14 Agosto 2018 – Martedì, XIX del Tempo Ordinario – San Massimiliano Maria Kolbe (Memoria) – (Ez 2,8-3,4; Sal 118[119]; Mt 18,1-5.10.12-14) – I Lettura: Ad Ezechièle viene detto di mangiare qualunque cosa Dio gli darà. Egli doveva assolvere fino in fondo il suo compito, riempiendosi lo stomaco con il messaggio. E questa richiesta fu accolta. Salmo: “Chi apre il suo cuore con atti di carità, attira lo Spirito Santo e lo Spirito gli rivela i misteri di Dio. La bocca dell’anima è il pensiero: l’anima si apra quindi ai buoni pensieri e si chiuda a quelli cattivi” (Origene). Vangelo: “Il bambino, che nell’antico Vicino Oriente era scarsamente considerato, diventa il segno della fede e dell’accoglienza del regno di Dio, non tanto per la sua innocenza quanto per la sua fiducia, il suo consegnarsi al padre, il suo essere ultimo e piccolo. Si ha così il profilo simbolico del vero discepolo” (Bibbia Via, Verità e Vita, nota).
Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli. Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».
Riflessione: «Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli». “L’infanzia alla quale ci invita Gesù non è la fanciullaggine irrequieta e stolta dei piccoli, ma è l’infanzia, tersa come un cristallo nel suo candore, che si lascia plasmare, guidare ed elevare da una potenza benefica che la domina unicamente per amore e per renderla come adulta nelle sue braccia. Egli invitandoci ad essere piccoli, dichiara Dio nostro Padre amorosissimo e ci esorta ad andare a Lui con la fiducia di figli che tutto sperano da Lui e che non cercano altri che Lui. Oh se si capisse la sublimità di questa piccolezza, quanto gli uomini sarebbero diversi da quello che sono! Quello che ci uccide nello spirito è proprio quella pretesa grandezza che è elefantiasi e artrite dello spirito! Ci crediamo grassi e siamo infermi; l’adipe che si è formato in noi è la testimonianza che gli alimenti non sono diventati forza e vita. Siamo incapaci di gustare le soavità delle armonie celesti, perché siamo assordati dal fragore della materia. È necessario impicciolirsi per far penetrare in noi la vita soprannaturale che non è adipe di gonfiamento umano, ma è forza di vita superiore. Sotto questo aspetto può intendere le magnificenze di Dio più un’anima semplice che un profondo filosofo o un consumato teologo. Il filosofo si aggira nel labirinto delle proprie idee, il teologo fra i riflessi delle grandezze divine, l’anima semplice, nelle altezze luminose della verità, libera da ogni colorito umano. La piccolezza che sublima spunta dall’umiltà e prospera nelle umili valli del conoscimento di se stessi… Chi si contenta della luce di una candela e la crede un sole non accenderà mai la lampada elettrica o non aprirà mai la propria finestra perché vi penetri la luce smagliante. Se si valutasse veramente la conoscenza umana per quello che è, quale uomo non desidererebbe la luce divina? Per impicciolirsi basta misurarsi, non è necessario uno sforzo di virtù. La misura della nostra ragione, del nostro ingegno, del nostro sapere è veramente desolante! Bisogna uscire dalle pastoie di una ragione orgogliosa che è sempre miope e non vede al di là di una spanna. Oh se sapessimo avere lo sguardo puro della semplicità e dell’umil-tà!” (D. Ruotolo).
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: San Massimiliano Maria Kolbe – Giovanni Paolo II (Omelia, 10 Ottobre 1982): Noi, […], desideriamo esprimere il valore speciale che ha agli occhi di Dio la morte per martirio del padre Massimiliano Kolbe: “Preziosa agli occhi del Signore / è la morte dei suoi fedeli” (Sal 115 [116],15), così abbiamo ripetuto nel Salmo responsoriale. Veramente è preziosa ed inestimabile! Mediante la morte, che Cristo ha subìto sulla Croce, si è compiuta la redenzione del mondo, poiché questa morte ha il valore dell’amore supremo. Mediante la morte, subìta dal padre Massimiliano Kolbe, un limpido segno di tale amore si è rinnovato nel nostro secolo, che in grado tanto alto e in molteplici modi è minacciato dal peccato e dalla morte. Ecco che, in questa solenne liturgia della canonizzazione, sembra presentarsi tra noi quel “martire dell’amore” di Oswiecim (come lo chiamò Paolo VI) e dire: “Io sono il tuo servo, Signore, / io sono tuo servo, figlio della tua ancella; / hai spezzato le mie catene” (Sal 115 [116],16). E, quasi raccogliendo in uno il sacrificio di tutta la sua vita, lui, sacerdote e figlio spirituale di san Francesco, sembra dire: “Che cosa renderò al Signore / per quanto mi ha dato? / Alzerò il calice della salvezza / e invocherò il nome del Signore” (Sal 115 [116],12s). Sono, queste, parole di gratitudine. La morte subìta per amore, al posto del fratello, è un atto eroico dell’uomo, mediante il quale, insieme al nuovo Santo, glorifichiamo Dio. Da lui infatti proviene la Grazia di tale eroismo, di questo martirio. Glorifichiamo dunque oggi la grande opera di Dio nell’uomo. Di fronte a tutti noi, qui riuniti, padre Massimiliano Kolbe alza il suo “calice della salvezza”, nel quale è racchiuso il sacrificio di tutta la sua vita, sigillata con la morte di martire “per un fratello”.
Se non vi convertite… – Christifideles Laici 47: I bambini sono certamente il termine dell’amore delicato e generoso del Signore Gesù: ad essi riserva la sua benedizione e ancor più assicura il Regno dei cieli (cfr. Mt 19,13-15; Mc 10,14). In particolare Gesù esalta il ruolo attivo che i piccoli hanno nel Regno di Dio: sono il simbolo eloquente e la splendida immagine di quelle condizioni morali e spirituali che sono essenziali per entrare nel Regno di Dio e per viverne la logica di totale affidamento al Signore: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei cieli. Perché chiunque diventerà piccolo come questo bambino sarà il più grande nel Regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio accoglie me” (Mt 18,3-5; cfr. Lc 9,48).
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: * «Se non vi convertirete e diventerete come bambini…: non prescrive agli Apostoli di avere l’età dei bambini, ma la loro purezza; e quelle virtù che i fanciulli possiedono per la loro tenera età, gli Apostoli devono possederle con l’impegno della loro volontà» (Girolamo). ** «Con le sue parole il Signore insegna che la semplicità deve essere priva di arroganza, la carità priva di invidia, la devozione senza iracondia… assumendo la vera semplicità che non ignora la ragione” (Ambrogio).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Diventare Maria: “L’Immacolata, ecco il nostro ideale. Avvicinarci a Lei, renderci simili a Lei, permettere che Ella prenda possesso del nostro cuore e di tutto il nostro essere, che Ella viva e operi in noi e per mezzo nostro, che Ella stessa ami Dio con il nostro cuore, che noi apparteniamo a Lei senza alcuna restrizione: ecco il nostro ideale” (San Massimiliano Maria Kolbe, scritti 1210).
“… che [l’Immacolata] pensi, parli, agisca per mezzo di noialtri. Vogliamo essere fino a quel punto dell’Immacolata che non soltanto non rimanga niente in noi che non sia Essa, ma che diventiamo quasi annientati in Essa, cambiati in Essa, transustianziati in Essa, che rimanga Essa stessa. Che siamo così di essa, come Essa è di Dio” (San Massimiliano Maria Kolbe, scritti 508).
«Maria stessa ha consegnato all’umanità la Medaglia Miracolosa. In diversi tempi la Ss. Vergine Maria è venuta in aiuto dei propri figli ed ha offerto svariati modi per raggiungere più facilmente la salvezza e la liberazione degli altri dal giogo di satana. Adesso, nell’era dell’Immacolata Concezione, la Ss. Vergine ha consegnato all’umanità la medaglia miracolosa, la quale, per mezzo di innumerevoli miracoli di guarigioni e soprattutto di conversioni, conferma la propria provenienza celeste. Manifestandola, l’Immacolata stessa promise moltissime grazie a tutti coloro che l’avreb-bero portata; e poiché la conversione e la santificazione sono grazie divine, la medaglia miracolosa è il mezzo migliore per raggiungere il nostro scopo. Essa, perciò, costituisce l’arma migliore della “Milizia”» (San Massimiliano Maria Kolbe, scritti 1248).
«La pallottola dell’Immacolata. Distribuire la Medaglia Miracolosa, ovunque è possibile, anche ai fanciulli, affinché la portino sempre al collo, agli anziani e soprattutto ai giovani, affinché sotto la sua protezione abbiano le forze sufficienti per respingere le innumerevoli tentazioni e insidie che incombono su di loro in questi nostri tempi. Anche a coloro che non entrano mai in chiesa, che hanno paura di accostarsi alla confessione, che si fanno beffe delle pratiche religiose, che ridono delle verità di fede, che sono immerse nel fango dell’immoralità oppure vivono nell’eresia fuori della Chiesa: a costoro è indispensabile offrire la medaglietta dell’Immacolata e sollecitarli a volerla portare e, nello stesso tempo, supplicare con fervore l’Immacolata per la loro conversione. Molti riescono a raggiungere il loro scopo persino, quando qualcuno non vuole accettare nel modo più assoluto la medaglietta. Ebbene, la cuciono di nascosto nelle vesti e pregano, mentre l’Immacolata, presto o tardi, dimostra quel che è capace di fare. La medaglia miracolosa, quindi, è la pallottola della Milizia dell’Immacolata» (San Massimiliano Maria Kolbe, scritti 1122).
Santo del giorno: 14 Agosto – San Massimiliano Maria (Rajmund) Kolbe, Sacerdote francescano, martire: “Massi-miliano Maria Kolbe nasce nel 1894 a Zdunska-Wola, in Polonia. Entra nell’ordine dei francescani e, mentre l’Europa si avvia a un secondo conflitto mondiale, svolge un intenso apostolato missionario in Europa e in Asia. Ammalato di tubercolosi, Kolbe dà vita al «Cavaliere dell’Immacolata», periodico che raggiunge in una decina d’anni una tiratura di milioni di copie. Nel 1941 è deportato ad Auschwitz. Qui è destinato ai lavori più umilianti, come il trasporto dei cadaveri al crematorio. Nel campo di sterminio Kolbe offre la sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. Muore pronunciando «Ave Maria». Sono le sue ultime parole, è il 14 agosto 1941. Giovanni Paolo II lo ha chiamato «patrono del nostro difficile secolo». La sua figura si pone al crocevia dei problemi emergenti del nostro tempo: la fame, la pace tra i popoli, la riconciliazione, il bisogno di dare senso alla vita e alla morte” (Avvenire).
Preghiamo: O Dio, che hai dato alla Chiesa e al mondo san Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote e martire, ardente di amore per la Vergine Immacolata, interamente dedito alla missione apostolica e al servizio eroico del prossimo, per sua intercessione concedi a noi, a gloria del tuo nome, di impegnarci senza riserva al bene dell’umanità per imitare, in vita e in morte, il Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te…