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17 Agosto 2018

17 Agosto 2018 – Venerdì, XIX del Tempo Ordinario – (I Lettura: Ez 16,1-15.60.63 oppure Ez 16,59-63; Salmo Responsoriale: Is 12,2-6; Vangelo: Mt 19,3-12) – I Lettura: “È il capitolo più lungo del libro di Ezechièle, e comprende due oracoli distinti ma collegati tra loro: l’allegoria della moglie adultera (vv. 1-43) e l’allegoria delle tre sorelle (vv. 44-58), seguite da un messaggio di speranza che integra l’insegnamento delle due allegorie (vv. 59-63). Il soggetto dal principio alla fine rimane Gerusalemme, e lo scopo resta quello di rendere nota la colpa della città che si è rifiutata di obbedire a YHWH per aderire ad altri dèi” (Nuovo Grande Commentario Biblico). Oppure Ez 16,59-63: “Questo breve passo parla di restaurazione, ma può essere distinto dal messaggio di speranza che lo precede nei vv. 53-58 perché include il tema dell’alleanza rinnovata. Dio promette la restaurazione fondata sull’alleanza che offrì al tempo dell’eso-do” (Nuovo Grande Commentario Biblico). Vangelo: “All’epoca di Gesù, la scuola teologica di rabbi Shammai concedeva il divorzio solo in caso di adulterio, quella di rabbi Hillel era molto più larga nell’ammettere la rottura del vincolo matrimoniale. Gesù va oltre questo dibattito, va oltre la stessa normativa biblica sul divorzio, presente in Dt 24, da lui considerata come un gesto di educazione paziente e tollerante di Dio” (Bibbia Via, Verità e Vita, nota).

Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne”? Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?». Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio». Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

Riflessione: «Così non sono più due, ma una sola carne». Citando l’Antico Testamento, il racconto della Creazione, Gesù riafferma la meravigliosa complementarietà dell’uomo creato maschio e femmina. Un legame che oltrepassa gli stessi affetti familiari al punto che i due lasceranno anche il padre e la madre per divenire una cosa nuova, una nuova famiglia, un nuovo progetto, una nuova unità. Non si tratta di una semplice unità affettiva o di una funzionale unione procreativa: nel progetto della creazione dell’uomo come maschio e femmina vi è insita l’idea stessa della comunionalità divina: come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, pur essendo tre Persone distinte, formano un solo e indissolubile Dio, al punto che pur essendo Tre noi crediamo in un solo Dio, così l’uomo e la donna pur rimanendo due persone distinte formano un’unità così intima, da essere una sola carne. Anche Cristo Sposo ha voluto la Chiesa sua mistica sposa unita in modo indissolubile, legata da un amore fedele e perfetto, al punto da non essere semplicemente lo Sposo e la Sposa, Cristo e la Chiesa, ma divenendo anch’essi un solo Corpo. Lo afferma in più parti san Paolo: «E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell’acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, (…) santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso» (Ef 5,25-28). E conclude: «Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa» (Ef 5,32). E ai Corìnzi scrive: «Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo» (1Cor 12,12-13). Da qui la fondatezza dell’indissolubilità del matrimonio fondato sulla fedeltà reciproca: Cristo ci ama e ci ha dato tutto se stesso, come il marito e la moglie reciprocamente si sono donati e accolti reciprocamente, e quindi non si appartengono più. Cuore, mente, vita, tutto: gli sposi cristiani realizzano sacramentalmente, nell’amo-re, l’unità divina.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Il matrimonio è indissolubile – Giovanni Paolo II (Discorso, 28 Gennaio 2002): Il matrimonio «è» indissolubile: questa proprietà esprime una dimensione del suo stesso essere oggettivo, non è un mero fatto soggettivo. Di conseguenza, il bene dell’indissolubilità è il bene dello stesso matrimonio; e l’incomprensione dell’indole indissolubile costituisce l’incomprensione del matrimonio nella sua essenza. Ne consegue che il «peso» dell’indissolubilità ed i limiti che essa comporta per la libertà umana non sono altro che il rovescio, per così dire, della medaglia nei confronti del bene e delle potenzialità insite nell’istituto matrimoniale come tale. In questa prospettiva, non ha senso parlare di «imposizione» da parte della legge umana, poiché questa deve riflettere e tutelare la legge naturale e divina, che è sempre verità liberatrice (cfr. Gv 8,32). Questa verità sull’indisso-lubilità del matrimonio, come tutto il messaggio cristiano, è destinata agli uomini e alle donne di ogni tempo e luogo. Affinché ciò si realizzi, è necessario che tale verità sia testimoniata dalla Chiesa e, in particolare, dalle singole famiglie come “chiese domestiche”, nelle quali marito e moglie si riconoscono mutuamente vincolati per sempre, con un legame che esige un amore sempre rinnovato, generoso e pronto al sacrificio. Non ci si può arrendere alla mentalità divorzistica: lo impedisce la fiducia nei doni naturali e soprannaturali di Dio all’uomo. L’attività pastorale deve sostenere e promuovere l’indissolubilità. Gli aspetti dottrinali vanno trasmessi, chiariti e difesi, ma ancor più importanti sono le azioni coerenti. Quando una coppia attraversa delle difficoltà, la comprensione dei Pastori e degli altri fedeli deve essere unita alla chiarezza e alla fortezza nel ricordare che l’amore coniugale è la via per risolvere positivamente la crisi. Proprio perché Dio li ha uniti mediante un legame indissolubile, marito e moglie, impiegando tutte le loro risorse umane con buona volontà, ma soprattutto fidandosi dell’aiuto della grazia divina, possono e devono uscire rinnovati e fortificati dai momenti di smarrimento.

Il divorzio – Benedetto XVI (Omelia, 25 Settembre 2009): La Chiesa non può restare indifferente di fronte alla separazione dei coniugi e al divorzio, di fronte alla rovina delle famiglie e alle conseguenze che il divorzio provoca sui figli. Questi, per essere istruiti ed educati, hanno bisogno di punti di riferimento estremamente precisi e concreti, vale a dire di genitori determinati e certi che, in modo diverso, concorrono alla loro educazione. Ora è questo principio che la pratica del divorzio sta minando e compromettendo con la cosiddetta famiglia allargata e mutevole, che moltiplica i “padri” e le “madri” e fa sì che oggi la maggior parte di coloro che si sentono “orfani” non siano figli senza genitori, ma figli che ne hanno troppi. Questa situazione, con le inevitabili interferenze e l’incrociarsi di rapporti, non può non generare conflitti e confusioni interne, contribuendo a creare e imprimere nei figli una tipologia alterata di famiglia, assimilabile in un certo senso alla stessa convivenza a causa della sua precarietà. È ferma convinzione della Chiesa che i problemi che oggi i coniugi incontrano e che debilitano la loro unione, hanno la loro vera soluzione in un ritorno alla solidità della famiglia cristiana, ambito di mutua fiducia, di dono reciproco, di rispetto della libertà e di educazione alla vita sociale.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Separazione della volontà comune – «Nell’ adulterio ogni cosa è distrutta dalle cause stesse, da cui esso è nato. Infatti il matrimonio non è compiuto per mezzo del rapporto, ma per mezzo della volontà. Pertanto esso non è distrutto dalla separazione fisica, ma dalla separazione della volontà. Così colui che allontana sua moglie, ma non ne prende un’altra, è ancora un marito. Infatti, sebbene si sia ora separato nel corpo, è ancora unito nella volontà. Quando prende un’altra moglie, allora allontana davvero la prima. Pertanto non è adultero l’uomo che allontana sua moglie, ma colui che prende un’altra moglie. E come l’uomo che allontana una moglie casta è crudele e ingiusto, così chi tiene presso di sé una prostituta è sciocco ed ingiusto. [ … ] Pertanto dobbiamo essere imitatori di Dio: con la stessa fedeltà con cui Dio è in relazione alla Chiesa noi dobbiamo essere in relazione con nostra moglie. Dio non abbandonerà mai il suo popolo, a meno che esso non si abbandoni di sua volontà all’eresia e al paganesimo» (Anonimo).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: “Il Signore ha proclamato per sempre l’unità e l’indissolubilità del matrimonio al di sopra di qualsiasi considerazione umana. Molte sono le ragioni in favore dell’indissolubilità del vincolo matrimoniale: la natura stessa del vincolo coniugale, il bene dei figli, il bene della società. Ma la radice profonda dell’indisso-lubilità matrimoniale è nella volontà stessa del Creatore, che così lo ha fatto: uno e indissolubile. Il vincolo che si contrae è così forte che solo la morte può spezzarlo. San Francesco di Sales lo spiega con questa espressiva immagine: «Se incolli tra loro due tavolette di abete, servendoti di una buona colla, si uniranno in modo tale che ti sarà più facile spaccarle altrove che nel punto nel quale le hai incollate»; così è il matrimonio. Per portare avanti questa impresa è necessaria la vocazione matrimoniale, che è un dono di Dio, di modo che la vita familiare e i doveri coniugali, l’educazione dei figli, l’impegno per sostenere la famiglia e darle sicurezza economica sono le situazioni che gli sposi debbono soprannaturalizzare, vivendo, attraverso di esse, una vita di donazione a Dio con la convinzione che Dio li sostiene nell’adempimento dei doveri dello stato matrimoniale, nel quale si debbono santificare” (F. F.-Carvajal).

Santo del giorno: 17 Agosto – Santa Chiara della Croce (di Montefalco), Vergine: Santa Chiara nacque a Montefalco (Perugia) nel 1268. A sei anni entrò nel reclusorio dove la sorella Giovanna viveva con alcune compagne in grande austerità di vita. Nel 1290 il reclusorio venne costituito in monastero con la Regola di sant’Agostino. Morta la sorella Giovanna il 22 novembre 1291, Chiara della Croce venne eletta superiora del monastero, ufficio che svolse fino alla morte avvenuta il 17 agosto 1308. Arricchita dei doni spirituali della scienza infusa e del discernimento, difese con passione l’ortodossia della fede contro insidiose deviazioni ereticali. La sua spiritualità si incentrò sulla meditazione della passione di Cristo e sulla devozione alla Croce. Dopo la sua morte le consorelle, premurose di conservare il suo corpo, le aprirono il cuore e vi trovarono impressi i segni della Passione.

Preghiamo: Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, fa’ crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell’eredità che ci hai promesso. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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