14 Luglio 2018 – Sabato, XIV del Tempo Ordinario – (Is 6,1-8; Sal 92[93]; Mt 10,24-33) – I Lettura: «La narrazione della vocazione sta all’inizio della collezione alla quale essa appartiene, benché non all’inizio del libro. Un’importante funzione della narrazione della vocazione è la giustificazione ai suoi contemporanei dell’insegnamento del profeta, che poteva essere impopolare o sembrare irriverente o sedizioso» (Nuovo Grande Commentario Biblico). Salmo: “Quan-do il Cristo è risalito al Padre dopo la sua risurrezione, ha rivestito la maestà che gli competeva e la potenza che aveva fin dal principio, perché egli regna col Padre” (Cirillo Alessandrino). Vangelo: Nel brano del Vangelo che ci viene proposto dalla liturgia, ascoltiamo ancora oggi come Gesù attraverso un tono rassicurante, continua a mettere in guardia gli apostoli da quello che li attende. Il maestro raccomanda loro di annunciare tutto ciò che riguarda la venuta del regno. Tutto rientra nel volere divino, niente è a Lui sconosciuto: come gli apostoli così anche noi non dobbiamo temere e avere paura di coloro che uccidono il corpo, siamo molto preziosi al Signore che non permetterà che uccideranno anche la nostra anima.
Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia! Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Riflessione: «Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura!». “Dio è il Padre solerte che si prende cura di uccelli di poco conto (i passeri) e controlla (avendone in mente il numero) persino i capelli dell’uomo. Una cura così meticolosa degli esseri inferiori e di cose tanto insignificanti, deve servire ad infondere fiducia nei fedeli anche nei momenti più disperati. L’affermazione «nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro» (come non cade un solo capello senza che sia deciso da Lui) induce a pensare che anche la sorte del cristiano è nelle sue mani. Nulla accade che non sia deciso o predisposto da lui: la fine degli uccelli come, ancor più, la morte dei cristiani. Questa certezza deve disporre ad accettare tutto, anche il martirio, serenamente. La fiducia in Dio non è la sicurezza di essere liberati dalla prova, ma la convinzione di saper giustificata e valorizzata la propria condanna” (O. da Spinetoli). Spesso la nostra fede in Dio corrisponde alla speranza (tutta umana) di essere liberati da ogni noia, da ogni ostacolo, da ogni croce. E quanti fedelissimi si sono poi arrabbiati e allontanati da Dio, accusandolo di sordità, di ingratitudine (proprio così affermano: Dio è ingrato, perché non ricambia alle preghiere, ai ceri votivi e alle suppliche che gli si innalzano). Che fede povera! Che fede miope ed egoista! Bisogna chiedersi se davvero questi fedeli arrabbiati abbiamo mai, con il loro sguardo, incontrato il Cristo sulla Croce. Se davvero abbiano compreso che lassù Gesù è salito proprio per i nostri peccati, e non per quelli degli altri. Avere fede in Dio significa anzitutto corrispondere all’amore di colui che da ricco che era si è fatto povero, obbediente e penante per noi, a causa dei nostri capricci, a motivo dei nostri peccati! Avere fede in Dio significa abbandonarsi tra le braccia di colui che ci conosce, ci ama e desidera da noi il massimo bene. Se questo massimo bene ha spinto Gesù a morire sulla Croce, ha sostenuto i martiri nello strazio dei loro dolori, perché temere? Perché ribellarsi ai suoi progetti d’amore? Perché urlargli contro tutte le nostre paure? Riconosciamolo nostro Dio qui sulla terra, ed egli ci presenterà al Padre divino nella gloria eterna.
La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: La santità si addice alla tua casa per la durata dei giorni, Signore – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 3 Luglio 2002): Il Dio sovrano di ogni cosa, onnipotente e invincibile è, però, sempre vicino al suo popolo, al quale dà i suoi insegnamenti. È questa l’idea che il Salmo 92 offre nel suo ultimo versetto: al trono altissimo dei cieli succede il trono dell’arca del tempio di Gerusalemme, alla potenza della sua voce cosmica subentra la dolcezza della sua parola santa e infallibile: “Degni di fede sono i tuoi insegnamenti, la santità si addice alla tua casa per la durata dei giorni, Signore” (v. 5). Si chiude, così, un inno breve ma di grande respiro orante. È una preghiera che genera fiducia e speranza nei fedeli che spesso si sentono agitati, temendo di essere travolti dalle tempeste della storia e colpiti da forze oscure incombenti.
Tutti i cristiani sono chiamati alla santità – Catechismo degli Adulti 436: La Chiesa è il popolo santo, consacrato da Dio. Il suo capo, Cristo, la unisce a sé e la vivifica con il dono dello Spirito; la rigenera incessantemente con la sua parola e i sacramenti; le comunica la forza della carità, partecipazione alla vita stessa di Dio, che abilita a praticare la nuova giustizia, prospettata nel discorso della montagna. Tutti i cristiani sono chiamati alla santità, che consiste nella perfezione della carità. Non si tratta semplicemente di un’esortazione o di un dovere, ma di «un’insopprimibile esigenza del mistero della Chiesa» e di una possibilità reale offerta ai fedeli di qualsiasi condizione. Di fatto molti cristiani, in ogni epoca, vivono secondo la logica della carità. Non pochi giungono fino all’eroismo e tra essi alcuni vengono riconosciuti ufficialmente come “santi”. Fioriscono molte comunità fervorose e molte opere esemplari di promozione umana. Si sviluppa un’azione assidua per la difesa della persona e dei suoi diritti fondamentali, per la riconciliazione e la pace.
… voi annunciatelo dalle terrazze – Giovanni Paolo II (Omelia, 25 Maggio 1985): Il messaggio, che Gesù per il momento confida «all’orecchio» dei suoi Apostoli, sarà in seguito «proclamato sui tetti» (cfr. Mt 10,27), risuonerà cioè palesemente all’orecchio di tutti. La parola evangelica possiede in se stessa una forza inarrestabile, che la proietta verso il mondo e verso il futuro. Si potrà cercare di osteggiarla e di soffocarla, ma alla fine essa vincerà tutte le barriere, raggiungerà ogni regione, conquisterà il cuore di ogni persona di buona volontà. Duemila anni di storia confermano la verità di questa predizione di Cristo: il Vangelo ha valicato i mari e si è spinto oltre i confini delle più impervie regioni della terra. Non che siano cessati, nel frattempo, gli ostracismi e le persecuzioni: anche da questo punto di vista la parola di Cristo continua ad avere puntuale attuazione. Ma i credenti di oggi possono sapere già da ora quali saranno gli esiti finali delle angustie a cui sono sottoposti nel presente: gli annunciatori del Vangelo possono anche essere imprigionati, ma non lo sarà l’annuncio di cui essi sono portatori (cfr. 2Tim 2,9).
La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Due passeri non si vendono forse per un soldo? – «“Due passeri si vendono per un soldo”; due passeri, e non uno. Egli ha voluto significare il poco valore del passero. Le cose che hanno maggior valore si vendono al pezzo, mentre quelle che sono comuni si vendono alla rinfusa, tipo le olive. “E nessuno di loro cade a terra senza vostro Padre”. Se non si toccano questi passeri che non valgono gran che e non sono che ombra, e se egli non ha detto: Senza Dio, bensì: “Senza vostro Padre”, questa provvidenza del Padre per le piccole cose non ci si pone forse come un esempio della sollecitudine di ben altre proporzioni del suo amore nei nostri confronti?» (Efrem).
Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Non abbiate dunque paura di loro – Durante le prove della persecuzione e del martirio a sostenere i servi della Parola (cfr. Lc 1,1) sarà la memoria della vita, morte e risurrezione del loro Maestro: «Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). Inoltre, nelle torture fisiche, i discepoli saranno assistiti dal Padre che li solleverà dalla prova e li renderà vittoriosi, e nulla permetterà se non per un solo disegno di salvezza. La conclusione dell’esortazione (v. 31) è «introdotta con un dunque, costituita da un altro detto di Gesù, in cui si contrappongono due scene giudiziarie, l’una al cospetto degli uomini, e l’altra al cospetto di Dio; nell’una e nell’altra alternativa è fra riconoscere e rinnegare, con la differenza che nel tribunale umano è il cristiano ad essere interrogato a riguardo di Gesù, mentre nel tribunale divino le parti si rovesceranno: sarà Gesù ad essere interrogato a riguardo del cristiano, a riconoscerlo o a disconoscerlo» (Vittorio Fusco). Anche se Matteo non prende in considerazione l’esistenza dell’anima separata dal corpo dopo la morte, possiamo ricordare il Magistero della Chiesa: l’uomo è «unità di anima e corpo» (GS 14) e nel giorno della sua morte «l’anima viene separata dal corpo. Essa sarà riunita al suo corpo il giorno della risurrezione dei morti» (CCC 1005): «quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna» (Dn 12,2). Matteo ha voluto sottolineare la certezza che la Provvidenza divina tutto guida e tutto conduce a un porto di bene, nonostante le apparenti vittorie della malvagità e della cattiveria umane. Ma è chiaro che non basta conservare nel cuore queste belle promesse divine, occorre crederci sul serio, e questo non è facile, soprattutto quando la paura attanaglia il cuore; paralizza la mente; brucia, come febbre, sicurezze o certezze sulle quali erano stati costruiti ideali o progetti umani. Solo l’incosciente può ignorare tutto questo. Occorre allora una risposta a questo agire divino, e questa risposta si chiama: filiale e fiducioso abbandono alla volontà di Dio.
Santo del giorno: 14 Luglio – San Camillo de Lellis, Sacerdote: Di nobile famiglia, nato a Bucchianico, nelle vicinanze di Chieti, il 25 maggio 1550, Camillo de Lellis fu soldato di ventura. Persi i suoi averi al gioco, si mise al servizio dei Cappuccini di Manfredonia. Convertitosi ed entrato nell’Ordine, per curare una piaga riapertasi tornò a Roma nell’o-spedale di San Giacomo degli Incurabili, dove si dedicò soprattutto ai malati. Si consacrò a Cristo Crocifisso, riprese gli studi al Collegio Romano e, divenuto sacerdote nel 1584, fondò la «Compagnia dei ministri degli infermi». L’ordine dei Camilliani si distinse da altri per lo spirito della sua opera legata alla carità misericordiosa e per l’abito caratterizzato dalla croce rossa di stoffa sul petto. De Lellis pose attenzione unicamente ai malati, ponendo le basi per la figura dell’infermiere e del cappellano quali li vediamo oggi. Morì a Roma il 14 luglio 1614 e venne canonizzato nel 1746.
Preghiamo: O Dio, che nell’umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l’umanità dalla sua caduta, donaci una rinnovata gioia pasquale, perché, liberi dall’oppressione della colpa, partecipiamo alla felicità eterna. Per il nostro Signore…