo di tristezza della vita. Dio è amore, e la croce di Cristo ne è la prova suprema, la dimostrazione storica. Vi sono due modi di manifestare il proprio amore verso qualcuno, diceva un autore dell’oriente bizantino, Nicola Cabasilas. Il primo consiste nel fare del bene alla persona amata, nel farle doni; il secondo, molto più impegnativo, consiste nel soffrire per essa. Dio ci ha amato nel primo modo, con amore cioè di munificenza, nella creazione, quando ci ha riempito di doni, dentro e fuori di noi; ci ha amati di amore di sofferenza nella redenzione, quando ha inventato il proprio annientamento, soffrendo per noi i più terribili patimenti, al fine di convincerci del suo amore» (Padre Raniero Cantalamessa).
Santo del giorno: 13 Settembre – San Giovanni Crisostomo, Vescovo e dottore della Chiesa: Giovanni, nato ad Antiochia (probabilmente nel 349), dopo i primi anni trascorsi nel deserto, fu ordinato sacerdote dal vescovo Fabiano e ne diventò collaboratore. Grande predicatore, nel 398 fu chiamato a succedere al patriarca Nettario sulla cattedra di Costantinopoli. L’attività di Giovanni fu apprezzata e discussa: evangelizzazione delle campagne, creazione di ospedali, processioni anti-ariane sotto la protezione della polizia imperiale, sermoni di fuoco con cui fustigava vizi e tiepidezze, severi richiami ai monaci indolenti e agli ecclesiastici troppo sensibili alla ricchezza. Deposto illegalmente da un gruppo di vescovi capeggiati da Teofilo di Alessandria, ed esiliato, venne richiamato quasi subito dall’imperatore Arcadio. Ma due mesi dopo Giovanni era di nuovo esiliato, prima in Armenia, poi sulle rive del Mar Nero. Qui il 14 settembre 407, Giovanni morì” (Avvenire).
Preghiamo: O Dio, sostegno e forza di chi spera in te, che ci hai dato in san Giovanni Crisostomo un vescovo mirabile per l’eloquenza e per l’invitta costanza nelle persecuzioni, fa’ che il popolo cristiano, illuminato dalla sua dottrina, sappia imitare la sua fortezza evangelica. Per il nostro Signore Gesù Cristo…