8 Agosto 2018 – Mercoledì, XVIII del Tempo Ordinario – San Domenico Guzman (Memoria) – (I Lettura: Ger 31,1-7; Salmo Responsoriale: Ger 31,10-13; Vangelo: Mt 15,21-28) – I Lettura: Le parole consolanti del profeta vengono riproposte oggi per ricordare che la storia di questi esiliati è la storia di ogni uomo. Chi si allontana dal Signore fa l’espe-rienza del pianto, ma il cammino del ritorno, pur disseminato di difficoltà, è ricco di soddisfazioni che Dio promette di farci incontrare, come tante sorgenti di acqua nel deserto… e la strada sarà dritta e senza inciampi. Vangelo: Per Matteo Gesù è il Messia di Israele che deve preoccuparsi esclusivamente di coloro che appartengono a questo popolo: la salvezza è riservata a Israele e i gentili non potranno usufruirne se non aggregandosi a questo popolo. In questo caso, però, si interessa della donna cananea dando un anticipo della salvezza.
Donna, grande è la tua fede! – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
Riflessione: «Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione…». Il Vangelo ci presenta un Gesù “in uscita” (se vogliamo usare un’espressione cara a papa Francesco). Gerusalemme per un israelita era tutto: il luogo dove Dio ha posto la sua dimora, la città santa, la città del potere temporale (sede dei re) e del potere religioso (il sinedrio). Tra i precetti della Legge, il pellegrinaggio verso Gerusalemme era il più caro e solenne, come ci ricordano anche i Salmi: «Quale gioia, quando mi dissero: “Andremo alla casa del Signore!”. Già sono fermi i nostri piedi alle tue porte, Gerusalemme! Gerusalemme è costruita come città unita e compatta. È là che salgono le tribù, le tribù del Signore, secondo la legge d’Israele, per lodare il nome del Signore. Là sono posti i troni del giudizio, i troni della casa di Davide» (Sal 122 [121],1-5). O ancora: «Se mi dimentico di te, Gerusalemme, si dimentichi di me la mia destra; mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo, se non innalzo Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia» (Sal 137 [136],5-6). Allontanarsi da Gerusalemme, era quindi quasi un allontanarsi da Dio stesso. Ma Gesù non può fermarsi alle sole pecore di Israele: ha altre pecore e anche per quelle è venuto, per riunire tutti in un solo gregge e sotto un solo Pastore (cfr. Gv 10,16). Andare verso le “periferie”, quindi, non per allontanarsi dal centro, da Dio, ma per incontrare ogni uomo lontano da Dio e ricondurlo a lui. Andare verso le “periferie” geografiche ed esistenziali, per dare la gioia e la pace che abbiamo ricevuto da Dio, per essere luce che splende nel mondo, per essere sale e dare sapore fino agli estremi confini della terra. Bisogna partire dal “centro”, da Dio, bisogna dare il primato alla vita intima con il Signore, allo stare con lui. È necessario anzitutto fare esperienza del Maestro, ascoltarlo, ricevere luce e grazia. Ma siamo lampade che non possono stare sotto il letto: siamo chiamati ad incontrare l’uomo, ogni uomo, ovunque si trovi, per testimoniargli la nostra gioia di cristiani, per consolarlo con la benedizione celeste, per infondere fiducia, per irrobustire le volontà fiacche, per ricondurre il cuore dei figli verso il Cuore del Padre che tutti attende, ama e desidera.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Donna, grande è la tua fede… In che cosa consiste la fede? – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 18 Marzo 1998): La Costituzione Dei Verbum spiega che con essa “l’uomo si abbandona a Dio tutt’intero liberamente, prestandogli il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà e acconsentendo volontariamente alla rivelazione data da Lui” (n. 5). La fede non è, dunque, solo adesione dell’intelligenza alla verità rivelata, ma anche ossequio della volontà e dono di sé a Dio che si rivela. È un atteggiamento che impegna l’intera esistenza. Il Concilio ricorda ancora che per la fede sono necessari “la grazia di Dio, che previene e soccorre, e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità” (ibid.). Si vede così come la fede, da una parte, fa accogliere la verità contenuta nella Rivelazione e proposta dal magistero di coloro che, come Pastori del Popolo di Dio, hanno ricevuto un “carisma certo di verità” (Dei Verbum 8). D’altra parte, la fede spinge anche ad una vera e profonda coerenza, che deve esprimersi in tutti gli aspetti di una vita modellata su quella di Cristo.
Signore, donaci la fede – Benedetto XVI (Angelus, 14 Agosto 2011): Cari amici, anche noi siamo chiamati a crescere nella fede, ad aprirci e ad accogliere con libertà il dono di Dio, ad avere fiducia e gridare anche a Gesù “donaci la fede, aiutaci a trovare la via!”. È il cammino che Gesù ha fatto compiere ai suoi discepoli, alla donna cananea e agli uomini di ogni tempo e popolo, a ciascuno di noi. La fede ci apre a conoscere e ad accogliere la reale identità di Gesù, la sua novità e unicità, la sua Parola, come fonte di vita, per vivere una relazione personale con Lui. Il conoscere della fede cresce, cresce con il desiderio di trovare la strada, ed è finalmente un dono di Dio, che si rivela a noi non come una cosa astratta senza volto e senza nome, ma la fede risponde a una Persona, che vuole entrare in un rapporto di amore profondo con noi e coinvolgere tutta la nostra vita. Per questo ogni giorno il nostro cuore deve vivere l’espe-rienza della conversione, ogni giorno deve vedere il nostro passare dall’uomo ripiegato su stesso, all’uomo aperto all’azione di Dio, all’uomo spirituale (cfr. 1Cor 2,13-14), che si lascia interpellare dalla Parola del Signore e apre la propria vita al suo Amore.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: «Perseverare nella preghiera come la Cananea. Nella lettura del santo Vangelo che è stata appena letta, fratelli carissimi, abbiamo ascoltato la grande fede, pazienza, costanza e umiltà di una donna. La devozione del suo cuore è tanto più degna di ammirazione in quanto, pagana qual era in effetti, era stata completamente separata dalla dottrina contenuta nelle parole divine, e tuttavia non era priva di quelle virtù che tali parole predicano. La sua fede infatti, era davvero perfetta… Possiede la virtù della pazienza in non scarsa misura, lei che, pur non rispondendo il Signore alla sua prima richiesta, non cessa affatto dal pregarlo, ma con più insistenza continua a implorare l’aiuto della sua pietà… “Donna, grande è la tua fede, ti sia fatto come desideri” (Mt 15,28). Sì, aveva davvero una grande fede, lei che, pur non conoscendo gli antichi miracoli, precetti o promesse dei profeti, né quelli recenti dello stesso Signore, al di là del fatto che tante volte viene da lui trattata con indifferenza, persevera nelle preghiere; e non cessa di sollecitare con suppliche colui che, propagandosi la fama, aveva saputo essere un così grande Salvatore. Ed è per questo che la sua richiesta ottiene grande effetto, dal momento che, alle parole del Signore “ti sia fatto come desideri”, da allora sua figlia è risanata… Se qualcuno di noi ha la coscienza macchiata dall’avarizia, dall’impeto [delle passioni], dalla vanagloria, dallo sdegno, dall’ira o dall’invidia, e da tutti gli altri vizi, è come avesse una figlia maltrattata dal demonio, per la cui guarigione può ricorrere supplice al Signore… Sottomesso con la dovuta umiltà, nessuno si giudichi degno della comunanza con le pecore d’Israele, cioè con le anime monde, ma piuttosto che deve subire un confronto, e si ritenga indegno dei doni celesti. E tuttavia, non cessi, per la disperazione, di adoperarsi con preghiera insistente, ma con animo certo confidi nella bontà del sommo donatore: poiché colui che di un ladro poté fare un testimone, di un persecutore un apostolo, di un pubblicano un evangelista, di pietre figli di Abramo, proprio lui può trasformare anche un essere vergognoso come un cane in una pecora del gregge d’Israele» (Beda il Venerabile).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Gesù aiutami – Benedetto XVI (Udienza Generale, 8 Febbraio 2006): Concludendo la nostra riflessione, torniamo su quel dolce versetto che dice: “Il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero” (v. 18). Questa frase era particolarmente cara a Barsanufio di Gaza, un asceta morto attorno alla metà del VI secolo, interpellato spesso da monaci, ecclesiastici e laici per la saggezza del suo discernimento. Così, ad esempio, ad un discepolo che gli esprimeva il desiderio “di ricercare le cause delle diverse tentazioni che l’avevano assalito”, Barsanufio rispondeva: “Fratello Giovanni, non temere nulla delle tentazioni che sono sorte contro di te per provarti, perché il Signore non ti lascia in preda ad esse. Dunque, quando ti viene una di queste tentazioni, non affaticarti a scrutare di che cosa si tratta, ma grida il nome di Gesù: Gesù, aiutami. Ed egli ti ascolterà perché è vicino a quanti lo invocano”. Non scoraggiarti, ma corri con ardore e raggiungerai la meta, in Cristo Gesù Signore nostro (Barsanufio e Giovanni di Gaza, Epistolario, 39: Collana di Testi Patristici, XCIII, Roma 1991, p. 109). E queste parole dell’antico Padre valgono anche per noi. Nelle nostre difficoltà, problemi, tentazioni, non dobbiamo fare semplicemente una riflessione teorica – da dove vengono? – ma dobbiamo reagire in positivo: invocare il Signore, tenere il contatto vivo con il Signore. Anzi, dobbiamo gridare il nome di Gesù: “Gesù, aiutami!”. E siamo sicuri che Egli ci ascolta, perché è vicino a chi lo cerca. Non scoraggiamoci, ma corriamo con ardore – come dice questo Padre – raggiungeremo anche noi la meta della vita, Gesù, il Signore.
Santo del giorno: 8 Agosto – San Domenico di Guzman, Sacerdote e fondatore dei Predicatori: “Nato nel 1170 a Caleruega, un villaggio montano della Vecchia Castiglia (Spagna), si distinse fin da giovane per carità e povertà. Convinto che bisognasse riportare il clero a quella austerità di vita che era alla base dell’eresia degli Albigesi e dei Valdesi, fondò a Tolosa l’Ordine dei Frati Predicatori che, nato sulla Regola agostiniana, divenne nella sostanza qualcosa di totalmente nuovo, basato sulla predicazione itinerante, la mendicità (per la prima volta legata ad un ordine clericale), una serie di osservanze di tipo monastico e lo studio approfondito. San Domenico si distinse per rettitudine, spirito di sacrificio e zelo apostolico. Le Costituzioni dell’Ordine dei Frati Predicatori attestano la chiarezza di pensiero, lo spirito costruttivo ed equilibrato e il senso pratico che si rispecchiano nel suo Ordine, uno dei più importanti della Chiesa. Sfinito dal lavoro apostolico ed estenuato dalle grandi penitenze, il 6 agosto 1221 muore circondato dai suoi frati, nel suo amatissimo convento di Bologna, in una cella non sua, perché lui, il Fondatore, non l’aveva. Gregorio IX, a lui legato da una profonda amicizia, lo canonizzerà il 3 luglio 1234” (Avvenire).
Preghiamo: Guida e proteggi, Signore, la tua Chiesa per i meriti e gli insegnamenti di san Domenico: egli, che fu insigne predicatore della tua verità, interceda come nostro patrono davanti a te. Per il nostro Signore Gesù Cristo…