30 Luglio 2018 – Lunedì, XVII del Tempo Ordinario – (I Lettura: Ger 13,1-11; Salmo Responsoriale: Dt 32,18-21; Vangelo: Mt 13,31-35) – I Lettura: La cintura bagnata nelle acque dell’Eufrate è simbolo di Israele che cerca alleanze con i popoli mesopotamici: contaminandosi con le loro divinità si preparerà un avvenire disastroso. Vangelo: Anche se piccolo come un granello di senape o invisibile come il lievito nella farina, il Regno dei Cieli ha uno sviluppo che oltrepassa le conoscenze e le attese umane.
Il granello di senape diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Aprirò la mia bocca con parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Riflessione: «[…] l’annuncio del Vangelo è veramente giunto fino ai confini del mondo e, anche in mezzo a indifferenza, incomprensione e persecuzione, molti continuano anche oggi, con coraggio, ad aprire il cuore e la mente per accogliere l’invito di Cristo ad incontrarLo e diventare suoi discepoli. Non fanno rumore, ma sono come il granellino di senape che diventa albero, il lievito che fermenta la pasta, il chicco di grano che si spezza per dare origine alla spiga. Tutto questo, se da una parte porta consolazione e speranza perché mostra l’incessante fermento missionario che anima la Chiesa, dall’altra deve riempire tutti di un rinnovato senso di responsabilità verso la Parola di Dio e la diffusione del Vangelo. Il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, che ho istituito lo scorso anno, è uno strumento prezioso per identificare le grandi questioni che si agitano nei diversi settori della società e della cultura contemporanea. Esso è chiamato ad offrire un aiuto particolare alla Chiesa nella sua missione soprattutto all’interno di quei Paesi di antica tradizione cristiana che sembrano diventati indifferenti, se non addirittura ostili alla Parola di Dio. Il mondo di oggi ha bisogno di persone che annuncino e testimonino che è Cristo ad insegnarci l’arte di vivere, la strada della vera felicità, perché è Lui stesso la strada della vita; persone che tengano prima di tutto esse stesse lo sguardo fisso su Gesù, il Figlio di Dio: la parola dell’annuncio deve essere sempre immersa in un rapporto intenso con Lui, in un’intensa vita di preghiera. Il mondo di oggi ha bisogno di persone che parlino a Dio, per poter parlare di Dio. E dobbiamo anche ricordare sempre che Gesù non ha redento il mondo con belle parole o mezzi vistosi, ma con la sua sofferenza e la sua morte. La legge del chicco di grano che muore nella terra vale anche oggi; non possiamo dare vita ad altri, senza dare la nostra vita: “chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà”, ci dice il Signore (Mc 8,35). […] Solo attraverso uomini e donne plasmati dalla presenza di Dio, la Parola di Dio continuerà il suo cammino nel mondo portando i suoi frutti» (Benedetto XVI, Omelia, 23 Dicembre 2011).
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: L’annuncio del Regno davvero è cominciato così, con passi umili, nella povertà e nella persecuzione… – Giovanni Paolo II (Omelia, 18 Giugno 1989): Il seme, nel linguaggio evangelico, è la Parola di Dio. Come l’umile seme gettato nella terra, la Parola opera con la forza di Dio stesso nell’animo di chi l’ascolta. Dio è colui che semina e che miete e, nello stesso tempo, è colui che realizza l’imprevedi-bile sviluppo del seme. Egli ha affidato la sua Parola alla terra, alla nostra terra, cioè all’umanità concreta e storica, di cui noi facciamo parte. L’incontro tra il seme divino e la terra è avvenuto. Ora si possono attendere i frutti, perché Dio stesso guida lo sviluppo della sua Parola e ne segna l’efficacia. Si tratta, in verità, di una parola creatrice, destinata a raggiungere il suo fine, cioè a divenire “il chicco pieno nella spiga”. Attraverso vie che l’uomo non sempre può controllare, in un modo che l’uomo “non sa”, Dio opera la crescita e la porta a compimento. Il brano evangelico ci parla oggi del “granellino di senapa”, il più piccolo, indice per natura sua della povertà degli inizi del Regno di Dio. L’annuncio del Regno davvero è cominciato così, con passi umili, nella povertà e nella persecuzione, poiché il Figlio di Dio, facendosi uomo, ha assunto “la natura di servo” (Fil 2,7), ha accettato l’umiliazione della Croce; ed anche la Chiesa, come “piccolo gregge”, ha iniziato il suo misterioso itinerario di testimone della salvezza tra gli uomini. A lei, nascosta nella terra, Dio ha affidato il compito di diventare “dimora” per tutti gli uomini, segno e sacramento visibile della loro salvezza: “Lo pianterò sul monte alto di Israele. Metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico. Sotto di lui gli uccelli dimoreranno, ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà” (Ez 17,23). La Chiesa, quel piccolo seme, quel ramoscello umile, nella carità, nella verità, nella fedeltà alla Parola costituisce in terra il germe e l’inizio del Regno, nel quale l’uomo trova salvezza.
Noi siamo tutti come piccoli semi… – Card. Tarcisio Bertone (Omelia, 30 Agosto 2007): “Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa… è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, diventa un albero” (Mt 13,31-32). Nella pagina evangelica… Gesù paragona il regno dei cieli a un granellino di senapa, uno dei semi più minuti, che però, quando germina, diventa un rigoglioso cespuglio alto persino tre metri. Non c’è proporzione tra la piccolezza del seme e lo sviluppo successivo della pianta con i fiori e i frutti che produce, e non ci è difficile cogliere, attraverso questa metafora, l’insegnamento che il Signore vuole darci. Come infatti si nota una chiara sproporzione tra un alto cespuglio che cresce da un seme molto piccolo, così non esiste logica proporzione tra la limitatezza dell’uomo e i prodigi di santità che in lui opera la Grazia divina. La vita dei Santi e il cammino della Chiesa nel corso dei secoli non sono forse una testimonianza continua di quest’azione misteriosa del Signore? Noi siamo tutti come piccoli semi e Dio dalla nostra limitatezza può far sorgere meravigliosi prodigi di bontà e di amore. Ecco la santità: opera gratuita dell’Onnipotente Creatore, quando trova umile e fedele rispondenza nell’umana creatura.
Il regno dei cieli si può paragonare al lievito – Pio XII (Epistola Enciclica, Saeculo Exeunte Octavo sull’attività missionaria porteghese, 13 Giugno 1940): Non dimentichiamo certo voi, dilettissimi figli, che già avete obbedito all’invito del divino Maestro: «Prendi il largo!» (Lc 5,4). A voi, che già vi trovate in alto mare, che lottate e vi affaticate per estendere il regno di Dio, va più sollecito il nostro pensiero e si dirigono più cordiali il nostro saluto ed esortazione. Infondendovi nuovo coraggio, preghiamo e scongiuriamo tutti e ciascuno in particolare, con le parole dell’Apostolo delle genti: «Sforzati di presentarti davanti a Dio come un uomo degno di approvazione, un lavoratore che non ha di che vergognarsi» (2Tm 2,15). «Sii esempio ai fedeli nelle parole, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza» (1Tm 4,12). Con lo stesso san Paolo, all’esortazione uniamo il suggerimento dei mezzi necessari per metterla in pratica, riassumendoli tutti nel seguente consiglio: «Tendi… alla pietà» (1Tm 6,11). Se la grazia di Dio dimorerà nel vostro cuore, non potrà mancare di diffondersi intorno a voi e sulle vostre opere, poiché questa è la legge del regno di Dio. Infatti «il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti» (Mt 13,33).
Come il lievito…: CCC 2832: Come il lievito nella pasta, così la novità del Regno deve “fermentare” la terra per mezzo dello Spirito di Cristo. Deve rendersi evidente attraverso l’instaurarsi della giustizia nelle relazioni personali e sociali…; né va mai dimenticato che non ci sono strutture giuste senza uomini che vogliano essere giusti.
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Il seme più piccolo per l’evento più grande – «“Il regno dei cieli è simile a un granello di senape che un uomo prende e semina nel suo campo” [Mt 13,31]. Siccome Gesù aveva detto che i tre quarti della semente sarebbero andati perduti, che una sola parte si sarebbe salvata e che nella parte restante si sarebbero verificati tanti gravi danni, i suoi discepoli potevano bene chiedergli: Ma quali e quanti saranno i fedeli? Egli allora toglie il loro timore inducendoli alla fede mediante la parabola del granello di senape e mostrando loro che la predicazione della buona novella si diffonderà su tutta la terra. Sceglie per questo scopo un’immagine che ben rappresenta tale verità. “È vero che esso è il più piccolo di tutti i semi; ma cresciuto che sia, è il più grande di tutti i legumi e diviene albero, tanto che gli uccelli dell’aria vengono a fare il nido tra i suoi rami” [Mt 13,32]. Cristo voleva presentare il segno, la prova della loro grandezza. Così – egli spiega – sarà anche della predicazione della buona novella. In realtà i discepoli erano i più umili e deboli tra gli uomini, inferiori a tutti; ma, siccome in loro c’era una grande forza, la loro predicazione si è diffusa in tutto il mondo» (Giovanni Crisostomo).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: … tre misure di farina… – Giovanni Paolo II (Omelia, 16 Maggio 1988): “Il Regno dei cieli si può paragonare al lievito che una donna ha preso e impastato con tre misurini di farina perché tutto si fermenti” (Mt 13,33). Nel mondo i cristiani sono come il fermento nella massa. È esigenza del loro Battesimo che essi debbano assumersi il compito di trasformare il mondo e considerare come uno dei loro doveri la lotta contro le “strutture di peccato”, che sono la conseguenza del peccato originale e di tutti i peccati personali. La vita politica, l’economia e lo sviluppo, come manifestazioni collettive dell’attività umana hanno una lettura teologica, che deve essere vissuta e applicata dai cristiani nel loro compito di illuminare tutti con la luce di Cristo.
Santo del giorno: 30 Luglio – San Leopoldo Mandic: “Nato il 12 maggio 1866 a Castelnuovo, nella Dalmazia meridionale, a sedici anni entra tra i Cappuccini di Venezia. Piccolo di statura, curvo e malfermo di salute, è uno dei santi più recenti della Chiesa cattolica. Entrato tra i Cappuccini, collabora alla riunificazione con la Chiesa ortodossa. Questo suo desiderio però non si realizza, perché nei monasteri dove viene assegnato gli vengono affidati altri incarichi. Si dedica soprattutto al ministero della Confessione e in particolare a confessare altri sacerdoti. Dal 1906 svolge questo compito a Padova. È apprezzato per la sua straordinaria mitezza. La sua salute man mano si deteriora, ma fino a quando gli è possibile non cessa di assolvere in nome di Dio e di indirizzare parole di incoraggiamento a quanti lo accostano. Muore il 30 luglio 1942. La sua tomba, aperta dopo ventiquattro anni, ne rivela il corpo completamente intatto. Paolo VI lo ha beatificato nel 1976. Giovanni Paolo II, infine, lo ha canonizzato nel 1983” (Avvenire).
Preghiamo: O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. Per il nostro Signore Gesù Cristo…