Liturgia, meditazioni

22 Luglio 2018 – XVI del Tempo Ordinario (B)

Antifona d’ingresso

Ecco, Dio viene in mio aiuto, il Signore sostiene l’anima mia. A te con gioia offrirò sacrifici e loderò il tuo nome, Signore, perché sei buono. (Sal 54,6-8)

Colletta

Sii propizio a noi tuoi fedeli, Signore, e donaci i tesori della tua grazia, perché, ardenti di speranza, fede e carità, restiamo sempre fedeli ai tuoi comandamenti. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure: 

Dona ancora, o Padre, alla tua Chiesa, convocata per la Pasqua settimanale, di gustare nella parola e nel pane di vita la presenza del tuo Figlio, perché riconosciamo in lui il vero profeta e pastore, che ci guida alle sorgenti della gioia eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Prima Lettura     Ger 23,1-6

Radunerò il resto delle mie pecore, costituirò sopra di esse pastori.
Questo capitolo segue agli oracoli contro gli ultimi re di Giuda che non furono fedeli a Jahvè e alla sua legge. Questi oppressero i poveri e furono sordi alla voce di Dio. Si affidarono ad alleanze con popoli stranieri introducendo il culto delle loro divinità nel tempio di Gerusalemme. A questi “cattivi pastori”, Dio contrappone un re-pastore, chiamato “Signore-nostra-Giustizia”, sarà della discendenza di Davide e agirà nel nome e per conto di Dio, riconducendo il popolo sulla via del bene e della prosperità.

Dal libro del profeta Geremìa

Dice il Signore: «Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. Oracolo del Signore. Perciò dice il Signore, Dio d’Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io vi punirò per la malvagità delle vostre opere. Oracolo del Signore. Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho scacciate e le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno. Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi; non ne mancherà neppure una. Oracolo del Signore. Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra. Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele vivrà tranquillo, e lo chiameranno con questo nome: Signore-nostra-giustizia».                                         Parola di Dio.

Salmo Responsoriale                           Dal Salmo 22 (23)

«Come, infatti, anche il pastore può curare la pecora ammalata di scabbia e proteggerla dai lupi, allo stesso modo Cristo, il vero pastore, con la sua venuta poté guarire e convertire la pecorella smarrita e ammalata, cioè l’uomo, risanandola dalla lebbra del peccato […]. Il buon pastore, dunque, guarisce la pecora ammalata. La pecora invece non può curarne un’altra simile a lei. E d’altronde, se la pecora razionale, cioè l’uomo, non ottiene la guarigione, non può fare il suo ingresso nella Chiesa celeste del Signore» (Pseudo Macario).

Rit. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:

non manco di nulla.

Su pascoli erbosi mi fa riposare,

ad acque tranquille mi conduce.

Rinfranca l’anima mia. Rit.

Mi guida per il giusto cammino

a motivo del suo nome.

Anche se vado per una valle oscura,

non temo alcun male, perché tu sei con me.

Il tuo bastone e il tuo vincastro

mi danno sicurezza. Rit.

Davanti a me tu prepari una mensa

sotto gli occhi dei miei nemici.

Ungi di olio il mio capo;

il mio calice trabocca. Rit.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne

tutti i giorni della mia vita,

abiterò ancora nella casa del Signore

per lunghi giorni. Rit.

Seconda Lettura          Ef 2,13-18

Egli è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola.
Nel Tempio di Gerusalemme, un muro escludeva i gentili dalle zone specificamente religiose. In Gesù questo muro è abbattuto perciò giudei e gentili possono presentarsi uniti e pacificati a Dio. Non è più attraverso le prescrizioni della Legge che si rende culto, ma per mezzo di Cristo, Uomo nuovo, che unisce e riconcilia in sé tutta intera l’umanità.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni

Fratelli, ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’i-nimicizia, per mezzo della sua carne. Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito.

Parola di Dio.

Canto al Vangelo                   Gv 10,27

Alleluia, alleluia.

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, e io le conosco ed esse mi seguono.

Alleluia.

Vangelo                 Mc 6,30-34

Erano come pecore che non hanno pastore.
L’attività evangelizzatrice degli apostoli è generosa, intensa ed efficace, ma a Gesù sta a cuore che la frenesia dell’attivismo non soffochi la loro vita interiore che ne è il vero motore. Perciò li invita al riposo e al deserto. È quello che farà anche Lui di notte ritirandosi da solo sul monte (cfr. Mc 6,46), ora però le folle che lo seguono lo chiamano alla sua missione. Per loro spezza il pane dell’in-segnamento e il pane quotidiano, preludio di quel Pane che sfama per la vita eterna.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.                                                                        Parola del Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Venite in disparte – Giovanni Paolo II (Omelia, 1 Maggio 1988): “Venite in disparte”, disse un giorno Gesù ai suoi (Mc 6,31). Quelle parole avevano un significato profondo. Il sacerdote è invitato ad appartarsi periodicamente dall’effi-mero del mondo, per ristorarsi in compagnia del Signore, e per essere poi di nuovo da lui inviato nel mondo a spendere le proprie energie nell’impegno di ricuperarlo al disegno divino della salvezza. Per far ciò, è necessario che il sacerdote sappia apprezzare il mondo nella sua originaria bellezza, così come è stato creato e redento da Dio cogliendone nel contempo i limiti, e sapendone fuggire le seduzioni ed i pericoli. Questo atteggiamento equilibrato e saggio è chiesto, in modo speciale al sacerdote, perché a sua volta egli deve insegnarlo ai fedeli. Nei confronti del mondo, occorre evitare tanto l’esaltazione secolaristica, quanto il disprezzo manicheo. Amarlo nella luce di Dio, ecco il segreto. E per ottenere questo, è necessaria la fedeltà alla nostra identità sacerdotale.

Mi stacco da voi per unirmi al mio Dio – Giovanni Paolo I (Discorso, 7 Settembre 1978): La «grande» disciplina richiede un clima adatto. E, prima di tutto, il raccoglimento. Mi è toccato, una volta, di vedere alla stazione di Milano un facchino, che, appoggiata la testa ad un sacco di carbone addossato a un pilastro, dormiva beatamente… I treni partivano fischiando e arrivavano cigolando con le ruote; gli altoparlanti davano continui avvisi frastornanti; la gente andava e veniva con brusio e rumore, ma lui – continuando a dormire – pareva dicesse: «Fate quel che vi pare, ma io ho bisogno di star quieto». Qualcosa di simile dovremmo fare noi sacerdoti: attorno a noi c’è continuo movimento e parlare di persone, di giornali, di radio e televisione. Con misura e disciplina sacerdotale dobbiamo dire: «Oltre certi limiti, per me, che sono sacerdote del Signore, voi non esistete; io devo prendermi un po’ di silenzio per la mia anima; mi stacco da voi per unirmi al mio Dio».

Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro… – CCC 2448: «Nelle sue molteplici forme – spogliamento materiale, ingiusta oppressione, malattie fisiche e psichiche, e infine la morte – la miseria umana è il segno evidente della naturale condizione di debolezza, in cui l’uomo si trova dopo il primo peccato, e del suo bisogno di salvezza. È per questo che essa ha attirato la compassione di Cristo Salvatore, il quale ha voluto prenderla su di sé, e identificarsi con “i più piccoli tra i fratelli”. È pure per questo che gli oppressi dalla miseria sono oggetto di un amore di preferenza da parte della Chiesa, la quale, fin dalle origini, malgrado l’infedeltà di molti dei suoi membri, non ha cessato di impegnarsi a sollevarli, a difenderli e a liberarli. Ciò ha fatto con innumerevoli opere di beneficenza, che rimangono sempre e dappertutto indispensabili».

… perché erano come pecore che non hanno pastore – CCC 753-754: Nella Sacra Scrittura troviamo moltissime immagini e figure tra loro connesse mediante le quali la Rivelazione parla del mistero insondabile della Chiesa. Le immagini dell’Antico Testamento sono variazioni di un’idea di fondo, quella del «Po-polo di Dio». Nel Nuovo Testamento tutte queste immagini trovano un nuovo centro, per il fatto che Cristo diventa il «Capo» di questo Popolo, che è quindi il suo Corpo. Attorno a questo centro si sono raggruppate immagini «desunte sia dalla vita pastorale o agricola, sia dalla costruzione di edifici o anche dalla famiglia e dagli sponsali». «Così la Chiesa è l’ovile, la cui porta unica e necessaria è Cristo. È pure il gregge, di cui Dio stesso ha preannunziato che sarebbe il pastore e le cui pecore, anche se governate da pastori umani, sono però incessantemente condotte al pascolo e nutrite dallo stesso Cristo, il Pastore buono e il Principe dei pastori, il quale ha dato la sua vita per le pecore.

Si mise a insegnare loro molte cose – Giovanni Paolo II (Omelia, 5 Febbraio 1985): Il testo del Vangelo che abbiamo ascoltato mette in rilievo due ministeri della Chiesa. Il ministero della parola e il ministero del servizio della mensa: Gesù “si mise a insegnare loro molte cose”, “spezzò i pani e li diede ai discepoli perché li distribuissero” (Mc 6,34). È un duplice servizio che la Chiesa ha ritenuto come suo fin dal principio, per procurare a tutti, per quanto da essa dipende, il pane dello spirito e del corpo.

Preghiera dei Fedeli       (proposta)

Il desiderio di incontro con il Signore ci ha spinti nella sua casa. A lui affidiamo tutte le nostre necessità, fiduciosi che l’amore di Dio si muove sempre a compassione dei suoi figli.

Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore.

– Per il Papa e i vescovi, i pastori della Chiesa: sappiano radunare intorno a Gesù e alla sua Parola quanti sono dispersi e lontani, perché si sentano accolti e compresi nella ferialità della loro vita quotidiana, preghiamo. Rit.

– Per i giovani, che sentono maggiormente la dispersione del cuore e il disordine degli impegni: siano mossi dal desiderio di cercare Gesù e mettersi in ascolto della sua Parola, preghiamo. Rit.

– Per tutti i credenti: perché nel rispetto delle fedi e dei culti sia sempre presente la preghiera degli uni per gli altri che spinge al dialogo, al confronto e alla condivisione, preghiamo. Rit.

– Per la nostra comunità cristiana, perché si adoperi maggiormente nello sforzo di tradurre in lingue e culture diverse il messaggio custodito nella Parola di Dio, preghiamo. Rit.

Celebrante: Signore, che hai avuto pietà dei tanti uomini senza pastore e li hai istruiti a lungo, donaci pastori che sappiano imitare la tua carità, e rendici docili agli insegnamenti che essi ci trasmettono in tuo nome. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Preghiera sulle offerte

O Dio, che nell’unico e perfetto sacrificio del Cristo hai dato valore e compimento alle tante vittime della legge antica, accogli e santifica questa nostra offerta come un giorno benedicesti i doni di Abele, e ciò che ognuno di noi presenta in tuo onore giovi alla salvezza di tutti. Per Cristo nostro Signore.

Prefazio delle Domeniche del Tempo Ordinario II       (proposta)

Il mistero della redenzione.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza,

rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo,

Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore.

Nella sua misericordia per noi peccatori

egli si è degnato di nascere dalla Vergine;

morendo sulla croce, ci ha liberati dalla morte eterna

e con la sua risurrezione ci ha donato la vita immortale.

Per questo mistero di salvezza, uniti agli angeli e ai santi,

cantiamo con gioia l’inno della tua lode: Santo…

Antifona alla comunione

Ha lasciato un ricordo dei suoi prodigi: buono è il Signore e misericordioso, egli dà il cibo a coloro che lo temono. (Sal 111,4-5)

Oppure: 

“Ecco, sto alla porta e busso”, dice il Signore. “Se uno ascolta la mia voce e mi apre, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”. (Ap 3,20)

Oppure: 

Gesù si commosse, perché erano come pecore senza pastore. (Mc 6,34)

Preghiera dopo la comunione

Assisti, Signore, il tuo popolo, che hai colmato della grazia di questi santi misteri, e fa’ che passiamo dalla decadenza del peccato alla pienezza della vita nuova. Per Cristo nostro Signore.

Un po’ di pane per camminare

«Venite in disparte… riposatevi un po’. (…) Sceso dalla barca… ebbe compassione di loro». La Liturgia della Parola, in questa sedicesima domenica del Tempo Ordinario, sottolinea la premurosa tenerezza di Gesù, Maestro e Pastore, ma anche Misericordioso e Pietoso (cfr. Es 34,6). Una tenerezza che si espande su tutte le creature (cfr. Sal 145 [144],9). Una tenerezza che non conosce confini o distanze, come ci ricorda san Paolo nella seconda Lettura: «Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini». Tante volte papa Francesco si è espresso su questa caratteristica del Cuore di Cristo, la tenerezza, e sulla necessità di sperimentare e vivere e testimoniare tale tenerezza, anzitutto su di noi e poi su ogni nostro fratello. Così ha affermato durante un’omelia: ‘Quando a volte penso che abbiamo paura della tenerezza di Dio e per il fatto che abbiamo paura della tenerezza di Dio non lasciamo che essa si sperimenti in noi stessi. E per questo tante volte siamo duri, severi, castigatori… Siamo pastori senza tenerezza! Che ci dice Gesù nel capitolo 15 di Luca? Di quel pastore che notò che aveva 99 pecore e gliene mancava una. Le lasciò ben custodite, chiuse a chiave e andò a cercare l’altra, che era imprigionata tra i rovi… E non la picchiò, non la rimproverò: la prese fra le sue braccia e la strinse e la curò, perché era ferita. Lo stesso fate voi… quando vi accorgete che manca uno nel gregge? O siamo abituati a essere una Chiesa che ha una sola pecora nel suo gregge e lasciamo che le altre 99 si perdano sul monte? Ti commuove tutta questa tenerezza? Sei un pastore di pecore o sei diventato uno che sta a “pettinare” l’unica pecora rimasta? Perché cerchi solo te stesso e ti sei dimenticato della tenerezza che ti ha dato tuo Padre, e te lo racconta qui, [come anche] nel capitolo 11 di Osèa. Ti sei dimenticato di come si dà tenerezza. Il Cuore di Cristo è la tenerezza di Dio. «Come posso farti venir meno? Come posso abbandonarti? Quando sei solo, disorientato, perso, vieni da me, e io ti salverò, ti consolerò»’ (Papa Francesco, Omelia, 12 giugno 2015). Apriamo gli occhi per scorgere quanto Dio ci ama, poi fissiamo lo sguardo sui fratelli e doniamoci  con generosità.

Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei

Capitolo 7

Ammissione, Formazione ed Emissione dei Voti

Art. 114 – L’aspirante che desidera essere ammesso/a nella Famiglia ecclesiale di vita evangelica inoltri personale domanda scritta al Consiglio della Famiglia ecclesiale attraverso i Responsabili locali.

 

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