2 Settembre 2018 – XXII del Tempo Ordinario (B)
Antifona d’ingresso
Abbi pietà di me, Signore, perché ti invoco tutto il giorno: tu sei buono e pronto al perdono, sei pieno di misericordia con chi ti invoca. (Sal 86,3.5)
Colletta
O Dio, nostro Padre, unica fonte di ogni dono perfetto, suscita in noi l’amore per te e ravviva la nostra fede, perché si sviluppi in noi il germe del bene e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Oppure:
Guarda, o Padre, il popolo cristiano radunato nel giorno memoriale della Pasqua, e fa’ che la lode delle nostre labbra risuoni nella profondità del cuore: la tua parola seminata in noi santifichi e rinnovi tutta la nostra vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Prima Lettura Dt 4,1-2.6-8
Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando… osserverete i comandi del Signore.
La prima lettura è tratta dal Deuteronòmio. Mosè affida al popolo il suo testamento ed è qui che tiene i suoi ultimi discorsi a Israele. L’imperativo “ascolta” non è una pretesa di Dio, ma la conseguenza di un amore che si preoccupa della felicità di un popolo a cui Dio si è legato con amore eterno e attraverso una legge che esprime la sua vicinanza con loro.
Dal libro del Deuteronòmio
Mose parlò al popolo dicendo: «Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi. Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: “Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente”. Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?». Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 14 (15)
«Chi onora Dio deve essere onorato da noi. Dobbiamo avere molta umiltà quando onoriamo coloro che temono Dio e altrettanta libertà nel considerare un nulla i malvagi» (Ilario).
Rit. Chi teme il Signore abiterà nella sua tenda.
Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia/e dice la verità che ha nel cuore,
non sparge calunnie con la sua lingua. Rit.
Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore. Rit.
Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre. Rit.
Seconda Lettura Gc 1,17-18.21b-22.27
Siate di quelli che mettono in pratica la Parola.
In questo brano l’apostolo Giacomo punta l’accento sulla disposizione di animo dei fedeli. Ogni cristiano deve riconoscere la magnificenza del dono divino che il Signore ci ha rivelato nella sua Parola. In essa infatti si trova la vera pienezza della perfezione e della salvezza. Solo grazie ad un assiduo ascolto della Parola, specchio che rivela al credente la sua identità e lo mantiene stabilmente nella relazione con il Signore, si può acquisire la vera Sapienza.
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Fratelli miei carissimi, ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso di lui non c’è variazione né ombra di cambiamento. Per sua volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature. Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi. Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo. Parola di Dio.
Canto al Vangelo Gc 1,18
Alleluia, alleluia.
Per sua volontà il Padre ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature.
Alleluia.
Vangelo Mc 7,1-8.14-15.21-23
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.
Gesù rifiuta la distinzione giudaica fra puro e impuro, non è l’esteriorità a determinare la purezza dell’uomo, come se spicciole pratiche possano renderlo degno al cospetto di Dio. Per Gesù il cuore dev’essere pulito, libero, retto. Si tratta di creare una situazione interiore degna di Dio, perché è lì che egli si rivela e abita. “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio” (Mt 5,8). L’autenticità della vita religiosa si misura dal cuore e la santità non consiste in fatti esterni e superficiali, ma nella purezza del cuore.
Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
Parola del Signore.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa
Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente – Veritatis Splendor 44: L’uomo può riconoscere il bene e il male grazie a quel discernimento del bene dal male che egli stesso opera mediante la sua ragione, in particolare mediante la sua ragione illuminata dalla rivelazione divina e dalla fede, in forza della legge che Dio ha donato al popolo eletto, a cominciare dai comandamenti del Sinai. Israele è stato chiamato a ricevere e a vivere la legge di Dio come particolare dono e segno dell’elezione e dell’Alleanza divina, ed insieme come garanzia della benedizione di Dio. Così Mosè poteva rivolgersi ai figli di Israele e chiedere loro: “Quale grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste, come è tutta questa legislazione che io oggi vi espongo?” (Dt 4,7-8). È nei Salmi che incontriamo i sentimenti di lode, gratitudine e venerazione che il popolo eletto è chiamato a nutrire verso la legge di Dio, insieme all’esortazione a conoscerla, meditarla e tradurla nella vita: “Bea-to l’uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti; ma si compiace della legge del Si-gnore, la sua legge medita giorno e notte” (Sal 1,1-2); “La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore è verace, rende saggio il semplice. Gli ordini del Signore sono giusti, fanno gioire il cuore; i comandi del Signore sono limpidi, danno luce agli occhi” (Sal 19,8-9 [18],8-9).
Presso Dio non c’è variazione né ombra di cambiamento – CCC 212: Lungo i secoli, la fede d’Israele ha potuto sviluppare ed approfondire le ricchezze contenute nella rivelazione del Nome divino. Dio è unico, fuori di lui non ci sono dei. Egli trascende il mondo e la storia. È lui che ha fatto il cielo e la terra: “essi periranno, ma tu rimani, tutti si logorano come veste… ma tu resti lo stesso e i tuoi anni non hanno fine” (Sal 102,27-28). In lui “non c’è variazione né ombra di cambiamento” (Gc 1,17). Egli è “colui che è” da sempre e per sempre, e perciò resta sempre fedele a se stesso ed alle sue promesse.
Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male… – CCC 582: Spingendosi oltre, Gesù dà compimento alla Legge sulla purità degli alimenti, tanto importante nella vita quotidiana giudaica, svelandone il senso “pedagogico” con una interpretazione divina: “Tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può contaminarlo… Dichiarava così mondi tutti gli alimenti… Ciò che esce dall’uomo, questo sì contamina l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore dell’uomo, escono le intenzioni cattive” (Mc 7,18-21). Dando con autorità divina l’interpretazione definitiva della Legge, Gesù si è trovato a scontrarsi con certi dottori della Legge, i quali non ne accettavano la sua interpretazione, sebbene fosse garantita dai segni divini che la accompagnavano. Ciò vale soprattutto per la questione del sabato: Gesù ricorda, ricorrendo spesso ad argomentazioni rabbiniche; che il riposo del sabato non viene violato dal servizio di Dio o del prossimo, servizio che le guarigioni da lui operate compiono.
L’obbedienza della fede al volere di Dio – P. Angelico Poppi: La Legge di Dio non si oppone alla libertà ma consente all’uomo di realizzare le aspirazioni più profonde del suo spirito. Gli uomini del nostro tempo sono consapevoli della dignità della persona umana, fondata su una «percezione particolarmente viva della libertà» (Veritatis Splendor 31). Ora, «la vera libertà è nell’uomo segno altissimo dell’immagine divina», che permette all’uomo di cercare spontaneamente il suo Creatore e giungere «liberamente, con l’adesione a lui, alla piena e beata perfezione» (Gaudium et Spes 17). Dio è nostro Padre vuole soltanto il nostro bene. Quindi l’accoglienza e l’osservanza fedele della sua Parola rappresentano un atto di intelligenza, perché garantiscono il conseguimento dei beni promessi, che consistono essenzialmente nella salvezza eterna con la partecipazione futura della vita divina. Come suggerisce Paolo (Rm 1,5), si tratta dell’apertura dell’uomo al progetto salvifico di Dio attuato in Cristo (= «obbedienza alla fede»). Come ha rivelato Gesù con il suo insegnamento e la sua vita, la vera libertà «si realizza nell’amore, cioè nel dono di sé… Gesù è la sintesi viva e personale della perfetta libertà nell’obbedienza totale alla volontà di Dio: la sua carne crocifissa è la piena rivelazione del vincolo indissolubile tra libertà e verità» (Verifatis Splendor 87). Il tratto evangelico deve premunirci da una falsa religiosità nell’osservanza dei comandamenti di Dio. Gesù rimprovera ai farisei la pratica esteriore della legge, che si riduceva a vuoto formalismo. Con il pretesto d’una scrupolosa osservanza dei precetti divini calpestavano i diritti del prossimo, trascurando il comandamento essenziale dell’amore
Preghiera dei Fedeli (proposta)
Fratelli e sorelle, Dio ascolta coloro che accolgono docilmente la sua Parola, ricolmando di ogni benedizione quanti pongono il proprio cuore accanto a lui. Presentiamogli con fiducia le nostre preghiere.
Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore.
– Per il Papa, i vescovi, i sacerdoti e i catechisti: predichino sempre la religione cristiana vera, che non consiste in pratiche magiche, in un vuoto ritualismo, ma nel rendere grazie a Dio con la vita, preghiamo. Rit.
– Per tutti i cristiani: splendano nel mondo per la purezza e la chiarezza della loro vita, preghiamo. Rit.
– Per i malati e i sofferenti: trovino sempre accanto a sé il conforto e la speranza dell’amico, preghiamo. Rit.
– Per quanti hanno il cuore lontano da Dio: l’incontro con Cristo, attraverso la testimonianza dei fratelli, sia per loro occasione di conversione, preghiamo. Rit.
– Per la nostra comunità, perché nutrita dal Pane e guidata dalla Parola sappia liberarsi da ogni espressione di religiosità falsa, sterile e formale, preghiamo. Rit.
Celebrante: O Padre, tu hai voluto nutrirci con la tua parola di verità. Concedici di celebrare con cuore puro i tuoi santi misteri. Per Cristo nostro Signore.
Preghiera sulle offerte
Santifica, Signore, l’offerta che ti presentiamo, e compi in noi con la potenza del tuo Spirito la redenzione che si attua nel mistero. Per Cristo nostro…
Prefazio delle Domeniche del Tempo Ordinario IX (proposta)
La missione dello Spirito nella Chiesa.
È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
In ogni tempo tu doni energie nuove alla tua Chiesa
e lungo il suo cammino mirabilmente la guidi e la proteggi.
Con la potenza del tuo Santo Spirito le assicuri il tuo sostegno,
ed essa, nel suo amore fiducioso, non si stanca mai d’invocarti nella prova,
e nella gioia sempre ti rende grazie per Cristo nostro Signore.
Per mezzo di lui cieli e terra inneggiano al tuo amore;
e noi, uniti agli angeli e ai santi, cantiamo senza fine la tua gloria: Santo…
Antifona alla comunione
Quant’è grande la tua bontà, Signore! La riservi per quelli che ti temono. (Sal 31,20)
Oppure:
Beati gli operatori di pace: saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia: di essi è il regno dei cieli. (Mt 5,9-10)
Oppure:
“Il male che esce dal cuore, contamina l’uomo”, dice il Signore. (cfr. Mc 7,20)
Preghiera dopo la comunione
O Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa, fa’ che questo sacramento ci rafforzi nel tuo amore e ci spinga a servirti nei nostri fratelli. Per Cristo nostro…
Un po’ di pane per camminare
«Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male». Oggi la Parola ci invita ad andare alla radice dei nostri peccati, di ciò che ci rende impuri, sporchi, peccatori. Perché il peccato è presente in noi? Perché non sempre riusciamo a riflettere quella immagine e somiglianza che ci appartiene dalla creazione e ancor più dalla Redenzione del Cristo? Perché la sua Parola difficilmente attecchisce in noi, nel nostro quotidiano, nelle nostre scelte, nei nostri pensieri e sentimenti? Perché siamo deboli contro le insidie del Maligno e spesso ci lasciamo irretire dalle sue subdole (ma anche ben palesi!) tentazioni? Perché tardiamo nel convertirci con tutto il cuore? Perché non siamo ancora luce, sale, lievito, fermento di vita nuova? Per capire bene tutto questo, per dare delle risposte concrete, dobbiamo partire dalla nostra coscienza, o meglio dal modo in cui ordinariamente esaminiamo la nostra coscienza. Alla radice di ogni conversione e santità, infatti, vi è una capacità ottima di introspezione del proprio modo di essere, di agire, di pensare, di relazionarsi, ecc… In altre parole possiamo affermare che i santi non sono persone speciali o persone che non peccano o persone che hanno doni particolari, unici, straordinari… no, nulla di tutto questo! I santi sono anzitutto persone che hanno chiara la misura del loro nulla, della loro fragilità. La stessa Beata Vergine nel Magnificat proclama anzitutto la sua piccolezza, il suo essere serva, proclamando nel contempo tutta la grandezza e misericordia di Dio! Come anche il re David, che nel Salmo 50 si pone dinanzi a Dio dichiarando: «Il mio peccato mi è sempre dinanzi… contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è mal ai tuoi occhi io l’ho fatto!». Sembra semplice, quasi banale, ma è qui la vera radice della nostra non conversione, del nostro rimanere impuri: ritenere che il nostro peccato è colpa di ciò che ci circonda e non riconoscere invece che è putridume che esce dal nostro cuore! Se io pecco, se mi arrabbio, se compio azioni o pensieri impuri, se rubo, se tradisco, se imbroglio, se mento… non è colpa del coniuge, del parente, del vicino, del collega: è colpa di ciò che io ho nel cuore e perché la Parola di Dio non regna in esso!
Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei
Capitolo 7
Ammissione, Formazione ed Emissione dei Voti
- b) Il Noviziato
Art. 128 – Il Noviziato sia compiuto in una Casa legittimamente costituita, idonea al silenzio e al raccoglimento. L’erezione della Casa di Noviziato, la sua soppressione o il trasferimento del Noviziato siano fatti mediante un decreto scritto dal Responsabile Generale con il consenso del suo Consiglio.
Art. 129 – Con il consenso del Responsabile Generale e del suo Consiglio un candidato/una candidata, o più, può fare il Noviziato in un’altra Casa della Famiglia ecclesiale sotto la guida di un/una Sodale approvato, che faccia le veci del Maestro dei novizi/della Maestra delle novizie.