liturgia

6 Agosto 2018

6 Agosto 2018 – Lunedì – Trasfigurazione del Signore (Festa) – (Dn 7,9-10.13-14 oppure 2Pt 1,16-19; Sal 96[97]; Mc 9,2-10) – I Lettura: Nella visione della storia, Daniele intravede il giudizio finale come un grande processo da parte di Dio, un vegliardo, che pronuncia la sentenza contro le bestie che opprimono il mondo con la violenza. Poi, all’orizzonte, appare uno, simile a un “figlio d’uomo” che scende dalle nubi, portatore di speranza e di accoglienza, semplicemente un “uomo” ma viene nel mondo come risolutore della speranza di un popolo. Porterà finalmente la pace. Oppure (2Pt 1,16-19): Cristo nella trasfigurazione ricevette onore e gloria dal Padre rivelando anche all’esterno la sua divinità. Pertanto quando gli apostoli annunciano che Cristo ritornerà con grande maestà e gloria lo fanno da testimoni diretti: essi hanno già contemplato sul monte della Trasfigurazione la maestà divina di Cristo. Salmo: “I profeti hanno desiderato e intravvisto da lontano ciò che noi vediamo (cfr. Mt 13,17). Nel loro amore per noi, ne gioirono; ma la nostra gioia è ancor più grande, è simile a quella di Simeone: I miei occhi hanno visto la tua salvezza (Lc 2,30). Tutto in questo salmo si riferisce al Cristo. Il Signore ha instaurato il suo regno: è lo stesso che è stato flagellato, incoronato di spine, appeso al legno, insultato; che è morto, ha ricevuto il colpo di lancia ed è stato sepolto. È risuscitato!” (Agostino). Vangelo: Il racconto della trasfigurazione è un momento vertice, corrispondente su molti aspetti alla scena del battesimo. Di nuovo Gesù viene proclamato dalla rivelazione divina il Figlio diletto. Il fatto in se stesso rappresenta non solo un motivo di consolazione e di incoraggiamento per i discepoli smarriti, ma anche un’anticipazione della gloria in cui il Cristo dovrà entrare con la sua risurrezione.

 Questi è il Figlio mio, l’amato – Dal Vangelo secondo Marco: In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elìa con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbi, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

 Riflessione: «… li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro…». La Trasfigurazione è un evento importante, unico, e indubbiamente misterioso nella vita di Cristo ma anche dei tre discepoli che ne furono testimoni. Al centro della quotidiana fatica apostolica di Gesù, fatta di miracoli, di insegnamenti, di esorcismi, avviene ciò che nessuno avrebbe mai potuto immaginare: la carne umana si trasfigura divinamente; il passato (Elìa e Mosè) diventa presente; il Cielo scende sulla terra e quanti appartengono alla terra sono elevati alle verità del Cielo; l’unità divina si manifesta nella Trinità delle persone rivelate. Una solennità da vivere e contemplare in pienezza. “La trasfigurazione è vista dai liturgisti come un atto di conferma delle antiche promesse, simboleggiate da Mosè e da Elìa, come appare chiaro dalla preghiera di colletta: O Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del Cristo Signore hai confermato i misteri della fede con la testimonianza della legge e dei profeti. Cristo è, dunque, la realizzazione della promesse di Dio al popolo della sua Alleanza. Nell’ottica del discepolato, dobbiamo considerare valida la stessa prospettiva. La trasfigurazione del discepolo è una conferma delle divine promesse. Infatti, quando replichiamo in noi la vita di Cristo, avviene la cristificazione di tre fondamentali settori della nostra personalità: il pensiero, i sentimenti, il modo di agire. La novità evangelica sprigiona in noi le energie di risurrezione derivanti dalla Parola, mettendo a tacere le follie imposte dall’uomo vecchio. In tal modo, il nostro io superiore diventa il vero centro direttivo della persona, e la luce dello Spirito Santo permette di smascherare tutte le insidie del nemico. Di conseguenza, l’autentica testimonianza rifugge da ogni forma di protagonismo e di ribalta: si tratta di vivere in profondità la nostra fede, perché, dall’unione personale con Cristo, si effonda la grazia sui cuori ben disposti. Per questo non c’è più bisogno di studiare il modo di testimoniare Cristo: basta semplicemente esserci ed essere così. La trasfigurazione è, in definitiva, non soltanto una conferma di quanto Dio ha promesso nel passato, ma è anche la conferma della vita del Risorto, che palpita in noi” (don Enzo Cuffaro).

 La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Il significato della Trasfigurazione – Compendio CCC 110: Nella Trasfigurazione appare anzitutto la Trinità: «Il Padre nella voce, il Figlio nell’uomo, lo Spirito nella nube brillante» (san Tommaso d’Aquino). Evocando con Mosè ed Elia la sua «dipartita» (Lc 9,31), Gesù mostra che la sua gloria passa attraverso la Croce e dà un anticipo della sua risurrezione e della sua gloriosa venuta, «che trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso» (Fil 3,21).

Una sorte incomparabile ci attende – Paolo VI: (Angelus, 6 Agosto 1978): La Trasfigurazione del Signore, ricordata dalla liturgia nell’odierna solennità, getta una luce abbagliante sulla nostra vita quotidiana e ci fa rivolgere la mente al destino immortale che quel fatto in sé adombra. Sulla cima del Tabor, Cristo disvela per qualche istante lo splendore della sua divinità, e si manifesta ai testimoni prescelti quale realmente egli è, il Figlio di Dio, «l’irradiazione della gloria del Padre e l’impronta della sua sostanza» (cfr. Eb 1,3); ma fa vedere anche il trascendente destino della nostra natura umana, ch’egli ha assunto per salvarci, destinata anch’essa, perché redenta dal suo sacrificio d’amore irrevocabile, a partecipare alla pienezza della vita, alla «sorte dei santi nella luce» (Col 1,12). Quel corpo, che si trasfigura davanti agli occhi attoniti degli apostoli, è il corpo di Cristo nostro fratello, ma è anche il nostro corpo chiamato alla gloria; quella luce che lo inonda è e sarà anche la nostra parte di eredità e di splendore. Siamo chiamati a condividere tanta gloria, perché siamo «partecipi della natura divina» (2Pt 1,4). Una sorte incomparabile ci attende, se avremo fatto onore alla nostra vocazione cristiana: se saremo vissuti nella logica consequenzialità di parole e di comportamento, che gli impegni del nostro battesimo ci impongono.

Sperimentare la gioia dei figli della luce – Benedetto XVI (Angelus, 6 Agosto 2006): La Trasfigurazione ci invita ad aprire gli occhi del cuore sul mistero della luce di Dio presente nell’intera storia della salvezza. Già all’inizio della creazione l’Onnipotente dice: “Fiat lux – Sia la luce!” (Gen 1,2) ed avviene la separazione della luce dalle tenebre. Al pari delle altre creature, la luce è un segno che rivela qualcosa di Dio: è come il riflesso della sua gloria, che ne accompagna le manifestazioni. Quando Dio appare, “il suo splendore è come la luce, bagliori di folgore escono dalle sue mani” (Ab 3,3 s.). La luce, è detto nei Salmi, è il manto in cui Dio si avvolge (cfr. Sal 104,2). Con il Libro della Sapienza il simbolismo della luce è utilizzato per descrivere la stessa essenza di Dio: la sapienza, effusione della gloria di Dio, è “un riflesso della luce eterna”, superiore ad ogni luce creata (cfr. Sap 7,27.29s.). Nel Nuovo Testamento è Cristo a costituire la piena manifestazione della luce di Dio. La sua risurrezione ha debellato per sempre il potere delle tenebre del male. Con Cristo risorto trionfano la verità e l’amore sulla menzogna e il peccato. In Lui la luce di Dio illumina ormai definitivamente la vita degli uomini e il percorso della storia: “Io sono la luce del mondo – Egli afferma nel Vangelo -. Chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). Quanto abbiamo bisogno, anche in questo nostro tempo, di emergere dalle tenebre del male, per sperimentare la gioia dei figli della luce!

 La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: «Abbiamo sentito, mentre si leggeva il Vangelo, il racconto della grande visione nella quale il Signore si mostrò a tre discepoli, Pietro Giacomo e Giovanni. “Il suo volto splendeva come il sole” – questo vuol significare lo splendore del Vangelo. “Le sue vesti divennero bianche come neve” – e questo sta a dire la purificazione della Chiesa, della quale il Profeta disse: “Anche se i vostri peccati saranno rossi come la porpora, li farò bianchi come la neve” (Is 1,18). Elia e Mosè parlavano con lui, poiché la grazia del Vangelo riceve testimonianza della Legge e dai Profeti. Per Mosè s’intende la Legge, per Elia s’intendono i Profeti. Pietro suggerì che si facessero tre tende; una per Mosè, una per Elia, una per Cristo. Gli piaceva la solitudine del monte; lo annoiava il tumulto delle cose umane. Ma perché voleva fare tre tende? Non sapeva che Legge, Profeti e Vangelo provengono dalla stessa origine? Difatti fu corretto dalla nube. “Mentre diceva questo una nube lucente li avvolse”. Così la nube fece una sola tenda, perché tu ne volevi tre? E una voce dalla nube disse: “Questo è il mio figlio diletto; ascoltatelo” (Mt 17,1-8). Elia parla, ma “ascoltate questo”. Parla Mosè, “ma ascoltate questo”. Parlano i Profeti, parla la Legge, ma “ascoltate questo”, voce della Legge e lingua dei Profeti. Era lui che parlava in loro, poi parlò da se stesso, quando si degnò di farsi vedere. “Ascoltate questo”; ascoltiamolo. Quando parlava il Vangelo, sappiate ch’era la voce della nube; di là è giunta fino a noi. Sentiamo lui; facciamo ciò che ci dice, speriamo quanto ci promette» (Ago-stino).

 Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Oggi abbiamo conferma della Parola rivolta a noi nei giorni passati. Questa conferma ci viene da Dio Padre stesso quando dichiara: «Questi è il Figlio mio prediletto: ascoltatelo!» (Vangelo). Se Gesù Cristo, Servo sofferente, è il prediletto, colui nel quale il Padre trova compiacenza allora è proprio vero che non c’è altra via che seguire, imitare Cristo, ubbidendo al Padre che dice: «Ascoltatelo!». Questa è la via della salvezza, via stretta e dolorosa che ci conquista una quantità smisurata di gloria. Gloria contemplata e anticipata oggi in Cristo-capo trasfiguratosi davanti a noi e che è nostra eredità. Ascoltiamo quanto abbiamo appreso per poter diventare coeredi della vita immortale di Cristo e della definitiva adozione di Figli di Dio Padre” (P. Giuseppe Piccinno, o. p.).

 Santo del giorno: 6 Agosto – San Guglielmo Sanz, Martire mercenario: Commendatore dei mercedari di Valenza (Spagna), San Guglielmo Sanz, fu fatto prigioniero dai mori, mentre confermava nella fede gli schiavi cristiani di Granada. Afflitto da molte vessazioni per Gesù che predicava, per farlo tacere gli fu strappata la lingua e successivamente decapitato, infine venne tagliato a pezzi e gettato in pasto ai cani dai quali per divina grazia fu risparmiato. Con la fama del martirio volò in cielo nell’anno 1409. L’Ordine lo festeggia il 6 agosto.

 Preghiamo: O Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del Cristo Signore, hai confermato i misteri della fede con la testimonianza della legge e dei profeti e hai mirabilmente preannunziato la nostra definitiva adozione a tuoi figli, fa’ che ascoltiamo la parola del tuo amatissimo Figlio per diventare coeredi della sua vita immortale. Egli è Dio, e vive e regna con te…

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *