Sabato, XVII del Tempo Ordinario – San Giovanni Maria Vianney (Memoria) – (Ger 26,11-16.24; Sal 68[69]; Mt 14,1-12) – I Lettura: Il profeta Geremìa è stato costretto a proclamare la rovina, pur non riscuotendo che ingiurie dai suoi ascoltatori, ma ora, al momento del disastro, egli parla come un uomo che condivide l’angoscia dei suoi concittadini e sente profondamente la tristezza e l’afflizione per lo scempio della sua patria. Le sue parole adesso muovono il cuore dei capi e del popolo che credono nell’origine divina delle sue esortazioni e lo salvano da una condanna certa. Salmo: “Quando ha detto: Non mi inghiottisca, voleva far conoscere che aveva preso su di sé la nostra infermità; ora dice: Salvami, per confessare la certezza della salvezza” (Ilario). Vangelo: Erode, tetrarca della Giudea, aveva fatto imprigionare Giovanni che lo accusava apertamente di peccato di adulterio. Ma il giorno del suo compleanno, il tetrarca, invaghito dalle danze sensuali della sua figliastra, Salomè, aveva ceduto alla richiesta di questa giovane, istigata dalla madre Erodìade, affinché le offrisse la testa del Battista su un vassoio. Il martirio di Giovanni il Battista non è il frutto di un solo peccato, dunque, ma di una coalizione di peccatori contro di lui.
Erode mandò a decapitare Giovanni e i suoi discepoli andarono a informare Gesù – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!». Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta. Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.
Riflessione: «Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione». Erode non è l’unico triste che ritroviamo nei Vangeli. Possiamo pensare al giovane ricco, desideroso di ottenere la vita eterna, perfetto osservante della Legge mosaica, agognante la più alta santità (apparentemente davvero un pio israelita di cui compiacersi!), che infrange ogni suo più bramoso anelito di perfezione dinanzi ad una sola proposta di Gesù: «Va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi» (Mt 19,21). Quel giovane, conclude in modo laconico l’evangelista, se ne andò triste! Una tristezza che assale chi non vuole seguire le esigenze evangeliche, ma non solo: la tristezza è presente anche in chi pone in Dio speranze tutte umane. Quanta gente triste si incontra, gente che non prega più, che non va più in Chiesa, perché Dio non l’ha esaudita, perché Dio non ha fatto la sua volontà, non ha operato secondo le logiche umane (per quanto buone ed encomiabili). I rappresentanti di tale tristezza li ritroviamo nella persona dei due discepoli che il giorno di Pasqua lasciano Gerusalemme e si avviano alla volta di Èmmaus. Già dalla mattina presto si rincorrevano le voci delle testimonianze che affermavano la risurrezione di Gesù, la sua vittoria sulla morte, la verità delle sue promesse! Ma evidentemente a quei due discepoli poco interessava che Cristo fosse risorto, avevano una sola attesa da Dio: «Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele» (Lc 24,21). Anche Erode viene presentato triste, di una tristezza ancora diversa: non la tristezza di chi desidera la santità ma seguendo le proprie vie, non la santità di chi vede infrangere le proprie aspettative, ma la tristezza di chi non può realizzare le proprie voglie: Erode aveva voglia di divertirsi, ma anche di assistere a miracoli e prodigi. Un desiderio che lo porterà a voler incontrare il Cristo ma solo per vederlo operare e magari carpirne chissà quali trucchi o segreti. Durante il processo, da Gesù otterrà solo silenzio. È la terribile realtà dei “tristi”: più inseguono Dio perché realizzi i propri personali piani, secondo le proprie aspettative, e più otterranno solo silenzio e cecità.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: San Giovanni Maria Vianney – Sacerdotii Nostri Primordia: Parlare di San Giovanni Maria Vianney è richiamare la figura di un sacerdote straordinariamente mortificato, che, per amore di Dio e per la conversione dei peccatori, si privava di nutrimento e di sonno, s’imponeva rudi discipline e praticava soprattutto la rinunzia di se stesso in grado eroico. Se è vero che non è generalmente richiesto ai fedeli di seguire questa via eccezionale, tuttavia la Divina Provvidenza ha disposto che nella Chiesa non mancassero mai pastori di anime che, mossi dallo Spirito Santo, non esitano ad incamminarsi per questo sentiero, poiché sono tali uomini specialmente che operano miracoli di conversioni…
Farsi prigioniero del confessionale – Giovanni Paolo II (Dono e mistero): San Giovanni M. Vianney sorprende soprattutto perché in lui si rivela la potenza della grazia che agisce nella povertà dei mezzi umani. Mi toccava nel profondo, in particolare, il suo eroico servizio nel confessionale. Quell’umile sacerdote che confessava più di dieci ore al giorno, nutrendosi poco e dedicando al riposo appena alcune ore, era riuscito, in un difficile periodo storico, a suscitare una sorta di rivoluzione spirituale in Francia e non soltanto in Francia. Migliaia di persone passavano per Ars e si inginocchiavano al suo confessionale. Sullo sfondo della laicizzazione e dell’anticlericalismo del XIX secolo, la sua testimonianza costituisce un evento davvero rivoluzionario. Dall’incontro con la sua figura trassi la convinzione che il sacerdote realizza una parte essenziale della sua missione attraverso il confessionale, attraverso quel volontario «farsi prigioniero del confessionale».
Ha dato la vita… – Benedetto XVI (Udienza Generale, 5 Agosto 2009): Il Santo Curato d’Ars… Sull’esempio del Buon Pastore, egli ha dato la vita nei decenni del suo servizio sacerdotale. La sua esistenza fu una catechesi vivente, che acquistava un’efficacia particolarissima quando la gente lo vedeva celebrare la Messa, sostare in adorazione davanti al tabernacolo o trascorrere molte ore nel confessionale. Centro di tutta la sua vita era dunque l’Eucaristia, che celebrava ed adorava con devozione e rispetto. Altra caratteristica fondamentale di questa straordinaria figura sacerdotale era l’assiduo ministero delle confessioni. Riconosceva nella pratica del sacramento della penitenza il logico e naturale compimento dell’apostolato sacerdotale, in obbedienza al mandato di Cristo: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi” (cfr. Gv 20,23). San Giovanni Maria Vianney si distinse pertanto come ottimo e instancabile confessore e maestro spirituale. Passando “con un solo movimento interiore, dall’altare al confessionale”, dove trascorreva gran parte della giornata, cercava in ogni modo, con la predicazione e con il consiglio persuasivo, di far riscoprire ai parrocchiani il significato e la bellezza della penitenza sacramentale, mostrandola come un’esigenza intima della Presenza eucaristica.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Il re… a causa del giuramento… mandò a decapitare Giovanni nel carcere – “Rifiutando di credere in Gesù, i giudei rifiutano di credere anche ai profeti che lo avevano preannunciato, e così decapitano, dopo averla chiusa in una prigione, “la Parola profetica”, non conservando più che una parola-cadavere, mutilata, che non ha più alcuna parte sana, perché essi non la comprendono più. Noi, al contrario, possediamo Gesù intatto, poiché si è realizzata la profezia che diceva di Lui: Non gli sarà spezzato neppure un osso (Gv 19,36; Ez 12,46; Sal 33,21)” (Origene).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Erode è molto spiccio nelle sue conclusioni, ma a volte metterle in atto è un po’ difficile, anche per un re. Erode voleva far morire Giovanni il Battista perché aveva il coraggio di accusarlo pubblicamente di adulterio, ma non osava farlo perché aveva paura della folla che considerava il figlio di Zaccaria un profeta. Anche i re possono avere paura e possono avere anche vizi e passioni. E fu il vizio, quello di essere troppo attento alle ballerine, a trasformarlo in un assassino. Anche la regina Erodiade era alla pari del suo amato compagno, ma essendo più perfida e con meno sensi di colpa, venuta l’ora opportuna, passa all’azione. L’ora opportuna è la festa di compleanno del re Erode e come esca usa la figlia. La ragazza, le cronache diranno che si chiama Salome, danza alla presenza del re e dei notabili presenti alla festa. Erode ha gli occhi sgranati e il corpo frustato dalla passione, e così decide di fare un dono alla dolce, sensuale danzatrice. Il tutto accompagnato da un solenne giuramento. E Salome, istruita dalla madre, chiede con disinvoltura la testa di Giovanni Battista. Il Vangelo dice ancora che il re si rattristò, ma i giuramenti vanno rispettati e così per una donna Giovanni perse la testa, e il re l’onore. Un altro particolare, Salome riesce a fissare lo sguardo sopra una testa mozzata per suo volere e a portarla, alla madre desiderosa di vedere la fine di quella vita. Certamente si continuò a danzare, a bere vino, a banchettare, una testa in più o in meno non poteva far cambiare il programma. È una storia triste che getta una luce sinistra nella vita delle corti e mostra con una tragicità impressionante gli effetti delle passioni dei grandi e degli ambiziosi. Una storia che si rinnova ogni giorno, le cronache sono piene di questi fatti. Da questo fattaccio di sangue intrecciato di turpitudini, di ingiustizie, di abuso di potere e di sangue balza la coraggiosa figura del figlio di Zaccaria che non si piega davanti ai grandi e che muore per la verità. E purtroppo i prepotenti sono assai numerosi, un vera e propria caterva, e i difensori della verità, sopra tutto ai nostri giorni, sfortunatamente assai pochi. Una testa mozzata può tenere ancora per qualche anno in più sulla sella del prestigio l’arrogante di turno e una danzatrice può servire all’occasione.
Santo del giorno: 4 Agosto – Sant’Aristarco, Discepolo di san Paolo: Giudeo cristiano della diaspora macedone, nativo di Tessalonica (Salonicco). Predicatore itinerante. Nel 57-58 andò a Gerusalemme portandovi le collette chieste da Paolo per i cristiani della Città Santa. Poi accompagnò san Paolo a Roma e restò con lui durante i due anni della prima prigionia romana dell’Apostolo. Forse, dopo la liberazione di san Paolo, nel 62-63 fece ritornò a Tessalonica. Forse per questo il Martirologio Romano lo dice vescovo di Tessalonica, dove avrebbe molto sofferto per la fede.
Preghiamo: Dio onnipotente e misericordioso, che in san Giovanni Maria Vianney ci hai offerto un mirabile pastore, pienamente consacrato al servizio del tuo popolo, per la sua intercessione e il suo esempio fa’ che dedichiamo la nostra vita per guadagnare a Cristo i fratelli e godere insieme con loro la gioia senza fine. Per il nostro Signore Gesù Cristo…