Sant’Ignazio di Loyola (Memoria) – (Ger 14,17b-22; Sal 78[79]; Mt 13,36-43) – I Lettura: Il culto a Baal prevedeva dei riti per ottenere la pioggia. Ma l’attuale siccità mette in evidenza l’inanità di questi riti e, nello stesso tempo, la necessità di ritornare al vero Dio che ha il potere di donare l’acqua ed ogni cosa necessaria. Vangelo: Spiegando la parabola della zizzania, Gesù fa esplicito riferimento all’azione del Maligno nel mondo tendente ad ostacolare l’operato di Dio. Alla fine però il male, reso palese, verrà annientato e ristabilite la giustizia e la pace.
Come si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
Riflessione: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Un ottimo atteggiamento quello di cercare di comprendere la Parola di Dio, chiedendo a Dio stesso, con la familiarità e la confidenza che i discepoli avevano con Gesù. In molti passi del Vecchio Testamento Dio invita il suo popolo all’ascolto: «Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio…» (Dt 6,4ss). L’invito ricorre molte volte perché questo è l’atteggiamento che ogni credente deve avere nei suoi confronti. Ma cosa c’entra questo con la Parola di oggi? Di solito Gesù spiega in privato ai suoi discepoli il significato di ogni parabola, anche questa volta ne dà una spiegazione, dietro richiesta dei discepoli stessi, che evidentemente desiderano capire il messaggio di Gesù e si mettono in ascolto. Gesù dà la spiegazione, ma alla fine conclude con «Chi ha orecchi, ascolti», quindi c’è qualcosa altro da capire oltre la sua spiegazione. Nella spiegazione di Gesù il seme buono non è stavolta la sua Parola, ma sono persone, i figli del Regno, potremmo dire i battezzati e la zizzania i figli del maligno. Il seme buono è seminato durante il giorno, la zizzania di notte. Sicuramente possiamo vedere in questo quadro la situazione terrena della Chiesa, che è formata da battezzati e figli di Dio, ma al suo interno contiene peccatori, molte volte persone che danno molto scandalo. Ma il Padre non sradica il seme cattivo, lascia che cresca con il seme buono. La domanda di ciascuno di noi è ovvia: perché? Il Signore non conosce fin dal principio le persone cattive? Perché teme di rovinare quelle buone togliendole? Qui la risposta possiamo darla solo noi, se abbiamo orecchi per intendere. Purtroppo il seme buono a contatto con il seme cattivo si lascia contaminare, cosicché a volte le radici si confondono, non si può strappare l’uno senza danneggiare l’altro. Anche noi, buoni cristiani, che inorridiamo di fronte a certi scandali, molte volte ci lasciamo corrompere dallo stesso male senza rendercene conto. Rimanendo sempre in ascolto della Parola di Dio e alimentati dai sacramenti della Chiesa, però, possiamo riconoscere l’azione del male in noi e resistergli. Per questo è importante mantenere sempre un orecchio attento all’ascolto di Dio nella nostra intima coscienza.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: S. Ignazio di Loyola – Benedetto XVI (Discorso, 22 Aprile 2006): Sant’Ignazio di Loyola fu anzitutto un uomo di Dio, che pose al primo posto nella sua vita Dio, la sua maggior gloria e il suo maggior servizio; fu un uomo di profonda preghiera, che aveva il suo centro e il suo culmine nella Celebrazione Eucaristica quotidiana. In tal modo egli ha lasciato ai suoi seguaci un’eredità spirituale preziosa che non deve essere smarrita o dimenticata. Proprio perché uomo di Dio, sant’Ignazio fu fedele servitore della Chiesa, nella quale vide e venerò la sposa del Signore e la madre dei cristiani. E dal desiderio di servire la Chiesa nella maniera più utile ed efficace è nato il voto di speciale obbedienza al Papa, da lui stesso qualificato come “il nostro principio e principale fondamento” (MI, Serie III,I, p162).
Papa Francesco (Omelia, 31 Luglio 2013): Lo stemma di noi Gesuiti è un monogramma, l’acronimo di “Iesus Hominum Salvator” (IHS). Ciascuno di voi potrà dirmi: lo sappiamo molto bene! Ma questo stemma ci ricorda continuamente una realtà che non dobbiamo mai dimenticare: la centralità di Cristo per ciascuno di noi e per l’intera Compagnia, che Sant’Ignazio volle proprio chiamare “di Gesù” per indicare il punto di riferimento. Del resto anche all’inizio degli Esercizi Spirituali, ci pone di fronte a nostro Signore Gesù Cristo, al nostro Creatore e Salvatore (cfr. EE 6). E questo porta noi Gesuiti e tutta la Compagnia ad essere “decentrati”, ad avere davanti il “Cristo sempre maggiore”, il “Deus semper maior”, l’“intimior intimo meo”, che ci porta continuamente fuori da noi stessi, ci porta ad una certa kenosis, ad “uscire dal proprio amore, volere e interesse” (EE 189). Non è scontata la domanda per noi, per tutti noi: è Cristo il centro della mia vita? Metto veramente Cristo al centro della mia vita? Perché c’è sempre la tentazione di pensare di essere noi al centro. E quando un Gesuita mette se stesso al centro e non Cristo, sbaglia. […] Mosè ripete con insistenza al popolo di amare il Signore, di camminare per le sue vie, “perché è Lui la tua vita” (cfr. Dt 30,16.20). Cristo è la nostra vita! Alla centralità di Cristo corrisponde anche la centralità della Chiesa: sono due fuochi che non si possono separare: io non posso seguire Cristo se non nella Chiesa e con la Chiesa. E anche in questo caso noi Gesuiti e l’intera Compagnia non siamo al centro, siamo, per così dire, “spostati”, siamo al servizio di Cristo e della Chiesa, la Sposa di Cristo nostro Signore, che è la nostra Santa Madre Chiesa Gerarchica (cfr. EE 353). […] Servire Cristo è amare questa Chiesa concreta, e servirla con generosità e spirito di obbedienza.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: «Il Logos ha seminato il buon grano. Ma, mentre dormono coloro che non praticano il comando di Gesù che dice: “Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione” [Mt 26,41; Mc 14,38; Lc 22,40], il diavolo, che fa la posta [cfr. 1Pt 5,8], semina quella che viene detta la zizzania, le dottrine perverse, al di sopra di ciò che alcuni chiamano i pensieri naturali, e al di sopra dei buoni semi venuti dal Logos. Secondo tale interpretazione, il campo designerebbe il mondo intero e non solamente la Chiesa di Dio; infatti è nel mondo intero che il Figlio di Dio ha seminato il buon seme e il cattivo la zizzania [cfr. Mt 13,37-38], cioè le dottrine perverse che, per la loro nocività, sono “figlie del maligno”. Ma ci sarà necessariamente, alla fine del mondo, che vien detta “la consumazione del secolo”, una mietitura, perché gli angeli di Dio preposti a tale compito raccolgano le cattive dottrine che si saranno sviluppate nell’anima e le consegnino alla distruzione, gettandole, perché brucino, in quello che viene definito fuoco [cfr. Mt 13,40]. E così, “gli angeli”, servitori del Logos, raduneranno “in tutto il regno” di Cristo, “tutti gli scandali” presenti nelle anime e i ragionamenti “che producono l’empietà”, e li distruggeranno gettandoli nella “fornace di fuoco”, quella che consuma [cfr. Mt 13,41-42] così del pari coloro che prenderanno coscienza che, poiché hanno dormito, hanno accolto in sé stessi i semi del cattivo, piangeranno e saranno, per così dire, in collera con sé stessi. Sta in ciò, in effetti, “lo stridor di denti” [Mt 13,42], ed è anche per questo che è detto nei Salmi: “Hanno digrignato i denti contro di me” (Sal 35,16). È soprattutto allora che “i giusti brilleranno”, non tanto in modo diverso, come agli inizi, bensì tutti alla maniera di un unico “sole, nel regno del Padre loro” [Mt 13,43]» (Origene).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: La spiegazione della parabola della zizzania è data dallo stesso evangelista: l’uo-mo che ha seminato del buon seme nel suo campo è il Cristo, il campo è il mondo e il buon seme i figli del regno, la mietitura è il tempo del giudizio (cfr. Ger 51,33; Gl 4,13; Os 6,11). Il nemico è il diavolo, il quale, a differenza dei servi che dormono, è l’irrequieto, l’insonne, colui che «come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare» (1Pt 5,8). Il Figlio dell’uomo semina di giorno, il nemico di notte. Da qui si deduce che lì dove semina Dio, semina anche Satana: così è, bisogna arrendersi «alla Parola di Dio e alle prove che la storia e la cronaca offrono ad ogni istante attraverso le edicole dei giornali, le vetrine delle librerie, il piccolo e il grande schermo. I “fiori del male” sono visibili in tutte queste aiuole; se ci sono gli effetti, ci sarà una causa, ci sarà un seminatore di zizzania e un coltivatore di malerba» (Rosario F. Esposito). Conoscere ciò è un ottimo antidoto a un falso ottimismo. La parabola, al di là del suo vero intento, dà diversi spunti di riflessione. È un invito alla vigilanza, una buona virtù che può limitare efficacemente l’azione nefanda del «nemico» nel mondo e nella Chiesa. Ma è anche vero che i «figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce» (Lc 16,8), da qui il monito evangelico sempre attuale: noi «non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri» (1Ts 5,5-6). Il regno, finché dura questo mondo, è composto da grano e zizzania. In questa luce, nell’insegnamento evangelico della parabola del grano e della zizzania è nascosta «una lezione di pazienza perché non sta a noi decidere chi è il buono e chi è il cattivo, anche perché la parabola ci sottolinea l’aspetto escatologico della crescita, quando si realizzerà il vero discernimento; ma vi è anche la consapevolezza del valore del “seme”, da parte del padrone, perché sa bene che alla “fine” la zizzania sarà estirpata e bruciata» (G. Carata). A conclusione, il discepolo deve imparare ad avere e ad usare pazienza, predicare il pentimento e il perdono, imitando il buon Dio, il quale non gode «della morte dell’empio, ma che l’empio desista dalla sua condotta e viva» (Ez 33,11).
Santo del giorno: 31 Luglio – Sant’Elena (Elin) di Skovde, Vedova e martire: Era una nobildonna svedese. Rimasta vedova, visse nella preghiera e nel servizio dei poveri. Contribuì pure con larghezza alla costruzione della chiesa della sua città. Essendo stato ucciso suo genero dai propri dipendenti per la crudeltà usata verso la moglie, i parenti di lui accusarono Elena di aver preso parte al delitto. Per sottrarsi alla loro vendetta, andò in pellegrinaggio a Gerusalemme. Dopo un anno ritornò in patria ma, mentre il 31 luglio 1160 si recava alla festa della consacrazione della chiesa di Gòtene, fu assalita e uccisa a tradimento. Fu seppellita nella vicina chiesa di Skòvde, nella provincia di Vastergòtland, e venerata dal popolo come santa, per i prodigi che avvenivano sulla sua tomba. Il primo arcivescovo della Svezia, Stefano, residente a Uppsala, nel 1164 ricevette da Alessandro III, residente a Sens (Francia), il mandato di procedere all’elevazione del corpo della martire.
Preghiamo: O Dio, che a gloria del tuo nome hai suscitato nella Chiesa sant’Ignazio di Loyola, concedi anche a noi, con il suo aiuto e il suo esempio, di combattere la buona battaglia del Vangelo, per ricevere in cielo la corona dei santi. Per il nostro Signore Gesù Cristo…