agosto, Liturgia

12 Agosto 2018 – XIX del Tempo Ordinario (B)

Antifona d’ingresso

Sii fedele, Signore, alla tua alleanza, non dimenticare mai la vita dei tuoi poveri. Sorgi, Signore, difendi la tua causa, non dimenticare le suppliche di coloro che t’invocano. (Sal 74,20.19.22.23)

Colletta

Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, fa’ crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell’eredità che ci hai promesso. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure: 

Guida, o Padre, la tua Chiesa pellegrina nel mondo, sostienila con la forza del cibo che non perisce, perché perseverando nella fede di Cristo giunga a contemplare la luce del tuo volto. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Prima Lettura                                          1Re 19,4-8

Con la forza di quel cibo camminò fino al monte di Dio.


“Il profeta Elìa ha compiuto una difficile missione affidatagli da Dio. Ora deve fuggire perché lo cercano per ucciderlo. La fuga è lunga, e a un tratto ha un momento di debolezza. È stanco e desidera la morte. Dio stesso, sotto il segno del pane e dell’acqua, dona al suo profeta un sostegno spirituale. Da quel momento la vita tribolata di Elìa si trasforma in un pellegrinaggio verso il monte di Dio” (Messale festivo, ed. LDC).

Dal primo libro dei Re

In quei giorni, Elìa s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri». Si coricò e si addormentò sotto la ginestra. Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia!». Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò. Tornò per la seconda volta l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: «Àlzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino». Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb.                                                                                      Parola di Dio.

Salmo Responsoriale                                Dal Salmo 33 (34)

«È ben conveniente pregare il Creatore in ogni tempo, ottenere con suppliche la custodia delle essenze spirituali e corporee, rendersi collaboratori della sua benefica volontà e restar puri dal peccato, davanti alla benefica bontà di Dio. Secondo questo modello, dobbiamo passare dalla corruzione al bene, dal disprezzo alla gloria, dalla schiavitù alla libertà dei figli di Dio, crescendo nella vera fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo, per diventare eredi del regno celeste e dell’e-terna beatitudine. È lui infatti il Creatore di tutto, che degli spiriti ha fatto suoi servi, e delle schiere celesti, fiamme di fuoco. E l’uomo, formato dalla terra, egli lo sostiene in vita, elargendogliene i mezzi. Coloro poi che hanno ricevuto l’an-nuncio degli angeli, vengono dagli angeli educati alla vita spirituale, secondo la provvidenza di Dio, che al bisogno ha elargito la legge» (Mesrop armeno).

Rit. Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo,

sulla mia bocca sempre la sua lode.

Io mi glorio nel Signore:

i poveri ascoltino e si rallegrino. Rit.

Magnificate con me il Signore,

esaltiamo insieme il suo nome.

Ho cercato il Signore: mi ha risposto

e da ogni mia paura mi ha liberato. Rit.

Guardate a lui e sarete raggianti,

i vostri volti non dovranno arrossire.

Questo povero grida e il Signore lo ascolta,

lo salva da tutte le sue angosce. Rit.

L’angelo del Signore si accampa

attorno a quelli che lo temono, e li libera.

Gustate e vedete com’è buono il Signore;

beato l’uomo che in lui si rifugia. Rit.

Seconda Lettura                                            Ef 4,30 – 5,2

Camminate nella carità come Cristo.

San Paolo continua con la sua lettera ad esortare la comunità di Èfeso. È necessario per condurre una vita pneumatica imitare Dio, in pratica sono da bandire alcuni atteggiamenti negativi e bisogna rivestirsi di altri positivi. “Rattristare lo Spirito Santo” è un linguaggio figurativo che esprime la situazione di chi si sottrae con il peccato all’azione dello Spirito, diventando un membro paralizzato in cui non può agire la grazia. 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni

Fratelli, non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione. Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo. Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.                                 Parola di Dio.

Canto al Vangelo                                         Gv 6,51 

  Alleluia, alleluia.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.

  Alleluia.

Vangelo                                                Gv 6,41-51

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.

Tutta la folla che precedentemente aveva assistito al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, continua a cercare Gesù il quale si era allontanato, in disparte da tutti. Nel ritrovarlo manifestano tutta l’ansia e la preoccupazione di averlo trovato con difficoltà e Gesù coglie l’occasione per evidenziare che la radice del loro affanno stava nel voler mangiare ancora di quei pani e quei pesci. Ma è Lui il vero pane di cui avevano veramente bisogno per sfamare primariamente la loro anima… ieri come oggi.

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?». Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».          Parola del Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Elia – CCC 2582-2583: Elia è il padre dei profeti, della generazione di coloro che cercano Dio, che cercano il suo Volto. Il suo Nome, “il Signore è il mio Dio”, annuncia il grido del popolo in risposta alla sua preghiera sul monte Carmelo. San Giacomo rimanda a lui, per esortarci alla preghiera: “Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza” (Gc 5,16b). Dopo aver imparato la misericordia nel suo ritiro presso il torrente Cherit, Elia insegna alla vedova di Zarepta la fede nella Parola di Dio, fede che egli conferma con la sua preghiera insistente: Dio fa tornare in vita il figlio della vedova. Al momento del sacrificio sul monte Carmelo, prova decisiva per la fede del popolo di Dio, è per la sua supplica che il fuoco del Signore consuma l’olocausto, “all’ora in cui si presenta l’offerta della sera”: “Rispondimi, Signore, rispondimi!” (1Re 18,37); queste stesse parole di Elia sono riprese dalle Liturgie orientali nell’Epiclesi eucaristica. Infine, riprendendo il cammino nel deserto verso il luogo dove il Dio vivo e vero si è rivelato al suo popolo, Elia, come Mosè, entra “in una caverna” finché “passi” la presenza misteriosa di Dio. Ma è soltanto sul monte della Trasfigurazione che si svelerà colui di cui essi cercano il Volto: la conoscenza della gloria di Dio rifulge sul volto di Cristo crocifisso e risorto.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo – CCC 1355: Nella Comunione, preceduta dalla preghiera del Signore e dalla frazione del pane, i fedeli ricevono «il pane del cielo» e «il calice della salvezza», il Corpo e il Sangue di Cristo che si è dato «per la vita del mondo» (Gv 6,51). Poiché questo pane e questo vino sono stati «eucaristizzati», come tradizionalmente si dice, «questo cibo è chiamato da noi Eucaristia, e a nessuno è lecito parteciparne, se non a chi crede che i nostri insegnamenti sono veri, si è purificato con il lavacro per la remissione dei peccati e la rigenerazione, e vive così come Cristo ha insegnato».

Io sono il pane vivo – Giovanni Paolo II (Omelia, 22 Giugno 2000): Gesù si definisce “il Pane della vita”, ed aggiunge: “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,51). Mistero della nostra salvezza! Cristo – unico Signore ieri, oggi e sempre – ha voluto legare la sua presenza salvifica nel mondo e nella storia al sacramento dell’Eucaristia. Ha voluto farsi pane spezzato, perché ogni uomo potesse nutrirsi della sua stessa vita, mediante la partecipazione al Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue. Come i discepoli, che ascoltarono stupefatti il suo discorso a Cafarnao, anche noi avvertiamo che questo linguaggio non è facile da intendere (cfr. Gv 6,60). Potremmo talora essere tentati di darne un’interpretazione riduttiva. Ma questo ci porterebbe lontano da Cristo, come avvenne per quei discepoli che “da allora non andavano più con lui” (Gv 6,66).

Con il dono dell’Eucarestia noi riceviamo il perdono di Cristo – Giovanni Paolo II (Lettera, 28 Maggio 1996): I fedeli, quando adorano Cristo presente nel Santissimo Sacramento, devono ricordarsi che questa presenza deriva dal Sacrificio e tende alla comunione sia sacramentale che spirituale (Congregazione dei Riti, Istruzione sul culto dell’Eucaristia 50). Esorto dunque i cristiani a fare regolarmente visita a Cristo presente nel Santissimo Sacramento dell’altare, poiché noi siamo tutti chiamati a rimanere in modo permanente in presenza di Dio, grazie a Colui che resterà con noi fino alla fine dei tempi. Nella contemplazione i cristiani percepiscono con maggiore profondità che il mistero pasquale è al centro di tutta la vita cristiana. Questo cammino li porta a unirsi più intensamente al mistero pasquale e a fare del sacrificio eucaristico, dono perfetto, il centro della loro vita, secondo la loro vocazione specifica, in quanto esso conferisce al popolo cristiano una dignità incomparabile (cfr. Paolo VI, Mysterium fidei 67). In effetti, con il dono dell’Eucaristia, noi siamo accolti da Cristo, riceviamo il suo perdono, ci nutriamo della sua parola e del suo pane e siamo quindi inviati in missione nel mondo; ognuno è così chiamato a rendere testimonianza di ciò che ha ricevuto e a fare lo stesso con i suoi fratelli. I fedeli rafforzano la loro speranza scoprendo che, con Cristo, la sofferenza e la disperazione possono essere trasfigurate, poiché, con Lui, noi siamo già passati dalla morte alla vita. Pertanto, quando essi offrono al Maestro della Storia la loro vita, il loro lavoro e tutta la creazione, allora le loro giornate vengono illuminate.

Preghiera dei Fedeli                                    (proposta)

Sorelle e fratelli, nell’Eucaristia viviamo le parole di Gesù: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Il pane che io vi do è la mia carne per la vita del mondo”. Preghiamo perché noi, che ci nutriamo di questo pane, possiamo vivere la speranza della vita eterna fin da oggi.

Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore.

– Per la Chiesa, grande comunità dei figli di Dio presente in ogni luogo: trovi sempre il centro della sua vita nella celebrazione dell’Eucaristia, intorno all’al-tare dove Gesù si dona come pane di vita, preghiamo. Rit.

– Per coloro che cercano Dio e non sanno riconoscerlo: perché i cristiani uniti nella parola invochino il dono della fede per tutti gli uomini, preghiamo. Rit.

– Per i cristiani: la riflessione sulla parola di Dio li persuada a riconoscere ogni cosa come dono di Dio, certi che l’esperienza religiosa non si fonda solo sulle opere, sui sacrifici, sulle offerte, ma anzitutto nel sentirsi accompagnati dal Padre, preghiamo. Rit.

– Per la nostra comunità cristiana: partecipi con gioia alla Mensa, condivida il pane anche con tutti i fratelli lontani e con coloro che hanno bisogno del nostro sostegno, preghiamo. Rit.

Celebrante: Padre santo, aiutaci ad andare incontro a Cristo, perché attraverso di Lui possiamo giungere a te. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Preghiera sulle offerte

Accogli con bontà, Signore, questi doni che tu stesso hai posto nelle mani della tua Chiesa, e con la tua potenza trasformali per noi in sacramento di salvezza. Per Cristo nostro Signore.

Prefazio delle Domeniche del Tempo Ordinario VI                  (proposta)

Il pegno della Pasqua eterna.

È veramente cosa buona e giusta renderti grazie

e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode,

Dio onnipotente ed eterno,

dal quale tutto l’universo riceve esistenza, energia e vita.

Ogni giorno del nostro pellegrinaggio sulla terra

è un dono sempre nuovo del tuo amore per noi,

e un pegno della vita immortale,

poiché possediamo fin da ora le primizie del tuo Spirito,

nel quale hai risuscitato Gesù Cristo da morte,

e viviamo nell’attesa che si compia la beata speranza

nella Pasqua eterna del tuo regno.

Per questo mistero di salvezza,

insieme agli angeli e ai santi,

cantiamo a una sola voce

l’inno della tua gloria: Santo…

 

Antifona alla comunione

Gerusalemme, loda il Signore, egli ti sazia con fiore di frumento. (Sal 147,12.14)

Oppure: 

Dice il Signore: “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. (Gv 6,52)

Preghiera dopo la comunione

La partecipazione a questi sacramenti salvi il tuo popolo, Signore, e lo confermi nella luce della tua verità. Per Cristo nostro Signore.

  Un po’ di pane per camminare

«I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti… Io sono il pane vivo, disceso dal cielo!». La Liturgia della Parola di questa domenica potremmo riassumerla in un unico tema, un interrogativo che dobbiamo oggi farci: di cosa ti cibi? Come alimenti la tua anima, il tuo spirito, i tuoi sentimenti, la tua volontà…? Quali sostanze entrano nella tua mente, nei tuoi ragionamenti, nei tuoi affetti? Quali scorie rimangono nella tua memoria, nella tua immaginazione? Con quali forze affronti le battaglie quotidiane contro le virtù? Come cresci nel cammino che ti porta alla piena maturità di Cristo (cfr. Ef 4,13-16)? Elìa si era saziato di tristezza e solitudine, aveva permesso alla stanchezza e allo scoraggiamento di rimanere presso il suo cuore e il suo animo ne aveva assorbito i letali fetori dello sconforto, fino a desiderare la morte. Ma Dio ha in riserbo per lui un altro cibo, un cibo che dona forza e coraggio, vigore e perseveranza. Un cibo gratuito, già pronto, capace di saziare oltre ogni umana aspettativa e di rinvigorire al di là di ogni personale merito. Anche gli Israeliti furono saziati: alzarono contro Dio la loro voce dal deserto, e Dio li esaudì per mezzo di Mosè che diede loro la manna: chiesero un cibo per il corpo, e il corpo fu accontentato. Ma questo cibo, capace di sostenere le fatiche del corpo, non riusciva a dare forza all’anima. Ora noi abbiamo il Cibo che dura per la vita: non solo un alimento che dona fortezza contro il Male, che offre un sostegno nel bisogno, che rinvigorisce i cuori vacillanti e risana i corpi attaccati dalla lebbra del peccato. Gesù è il Pane vivo, cibo per la vita eterna. Unico cibo che può darci salvezza, gioia, pace, vigore, sostegno, energia e vita! I suoi contemporanei continuavano ad alimentarsi delle loro conoscenze, ascoltavano la propria esperienza e non riuscivano ad andare oltre le proprie opinioni, anzi Gesù diveniva per loro scandalo incomprensibile. Lo stesso capiterà anche a noi, anche noi troveremo più ostacoli che spinte, se Cristo non è il nostro unico cibo. Accogliamo dunque le esortazioni che ci vengono da san Paolo: scompaia da noi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenza con ogni sorta di malignità e lasciamo il posto al Pane dell’amore di Dio.

Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei

   

Capitolo 7

Ammissione, Formazione ed Emissione dei Voti

  1. a) L’Orientamento

Art. 122 – Dopo il periodo dell’Orientamento chi sarà ritenuto idoneo/a, sarà ammesso/a al Noviziato dal Responsabile Generale col consenso del suo Consiglio, previa domanda e dopo avere atteso agli esercizi spirituali di otto giorni.

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