12 Settembre 2018 – Mercoledì, XXIII del Tempo Ordinario – (1Cor 7,25-31; Sal 44[45]; Lc 6,20-26) – I Lettura: Paolo elogia tantissimo il celibato consacrato e la verginità. Non si tratta di un ripiegamento egoistico su se stessi, si tratta di un mistero d’amore: è segno della fine dei tempi e orientamento radicale verso Dio. Vangelo: Gesù con il discorso riportato oggi dalla liturgia, vuole fare prendere consapevolezza ai suoi discepoli che saranno beati nella misura in cui saranno perseguitati a causa sua, solo così avranno la certezza di essere sulla retta Via. Al contrario dovranno temere quando diranno bene di loro.
Beati i poveri. Guai a voi, ricchi – Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
Riflessione: «Beati voi… ma guai a voi…». Contrariamente al Vangelo secondo Matteo, che contiene le sole beatitudini, Luca mette in parallelo il “beati voi” con il “guai a voi”: l’evangelista mette, quindi, in evidenza non solo la gioia di quanti seguono il Signore, la sua Parola e la sua Chiesa (ricordiamo che proprio prima di pronunciare tali beatitudini, Gesù aveva istituito i Dodici), ma anche la condanna per quanti cercano e si accontentano di una gioia effimera e tutta umana. I “guai”, infatti, non sono pronunciati contro gente cattiva, spietata, contro assassini o delinquenti, contro ladri o malfattori, ma contro i sazi, i ricchi, i gaudenti, contro coloro che cercano il bene proprio, contro coloro che non si aprono alle necessità del prossimo, contro coloro che inseguono felicità e serenità umane, che si realizzano nel chiuso del proprio orticello, ciechi o quantomeno miopi nel non riuscire ad andare oltre i propri vantaggi, privilegi e benefici personali. E questo la dice lunga alla nostra coscienza, perché è facile dividere gli uomini in ricchi e poveri in base al conto in banca e poi mettersi serenamente dalla parte dei poveri e pretendere di essere annoverati tra i beati. È facile dividere l’umanità in piangenti e gaudenti e poi mettersi tra i piangenti quando invece non si è piangenti ma solo piagnoni e lamentosi perché vogliamo godere di più e vorremmo essere più ricchi e più gaudenti. Oppure dividere gli uomini in egoisti e misericordiosi e poi additare gli altri come egoisti solo perché non riusciamo ad impossessarci, invidiandoli, dei loro umani privilegi. Beato, secondo il Vangelo, è il povero: non colui che lo è per necessità e magari vive imprecando contro il Cielo, o colui che lo è per ragioni sociali e storiche e magari ha rabbia, livore, invidia… ma beato è chi si rende povero, chi sa togliere il superfluo, chi fa spazio nel proprio cuore al prossimo. Beato è chi prende sulle proprie spalle i peccati del mondo e, rinnegando se stesso, segue l’Agnello fino all’estrema consumazione, in una vita di riparazione, di penitenza, di preghiera, di redenzione. Beato è chi non si accontenta mai, ma come Cristo vuole amare Dio e il prossimo sempre di più, senza misura. Beato è chi non tiene conto degli onori del mondo, pur di dare gloria a Dio.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Beati i poveri – CCC 2444: «L’amore della Chiesa per i poveri […] appartiene alla sua costante tradizione». Si ispira al Vangelo delle beatitudini, alla povertà di Gesù e alla sua attenzione per i poveri. L’amore per i poveri è anche una delle motivazioni del dovere di lavorare per far parte dei beni a chi si trova in necessità. Tale amore per i poveri non riguarda soltanto la povertà materiale, ma anche le numerose forme di povertà culturale e religiosa.
La povertà evangelica – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 30 Novembre 1994): Nel mondo contemporaneo, dove è così stridente il contrasto tra le forme antiche e nuove di cupidigia e le esperienze di inaudita miseria vissuta da fasce di popolazione di enorme ampiezza, si rivela sempre più chiaramente già sul piano sociologico il valore della povertà liberamente scelta e coerentemente praticata. Dal punto di vista cristiano poi, la povertà è stata da sempre sperimentata come condizione di vita che rende più facile seguire Cristo nell’esercizio della contemplazione, della preghiera, dell’evangelizzazione. È importante per la Chiesa che molti cristiani abbiano preso più viva coscienza dell’amore di Cristo per i poveri e sentano l’urgenza di portar loro soccorso. Ma è altrettanto vero che le condizioni della società contemporanea pongono in evidenza con maggior crudezza la distanza che esiste tra il Vangelo dei poveri e un mondo spesso così accanito nel perseguire gli interessi legati alla bramosia della ricchezza, diventata idolo che domina tutta la vita. Ecco perché la Chiesa sente sempre più forte la spinta dello Spirito ad essere povera tra i poveri, a ricordare a tutti la necessità di conformarsi all’ideale della povertà predicata e praticata da Cristo, e a imitarlo nel suo amore sincero e fattivo per i poveri.
Beati… – Pio XI (Radiomessaggio, 12 Febbraio 1931): Ai ricchi: Così pure parliamo ai ricchi e ai poveri. Ai ricchi diciamo che si devono riguardare come ministri della divina Provvidenza e depositari e dispensieri dei suoi beni, a cui Gesù Cristo stesso raccomandò i poveri, e dai quali il divino Giudice più esigerà, perché più hanno ricevuto (Lc 12,48); e si ricordino sempre di quella divina parola: «Guai a voi, ricchi!» (Lc 6,24). Ai poveri: Esortiamo poi nel Signore i poveri, che rimirino la povertà di Gesù Cristo Signore e Salvatore Nostro, e memori dei Suoi esempi e delle Sue promesse, non trascurino l’acquisto delle ricchezze spirituali, reso ad essi tanto più facile; e, pure sforzandosi, come è lecito, di migliorare il loro stato, con cuore buono e retto si rendano propizio il Signore e non stendano mai la loro mano all’iniquità (Ps. CXXIV, 3). Agli operatori e datori di lavoro: Preghiamo vivamente tanto gli operai quanto i datori di lavoro che, evitando ogni ostile gara e mutua lotta, congiunti con fraterna ed amichevole alleanza, si prestino a vicenda gli uni i mezzi e la direzione, gli altri il lavoro e l’abilità, e non domandando se non ciò che è giusto e ciò che è giusto non negando, procurino nella tranquillità dell’ordine non meno il vantaggio proprio di ciascuno che il bene comune. Agli afflitti e perseguitati: Ultima nella esecuzione ma prima nell’intenzione e nell’affetto del cuore, a voi giunge la Nostra parola, quanti siete nelle infermità e nei dolori, nelle tribolazioni e nelle avversità, specialmente a voi che tali cose soffrite dai nemici di Dio e dell’umana società. Mentre offriamo per voi le Nostre preghiere e in quanto possiamo anche i Nostri aiuti, mentre vi raccomandiamo alla carità di tutti, vi diciamo da parte di Cristo di cui facciamo le veci: Venite a me voi tutti che siete affaticati e tribolati e io vi ristorerò (Mt 11,28).
I veri ricchi – Pio XII (Discorso, 17 febbraio 1945): Quanti fedeli debbono oggi stimarsi felici, se, privati come sono di tutto ciò che potrebbe naturalmente toccare e muovere il loro cuore, nondimeno hanno ancora la Messa e i Sacramenti, pur nella forma più semplice e spoglia di ogni splendore esterno! Tali sono i soldati al fronte o quanti vivono nei campi dei prigionieri; tali le numerose popolazioni, le cui chiese non sono più che un ammasso di macerie e di ceneri o alle quali la persecuzione violenta ha tolto il sacerdote e l’altare e che non possono ricevere i Sacramenti se non occultamente e di rado. A tutti loro l’amore e la grazia di Cristo debbono bastare, e con questo tesoro si stimano e sono veramente già ricchi.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: La povertà non è per noi un’infamia, ma una gloria – “Noi siamo per lo più ritenuti poveri: non è un’infamia, ma una gloria. Il lusso abbatte l’animo, la frugalità lo afferma. Del resto, come può dirsi povero chi non ha bisogno di nulla, chi non brama i beni altrui, chi è ricco in Dio? È povero piuttosto colui che, pur possedendo molto, desidera ancor di più. Dirò proprio quello che sento: Nessuno può essere tanto povero come quando è nato. Gli uccelli vivono senza patrimonio e gli animali ogni giorno trovano il loro pascolo… Dunque, come chi fa un viaggio è tanto più fortunato quanto minore è il carico che porta, così è tanto più felice nel viaggio di questa vita chi è alleggerito dalla povertà, chi non sospira sotto il peso delle ricchezze. Tuttavia, se ritenessimo utili le ricchezze, le chiederemmo a Dio: potrebbe concedercene un po’, perché è padrone di tutto. Ma noi preferiamo disprezzare i beni, anziché conservarli; bramiamo piuttosto l’innocenza, chiediamo piuttosto la pazienza; preferiamo essere buoni che prodighi” (Minucio Felice).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Le Beatitudini – Benedetto XVI (Angelus, 30 Gennaio 2011): Le Beatitudini sono un nuovo programma di vita, per liberarsi dai falsi valori del mondo e aprirsi ai veri beni, presenti e futuri. Quando, infatti, Dio consola, sazia la fame di giustizia, asciuga le lacrime degli afflitti, significa che, oltre a ricompensare ciascuno in modo sensibile, apre il Regno dei Cieli. «Le Beatitudini sono la trasposizione della croce e della risurrezione nell’esistenza dei discepoli» (ibid., p. 97). Esse rispecchiano la vita del Figlio di Dio che si lascia perseguitare, disprezzare fino alla condanna a morte, affinché agli uomini sia donata la salvezza. Afferma un antico eremita: «Le Beatitudini sono doni di Dio, e dobbiamo rendergli grandi grazie per esse e per le ricompense che ne derivano, cioè il Regno dei Cieli nel secolo futuro, la consolazione qui, la pienezza di ogni bene e misericordia da parte di Dio… una volta che si sia divenuti immagine del Cristo sulla terra» (Pietro di Damasco, in Filocalia, vol. 3). Il Vangelo delle Beatitudini si commenta con la storia stessa della Chiesa, la storia della santità cristiana, perché – come scrive san Paolo – «quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono» (1Cor 1,27-28). Per questo la Chiesa non teme la povertà, il disprezzo, la persecuzione in una società spesso attratta dal benessere materiale e dal potere mondano. Sant’Agostino ci ricorda che «non giova soffrire questi mali, ma sopportarli per il nome di Gesù, non solo con animo sereno, ma anche con gioia» (De sermone Domini in monte, I, 5,13).
Santo del giorno: 12 Settembre – Santissimo Nome di Maria: La festa del santo nome di Maria fu concessa da Roma, nel 1513, ad una diocesi della Spagna, Cuenca. Soppressa da san Pio V, fu ripristinata da Sisto V e poi estesa nel 1671 al Regno di Napoli e a Milano. Il 12 settembre 1683, avendo Giovanni III Sobieski coi suoi Polacchi vinto i Turchi che assediavano Vienna e minacciavano la cristianità, il Beato Innocenzo XI, in rendimento di grazie, estese la festa alla Chiesa universale e la fissò alla domenica fra l’Ottava della Natività. Il santo Papa Pio X la riportò al 12 settembre.
Preghiamo: O Padre, che ci hai donato il Salvatore e lo Spirito Santo, guarda con benevolenza i tuoi figli di adozione, perché a tutti i credenti in Cristo sia data la vera libertà e l’eredità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…